Worries and candies
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, dichiaro che i personaggi descritti non mi appartengono, non li conosco personalmente,
non intendo dare rappresentazione veritiera del loro carattere ne offenderli in alcun modo. I fatti narrati non sono successi realmente.
Una dedica speciale a sheswanedrlust per tutto
il prezioso aiuto dato e la sua infiniita sopportazione, aver fatto da
beta, suggeritrice e supporto morale.
Grazie.
Il suo
sguardo preoccupato si posò per l'ennesima volta, quella
sera, su Myles.
Il cantante sembrava non avere più voce per continuare a
cantare come faceva di solito.
Si maledisse una volta perché pensava, ne era certo, che il
malessere del suo fidanzato fosse riconducibile al fatto che pochi
giorni prima si era preso amorevolmente cura di lui quando si era
sentito poco bene. Si maledisse una seconda volta perché non
era riuscito a convincerlo ne a cancellare il concerto ne a ridurre la
scaletta a pochi brani.
La sua preoccupazione crebbe fino a raggiungere quello che Mark credeva
fosse il suo limite massimo quando Myles, poco prima di iniziare a
cantare Cry Of Achilles bevve dalla bottiglietta d'acqua che aveva
vicino a sé e si scusò con il pubblico presente
in sala per la "scarsa" performance, invitando i fans a cantare insieme
a lui.
Avevano suonato solo poche canzoni dall’inizio del concerto
ma Myles, per Mark, era già visibilmente stanco e provato.
Lo guardò con apprensione per tutta la durata della canzone
ed il suo sguardo non era dei più dolci o rassicuranti, era
arrabbiato; non riusciva e forse non voleva nemmeno nasconderlo.
Avrebbe fatto volentieri a meno di vedere e sentire il suo Myles
esibirsi in quel modo, voleva solo prenderlo per mano e portarlo sul
tour bus dove l'avrebbe fatto riposare a dovere e avrebbe vegliato su
di lui; invece no, Myles doveva fare per forza di testa sua e doveva
esibirsi.
'Non voglio deludere
nessuno.' gli aveva detto mentre si trovavano nei camerini
in attesa di salire sul palco e lui si era trovato costretto ad
accettare la scelta del cantante, non poteva impedirglielo.
Il chitarrista però, insieme a Flip e Brian, aveva provato
in ogni modo possibile a persuadere Myles dal cantare per tutta la
durata prestabilita del concerto in programma da mesi, ma il cantante
si era opposto fermamente e aveva rassicurato i compagni dicendo loro
che avrebbe riposato più tardi, a fine serata.
Mark spostò lo sguardo da Myles e si avviò con
decisione sul retro del palco, disse qualcosa ad Ernie che si
allontanò immediatamente. Il chitarrista rimase nella parte
sinistra del palco in attesa del ritorno di Ernie mentre continuava a
suonare e vegliare con sguardo preoccupato sul suo ragazzo. Poco dopo,
mentre stavano risuonando le ultime note di Isolation, vide Ernie con
ciò che gli aveva chiesto tra le mani, gli si
avvicinò senza smettere di suonare e lo
ringraziò; successivamente prese il bicchiere che gli stava
porgendo l'altro uomo e si diresse verso Myles.
Il cantante non si era accorto di nulla, stava riprendendo il centro
del palco quando vide Mark avvicinarglisi, gli sorrise. «
Tieni, è per te. » gli disse il più
giovane; Myles lo guardò stranito ma sorrise leggermente nel
notare che Mark si era preoccupato per lui e stava cercando di farlo
stare un po' meglio con le sue attenzioni. Avvicinò le mani
a quelle di Mark e si soffermò per un breve istante ad
accarezzarle, poi prese il bicchiere di plastica e soffiò.
« Scotta. » disse giustificandosi con un sorriso
mortificato. Mark si limitò ad osservarlo mentre Myles
beveva un piccolo sorso di tè caldo e poi un altro.
