# 1 Mi
dispiace
“Come
riaprire un capitolo chiuso”
“Eccoli, alla fine
sono
venuti qui”
Sakura li aveva
raggiunti con
un balzo felino e dopo aver constatato la gravità della
situazione aveva impastato il chakra e iniziato a porre rimedio a
quel disastro.
"Grazie
Sakura-chan!"
aveva esclamato Naruto con la sua solita gentilezza.
Non aveva degnato
nessuno dei
due di uno sguardo, presa dal panico da quella ferita, amputazione,
recisione, sanguinolenta. Erano due idioti! Come avevano fatto a
ridursi in quel modo? Era stato davvero necessario quel confronto?
Non li avrebbe mai
capiti,
ormai se n'era fatta una ragione e gli stava bene, se lo meritavano,
di non avere più un braccio.
“Sakura
io...”
Ed ecco l'idiota
supremo. Il
concentrato divino di cazzate epiche.
“ Sta zitto adesso...
ho
bisogno di concentrarmi!” e averlo a così poca
distanza da
lei, inerme e malandato, già non le era di aiuto, ascoltare
qualsiasi cosa avesse da dirle, sarebbe stato troppo.
Quindi, con un
inaspettato
moto d'orgoglio che non sapeva neanche da dove le fosse scaturito, lo
aveva prontamente zittito, mentre le lacrime si accumulavano ai
limiti delle palpebre e premevano per uscire.
Si sentiva stupida.
Stava
piangendo, di nuovo. Sasuke, in fondo, non aveva tutti i torti a
considerarla noiosa e insopportabile, dato che non faceva altro che
piangere in sua presenza.
E temeva, anzi no,
era
terrorizzata, all'idea che lui potesse dire ancora qualcosa di
stupido e costringerla quindi a incastonare perennemente il suo corpo
nella mano marmorea di Madara Uchiha con un pugno ben assestato-
infierire su uno storpio andava contro il giuramento di Ippocrate.
Lui l'aveva
guardata
combattere contro le lacrime con il suo unico occhio aperto e si era
improvvisamente sentito... una merda.
Il grande Sasuke
Uchiha si
sentiva di merda e non solo per le pessime condizioni fisiche in cui
verteva, ma per aver razionalizzato di aver fatto del male a tutti,
anche a lei- soprattutto a lei.
Non si era mai
chiesto
davvero perché con lei avesse calcato così tanto
la
mano, provando quasi un sadico gusto a rifiutarla e denigrarla.
Dopotutto non rappresentava un pericolo per la realizzazione del suo
sogno distorto, il suo nemico era Naruto, era lui l'ostacolo
maggiore. Eppure, quando Sakura aveva ripetuto per l'ennesima volta
di amarlo, accecato da una insana rabbia, aveva cercato di liberarsi
dal peso di quelle parole che avevano risvegliato in lui lontani
ricordi: l'amore di sua madre, il calore di una famiglia. Aveva
reagito a quella dolorosa sensazione in modo brutale, ritenendo
noioso e improbabile quel tentativo di fermarlo.
Come faceva quella
sciocca
ragazzina a pensare a questioni così frivole come l'amore,
quando lui aveva esternato chiaramente quali fossero le sue
intenzioni?
Come nel Paese del
Ferro,
probabilmente aveva pensato di fermarlo, raggirandolo con quei
patetici sentimentalismi, ma lui aveva un progetto, uno scopo e
nessuno lo avrebbe fermato.
Inoltre, come
faceva a
pensare a lui ancora in quel modo? Credeva di essere stato abbastanza
chiaro in merito. Dopo tutto quello che le aveva fatto, il modo in
cui l'aveva trattata, da dove proveniva quella sicurezza? Come faceva
ancora ad asserire di amarlo? Cosa ci trovava in lui? Non era certo
l'esempio lampante dell'uomo di cui ci si poteva facilmente
innamorare, ma lei, testarda, continuava a piangere e a dirgli che
tutto sarebbe andato per il meglio, che uniti ce l'avrebbero fatta a
essere felici.
