PROLOGO
“Signor Sindaco, si
svegli!”
Quattro parole che, nella mia
testa, risuonano come altrettanti mattoni lasciati cadere da un
pegaso distratto. Uno dopo l'altro.
Imploro che mi si lasci in pace,
ma dalla mia bocca esce soltanto un verso che nemmeno io sono sicura
di riuscire a capire.
Mi sento veramente male.
Non solo ho un'emicrania che mi
fa sentire la testa di svariate tagli più grossa, ma ho
addosso quella sgradevolissima sensazione di quando si dorme a lungo
senza riposare affatto e in bocca il brutto sapore che assume il
succo d'arancia dopo essersi lavati i denti.
“Signor Sindaco!”
ripete, insensibile alla mia condizione, la voce accanto a me “La
stagione del sidro sta per iniziare, non possiamo mancare!”
Stagione del sidro? Che io
ricordi, non dovrebbe cominciare prima di diversi mesi!
Finalmente riesco ad alzare la
testa da dove l'ho tenuta appoggiata fino ad ora. A giudicare dalla
sua consistenza escludo a priori che si tratti di un cuscino, a meno
che non abbiano cominciato ad usare sassi come imbottiture.
Mi porto uno zoccolo alla fronte
per massaggiarla, facendo attenzione a non ferirmi con il corno.
Apro finalmente gli occhi e
rivolgo le mie pupille color magenta alla fonte della voce vicino a
me, la quale continua a tormentare il mio risveglio come se quella
fosse la punizione per qualcosa che ho fatto. Ma dalla sua voce
capisco che lo fa soltanto per un senso di fedeltà al proprio
dovere.
Una volta che la nebbia
abbandona la mia vista riesco a inquadrarla meglio. Si tratta di un
pony terrestre dal manto ambra, gli occhi blu dietro un paio di
piccoli occhiali da vista e la criniera mossa grigia con meches più
chiare ad addobbarla.
La conosco. È Mayor Mare.
Mi sta guardando preoccupata,
quello sguardo mi fa quasi venir paura di scoprire come sono conciata
in questo momento.
Cosa devo aver fatto, ieri sera,
per ritrovarmi in queste condizioni stamattina?
È mentre mi pongo questa
domanda che mi rendo conto, mio malgrado, di non ricordare affatto
cosa
possa essermi accaduto.
“Stagione
del sidro?” sono le prime parole di senso compiuto che riesco a
pronunciare. Cerco di mascherare il mio stato d'animo come meglio
posso, una delle azioni più complicate che abbia dovuto
compiere nella mia vita.
“Dobbiamo
proprio?” domando ancora, lasciando a questa domanda il compito
di dare una risposta alle mille altre che stanno invadendo la mia
testa come paraspiritelli. Come se la mia confusione non fosse
sufficiente, ho l'ineluttabile sensazione che ci sia qualcosa di
sbagliato in
questa situazione.
E non mi riferisco alle mie
condizioni o al fatto che non ricordi nulla di ieri sera!
Ancora non riesco a capirlo di
preciso, ma qualcosa non mi quadra. Come una macchia in un dipinto:
un particolare fuori posto ma allo stesso tempo talmente evidente da
essere impossibile da riconoscere al primo sguardo.
“Ma
certo che dobbiamo!” esclama nel frattempo la puledra al mio
fianco, come se le avessi rivolto una domanda ovvia, prima di
aggiungere con un entusiasmo che non prova nemmeno a celarmi “E
poi, la stessa sovrana di Equestria parteciperà alla
cerimonia, non possiamo assolutamente mancare!”
Mi metto composta sulla sedia
mentre realizzo che le mie domande non si sono affatto calati ma
bensì sono aumentate: quando mai ho partecipato all'apertura
della stagione del sidro?
A parte il non essere ghiotta di
quella bevanda, non ho mai voluto mettere in soggezione la famiglia
Apple con la mia presenza, durante un'occasione così
importante per i loro affari.