Il cantante bevve ancora e successivamente appoggiò il
bicchiere sopra la pedana rialzata dove si trovava la batteria di Flip;
fece un cenno ad ognuno dei compagni e ripresero a suonare.
A fine serata il bicchiere era stato svuotato del suo contenuto da
Myles che aveva continuato a bere il tè tra una canzone e
l'altra.
Appena finì Rise Today, i ragazzi si avvicinarono insieme al
centro del palco per i saluti e le foto di rito; Myles, visibilmente
esausto venne sorretto dalle braccia del suo Mark e Flip.
Non appena si furono spente le luci lo portarono immediatamente nei
camerini dove lo fecero sedere su un divano a due posti in pelle
marrone scuro.
« Grazie Flip. » disse Myles massaggiandosi le
tempie e fece un cenno del capo al batterista che gli sorrise in
risposta. « Amore... » cominciò
debolmente rivolgendo poi la sua attenzione verso Mark, questi si
limitò a guardarlo in silenzio per un istante prima di
avvicinarsi ad un tavolino posto dalla parte opposta del divano dal
quale prese una caraffa e riempì un bicchiere in plastica
che porse a Myles. « Bevi. » disse con un tono di
voce apparentemente calmo; in realtà era molto preoccupato
dalle sue condizioni.
Il cantante accettò volentieri il bicchiere e bevve a
piccoli sorsi quello che si rivelò essere tè
fresco. Godendo della sensazione di sollievo che provò la
sua gola non riuscì a trattenere un mugugno che
evidentemente Mark scambiò per una smorfia di dolore,
perché gli si sedette a fianco e guardandolo attentamente,
preoccupato, gli chiese: « Che cosa c'è Myles? Non
ti sarà venuta anche la febbre, vero?! » e gli
appoggiò una mano sulla fronte trovandola poco
più calda del normale. « No, non mi sembra che tu
abbia la febbre. » disse a bassa voce tra sé e
sé. « Forza, ora andiamo, è meglio che
tu vada a dormire, per oggi ti sei stancato a sufficienza. »
disse poi, alzandosi dal divano e porgendo le sue mani a Myles che le
afferrò, alzandosi sua volta.
« Non sto così tanto male e non mi sento la
febbre. Quel tè era veramente buono. » gli disse
solamente il cantante con un piccolo sorriso sul volto.
« Grazie per avermi lasciato esibire, per me è
stato importante. » gli sussurrò quando vide che
il chitarrista lo stava guardando come se avesse voluto controbattere
alla sua dichiarazione di "non stare così tanto male".
« Ora ti darò ascolto ed andrò a
riposare un po', raggiungi i nostri fans e non preoccuparti, ok?
» aggiunse accarezzandogli le braccia cercando di
rassicurarlo.
Radunò i suoi effetti personali ed indossò la
giacca.
Mark non disse nulla, lo abbracciò e lo baciò
sulla guancia destra prima di uscire insieme a Flip e Brian per dargli
modo di poter raggiungere il tour bus senza essere visto e trattenuto
dai fans che li aspettavano.
Myles alzò il cappuccio della leggera felpa che indossava
sotto la giacca quando sentì l'aria fresca della sera
pungerlo sul viso, voleva evitare di peggiorare le sue condizioni di
salute. Percorse velocemente il tragitto che lo portò dal
teatro nel quale si era esibito al parcheggio poco distante.
Rabbrividendo salì sul bus.
Non vedeva l'ora di chiudere gli occhi e dormire per non sentire il
dolore.
Si cambiò velocemente e mise in carica il cellulare, prese
una bottiglia d’acqua dal frigo e la mise vicino al letto,
scostò le coperte, si stese sul piccolo letto e, appoggiando
il braccio sinistro sugli occhi, si concentrò per non cedere
al mal di testa che faceva girare ogni cosa nello spazio attorno al suo
corpo che cercò di muovere il meno possibile. Cosa che non
gli riuscì a causa della fitta di tosse che lo
colpì obbligandolo a mettersi seduto con un lamento.
Passato l’attacco bevve un sorso d’acqua e
successivamente si sdraiò di nuovo sperando di addormentarsi.