Non ci aveva visto
più.
Doveva farla tacere, chiuderle quella bocca bugiarda e melensa ,
abbassare il sipario su quella scena già vista in
precedenza,
chiarire una volta per tutte che il suo amore non aveva speranze e
soprattutto evitare che li seguisse - averla tra i piedi era l'ultimo
dei suoi desideri.
Le aveva quindi
trafitto il
petto, il cuore. Le sue lacrime si erano cristallizzate negli occhi
sbarrati e dalle sue labbra era uscito solo un gemito di dolore,
prima di accasciarsi al suolo priva di sensi. In quel momento non
aveva provato alcun rimpianto per ciò che aveva fatto,
nessuna
pena o dispiacere. Riteneva che fosse la cosa giusta da fare
perché
qualunque fosse stato l'epilogo di quella battaglia che si apprestava
a combattere, lei avrebbe dovuto ritenerlo un capitolo chiuso.
Pertanto era
più che
plausibile che lei lo odiasse, che non volesse più guardarlo
in faccia. Aveva guardato con tristezza i suoi occhi pieni di
lacrime, le sue labbra strette e le mani tremanti che trasudavano
ancora tutto quell'amore che lei aveva riservato solo a lui, da
sempre e si era reso conto - finalmente - che quel capitolo non
fosse ancora chiuso, non del tutto, che forse...
Improvvisamente si
era
sentito perso, annichilito dalla consapevolezza che meritasse il suo
odio, sperando in cuor suo che lei riuscisse a perdonarlo. Questa
volta però avrebbe dovuto fare lui il primo passo, umiliarsi
di fronte a lei.
Nonostante il suo
perentorio
ordine di tacere, una parola, la più giusta, era uscita
dalle
sue labbra.
"Mi dispiace"
E il cuore di
Sakura aveva
perso un battito. In realtà li aveva persi tutti... si era
fermato e stentava a ripartire e le lacrime aveva iniziato a scendere
senza alcun freno.
Dopo lo shock,
aveva poi
preso coraggio. Per una volta lui si era spontaneamente posto in
difetto, aveva ammesso che tra le moltitudini di cazzate che aveva
fatto, probabilmente ce ne erano alcune che la riguardassero
personalmente. Ma non essendone totalmente sicura aveva cercato di
appurare a cosa si riferisse...
“Ti dispiace? Per
cosa?”
Non si aspettava
che lui
elencasse tutte le volte che si era comportato da stronzo - non
sarebbe bastata una giornata intera -, né che le dicesse
qualcosa di melenso - sarebbe stato troppo bello per essere vero - e
quindi non si stupì più di tanto quando lo
sentì
riassumere il tutto in sette parole.
“Per tutto quello
che ho
fatto finora”
Vago, troppo vago,
vaghissimo. Oscenamente vago.
Ovviamente i suoi
pensieri
non si erano concentrati sul nukenin che era diventato, sull'aver
tentato di uccidere il fratello del Raikage, aver ucciso suo
fratello, poi Danzo, aver avuto un ruolo fondamentale nel far
scoppiare la guerra e infine aver cercato di eliminare anche Naruto,
ma a una panchina, un kunai alla gola e alla sua mano dentro lo
sterno.
"Faresti meglio!"
aveva esclamato, ritenendosi fortunata per quel poco più di
niente che le aveva concesso, aggiungendo uno " Stupido!"
liberatorio.
Parole sentitissime
e
limitative rispetto agli insulti e gli improperi che si sarebbe
meritato.
Era da tempo
immemore che
desiderava insultarlo e pensò che, probabilmente, conciato
in
quel modo, non avrebbe rischiato di essere carbonizzata da un
amaterasu.
Si era sentita
più
leggera. Il groppone che si portava dietro da quattro anni,
finalmente aveva trovato sfogo.
Che pensava? Che si
sarebbe
messa a piangere e avrebbe sussurrato il suo nome?