Sposto istintivamente lo sguardo
attorno a me e noto un altro particolare: non sono nella mia stanza.
Quella
che ho attorno non è
la mia stanza da letto a Canterlot, mi trovo in un modesto ufficio
con una scrivania, il mio duro cuscino, una libreria e una finestra
circolare dietro di me che da all'esterno.
Concludo la perlustrazione dando
un'occhiata fuori e scopro con sommo stupore la mia posizione.
Sgrano gli occhi al punto che
potrebbero uscirmi gli occhi dalle orbite.
Ponyville?
Cosa ci faccio a Ponyville?
Quando sono arrivata?
E cosa ci faccio, in queste
condizioni, nell'ufficio del sindaco?
Sindaco.
Mi gelo. Non ho ancora finito di
pormi le domande necessarie che finalmente scopro qual è il
famigerato dettaglio che mi è sfuggito sinora. E la scoperta è
peggio di una doccia gelata.
Scatto
verso la pony dagli occhi blu e le domando “Aspetta un momento,
perché mi chiami sindaco?”
Lei sgrana gli occhi come se la
mia reazione la spaventasse. Dopo qualche secondo di silenzio che mi
sembra infinito mi domanda con la voce tremante “Ma... è
sicura di stare bene, sindaco?”
La sua perdita di entusiasmo per
l'inaugurazione della stagione del sidro mi lascia rammaricata, ma la
situazione è molto più grave di quanto possa credere.
E sono sveglia da nemmeno dieci
minuti.
No!
sarei tentata di risponderle. O almeno, ammettere di essere sicura di
non
stare affatto bene!
Tuttavia non posso permettermi
di cambiare argomento “Per favore, rispondimi...” la
invito cercando di tenera la voce ferma. La reazione della giumenta
mi palesa che io, per qualche ragione, devo essere diventata sindaco.
La domanda successiva nasce da sola.
“Da
quando sono il sindaco di Ponyville?”
Mayor Mare resta di nuovo di
sasso per alcuni secondi, come se stesse cercando le parole. Poi,
contrariamente a prima, cambia atteggiamento e mi sorride con
condiscendenza, come la maestra che sta per rispondere ad una domanda
ingenua del suo studente.
Le sue parole mi riempiono il
dorso, dalla radice del collo fino alla punta della coda e delle ali
comprese, di brividi freddi.
“Be',
ma da quando ha vinto le elezioni, Sindaco
Celestia!”
Arrendendomi all'evidenza mi
sono sistemata come meglio potevo. In questo modo mi sono accorta che
anche i miei gioielli e i preziosi sono scomparsi. La corona, gli
zoccoli dorati... tutto.
L'unico indumento che posso
indossare al collo è una cravatta blu simile a quella di Mayor
Mare. A quanto suggeriscono le apparenze, e la stessa giumenta pare
confermare, io al municipio di Ponyville non solo ci lavoro, ma ci
vivo addirittura.
Questi sono tuttavia dettagli di
cui non provo molto interesse. Al momento la priorità la
lascio alla scoperta di come abbia fatto ad essere eletta sindaco di
Ponyville senza che io ricordi un solo evento di diversi giorni
scorsi.
Cerco di raccogliere più
informazioni possibili mentre entrambe usciamo dal palazzo. Mayor
Mare è sempre stata un pony a cui piace parlare e nei limiti
delle mie attuali condizioni di salute tento di farla parlare il più
possibile.
Dal municipio al centro ci
spostiamo al Giardino Dolcimele in volo, tenendo la giumenta sul mio
dorso. Inizialmente lei ha opposto un po' di resistenza, ma il
ritardo in cui ci trovavamo alla fine si è rivelato
sufficiente per convincerla.
Agitando lentamente le grandi
ali piumate bianche come il manto, assistiamo ai paesaggi rustici di
Ponyville lentamente mutare. Le case diminuiscono, l'urbanizzazione
cala e presto le costruzioni dei pony cedono il posto ad alberi e
aperta campagna, con i suoi odori e i suoi profumi.
