La
principessa scarlatta.
La
storia che voglio raccontare parla di una battaglia che avvenne in un
lontano passato quando ancora al potere c'erano re, regine, principi
e principesse. Questo mio racconto narra di un principe:
giovane, bello, altruista e ben voluto da tutti; e di una
principessa: anch'essa giovane, bella, solare e gentile.
Costoro erano fratelli,
promessi sposi fin da quando la giovane dal sangue nobile venne al
mondo.
Ebbero entrambi una felice
infanzia fatta di gioco e d'istruzione.
A differenza di altri
nobili essi crebbero a contatto con i loro sudditi infatti, molte
volte, assieme ai loro genitori facevano scampagnate di qua e di
là
per il regno e non nascondo il fatto che parecchie volte scendevano
in città per partecipare alle feste o agli eventi popolani.
Questo influenzò molto la
loro educazione, infatti erano sempre pronti ad aiutare i
più
bisognosi rinunciando a parecchi dei loro beni per offrirli al
proprio popolo.
Purtroppo quando il
principe aveva 23 anni e la sorella appena 18, loro padre
morì in
battaglia, e la madre, colta da una disperazione che le
impedì di
andare avanti e governare il regno da sola, raggiunse il marito dopo
5 mesi dalla sua tragica scomparsa.
I due giovani, ormai
orfani, dovettero prendere in mano le redini della situazione per far
si che il regno non precipitasse nel baratro dopo la perdita dei due
sovrani.
Il principe cambiò il
modo di comportarsi dopo la morte dei due genitori diventando
più
freddo con chi lo circondava, impedendo inoltre alla compagna di
scendere in città, perché riteneva colpevoli i
suoi sudditi di non
essere riusciti a proteggere il loro re in battaglia e di non esser
stati di alcun supporto alla vedova regina.
Questo infastidì molto la
giovane principessa, prossima a diventare moglie del suo caro
fratello che ormai più caro non era a causa del suo
attaccamento
morboso e troppo protettivo nei suoi confronti.
La ragazza iniziò a
dubitare di volersi sposare e questa sua insicurezza rovinò
ancor di
più il rapporto con il fratello.
Passarono così due anni e
la data delle nozze si fece sempre più vicina.
Il principe peggiorò
ancor di più caratterialmente: ebbe relazioni con varie
donne,
iniziò ad essere violento con la sorella che ormai aveva
perso le
speranze, finché un servo, con cui lei e il fratello
giocavano da
bambini, si accorse che qualcosa non andava e decise di starle vicino
quando lei aveva bisogno di qualcuno con cui parlare.
Qualche giorno prima del
matrimonio l'ormai non più nobile principe entrò
con prepotenza
nella camera della sua “amata” con una katana e la
puntò verso
di lei dicendo:
-
So
che mi tradisci. È bello, secondo te, compiere adulterio
anche prima del matrimonio?
-
Fratello,
io non ho fatto nulla di simile, ma siete voi, ad avermi tradita e
violata come se niente fosse! Non sono io, di certo, a dovermi pentire
di qualcosa o a dovermi scusare per un'offesa nei vostri confronti!
-
Taci!
Tu non hai diritto di incolpare il tuo signore!
-
Voi
non siete il mio signore e mai lo sarete! E non lo sarete mai neanche
di questo regno! Il nostro popolo vi odia e a causa vostra odia anche
me, l'unica persona che dopo la morte dei nostri genitori ha fatto
qualcosa affinché tutto ciò che era stato
costruito non andasse perduto!
-
Come
osi, tu, che tra qualche giorno diverrai mia moglie, rivolgerti a me,
futuro re, in questo modo?
-
E
come osate voi, puntarmi un'arma addosso profanando questo luogo, dove
la memoria dei nostri genitori è ancora viva?
-
Questa
è la mia casa e tu, qui dentro, non sei nessuno. Il mio nome
qui, vale molto di più del tuo.
-
Cos'ha
in più il tuo nome, Daisuke, del mio, Yoshi? Forse il fatto
che tu sei il primogenito? Non credo, perché qui, trai due,
la più apprezzata sono io.
-
Io
ti avverto, un altro passo falso e ti ucciderò senza
ripensamenti!
-
E
allora sono pronta a combattere, fratello! Sono stanca di vivere tra
quattro mura e di essere maltrattata da te!
-
Stai
attenta a ciò che dici! O queste tue parole ti costeranno la
vita.
È da qui che iniziarono
ad esserci sempre più problemi trai due fratelli.
Le nozze vennero celebrate
all'interno del palazzo reale e l'atmosfera che regnava durante la
celebrazione era tutto fuorché felice, nessuno dei due neo
coniugi
era entusiasta di quest'unione e non fingevano nemmeno di esserlo.
Da quel giorno Yoshi cadde
in un silenzio innaturale poiché era sempre stata una
persona
allegra e piena di vita, Daisuke, invece, continuò
tranquillamente
con i suoi passatempi senza curarsi minimamente della moglie che pian
piano iniziava ad appassire e a consumarsi nel suo stesso dolore.