Non era la prima volta che si esibiva quando non era al meglio ma
sperava vivamente di guarire il prima possibile.
Stare male lo faceva sentire uno schifo, per lui suonare e cantare sono
due passioni vitali e non riuscire a farlo in modo adeguato alle
aspettative lo faceva sentire ancora peggio.
Provò a dormire ma non ci riuscì, infatti era
ancora sveglio quando sentì la portiera del bus aprirsi e
successivamente richiudersi.
Sentì dei passi avvicinarsi e poi un click;
spostò lentamente il braccio che gli copriva la visuale per
poi posare il suo sguardo sulla figura in ombra che ora si stava
dirigendo lentamente nella sua direzione. Riconobbe la sagoma ed il
rumore dei passi, erano lenti e cadenzati. Sorrise.
Cercando di fare meno rumore possibile Mark giunse nei pressi dei bunk
e si avvicinò a quello del suo ragazzo per poter controllare
il suo stato di salute. Vide che era sveglio e ciò da un
lato non gli piacque, avrebbe voluto che Myles fosse addormentato
serenamente; dall'altro... Myles sveglio poteva parlare e Mark era
felice quando il suo ragazzo gli parlava, anche se stavolta avrebbe
dovuto farlo parlare poco per non farlo sforzare inutilmente.
Lo salutò posando un bacio sulla sua fronte, poi gli disse:
« Torno subito. » e si allontanò per
andare a cambiarsi per dormire e lavarsi bene le mani; voleva evitare
che Myles potesse venire a contatto con altri batteri rischiando di
peggiorare ulteriormente per un'altra disattenzione da parte sua.
Raggiunse di nuovo Myles poco dopo e lo trovò proprio come
lo aveva lasciato: sveglio, distrutto dalla stanchezza ma con un
piccolo sorriso sulle labbra. Gli occhi azzurri di Myles, scuri nella
penombra del bus, seguivano attentamente ogni suo movimento.
« Come ti senti? » gli chiese sottovoce, per non
disturbarlo troppo mentre gli si sedeva accanto. Myles si
spostò leggermente per permettergli di stare più
comodo ed allungò la propria mano destra verso Mark che la
prese tra le sue e cominciò ad accarezzarla sovrappensiero.
« Benissimo. Ma cosa ci fai qui? »
scherzò Myles sapendo che il chitarrista non gli avrebbe
creduto, data la sua voce roca.
« A quanto pare sei abbastanza in forze per poter
scherzare... Ma come ci riesci? Come puoi scherzare nelle tue
condizioni? » gli chiese, non c'era nulla nel tono della sua
voce che indicasse voglia di scherzare ed evitò volutamente
di rispondere alla domanda che gli venne posta.
« È solo un raffreddore, presto starò
meglio, non farne una tragedia. »
« Ma... » provò il chitarrista
guardandolo serio.
« Non dire che stavolta è
diverso solo perché ora stiamo insieme. » Myles lo
interruppe ancor prima che Mark potesse cominciare a protestare e venne
colto da un altro colpo di tosse.
« Cosa posso fare per farti stare meglio? » gli
chiese successivamente il chitarrista sospirando amaramente, si sentiva
impotente nel vedere il suo ragazzo soffrire e non poter fare molto per
farlo stare meglio.
« Puoi passarmi l’acqua, per favore? »
Myles lentamente si tirò su a sedere e poi prese la
bottiglietta che gli stava porgendo Mark; bevve e dopo aver ringraziato
il suo ragazzo, si stese nuovamente.
« Cerca di dormire un po' adesso. » gli disse il
chitarrista poco dopo, alzandosi e rimboccando le lenzuola in modo che
Myles fosse ben coperto.
« Rimani qui un altro po'? » la domanda di Myles
arrivò subito dopo in un sussurro. Mark si piegò
su di lui, gli spostò i capelli dalla fronte e la
baciò.