Ci aveva pensato,
perché
a piangere aveva pianto, ma con quel poco di orgoglio che le era
rimasto aveva optato per l'insulto al posto di "Sasuke-kun, sei
stato troppo avventato, ti amo lo stesso anche se sei un po'
psicotico e senza un braccio. Non importa se hai tentato di uccidermi
- due volte di fila - , se mi hai insultato come l'ultima cacca
dell'universo e se mi hai rinchiuso in un jutsu in cui mi trapassavi
da parte a parte, proprio in direzione del mio cuore innamorato. Non
importa, basta che tu sia qui, sano - più o meno - e salvo."
Aveva pianto,
pianto come non
mai, per il sollievo e la rabbia. E loro avevano sorriso.
Anche Sasuke -
straordinariamente.
Non sapeva da
quanto tempo
non vedeva il suo sorriso. Certo non era di quelli a trentasei denti
di Naruto, era sghembo, di chi non sa più come si fa, e
lì
per lì, con gli occhi appannati dalle lacrime, gli
sembrò
quasi uno scherzo della sua immaginazione.
Sì, lui
aveva sorriso,
riconoscendo in quell'insulto, il suo perdono. Quella strana
attitudine che aveva Sakura di perdonarlo sempre. Certo non si
sarebbe mai aspettato dalla Sakura che ricordava un vero e proprio
insulto. Probabilmente, in passato, come estrema ratio avrebbe
aggiunto un “Kun” per non eccedere, ma in quel
momento lo ritenne
più che appropriato, quasi ironico.
Forse lei, come
Naruto, era
l'unica persona al mondo che lo aveva sempre compreso.
In quel momento non
aveva
pensato al dopo, si era goduto quell'attimo di pace che non provava
da tanto tempo. Nessun pensiero, nessun dolore, tranne quello fisico,
albergavano nel suo essere.
Su quelle mani di
marmo, il
Team 7 si era riunito e sembrava come se il tempo non fosse passato,
se niente fosse accaduto: Naruto sorrideva, lui ci provava e Sakura
piangeva. Un quadretto fin troppo familiare.
Kakashi era rimasto
in
disparte, sapeva che sarebbe stato di troppo, perché i suoi
ragazzi necessitavano di stare da soli. Ormai erano cresciuti, ma in
fondo, erano rimasti sempre gli stessi.
Naruto e Sasuke
avevano
ancora qualcosa da fare prima di ritornare a casa. Sciolsero lo
Tsukuyomi infinito di Madara, risvegliando tutti dal sonno eterno in
cui erano stati rinchiusi. La guerra era davvero finita.
Sasuke
accontentò
anche la richiesta di Naruto di liberare i cercoteri e nel contempo
ebbe modo di riflettere su tutto quello che era successo, sulla
solitudine e sul desiderio di rivalsa suo e di Naruto.
Si rese conto di
non essere
mai stato solo perché il suo amico, suo fratello, aveva
sempre
condiviso il dolore che provava. Aveva vissuto per troppo tempo nel
ricordo di quella vita che gli era stata portata via, non rendendosi
conto che stava perdendo l'occasione di viverne una diversa. Aveva
fatto suoi i dolori e le speranze dei suoi genitori, di suo fratello,
credendo che l'unica strada possibile fosse la vendetta.
Era solo e affamato
d'amore
in un mondo pieno d'odio e più sentiva i morsi della fame,
più
allontanava tutti coloro che lo avrebbero saputo saziare.
Naruto non lo aveva
mai
abbandonato e adesso riusciva finalmente a capire perché lo
ritenesse un fratello. Loro due erano uguali, accomunati dagli stessi
desideri, dalle stesse paure; uniti da un destino che li aveva messi
a dura prova prima di fargli comprendere la vera essenza
dell'amicizia e... dell'amore.
-§-
Ciò
che Sasuke Uchiha neanche lontanamente immaginava era che quelle
“scoperte” avrebbero avuto un costo.
Fu
costretto a pronunciare le due paroline magiche - “ Mi
dispiace”
- a tutti i ninja dell'Alleanza che appena vennero a conoscenza della
tenda in cui i due Eroi – o l'eroe e mezzo – erano
in
convalescenza, iniziarono una lenta ed estenuante processione.