Passati due o tre mesi dal
matrimonio il neo re continuava imperterrito a portare una donna
nuova nelle sue stanze per divertirsi, finché non ci fu una
svolta
inaspettata.
-
Vostra
Altezza, aspetti! Non può entrare!...
-
Ma
come? Non mi è concesso entrare nella stanza di mio marito?
Che assurdità!
-
Mia
signora, mi dia ascolto-
-
Mi
è vietato conoscere, per caso, la nuova ed ennesima
“dama da compagnia” di mio marito?
Non ricevendo risposta dal
servo aprì la grande porta della stanza che la divideva
dall'uomo
che aveva sposato e che era impegnato in un'attività
movimentata con
la nuova amante.
-
Mi
scusi, Vostra Altezza, ma dovrei parlarle urgentemente.
-
Non
vedi che sono impegnato?
-
Si,
lo vedo, purtroppo per me, ma come si suol dire è...una
questione di vita o di morte – disse accennando un sorriso
beffardo.
-
Spero
per te che sia importante, mi hai interrotto sul più bello.
-
Sono
davvero dispiaciuta, comunque vi consiglio di vestirvi pesante, andremo
fuori città.
-
Per
quale motivo?
-
Lo
vedrete quando arriveremo.
Uscì dalla stanza buia
seguita da un Daisuke parecchio nervoso il cui passo era davvero
pesante e il suono provocato rimbombava nel lungo corridoio che
portava all'uscita della casa.
Ci misero un po' di tempo
per uscire dalla città e i visi dei popolani che videro la
carrozza
reale attraversare la città mostravano il loro stupore
poiché ormai
era da tempo che non si vedevano i reali per le strade cittadine.
Una volta arrivati a
destinazione Daisuke scese dalla carrozza e si girò verso la
moglie
che maneggiava qualcosa sotto il sedile su cui era seduta.
-
Allora,
che vuoi?
-
Vi
ricordate quando, prima del matrimonio, mi minacciaste di morte?
-
Certamente,
e sappi che la “minaccia”, come l'hai chiamata
tu,è ancora valida.
-
Mi
fa piacere sentirtelo dire.
-
Perché
hai smesso di darmi del voi? Chi ti ha dato il permesso?
-
Dimmi
perché devo portare rispetto a una persona che con me non
ricambia?
-
Chi
ti credi di essere?
-
Una
donna stufa di vivere in un carcere con un marito che non è
tale è che si mostra senza pudore con una donna diversa ogni
notte!
Scese dalla carrozza con
due katane in mano e una delle quali la diede al fratello che rimase
scioccato dalla temperamento della donna che aveva davanti e che,
evidentemente, era cresciuta sempre più forte senza mai
darlo a
vedere.
-
Tu
non sei brava con la katana, vuoi morire così facilmente?
-
E
chi ti dice che io non sappia maneggiare un'arma?
-
Non
te l'ho mai visto fare.
-
Ovvio,una
principessa e ancor meno una regina non può farsi vedere con
le armi. Ma ciò che non sai, caro fratello, è che
nostra madre, fin da bambina, mi ha insegnato a combattere solo ed
esclusivamente per difesa personale.
-
Ma
tu hai la faccia di chi si vuole vendicare.
-
Esatto,
voglio rendere giustizia al regno che tu hai sepolto con le tue stesse
mani!
Yoshi estrasse la katana
dal fodero e si scagliò velocemente contro il fratello che
intanto
si era preparato per la difesa.
Le tremavano le mani, alla
regina, un po' per l'adrenalina e un po' perché, per quanto
potesse
essere adirata con Daisuke, aveva paura comunque di fargli del male.
Il marito schivava ogni
suo attacco con grande maestria e facilità, maneggiava la
katana in
modo superbo e sicuro, sembrava che niente potesse sconfiggerlo.
Lo scontro continuava
imperterrito e, sfortunatamente per la regina, il re aveva la meglio
su ogni fronte.
Yoshi cadde a terra stanca
e Daisuke si scagliò su di lei pronto a darle il colpo
finale, ma
con grande forza di volontà lei cercò di
schivarlo spostandosi, ma
reagì tardi, infatti venne colpita.
Una ferita.
Una ferita non molto
profonda ma che bruciava tantissimo.
Dopo quella caduta, si
ritrovò a terra un altro bel po' di volte, ma ogni volta
sentiva
dentro di se la forza crescere e si rialzava per continuare a
combattere, non per lei, non per lui, non per il matrimonio ma per
rivendicare il duro lavoro dei genitori e per riconquistare la
fiducia dei suoi sudditi.
Lui rideva, ghignava
soddisfatto mentre assaporava la vittoria.
Lei stanca, ferita e
arrabbiata come non mai per non riuscire nemmeno a difendere i suoi
ideali.