Durante
questa lenta mutazione avanti a noi riesco nel mio intento di
compiere i primi passi in questa bizzarra situazione. Lei afferma di
essere la mia assistente, la mia zampa
destra,
come le piace ripetere.
Sono
convinta che dovrebbe esserci lei
al mio posto di sindaco, ma non ho il coraggio di confidarglielo a
voce alta. Per quanto possa sembrare assurdo, non mi sembra che lei
stia ne recitando ne che nasconda qualcosa. Piuttosto parla con il
tono di chi è assolutamente convinto del suo dire e nulla in
lei suggerisce che sia diverso da così.
Assistant Mare, addirittura,
dice di chiamarsi.
Scopro anche alcuni dettagli in
più, come la posizione di alcuni dei palazzi principali del
posto, ma si trattano di nozioni troppo marginali o addirittura
inutili per aiutarmi. Quando finalmente arriviamo a destinazione non
sono ancora riuscita a placare il mio mal di testa o le domande che
la affollano.
Lungo la campagna c'è una
folla eterogenea di pony, un mare di colori e aspetti diversi da
poterci passare intere ore per guardarli tutti e senza mai arrivare
alla fine. L'odore della campagna e il rumore dei campi sono
sostituiti dal forte odore del sidro e del legno e intorno un
incessante brusio crea un sottofondo a cui è facile abituarsi
con l'orecchio. Quello che realmente mi sorprende è la
reazione dei pony al mio arrivo.
Sono una principessa, lo ricordo
perfettamente. E per quanto abbia cercato di avere una maggiore
confidenza con il mio popolo, non posso impedire che mostrino il loro
rispetto in grandi riverenze o celebrazioni ogni volta che passo.
Eppure, ora tutti mi salutano e
mi sorridono chiamandomi sindaco, mostrando la stessa certezza che ho
trovato nel volto della mia assistente. Per quanto possa trovare
gradevole questo approccio piacevole, tutto questo non fa che
aumentare la mia confusione mentale.
Sono davvero l'unica a credere
che la stagione dovrebbe cominciare tra diversi mesi? O che non
dovrei essere a Ponyville, bensì a Canterlot?
L'ultima carta che mi resta da
giocare per trovare finalmente una risposta alle mie domande è
attendere l'arrivo della regnante di Equestria di cui mi aveva
parlato Assistant Mare.
Si tratterà sicuramente
di mia sorella, Princess Luna. Lei saprà spiegarmi cosa sta
succedendo.
La mia assistente si perde tra
la folla, salutando amici e conoscenti. Una volta sola ne approfitto
per passeggiare in mezzo a loro cercando di ascoltare il più
possibile. Nulla di semplice, ma allo stesso tempo l'unica maniera
che ho al momento per scoprire altro mentre aspetto l'arrivo di Luna.
Una voce al mio fianco tuttavia
interrompe la ricerca “Oh, sindaco Celestia! È un
piacere averla qui!”
Mi volto e noto un unicorno
alto, poco meno di me ma comunque sopra la media, dai capelli
rossicci come i baffi sopra le labbra, vestito con una camicia a
righe bianche e blu, un berretto sopra la testa, uno scuro ma vistoso
cravattino alla base del collo e gli occhi verdi puntati su di me.
Cosa ci fa Flam nella fattoria
degli Apples?
Cerco di non soffermarmi troppo
su questa nuova domanda e rispondo al saluto “Oh, il piacere è
tutto mio.”
Cercare di non mostrarmi
esterrefatta da tutto quello che mi circonda è molto più
difficile di quanto non si possa pensare, ma cerco di tenere duro e
di cominciare non nonchalance una conversazione “Come... come
stai?”
Il mio tentativo ha un
inaspettato successo. Flam apre la bocca e mi sommerge di dati sulla
produzione, sulla qualità e sulla varietà delle mele e
del sidro prodotto quest'anno. Con il petto gonfio di orgoglio, mi
afferma che hanno prodotto abbastanza sidro quest'anno per dissetare
Ponyville tutto l'inverno. E senza sfruttare troppo la coltivazione,
ci tiene a precisare.