« Farò tutto quello che vuoi ma prova almeno a
dormire, chiudi quei tuoi begli occhi e riposa. » gli disse
prima di sfiorare le sue labbra con un bacio leggero. Myles porse la
sua mano al fidanzato come aveva fatto in precedenza e Mark la tenne di
nuovo stretta tra le sue; poi riprese posto vicino a lui e lo
guardò mentre chiudeva gli occhi, sperando che si
addormentasse facilmente.
« Stai tremando, vuoi che prenda un'altra coperta?
» domandò poco dopo il chitarrista notando il
tremore della mano di Myles che non rispose immediatamente.
Gli ci volle qualche secondo per parlare, avrebbe voluto chiedergli di
stendersi vicino a lui e tenerlo stretto, gli avrebbe volentieri detto
che avrebbe fatto a a meno della coperta se ci fossero state le sue
braccia a stringerlo ma non poteva rischiare tanto, Mark avrebbe potuto
ammalarsi di nuovo e quella era l'ultima cosa che Myles voleva per il
suo fidanzato.
« Myles... Ehi... » venne riportato alla
realtà dal tono di voce basso e preoccupato del fidanzato;
lo guardò e gli rispose debolmente: « La coperta
va bene, grazie. »
Mark si alzò, andò alla ricerca di una coperta
tra le scorte di oggetti presenti sul bus e tornò da Myles
nel giro di pochi minuti, sistemò la coperta a scacchi rossi
sul lenzuolo e poi si sedette prendendo di nuovo la sua mano,
scaldandola con il calore delle proprie.
Myles non smise di tremare nemmeno con il calore della coperta aggiunta
da Mark una decina di minuti prima. Mark se ne accorse e si sporse
verso il fidanzato, appoggiò la mano sinistra sulla sua
fronte e la ritrasse subito dopo. « Scotti. »
dichiarò con voce preoccupata. Myles non disse nulla, si
limitò a lasciar andare la mano di Mark che ancora stringeva
la sua e si girò lentamente sul fianco destro. Il
chitarrista si alzò e porse a Myles un antifebbrile e la
bottiglietta d'acqua; riluttante, il cantante prese la medicina,
sperando che facesse effetto il prima possibile.
« Eccoci. Pensavamo di trovarvi addormentati ed invece siete
ancora svegli. » disse Brian a bassa voce non appena mise
piede sul bus, un'ora dopo il ritorno da parte di Mark.
« Tutti e due. » puntualizzò Flip rivolgendo la sua
attenzione ed uno sguardo serio al cantante che salutò
entrambi con un piccolo sorriso dispiaciuto. Aveva provato seriamente a
dormire ma non ci riusciva.
« Com'è andato l'incontro con i fans? »
chiese successivamente; la sua voce era poco più alta di un
sussurro.
Gli sarebbe piaciuto incontrare vecchi amici e persone nuove che, ne
era sicuro, presto sarebbero diventate amiche.
« Bene, è stato molto divertente. »
disse Flip cambiandosi per la notte.
« Oh Myles, avresti dovuto vedere il tuo Mark! Era
nervosissimo e siamo riusciti a trattenerlo solo per un paio di foto ed
autografi. » disse Brian, mentre anche lui si preparava per
dormire.
« Tru... » Myles rivolse la sua attenzione verso
Mark ma s'interruppe, non poteva dirgli nulla, dopotutto si trovava
lì con lui e gli aveva fatto compagnia.
« Voi due… Stare zitti no, vero? » chiese
imbarazzato il più giovane rivolgendosi a Flip e Brian,
prima di coprirsi il viso con una mano.
« No. Assolutamente no! » esclamarono
all’unisono bassista e batterista mettendosi a ridere vedendo
l'espressione imbarazzata dell'amico.
« Non ho fatto nulla di male, ero e sono ancora preoccupato
per te. » disse successivamente tornando a guardare Myles che
gli rispose con: « Ti avevo chiesto di non farlo. »
gli disse debolmente l'altro.
« Non posso farci niente. » provò a
scusarsi Mark con un tono di voce arrendevole.
