La storia che (non) ti ho raccontato

di Fe_
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Personaggi: Stato Pontificio {Pietro Borgia}; Granducato di Firenze {Fiorenza de Medici}
Note: non molto da aggiungere alla descrizione esterna, in realtà.
Stato Pontificio e Firenze sono imparentati, tipo fratellastri, essendo entrambi figli di Antica Roma.
Fanfiction facente parte della serie "L'Italia dei Rinascimentali", almeno, lo sarà quando pubblicherò almeno un'altra fanfiction,
Oh, importante! Il pontificio è un mio OC, ma Firenze no. È presente in questa fanfiction con il permesso della sua creatrice~





Scrive del dolore, il pontificio.
Il capo chino sulla pergamena, intinge il pennino nell'inchiostro e con grafia chiara e precisa lo documenta.
Scrive dell'amore che strappa il cuore, degli amici e dei parenti che se ne vanno.
Gli occhi verdi, di serpe, guizzano fuori dalla finestra ad osservare il cielo stellato che, immobile, pare voler allungare più possibile quella notte.
Scrive ancora, Pietro, di come anche la pace imponga una guerra, chieda un prezzo in morti e sofferenza.
Scrive degli alleati, quando ti tradiscono, quando tu devi tradire loro.
-Pietro?-
Una figura minuta, in veste bianca.
Capelli castani, tendenti al rosso, sempre vagamente ribelli come imitassero la testa che li sostiene. Si volta, anche se nella sua mente ha già visualizzato tutto, anche gli assonnati occhi verdi, così diversi dai suoi.
-Fiorenza,- dice, e non è una domanda; sa che è lei -non dovresti essere a letto?-
-Ma non posso! Io non ho ascoltato la tua storia!- esclama lei, e lui sospira.
L'aveva completamente scordato.
Quindi mette via il pennino, l'inchiostro, la pergamena.
E la mette a letto, le sistema le coperte pesanti- il castello è freddo, pieno di spifferi. E il fuoco non è stato acceso, quindi la stanza è priva di riscaldamento.
Si sistema accanto a lei, e inizia a raccontare.
Racconta della gioia, il pontificio.
Non la guarda, ma le lascia lievi carezze sul capo.
E intanto continua, tesse con la voce le gesta dell'amore che può salvarti, dei parenti e degli amici che tornano.
Al suo viso pieno di stupore parla della pace, dei campi che tornano a fiorire sulle tombe di eroi. Al suo viso dormiente, infine, racconta degli alleati che sono, a volte, amici e parenti. Perfino amanti.
Sospira, Pietro. Ha l'aspetto di un ragazzino e il viso di un uomo stanco, quando si alza e chiude la lettera.
Lo sa, prima o poi la sua piccola Firenze se ne andrà. E quando accadrà le darà quella pergamena, insieme al ricordo delle dolci storie che le ha raccontato.
Così saprà che il mondo è gioia e dolore, e che lui ha voluto prepararla ed entrambi, perché dovrà sperimentarli e viverli sulla sua pelle per essere uno stato grande.
Ma ora dorme, la sua piccola Firenze, in un mondo in cui nessuno può ferirla.




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