Lo sproloquio dell'unicorno
viene interrotto da un nuovo arrivo. Si avvicina a noi un'altra pony,
questa volta di dimensioni nella media, dagli enormi occhi verdi, il
manto arancione, e la criniera bionda legata in una coda che le pende
su una spalla. In testa, dietro le orecchie appuntite, un
caratteristico cappello da cowboy.
Il simbolo di bellezza
dell'ultima arrivata, tre mele rosse, mi conferma che si tratta di
Applejack. Ma benché lei sia il primo pony che vedo dove mi
aspetterei di trovarlo, qualcosa arriva subito a turbare la
normalità.
“Oh,
eccoti dov'eri finito!” esclama la contadina, focalizzando la
sua attenzione all'unicorno “Guarda che devi dare una mano alla
nonna con una faccenda importante in casa mentre noi siamo a vendere
il sidro. Non puoi stare qui a ciondolare troppo, tesoro!”
lo sgrida mentre si avvicina. Dalla voce però non si direbbe
che si tratti di un vero e proprio rimprovero. Somiglia di più
ad un'amorevole presa in giro.
Una
volta che la puledra arriva vicino a noi Flam si giustifica
indicandomi con uno zoccolo “Oh, non preoccuparti cucciola,
in fondo fino a che la Regina non darà il via alla stagione,
non possiamo riempire un solo boccale. Approfittavo nel mentre per
rivolgere un caloroso saluto al nostro amato sindaco!”
Applejack sembra accorgersi solo
ora della mia presenza e mi rivolge un larghissimo sorriso “Oh,
sindaco! Mi scusi, sono molto presa dal lavoro. Ma come state?”
Mi parla allungando lo zoccolo
verso di me. Glielo stringo cercando di celare lo stupore che mi
provocano i loro nomignoli che si scambiano.
“Be',
ho avuto giornate migliori. Purtroppo non mi sento molto bene.”
minimizzo, quando in realtà sento una mandria di bisonti
corrermi tra le tempie “Ma nulla di grave. Grazie per
l'interessamento.”
Mentre parliamo, avverto come la
presa della giumenta sia esattamente come me la ricordo. Se volesse,
potrebbe alzarmi e sbattermi a terra ogni volta che le pare. Posso
contare sugli zoccoli le creature così forti che ho potuto
conoscere.
“Voi,
invece?” ricambio la domanda ostentando la solita nonchalance,
mentre ci lasciamo gli zoccoli
“Oh,
non c'è male.” mi risponde lei “Abbiamo avuto
qualche intoppo dopo che Flim si è slogato alla caviglia, ma
fortunatamente AppleBloom sembra capire molto bene questi macchinari
ed è riuscita a riparare il Super- Speedy... coso!
in un battibaleno.”
“Super-
Speedy-Cider- Squeezy- 8000!” corregge l'unicorno,
atteggiandosi da intellettuale mentre pronuncia l'intero nome.
Ottomila?
Se la memoria non mi inganna -e, a questo punto, comincio seriamente
a credere che potrebbe- la versione di quel macchinario per il sidro
di mele era solo a seimila...
a cosa era dovuto quell'aumento?
“Scusami,
budino.”
reagisce Applejack, accarezzando il petto dell'unicorno con lo
zoccolo nel mentre “Sai che non mi intendo del tuo lavoro. È
per questo che tu sei la mente!”
Approfitto
del loro scambio di battute per sbirciare intorno a me nel tentativo
di vedere il macchinario in questione, sperando che vederlo possa
almeno in parte levarmi qualche dubbio. Purtroppo la folla di pony
tutta intorno ha raggiunto una densità tale da far sembrare
che tutta
Ponyville
si sia riunita in quel punto. Ho difficoltà a trovare persino
il banco di vendita.
Rinuncio presto. Spendere altro
tempo a cercare la macchina sarebbe inutile. E poi, probabilmente, si
trova da qualche parte nella fattoria, non deve essere
necessariamente nelle vicinanze.