« Era tutto un: "Myles è da solo" "Se gli
succedesse questo o quest’altro..." "Voglio andare da lui"
"Devo vedere come sta" "Non sono tranquillo". » aggiunse
Brian facendo una pessima imitazione scherzosa del chitarrista.
« Ragazzi, ora basta, piantatela. »
implorò Mark vergognandosi maggiormente.
Flip e Brian si guardarono rimanendo in silenzio ed ebbero
pietà dell’amico, sapevano bene che si sentiva in
colpa e decisero, con un tacito accordo, di non infierire
ulteriormente. Il batterista prese la parola: «Per oggi
abbiamo finito. »
Chris, l'autista, salì sul bus poco dopo, salutò
i musicisti e si accinse a mettere in moto la vettura, pronto a guidare
e portare gli Alter Bridge alla loro prossima destinazione.
« È stata una lunga giornata e quella di domani
non sarà da meno; se avrai bisogno di qualcosa
sarò qui vicino. » disse Mark posando un altro
bacio sulla fronte di Myles che gli rispose con un debole: «
Lo so amore… Grazie. »
« Prova ad addormentarti, su. » gli disse prima di
dirigersi verso il proprio bunk; si stese e poi augurò
« Buonanotte. » a tutta la band, che rispose in
coro all'augurio.
Passarono la notte in viaggio.
Myles rimase sveglio per buona parte del tragitto ma cercò
di non dare troppo fastidio agli altri, che fecero i turni per
controllare che fosse ancora vivo. Quando arrivò il turno di
Mark, dopo il primo di Flip, lui non riuscì a trattenere
oltre la preoccupazione per il suo ragazzo; gli si era avvicinato
lentamente, credendolo addormento ed aveva appoggiato nuovamente la sua
mano sulla fronte di Myles trovandola ancora molto calda. 'Lo sapevo, avrei dovuto
impedirgli di cantare.'
Mark sospirò avendo capito che la medicina non aveva ancora
fatto effetto. Myles lo guardò con occhi assonnati, non
aveva la forza necessaria per rassicurarlo ma debolmente gli disse:
« Va via, non voglio attaccarti la febbre. »
« Non dire sciocchezze. » gli rispose il
più giovane a bassa voce prima di allontanarsi, dirigersi
verso il cucinino e ritornando subito da Myles.
« Cerca di stare fermo. » gli disse successivamente, quando lo vide agitarsi. Gli appoggiò sulla sua fronte una pezza bagnata
con acqua fresca.
« Mark... Va via. » ripeté Myles.
« Dormi amore. » gli rispose fingendo di non aver
sentito le sue parole, gli si sedette accanto e rimase con lui
finché non sentì il bisogno impellente di
stendersi e dormire un po'; sapeva che durante la giornata che li
attendeva, non avrebbe potuto prendersi adeguatamente cura di Myles se
non fosse stato abbastanza riposato.
Brian sostituì la pezza, ormai asciutta, poco dopo le tre e
Flip vegliò sul cantante per ultimo, ma non dovette far
molto perché Myles si addormentò, ormai esausto,
alle prime luci dell'alba.
Brian, Flip e Mark vennero colti di sorpresa nel sentire il lamento di
Myles.
Il cantante si era svegliato, si era vestito con la felpa che aveva
indossato il giorno precedente, aveva il cappuccio sulla testa per
cercare di prendere meno freddo possibile ed ora stava cercando di
reggersi in piedi e di raggiungere i compagni che si trovavano seduti
al tavolo nella zona giorno del tour bus.
Mark si alzò e si precipitò dal suo ragazzo non
appena lo vide e lo prese tra le braccia per sorreggerlo.
« Myles! Cosa ci fai in piedi? Torna subito a letto!
» esclamò Flip preoccupato per l’amico.
« Sono stanco di stare a letto, lasciatemi stare qui con voi
per un po’. » si lamentò Myles a bassa
voce appoggiando le proprie mani sugli avambracci del suo ragazzo che
gli disse: « Solo perché devi fare colazione per
rimetterti in forze, poi te ne torni immediatamente a letto, intesi?