Ovviamente,
la precedenza l'avevano avuta i Kage – quelli che Sasuke
avrebbe
voluto ammazzare nel sonno.
Tsunade
fu molto dura verso di lui, l' insulto di Sakura era stato un
complimento in confronto al turpiloquio della bionda che era partita
dall'idiota per finire al bastardo traditore, passando per
appellativi che non è il caso di riportare.
Ovviamente,
aveva concluso il discorso assicurando loro che avrebbero riavuto
l'arto mancante, facendo presente all'Uchiha che doveva ritenersi
fortunato di avere ancora la testa attaccata al collo.
Sasuke
aveva ovviamente risposto: “Mi dispiace”. E lo
aveva detto con un
tono talmente convinto che Tsunade poté ritenersi
soddisfatta.
Con
il Raikage non gli andò altrettanto bene... Era ancora
inviperito per il braccio mozzato nel Paese del Ferro e il tentato
omicidio di Killer Bee che, invece, aveva tagliato corto con
“Hey
fratello, il futuro è più bello, la guerra
è
finita e con essa la sfiga”. Sasuke aveva alzato un
sopracciglio e
chiesto mentalmente a Naruto, suo compagno di tenda, se avesse tutte
le rotelle al proprio posto. Il biondo gli aveva sorriso sornione,
come per dirgli : “Senti chi parla”.
Il
vocione del Raikage aveva tuonato per una bella mezzora, chiedendo
giustizia. Per lui era inaccettabile che Sasuke potesse essere
considerato un eroe dopo tutto quello che aveva fatto, trovando
appoggio anche nel Tsuchikage, terrorizzato all'idea che potesse
diventare il nuovo Madara Uchiha.
Mei,
la Mizukage, aveva invece fatto notare come il gene degli Uchiha se
combinato bene, potesse prolificare ninja potenti e gli altri
l'avevano guardata un po' sbigottiti, credendo che avesse delle mire
in tal senso. Sasuke stesso sbarrò gli occhi all'idea, anche
se tra i suoi tanti propositi c'era anche quello di ripristinare il
Clan, aveva bisogno di una madre, non di una nonna per i suoi figli.
Gaara,
fno a quel momento era rimasto in silenzio, scrutando i due ninja che
dopo mille peripezie e combattimenti, erano lì, uno di
fianco
all'altro. Aveva sempre saputo che in cuor suo Sasuke non fosse
cattivo, era stata la vita a renderlo così, proprio come era
capitato a lui. Nonostante con Naruto condividesse il fatto di essere
entrambi una forza portante, motivo per il quale erano stati
allontanati da tutti, si era sempre sentito molto vicino all'Uchiha.
Anche lui aveva provato l'ebbrezza di quell'oscurità indotta
dalla necessità di sopravvivere. Naruto era stato
fondamentale
nel difficile cammino che lo aveva portato a essere quello che era:
il Kazekage del Villaggio della Sabbia, un buon fratello e un uomo
più sereno. A lui doveva molto e sicuramente anche Sasuke
doveva pensarla in quel modo. Il suo atteggiamento non era
più
spavaldo, né presuntuoso. Ascoltava con lo sguardo basso. Di
tanto in tanto lo vedeva stringere tra le dita il lenzuolo e
trattenersi dal proferire chissà cosa.
Naruto
spesso interveniva in sua difesa, come aveva sempre fatto, ma
sembrava come se entrambi stessero nascondendo qualcosa.
“Esigo
che venga punito severamente!E' un traditore!” concluse
infine A.
“ Sì,
ma senza di lui non sarebbe stato possibile sciogliere lo Tsukuyomi e
durante la guerra ci ha aiutati”
I
kage si voltarono tutti verso Gaara.
“Cosa
proponi quindi?” chiese il Tsuchikage.
