Sette.
Erano passati sette sono i giorni passati da quando ci eravamo
trasferiti a Phoenix, e ancora avevo quella sensazione di malinconia
che mi tormentava; eppure la fortuna era stata dalla mia parte per
tre lunghi anni.
Amo
mia moglie Clara più di ogni altra cosa, anche perché
il mio affetto per lei è ricambiato, d'altronde i tempi in cui
preferivo la bottiglia a mia moglie non erano stati brevi. Ma
l'importante era che in quel momento ero un italo-americano con un
lavoro e una casa.
Ero
in un taxi mentre venivo condotto verso la mia nuova dimora, la
chiamavo così date le dimensioni che avevo visto nelle foto
dell'agenzia di viaggi su Internet; eppure avevo ancora questa
sensazione come se nel mio passato o nel mia futuro c'è
qualcosa di sbiadito e che non si può schiarire, a dirla tutta
non credo nemmeno nel destino quindi era meglio che cercassi di
ignorare questo strano pensiero.
Finalmente
il taxi si fermò e l'autista mi aiutò a tirare fuori i
bagagli mentre Clara guardava la cartina, -A quanto pare ci sono tre
quartieri di distanza da qui al punto d'incontro con Jeremy- mi disse
lei con tono saccente. -Camminare può farci solo bene,
tesoro!- gli dissi io ridendo. Lei mi fulmina con lo sguardo per poi
fare un piccolo sorriso.
Improvvisamente
la pioggia aumentò di intensità costringendoci a
correre, ovviamente ero io a portare tutte le borse ma non è
il momento di pensarci.
Raggiungemmo
una stradina chiamata Stone's Street e intravidimo la nostra nuova
casa, vista da là sembrava dell'epoca Vittoriana ma poi quando
ci avvicinammo di più ricordava solo un condominio degli inizi
anni cinquanta. -Eccolo, lo vedo!- mi urlò Clara come se la
pioggia mi impedisse di sentirla -Jeremy! Jeremy! Siamo qua!- strillò
lei. -Quasi quasi prendevo un caffè sotto la pioggia da quanto
mi avete fatto aspettare, allora piccioncini, come state?- Ci chiese
Jeremy -Senti, prima che io ti riempia di citazioni di qualche poeta
entriamo in casa!- gli dissi stanco.
Jeremy
era un nostro amico di vecchia data ed è stato lui a farmi
smettere di bere; sono quattro anni che non lo rincontravamo e mi
accorsi solo mentre entravamo in casa, che aveva una folta barba.
-Volevi
fare l'uomo duro con Barbara solo con un look da cavernicolo?- Gli
sussurrai prendendolo in giro, -Certe cose possono far ridere dette
solo da te Dave! Io e Barbara non stiamo più insieme dal
1992...-Disse con calma e tristezza.
Ci
fu un silenzio di un paio di minuti sia da parte di Jeremy che di
Clara, io invece ero confuso, non sapevo a cosa si riferiva ma sapevo
che non era il caso di chiedere.
-Perfetto!
Io comincerei dall'ingresso se a voi va bene- Ci disse come se si
fosse appena stato ripreso. Cominciò una lunga e noiosa visita
della casa che io ignorai per il motivo che preferivo schematizzare
la casa a modo mio e quindi ricordarmi le cose come voglio io.
-Io
direi che questo è tutto, ricordatevi della lampada in cucina-
concluse Jeremy. -Va bene grazie! Ti chiamo se ci sono problemi-Disse
Clara.
La
porta si chiuse e lei mi guardò con uno sguardo dolce -Visto
che abbiamo già mangiato che ne dici se andiamo a letto?- Mi
invitò lei. -Okay, dammi un secondo che vado in bagno- Gli
dissi contento.
Mi
diressi al piano superiore, superai la camera da letto ed entrai nel
bagno; era piuttosto piccolo con delle piastrelle esagonali grigie e
un soffitto bianco, era anche presente una finestra rotonda e
semiaperta, Aprii l'armadietto vicino allo specchio dove era già
stati riposti tutti i prodotti. Presi il mio spazzolino e il
dentifricio, mi lavai i denti lentamente per poi passare un
asciugamano bagnato sulla faccia per rinfrescarmi ed infine mi misi
il pigiama quando mi cadde il contenitore dello shampoo per terra, i
chinai subito per raccoglierlo quando notai una cosa, non avevo
sentito il rumore del barattolo cadere.
Pensai
fosse stato solo una coincidenza e quindi provai a muovere una
ciotola vicino al lavandino, ma non riuscii a sentire nemmeno quella,
cominciavo a pensare di avere qualcosa nelle orecchie, stavo per
cercare di stapparmele quando cominciai a sentire uno strano rumore,
sembrava quasi quello di una radio che non era sintonizzata su
nessuna frequenza, mi sembrava provenisse da fuori ma non ne ero
certo essendo un rumore molto basso. Uscii immediatamente dal bagno e
con passo veloce entrai in camera -Dì qualcosa- Ordinai a
Clara, -Cosa?- Mi chiese.
Riuscivo
a sentirla, e lo strano suono era sparito -Ah niente- Le risposi
mentre mi infilavo nel letto insieme a lei.
-Sai
oggi è stata una giornata stressante, senza contare la storia
del bar con quella stronza ubriaca!- Disse Clara mentre cominciavo ad
accendere la luce del comodino.
-E
pensare che non ti sei nemmeno incazzata come al solito!- Ammisi
divertito io -Tesoro, oggi non ho voglia di leggere che ne dici di
spegnere la luce e farci una bella dormita?- Mi chiese. -D'accordo-
Gli dissi mentre mi infilavo sotto le coperte -Cercherò di non
abbandonarmi alla tentazione- dissi -Buonanotte amore mio-. E spensi
la luce.
La
finestra esplose.
-Che
cazzo?!- Esclamai
-Cos'è
stato?- chiese lei con ansia. Accesi la luce e vidi subito decine di
schegge per terra. -Clara resta sul letto- Gli dissi preoccupato. Mi
alzai a piedi nudi e evitai il vetro pezzo per pezzo per poter
raggiungere la finestra. -Cosa diamine sono questi?-
Nella
parte inferiore della finestra erano presenti dei fili neri che
pendevano giù per metri, istantaneamente li buttai uno per uno
nel bidone in cucina, tornai in camera per togliere le schegge e
dissi a Clara -Ne parleremo domani. Ora sono troppo stanco e confuso-
Lei annuì e spense la luce.
Dopo
cinque minuti già dormiva mentre io non riuscivo a chiudere
occhio, era colpa di quei fili, per qualche motivo mi avevano fatto
tornare quella strana sensazione malinconica; però stavolta
non me l'ha toglievo dalla testa.
La
sveglia suona.
Sbadigliai
più volte e dissi tra me e me -Evviva... Primo giorno
lavorativo.- E proprio mentre mi stavo alzando Clara entrò
dicendo con tono spiritoso -Lavorare può farci solo bene,
tesoro!- -Spiritosa- Le dissi io annoiato.
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