» Myles accennò affermativamente con il capo ma si
pentì perché cominciò a girargli la
testa e non riuscì a tacere un altro lamento sommesso.
Mark lo fece girare nel suo abbraccio e guidandolo da dietro,
appoggiando le mani sui suoi fianchi, lo accompagnò al
tavolo e lo fece accomodare. Gli si mise alle spalle e
spostò il cappuccio della sua felpa per potergli massaggiare
le tempie e la nuca; sorrise nel vederlo spettinato e con l'aria un po'
smarrita, gli sembrava ancora più carino del solito e non
riuscì a trattenersi dall'abbracciarlo cingendogli le spalle
e baciarlo teneramente sulla guancia sinistra.
« Dove siamo? » chiese Myles. « Abbiamo
lasciato Atlanta. » gli rispose gentilmente Flip. «
Hmh… Dove stiamo andando? » chiese poi il cantante
spostando leggermente la testa, lasciando che Mark potesse passare le
proprie dita sulla sua fronte continuando il massaggio.
« A Baltimora. » rispose nuovamente il batterista.
« Tra quanto arriviamo? » volle sapere il cantante,
dopo un momento di silenzio.
« Tra un po' ci fermiamo e scendiamo, poi ci aspettano un
altro paio d'ore in viaggio.« lo informò Flip.
« Cosa vuoi che ti preparo per colazione? » chiese
Mark interrompendo la serie di domande che stava porgendo Myles.
« Hm... Puoi continuare quello che stai facendo e lasciar
stare il cibo? » lo supplicò Myles chiudendo gli
occhi ed appoggiando la testa all'addome del suo ragazzo che, con tono
autoritario, gli disse: « Amore mio, non hai dormito, ti
è tornata la febbre e se mi dici che non vuoi mangiare
nulla... Puoi scordarti di esibirti per il prossimo concerto.
»
« Mark non puoi farmi questo! » esclamò
Myles voltandosi per guardare negli occhi il suo fidanzato con un'aria
seria.
« Calma ragazzi. » intervenne Flip cercando di
tranquillizzarli, poi proseguì: « Myles, Mark ha
ragione, non puoi permetterti di non mangiare nulla, sei ancora debole,
non vorrai crollare sul palco mentre stiamo suonando, vero? »
Myles si girò nuovamente e rispose con un flebile:
« No, non voglio. »
Il più giovane del gruppo si chinò per prendere
il viso del suo ragazzo tra le mani e baciare le sue labbra in segno di
scuse prima di parlagli dolcemente: « Scusami piccolo mio,
non volevo essere così severo. Un po' di tè caldo
ti farà bene, lo vuoi? »
Il cantante accennò un piccolo sorriso in risposta; si
sarebbe sforzato un po' ed avrebbe accontentato gli altri. Mark rivolse
la sua attenzione a Brian, che aveva osservato la scena in silenzio, e
gli chiese: « Puoi preparare il tè che
c'è nella confezione bianca? »
Il bassista rispose affermativamente ed il chitarrista lo
ringraziò, tornando massaggiare delicatamente la nuca di
Myles.
Qualche minuto dopo Brian porse a Myles una tazza di tè
caldo, lui cercò di assaporarne il profumo intenso ed il
calore che sprigionava la tazza pervase le sue dita, successivamente
ringraziò l’amico per il disturbo arrecatogli.
Mark smise di massaggiarlo e gli si sedette accanto accendendo il
televisore, cominciando a fare zapping tra i vari canali
finché si fermò quando vide che stava andando in
onda un film apprezzato da tutti i musicisti. Dovettero aspettare la
fine della pubblicità che intanto scorreva in sottofondo
mescolandosi al chiacchiericcio che si era creato sul tour bus; i
ragazzi si erano messi a raccontare la loro rispettiva opinione sul
film.