“Che
gli sia data la possibilità di ricominciare” gli
rispose
brevemente. Il concetto era molto chiaro: voleva che gli fossero
condonate le sue colpe e che gli lasciassero scegliere la via da
seguire.
“E
se dovesse decidere di attaccarci?” riprese il nanetto dal
naso
rosso, accarezzandosi i lunghi baffi bianchi.
“Lo
fermerò io” gli rispose Naruto con risolutezza.
Quella
frase rassicurò un po' tutti. In fondo lo aveva
già
fermato una volta.
Sakura
aveva atteso fuori dalla tenda che il “concilio dei Kage
secondo”
terminasse.
Da
quando Sasuke e Naruto avevano preso la residenza al campo medico,
oltre che per le medicazioni, non aveva avuto modo di stare con loro.
Stavano
guarendo con una velocità inaudita e presto sarebbero potuti
tornare a Konoha.
Da
un lato era sollevata all'idea di tornare a casa, dall'altro temeva
che per Sasuke non sarebbe stata una passeggiata. L'idea che lui
potesse decidere di andare via di nuovo era fin troppo realistica da
poter essere sottovalutata.
E
lei avrebbe pianto, di nuovo. E si sarebbe disperata, di nuovo. E lo
avrebbe lasciato andare, di nuovo.
Non
aveva minimamente preso in considerazione che lui potesse –
magari
– pensare di ricambiare i suoi sentimenti per una volta. Le
aveva
detto “mi dispiace per tutto quello che ho fatto
finora” , non
“sposami e aiutami a ripristinare il Clan”. In
realtà in
quei giorni avevano avuto così poco tempo per parlare e
tranne
qualche sguardo sfuggente e un paio di sorrisi(da parte di lei,
perché lui aveva di nuovo dimenticato come si facesse), non
c'era stato altro.
Non
che si aspettasse il chiarimento del secolo e poi con Naruto sempre
tra le balle, Sasuke non si sarebbe mai sbilanciato a dire
alcunché.
E
lei si arrovellava il cervello, si poneva i più disparati
quesiti, avrebbe voluto porgli tante domande e questa volta, lui,
avrebbe dovuto rispondere.
Era
stanca di vivere nell'incertezza. Doveva aspettarlo? O dimenticarlo
per sempre?
Cos'era
per lui? Una donna con cui avrebbe potuto mettere su famiglia?
Un'amica? O una sorella?
L'ultima
opzione la fece rabbrividire. A quel punto avrebbe preferito non
saperlo.
Tutto
però suggeriva qualcosa del genere: considerava Naruto come
un
fratello, quindi lei era la sorella e Kakashi il padre?
Avrebbe
preferito lanciarsi dal monte degli Hokage e spiaccicarsi al suolo al
posto di udire una tale assurdità.
Ino
le aveva detto di lasciarlo in pace per un po', che tanto “dove
pensi che vada?”. Le aveva suggerito di dargli
tempo di
riadattarsi alla vita normale, di non pressarlo, perché
Sasuke
Uchiha era un po' come “un leone in gabbia, un
grande micetto
peloso in cerca di coccole, ma tendenzialmente incline alla vita
selvaggia”. Questi paragoni di Ino, se da un lato
riuscivano a
farla sorridere, dall'altro la facevano incazzare ancora di
più,
perché lei avrebbe pagato qualunque cifra per coccolare il
bel
micione.
Tuttavia,
non aveva tutti i torti sul fatto di lasciarlo con il guinzaglio
lungo per un po', anche se il mormorare delle ninja nel campo medico
su “quanto fosse bello il nukenin”, le creava un
certo prurito
alla mano e prima o poi, lo sapeva, sarebbe scoppiata.
Finalmente
vide uscire i Kage e sgattaiolò dentro la tenda, prima che
qualcuno avesse la geniale idea di richiedere la sua presenza
altrove.
Naruto
aveva una faccia da funerale, Sasuke... la solita faccia.
