[Non
sono gli eroi a fare la storia, ma i piccoli uomini che lo rendono
possibile]
Yuki strinse
il kunai tra le dita intirizzite dal freddo notturno, portandolo
davanti al
petto con le braccia leggermente raccolte contro il seno.
Aveva paura, anche se
le seccava
ammetterlo. Le sue gambe si rifiutavano di smettere di tremare anche
solo per
un secondo, mentre brividi le solcavano la pelle ogni volta che la
Volpe
ruggiva, laggiù in lontananza.
Scosse i capelli
ramati,
mentre con la coda dell'occhi sbirciò dietro di
sé, in direzione del Quarto
Hokage, intento al rituale di preparazione all'evocazione del sigillo.
Si morse
il labbro, pensierosa. Sarebbe stata davvero la fine di quell'incubo?
Dall'alto dei suoi
quindici anni, la sua idea era ristretta all'angolo di mondo che
conosceva:
Konoha ed il suo campo di allenamento.
Voleva diventare ninja
più
di ogni altra cosa, in effetti. E quella sera era stato il coronamento
dei suoi
allenamenti: lei, semplice chunin da neppure un mese, era stata scelta
da
Yondaime Hokage come membro della sua scorta personale.
« Ci ha
scelto per la
nostra forza? » aveva chiesto ad un ragazzino con gli occhi
rossi -
evidentemente un membro del Clan Uchiha - quando erano usciti tutti
insieme in
silenzio nella notte nebbiosa.
« No. Siamo
gli unici
rimasti. »
Ma lei non se ne era
curata, o almeno non lo aveva dato a vedere al ragazzetto, che aveva
rincarato
la dose.
« Sai che
per questa
missione sarebbero stati scelti degli ANBU se non fossero per la gran
parte
morti? E che le probabilità che dei bambini
come noi sopravvivano sono
meno del 10 percento? Mia madre dice che... »
A quelle parole Yuki
si
era voltata verso di lui con uno scatto e lo aveva preso per la
maglietta.
« Senti,
quello che dice
tua madre non mi tocca, hai capito... »
« Murai.
Murai Uchiha. »
« Bene,
Murai. Non me ne
frega. So solo che Yondaime Hokage ci ha scelti per una missione, e
tanto mi
basta. »
Prima che il moro
potesse
risponderle un ninja più anziano – anche fin
troppo, per una missione del
genere – li richiamò bruscamente al silenzio, ed i
due chinarono il capo
obbedienti.
A questo pensava la
kunoichi, mentre insieme ai compagni si lanciava tremando contro la
Volpe che,
accortasi dell'intenzione di Minato, aveva concentrato la sua rabbia
contro di
lui in un disperato spasmo di desiderio di libertà.
Si sarebbe distinta,
si
disse osservando quel bizzarro ragazzo Uchiha precederla di pochi
passi, e gli
avrebbe dimostrato di non essere una bambina.
Era tanto concentrata
su
quel pensiero da non accorgersi delle labbra di Murai che si muovevano,
del suo
avvertimento gridato disperatamente.
Si sentì
trascinare via da
due braccia sottili, gettare a terra da un corpo leggero come il suo.
Quando
riuscì a riscuotersi dallo stupore, il corpo del ragazzino
giaceva accanto al
suo, immobile. Aveva deviato un colpo della Volpe diretto a quella che
- negli
attimi prima di morire - aveva definito dentro di sé la sua
compagna di
sventura.
Sbatté le
palpebre,
alzandosi vacillando in piedi, mentre constatava con un mugugno di
dispiacere che
la sua uniforme ninja preferita, quella regalatale da Natsumi per la
sua
promozione a chunin, era strappata sul gomito e macchiata del sangue
che colava
da una piccola escoriazione.
« Cosa stai
facendo lì
immobile? Muoviti ragazzina, fa' qualcosa di utile invece che
piagnucolare! »
« M-ma
Murai... »
Lo shinobi anziano, lo
stesso che aveva rimproverato lei e l'Uchiha durante il viaggio, la
strattonò
violentemente per un braccio e, ignorando le sue proteste per il male
al
braccio, la trascinò sul campo di battaglia.
« Quel
ragazzino è morto,
uno in meno. Tu continua a combattere. »
« M-ma...
che devo fare? »
Lo shinobi
sbuffò
rumorosamente. Detestava quando per le missioni venivano scelti dei
ragazzini
senza un minimo di esperienza. Non che gli importasse più di
troppo che
venissero decimati - in fondo erano in guerra, no? Era la
normalità che i ninja
morissero - ma odiava che gli si chiedesse anche di fare loro da balia.
E in
questo caso l'ordine veniva da Yondaime Hokage in persona.
« Non avrei
voluto che si scegliessero ninja minorenni per
una missione tanto pericolosa ma se secondo te è l'unica
possibilità così sia.
Ti chiedo solo di fare attenzione a loro, non voglio che dei ragazzi
del
Villaggio rimangano uccisi in questa guerra. »
« Fa' quel
che ti pare
ragazzina, non sono affari miei. »
Yuki gettò
uno sguardo
intorno a sé, disperata e incapace di muoversi per il
terrore che le afferrava
l'animo nell'avvertire la presenza della Volpe a così breve
distanza da sé.
Voleva tornare a casa, solo quello. Chiudere gli occhi, addormentarsi e
sognare. Nei suoi sogni, Murai le tendeva una mano, sorridendo.
«
È solo un gioco Yuki,
solo un gioco, guarda, io sto bene! »
Chiuse gli occhi ed un
debole sorriso le increspò le labbra rosee, labbra di
bambina, mentre afferrava
la mano che l'amico le tendeva ed insieme correvano a giocare
là dove la guerra
non è che un ricordo.
[Piccoli
uomini, non grandi eroi, è questa la ricetta della storia]
I nomi di Murai e Yuki
non
rimasero impressi nella pietra, ma solo nella memoria di coloro che li
avevano
conosciuti ed amati.
Per ironia del
destino,
chi venne ricordato fu il crudele shinobi, tanto che il suo nome
è tuttora
ricordato dalle labbra degli abitanti della Foglia: Danzou,
consigliere
della Foglia.
Allora, premetto che
non
dovete prendervela con me per questa cosa che ho
scritto, ma con il
Manzoni e la sua concezione di storia che la prof ci propina ad ogni
interrogazione.
Poi due parole. Yuki e
Murai sono personaggi da me inventati in ogni loro tratto, mentre lo
sfondo
della vicenda è, come tutti ben sapete, realmente esistente
nel manga.
Perché
l'ho scritta? Per un motivo molto semplice,
ed insieme complesso: tutti dicono "Yondaime ha salvato il Villaggio"
e cose simili - ed è vero, non dico di no - ma non
può aver fatto tutto da
solo. Il merito va attribuito anche ai ninja che come i due
protagonisti della
mia storia hanno perso la vita lottando per il sogno della salvezza
della Foglia.
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