Chiara
La menzogna non è nel
discorso, è nelle cose.
Italo Calvino
all
your fears
that just like
an ancient rose’s petals will never fall down down down
Era stata
sua madre ad insegnarle il metodo per seccare le rose. Poteva sembrare un’azione
così semplice da compiere – scarta le
rose, raccoglile, mettile a testa in giù, legale ad un filo e lascia passare il
tempo -, qualcosa che anche lei,
nella sua infinita goffaggine poteva fare. E fare anche bene, senza troppa
fatica.
Sua madre
l’aveva sempre incitata a togliere le rose dall’acqua subito dopo averle colte.
Non serviva a niente protestare: le rose andavano messe subito a seccare. Allora
Sakura quando tornava dai campi o dal negozio di Ino entrava silenziosamente in
cucina, prendeva un vaso dalla credenza e se la svignava.
Correre con
un vaso di vetro era impossibile per lei
- che era così goffa e disattenta – quindi il più delle volte era
costretta ad uscire nelle ore più calde quando i suoi sonnecchiavano nelle
rispettive stanze da letto: la porta cigolava ed i suoi nervi si tendevano fino
allo spasimo. Poi scappava, per quanto il peso del vaso glielo potesse
permettere e correva alla fontana appena fuori dal quartiere, nella strada che
portava fuori, alla periferia.
<<
Sono delle rose molto belle, Sakura. Non essere egoista. Che senso ha vederle
sbocciare? Vieni, prendile. Leghiamole e mettiamole a testa in giù. Non
sfioriranno mai. >> E Sakura annuiva, prendeva i fiori e guardava sua
madre dispensare la vita eterna.
Mentre si
arrampicava sulla pietra, sentiva già l’umidità dell’acqua scivolarle sui
capelli e sulle gambe: la fontana era vecchia e rovinata dal tempo, ma l’acqua
fresca sapeva sempre di buono. Sakura ci andava spesso con le cugine. Riempivano
intere bottiglie d’acqua fredda per le sere d’estate, che poi, bevevano nel
pergolato fino a sentirsi male. Sua madre – lei, sempre – usciva dalla cucina per
rimproverarle (Sakura non sarebbe mai
riuscita a dimenticare il gesto che faceva quando spostava la tenda) e mentre lo
faceva, staccava dalle loro labbra le bottiglie mezze vuote. Provò a mimare quel
gesto con la bocca, mentre avvicinava il vaso rosso alla fontana. Quel –pop! Sonoro, simile ad un risucchio che
sapeva di desideri interrotti. Ma poi, non avevano nemmeno abbastanza forza per
protestare, lei e le cugine, e si lasciavano prendere in braccio e portare a
letto.
Quando
l’acqua raggiunse una spanna sotto l’orlo, Sakura si sporse per chiudere il
rubinetto. Cigolò, poche gocce d’acqua caddero ancora in fondo alla fontana e lo
fecero con un rumore ovattato per via del muschio. Sakura prese le rose,
spogliandole della carta. Si sentiva in colpa, come sempre, ma come sempre era
ancora lì. Non si sfugge alla volontà
di una madre, mai. E lo sapeva lei, e lo sapevano le rose e sapevano entrambe
che…
<<
Vivrete per sempre. Lo dice la mamma. E poi..e poi sarà come dormire, davvero.
Dormirete sveglie, per sempre. >> e mentre lo diceva, una ad una,
immergeva le rose nell’acqua lasciando fuori pochissimo del gambo. L’acqua
sembrava risucchiarle (l’acqua è vita, ma
anche l’aria è vita e vivrete per sempre per sempre per) e cullarle. Si
spostavano e si riorganizzavano. Respiravano quell’acqua. E a Sakura fece male,
perché anche così erano bellissime, anche così avrebbero potuto vivere per
sempre. Ma mamma diceva di no. Era
l’unico modo quello, l’unico modo, e l’acqua scorreva, scorreva ancora
mentre Sakura rimetteva il vaso sotto il getto della fontana. L’acqua traboccava
dove poi ci sarebbe stata solo aria e
polvere.
E forse
qualche moscerino, anche lui a testa in giù.
Tornò a casa
che era sera fatta. La madre, china sui fornelli, stava preparando la cena.
Sentendola arrivare, non giudicò necessario voltarsi per salutarla. Dunque non
vide la pelle del viso tirata, né gli occhi verdi della figlia farsi lucidi, ma
sentì il rumore del vaso sul tavolo.
<< Oh,
Sakura. Hai di nuovo sporcato il vaso con l’acqua? Guarda, hai lasciato il
cerchio sul tavolo, ora dovrò svuotarlo, pulirlo, metterlo ad asciugare. Quante
volte devo dirti che non vale la pena mettere le rose nell’acqua? Coraggio,
tirale fuori, mettile a testa in giù, sul filo dei panni, in giardino.
>>
E Sakura
credette di avere abbastanza forza per resistere e dire no, non voglio! Non vivranno per sempre,
moriranno moriranno moriranno! Sei solo una bugiarda!. Ma con orrore si rese
conto che durante le ore in cui le aveva portate con lei, le rose avevano già
cominciato ad aprirsi e a sgualcirsi.
Allora
chiuse gli occhi, e si arrese alla verità di sua madre.
Si arrese a
lei, ancora una volta.
~
Non cadevano
petali dalle rose che Sakura metteva a seccare. Da piccola, la madre le diceva
che quello era il potere di mantenere
intatta la vita. Quello era vivere per
sempre. Ma Sakura sapeva che, in fin dei conti, quelle rose che curava e
controllava ogni giorno, non facevano altro che morire lentamente, nel tempo che
– sempre - passava.
Fine
A mia madre:
io avrei voluto farle sbocciare quelle
rose, sai?
Storia classificatasi al Quarto Posto al
concorso indetto da Mela e Hipatya su Naruto.
Tema: la
menzogna.
E qui,
c'è la menzogna della vita, signori.
Complimenti ai tre
vincitori, e a Tinebrella che divide, insieme a me, il quarto posto.
Era il
nostro addio, tesoro, ed è stato bello farlo insieme.
Artemisia
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