Iniziarono
a balenarle per la testa le più improbabili opzioni: lo
avevano condannato a morte – lo avrebbe seguito - ; lo
avevano
esiliato - anche in quel caso lo avrebbe seguito - ; lo
imprigionavano a vita – sarebbe andata a trovarlo tutti i
giorni –
e il suo cervello continuò a lungo a elaborare apocalittici
scenari, fino a che Naruto non le spiegò il vero il vero
motivo del suo broncio.
“Kakashi
è il nuovo Hokage”
Sakura
non riuscì a trattenere una sonora risata, tirando un
profondo
sospiro di sollievo e pensando mentalmente “ E chi
se ne
frega!”.
“Il
dobe pensava che il suo braccio valesse la nomina” tagliente
come
al solito. Quanto lo adorava! Ed era felice di poter sentire di nuovo
la sua voce, non le importava di sapere se un giorno avrebbe deciso
di ricambiarla o meno, voleva solo sentire la sua voce ogni volta che
ne avesse avuto voglia.
“Sta
zitto Teme! E' tutta colpa tua!” inveì Naruto,
incrociando
le braccia e mettendo il broncio.
Era
così bello vederli bisticciare, ma Sakura aveva bisogno di
conoscere la decisione dei Kage circa una questione che le stava
tremendamente a cuore.
“E
per quanto riguarda te, Sasuke-kun?” chiese con la stessa
titubanza
di una dodicenne, arrossendo come un peperone e portandosi una mano
davanti alle labbra.
“Devono
ancora decidere”
Quella
volpe dispettosa di Naruto non gli aveva neanche dato il tempo di
rispondere. Se non fosse stato in una branda malconcio, ci avrebbe
pensato lei a pestarlo per bene.
“ Ma
noi abbiamo un asso nella manica, vero Sas'ke?”
continuò,
rivolgendogli un sorriso birichino.
Sasuke
annuì, diventando più serio di quanto
già non lo
fosse.
A
cosa si riferivano? Cosa avevano in mente? Perché era sempre
l'ultima a sapere le cose?
Avrebbe
voluto approfondire il discorso, ma quella doveva essere una breve
visita, aveva tantissime cose da fare e voleva assistere Tsunade
nella creazione dei due arti dalle cellule di Hashirama, quindi
lasciò correre.
Sicuramente
quei due sapevano cosa fare e non avrebbe dovuto aspettare tanto per
scoprirlo.
“Adesso
devo proprio andare” si congedò, sorridendo a
entrambi.
“Di
già! Ma Sakura-chan noi siamo feriti e tu sei il nostro
medico, non puoi trascurarci!”
“Tornerò
più tardi e poi se avete la forza per bisticciare
così
male non state”
“Uffa”
borbottò Naruto, gettandosi sulla branda.
Sasuke
alzò appena lo sguardo dal lenzuolo e per un attimo, un
brevissimo istante, i loro occhi s'incontrarono e a Sakura, quello
che ci vide dentro, non piacque per niente.
Scappò
letteralmente fuori dalla tenda e corse a testa bassa per il campo
medico fino a sbattere contro l'ultima persona che avrebbe voluto
vedere in quel momento: Ino Yamanaka.
La
bionda notò subito lo stato di paranoia cronica in cui stava
vertendo la psiche della sua amica e placcandola con il proprio
corpo, volle saggiare a che punto fosse la sua Uchiha-ossessione.
“Se
ne andrà” le urlò “Se ne
andrà” ripeté
come un'invasata.
“Fronte
spaziosa, datti una calmata!” la scosse così tanto
da
staccarle quasi la testa, mentre un affranto Shikamaru al suo fianco
proferiva codeste parole: “Ci risiamo!” con il tono
più
abulico di cui era capace.
“Sasuke,
lui, via, vuole, andare, io... muoio!”
Ino
ci mise qualche secondo a mettere in ordine le parole sconclusionate
dell'amica, scoprendo che avessero un senso compiuto, in fondo.
“Ma
smettila! Dove credi che vada? Te l'ho già detto Sakura, un
milione di volte almeno. Naruto non glielo
permetterà.”