Ascolto meglio così i
nomignoli che i produttori di sidro si scambiano tra di loro.
Cucciola? Budino? Tesoro?
Improvvisamente, anche i miei
ricordi su un'accesa rivalità tra loro due vacilla.
Apro la bocca per chiedere
qualcosa, sperando di non sembrare pazza nel fare così tante
domande, ma anche qui le mie parole vengono interrotte.
Questa volta la 'colpa' è
dell'arrivo di Big Macintosh, il quale esclama tutto agitato mentre
agita gli zoccoli per aria “Svelti, svelti! La Regina sta
arrivando!”
Regina?
Da quanto tempo Luna non usa più il titolo di Principessa?
Incuriosita, seguo la folla
entusiasta intorno a me. Prendo posto, cercando di non dare a vedere
il mio nervosismo misto a confusione e attendo l'arrivo di mia
sorella.
Essendo molto più alta
della media riesco a vedere il carro reale arrivare dalla parte di
Canterlot fino a quando atterra pur lasciando avanti a me diverse
file di pony più minuti. Ma quello che vedo in quest'occasione
avrei preferito di gran lunga evitarlo.
Il carro reale, identico a come
me lo ricordo tranne che al posto della coppia di pegasi a trainarlo
c'è un drago dalle scaglie rosse di medie dimensioni, è
scortato da diverse decine di esemplari simili a pony, ma dalle
sembianze più simili a quelle di un insetto per colpa del
carapace scuro, le ali di membrana sottili e le zampe deformate.
Mutanti!
Ancora più che la loro
presenza, a mettermi in allarme è vedere come la mia
preoccupazione sia isolata. Nessun altro pony presente sembra
preoccuparsi di loro, anzi vedo moltissimi giovani acclamarli alla
mercé di eroi!
Sempre più sorpresa cerco
di distinguere la figura seduta sulla carrozza, ma mi resta oscurata
dal gran numero di guardie intorno a lei. Non riesco a distinguere
nemmeno il colore della sua criniera.
Quest'aura di mistero non fa
altro che agitarmi ulteriormente e mentre il carro avvicina le ruote
al terreno prego silenziosamente che lassù non ci sia chi io
tema.
Sfortunatamente, le mie
preghiere non vengono udite.
Quando la carrozza atterra, i
Mutanti si dispongono in posizione di guardia attorno al mezzo di
trasporto. Persino il drago, una volta poggiate pesantemente le zampe
a terra, si trasforma ancora rivelando di essere in realtà un
altro Mutante. Una volta tutti disposti per lasciare un corridoio in
cui la Regina possa passare per arrivare la banco di vendita, ella
appare in tutta la sua eleganza.
Alta e slanciata, può
tranquillamente guardarmi negli occhi senza il bisogno di alzare la
testa. Il carapace scuro coperto in gran parte da un regale mantello
azzurro dai bordi cotonati bianchi a macchie nere è talmente
lucido che da lontano sembra un'armatura. Al collo, una collana
dorata con un grande cuore in cristallo incastonato al centro risalta
molto e da lì parte un alto colletto che le arriva quasi alle
orecchie. La criniera lunga e azzurra è raccolta dietro la
testa da un gioco di treccina che partono dalla radice del corno,
legandosi all'altezza della nuca con un fiocchetto rosso e scendono
verso il dorso con una treccia più grande. Immancabile,
tuttavia, il ciuffo ribelle che le scende in mezzo ai grandi occhi
verdi.
Quando il suo sguardo incrocia
il mio ammicca sorridendo. Io invece sento il cuore saltare un
battito e la terra mancarmi sotto ai piedi.
Sottovoce, ripeto a me stessa il
suo nome. Anche con quelle nuove vesti, la riconoscerei tra tutte le
creature del mondo.
“Queen...
Chrysalis...?”
La Regina dei Mutanti... è
ora la Regina di Equestria?
Cosa sta succedendo al mio
regno?
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