Inginocchiata a terra, con
le mani poggiate sopra il prato verde, la katana a terra al suo
fianco e una voglia di piangere e di urlare.
Voleva che lui sapesse ciò
che lei aveva provato e continuava a provare.
La voce le tremava come
mai le era successo, calde lacrime incorniciarono il suo viso, mentre
pian piano sentiva la sua fine sempre più vicina.
Una risata.
Una sola risata riuscì a
rianimarla.
Gli occhi castani della
regina si illuminarono e bruciavano per le lacrime versate e
represse. Delle fiamme di rabbia e determinazione si accesero nei
suoi grandi occhi che un tempo erano colmi di sola bontà.
Afferrò un'ultima volta
l'arma, guardò il fratello e si mise in piedi.
In quel momento si sentiva
carica e sicura di se.
Si, poteva farcela.
E fu in quel momento che
iniziò lo scontro più duro poiché
nessuno dei due voleva essere
sconfitto dall'altro e fecero entrambi di tutto per non essere
né
feriti né disarmati.
La battaglia fu un
susseguirsi di attacchi, difese, movimenti rapidi, piccole e gravi
ferite sul corpo.
Le due katane tremavano
ogni qual volta esse si scontravano e ciò rispecchiava le
anime dei
due combattenti che ormai non potevano più stare l'uno
accanto
all'altra.
Daisuke si preparò al
colpo finale, aveva tutta l'intenzione di volerla uccidere, di vedere
il suo cadavere inanime giacere a terra.
Ma non fu questo l'esito
della battaglia.
La ragazza strinse
fortissimo il manico della katana e con uno scatto rapido si
avvicinò
pericolosamente al marito che rimase sinceramente colpito dalla
decisione che egli leggeva negli occhi della giovane regina.
Le due katane si
scontrarono con molta forza, quando esse si separarono Yoshi
sferrò
un colpo secco alla lama del fratello che perse il controllo
dell'arma a causa dell'impatto.
La regina colse l'attimo
al volo e sferrò l'ultimo colpo che disarmò
l'uomo, rimasto
incredulo ma deciso a riprendere possesso dell'arma; lei gli
puntò
la spada al collo.
Finì la frase appoggiando
la punta della lama al collo dell'uomo.
-
Se
volevi uccidermi, che bisogno c'era di portarmi fin qua, eh?
-
Io
non volevo gettare del sangue nel luogo dove noi siamo cresciuti.
-
Giusto!
Tu sei quella che non voleva profanare il luogo dove siamo stati
educati!
-
Esattamente.
-
Che
brava ragazza...sai che ti dico? Non ti ho mai voluta sposare, ti ho
sempre odiata! E sai perché? Perché loro volevano
più bene a te che a me!
-
Ti
sbagli, loro stravedevano per te! E tu che fai? Calpesti e infanghi il
loro lavoro e la loro dignità e io questo non lo posso
assolutamente accettare!
Detto ciò con un rapido e
netto movimento squarciò il petto del fratello con la lama.
Gli schizzi di sangue
macchiarono l'abito bianco e candido di lei e anche il suo viso
armonioso e angelico venne sporcato.
Lui, ormai, giaceva a
terra.
Il suo petto si alzava e
si abbassava lentamente, la sua morte era prossima.
Sul suo viso era accennato
un lieve sorriso.
Gli occhi brillavano
leggermente, forse per il dolore recato dalla ferita o forse per
essersi, in qualche modo, levato un peso dal cuore.
-
Fratello...io
non volevo ucciderti, ma tu hai recato troppo dolore a troppe persone e
non potevo né far finta di niente né perdonarti.
-
Sei
diventata grande, Yoshi...e mi rendo conto di non esser stato
né un buon fratello né un buon marito...
-
Hai
ragione: sei stato pessimo in entrambi i ruoli e questa è la
tua punizione.
Daisuke guardò un'ultima
volta la figura che imponente si mostrava davanti a lui ed
esalò,
infine, il suo ultimo respiro.
Fu così che si concluse
la battaglia trai due fratelli: lei ne uscì vittoriosa, lui
sconfitto ma con la consapevolezza di aver sbagliato.
Passò qualche anno dallo
scontro e il regno, grazie alle premure della regina, si
risollevò
sempre più dal buio in cui era calato tempo addietro.
Ci fu un altro matrimonio
tra Yoshi e il servo, nonché suo fedele amico, che l'aveva
supportata quando ancora era sposata col fratello e che lei, fin da
piccola, amava.
Quest'unione rese il regno
ancora più forte poiché i due coniugi erano in
ottima sintonia ed
entrambi erano disposti a tutto per il bene del popolo.
La regina Yoshi, dopo lo
scontro col fratello, riprese velocemente la fiducia che il regno, a
causa del fratello, le aveva tolto.
Lei divenne simbolo di
forza, coraggio e determinazione; un esempio da seguire per tutti
quanti.
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