Sakura
non faceva che ripetere la stessa cosa come un disco rotto e lei era
stufa di rassicurarla sul fatto che l'Uchiha, per loro sfortuna, non
avesse alcuna intenzione di andare da nessuna parte e lei... non
si sbagliava mai.
Ma
Ino non lo aveva guardato negli occhi, non aveva visto quell'ombra,
né captato quell'aura di depressione cosmica che lo
circondava.
E
lei... lei era disperata, perché quello che fino a quel
momento era stato un semplice dubbio, si era trasformato in certezza.
E se l'asso nella manica di cui parlava Naruto fosse stata una fuga
strategica?
“Io
l'ho visto!” le disse con tono esasperato e a quel punto Ino
pensò
seriamente di farla internare, magari proprio con Sasuke –
stava
perdendo colpi peggio di lui, forse la guerra aveva avuto delle serie
ripercussioni.
“Hai
la palla di cristallo? Sei diventata una veggente?” le
chiese,
cercando di mascherare la sua insofferenza, a differenza di Shikamaru
che non faceva altro che sbuffare e alzare gli occhi al cielo,
cercando di sopperire a quella gran rottura, fumando una sigaretta.
“Ino,
ti dico che lo so, che ne sono sicura!”
“Te
l'ha detto lui?” ovvia domanda, a quel punto.
“N-no”
ebbe paura di risponderle -. nella più rosea delle ipotesi
l'avrebbe gonfiata di botte.
“E
allora come diavolo fai a saperlooo?” tuonò come
un tenore,
facendo scintillare i suoi occhi viola.
Dopo
tutta quell'assurda conversazione, Sakura, in effetti, non era
più
tanto convinta di aver letto negli occhi di Sasuke la cosa giusta
–
Ino aveva anche questo potere.
Forse
si era condizionata da sola e aveva riconosciuto in quello sguardo
triste la sua più grande paura perché pensava a
quello
dalla mattina alla sera. Forse Sasuke era solo triste per altri
motivi che non c'entravano niente con l'abbandonare il Villaggio... e
lei... di nuovo.
“Io
adesso non ho tempo di ascoltare i tuoi vaneggiamenti. Dobbiamo
finire di organizzare i funerali.” tagliò corto la
bionda,
superandola.
Che
stupida che era stata, non aveva pensato a Ino, né a
Shikamaru, né a tutti quelli che avevano perso qualcuno
durante quella guerra, mentre lei aveva avuto la fortuna di...
ritrovare Sasuke.
“Ti
chiedo scusa Ino” sperò che bastasse.
“Non
importa, almeno le tue idiozie mi distraggono un po'. E comunque,
sono pronta a scommettere una cena, che l'Uchiha –
“ahimè”,
avrebbe voluto aggiungere, ma evitò - rimarrà tra
noi
e... a lungo”
Sakura
le sorrise. Sembrava fosse passata un'eternità da quando lei
e
Ino si contendevano il suo cuore, che non batteva né per
l'una, né per l'altra. Ma a loro non importava. Lui era il
massimo: il più bello, il più figo e con il tempo
avrebbero scoperto che era anche il più stronzo, ma lo
amavano
incondizionatamente.
Quando
il Raikage lo aveva condannato a morte, Ino aveva pianto, meno di lei
sicuramente, ma aveva pianto e quando era giunto sul campo di
battaglia se non fosse stato per Shikamaru e Choji, gli sarebbe
saltata al collo. Tuttavia, dopo essersi svegliata dallo Tsukuyomi,
il suo interesse si era concetrato su... qualcun altro, qualcuno di
insospettabile e che incredibilmente sembrava ricambiare le sue
attenzioni.
“Meglio
così!” aveva pensato “Una rivale in
meno”
Con
il cuore un po' più leggero, proseguì fino alla
tenda
di Tsunade che stava raccogliendo le sue cose per il ritorno a
Konoha.
“Tsunade-sama”
“Ah,
Sakura, sei tu?”
La
donna sembrava davvero provata per gli accadimenti della guerra, un
periodo di riposo le avrebbe sicuramente giovato, anche se per il
potere del Byakugou, le sue cellule si rigeneravano velocemente e la
sua bellezza rimaneva intatta.
Realizzò
che anche lei deteneva lo stesso potere e che quindi Sasuke l'avrebbe
sempre vista giovane e bella.
Perché
non riusciva a pensare a nient'altro che non fosse Sasuke?
“So
a cosa stai pensando” la colse di sorpresa e
arrossì.
“Davvero?”
Da
quando Tsunade riusciva a leggere nel pensiero? O era così
palese che pensasse a Sasuke ogni secondo?
“Il
fatto che io abbia deciso di abdicare, significa che non
potrò
più farti da maestra”
“Ah
era quello!!!” pensò, tirando un sospiro di
sollievo -
affrontare un argomento del genere con Tsunade sarebbe stato
estremamente imbarazzante.
“Ma
credo di non poterti insegnare più niente. Sei diventata una
sennin molto potente e sarai un'ottima sostituta”
Le
parole di Tsunade le riempirono il cuore di gioia. Quando quel giorno
di molti anni prima si era presentata al suo cospetto implorandola di
prenderla come sua allieva, non aveva previsto di diventare una
sennin forte quanto lei.
Tsunade
era stata un po' come una seconda madre, l'aveva resa più
sicura di sé e le aveva insegnato a essere un ninja medico
di
un certo livello.
Sul
campo di battaglia, combattendo al suo fianco si era sentita
finalmente soddisfatta di se stessa e ora, doverle dire addio,
sarebbe stato davvero duro.
“La
ringrazio Tsunade-sama” con lei non erano necessari inutili
salamelecchi e preferì quel breve ringraziamento a un lungo
discorso di commiato che lei avrebbe sicuramente interrotto sul
più
bello.
“Vorrei
solo assisterla per la rigenerazione degli arti di Sasuke e
Naruto”
“Scordatelo!Avrai
ben altro da fare una volta tornati a Konoha. Shizune ti
spiegherà
tutto una volta lì.” categorica, perentoria...
Tsunade.
“O-ok!”
che altro avrebbe potuto risponderle.
In
pratica tutti i suoi impegni improrogabili si erano ridotti a badare
a quei due, fino a che, qualcuno, probabilmente Kakashi non gli
avesse dato il via libera per ritornare al Villaggio.
In
fondo non aveva alcuna fretta di tornarci se non per rivedere i suoi
genitori, quindi si sarebbe goduta quei giorni con i suoi due
compagni di sempre, cercando di allontanare dalla mente i funesti
pensieri su Sasuke e perché no, ottenere anche quel
benedetto
chiarimento che tanto bramava.
Angolo
Autrice
Capitolo
introduttivo. Niente di speciale.
Ho
cercato di rendere un po' la possibile introspezione dei personaggi
nei momenti topici. Il resto è tutta una mia invenzione.
Mi
auguro che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Mi sono resa conto,
scrivendolo, di quanto mi sia mancato lo shippuden, di quanto sia
divertente scrivere in quel contesto e in alcuni momenti ho avuto
delle serie difficoltà, dato che le altre storie che ho in
piedi sono tutte Au. Cercherò di aggiornare con una certa
cadenza, ma come sempre non so darvi un giorno preciso.
Cercherò
anche di rispondere alle vostre recensioni, mi sembra il minimo, dato
il supporto che mi date costantemente.
Vi
comunico che nella giornata di domani, dovrei pubblicare i nuovi
capitoli di Kitchen, Hen Party e Entelechia. Non so in quale ordine e
non so se ce la farò a pubblicarli tutti e tre... il tempo
è
tiranno.
Mi
auguro che il capitolo sia stato di vostro gusto... in tal caso, mi
piacerebbe conoscere la vostra opinione. Se invece vi ha fatto
schifo, ditemelo lo stesso, anzi, i consigli sono sempre ben accetti.
Tra l'altro sto valutando l'ipotesi di trattare anche le altre
coppie, vediamo un po'...
Un
bacione
Blueorchid31
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