« Tieni, mangia anche un paio di questi. » Brian
gli presentò alcune confezioni di biscotti e fette
biscottate. Myles guardò l’ora; erano quasi le
dieci e mezza, non poteva fare una colazione completa a
quell’ora ma non volendo essere rimproverato come un bambino
capriccioso, prese un paio di biscotti e li mangiò,
alternandoli a piccoli sorsi della calda bevanda, osservando con
sguardo assente lo schermo televisivo.
Myles non vide che mezz'ora del film prima di ritirarsi in direzione
del suo bunk e stendersi sotto le lenzuola.
Il bus si fermò, era giunta l'ora di fare una sosta
rifornimento.
« Mark puoi comprare un po' di caramelle? »
domandò Myles rivolgendosi direttamente al suo ragazzo dopo
un po' di tempo trascorso in silenzio, mentre gli altri musicisti
cominciavano a prepararsi per poter scendere dal bus. « Cosa?
» chiese il chitarrista non aspettandosi una richiesta simile
da parte di Myles che spiegò: « È colpa
della pubblicità, mi è venuta voglia di
mangiarle. »
« Va bene. Quali vuoi? » acconsentì Mark.
« Hm... » il cantante sembrò pensarci
attentamente per un attimo prima di cominciare ad elencare: «
Un sacchetto misto con qualche orsetto e quelle alla cola, qualche
marshmellow, ma che siano bianchi, mi raccomando e poi... »
« Myles guarda che lo spot pubblicizzava solo caramelle agli
agrumi. » intervenne Brian.
« Quelle non le voglio. Ah! Prendi anche i vermetti.
» aggiunse infine Myles.
« Ok, vuoi dell'altro? » domandò il
più giovane. « Si, quelle piccole a forma di
banana. » Mark rise nel sentire la risposta del fidanzato ma
non se la sentiva di negargli nulla, avrebbe cercato personalmente e
comprato tutti i tipi di caramelle che gli erano state chieste pur di
accontentarlo; gli si avvicinò e si chinò su di
lui per baciarlo sulle labbra prima di dirgli sottovoce: «
Noi torniamo subito, tu intanto riposa. Ci vediamo tra poco amore mio.
»
« Non scappo, tranquillo, ma torna presto. »
scherzò Myles prima di circondargli il collo con le sue
braccia attirandolo a sé per un altro bacio; poi lo
lasciò andare.
Mark, Flip e Brian furono di parola, non ci misero molto tempo prima di
mettere di nuovo piede sul bus in compagnia dell'autista, che mise in
moto non appena i musicisti ebbero sistemato i vari acquisti nei
rispettivi bunk e spazi in comune.
« Ecco ciò che avevi richiesto. » disse
Mark prendendo posto accanto al suo ragazzo.
« Grazie amore. » gli disse Myles sollevando il
busto ed afferrando con le proprie mani il viso di Mark per baciarlo in
segno di ringraziamento prima di accettare ciò che il
più giovane gli stava porgendo. Estrasse una caramella alla
cola e la gustò con un piccolo sorriso sulle labbra.
« Mark! » disse all'improvviso Myles con la mano
dentro al sacchetto bianco attirando l'attenzione del suo ragazzo che
lo guardò e gli rispose con un semplice: « Hm?
»
« Ti avevo chiesto di lasciarmi l'ultima caramella ed invece
le hai finite, guarda! » esclamò il cantante e
fece vedere a Mark che effettivamente il sacchetto era ormai vuoto.
Era pomeriggio inoltrato ed il sacchetto di caramelle richiesto da
Myles non era rimasto chiuso molto a lungo durante il loro viaggio
verso Atlanta.
« Crudele, sei senza cuore.« lo guardò
con un'espressione ferita. « Potevi anche lasciare
l’ultima caramella al tuo fidanzato ammalato. »
disse successivamente dandogli una leggera sberla sul braccio sinistro.
« Ma non sei stato proprio tu a dire che stavi meglio?
» chiese il chitarrista guardandolo interrogativamente.
« Non significa nulla, avresti potuto accontentarmi.
» sbuffò scontento l'altro.
« E chi ti dice che quella era l’ultima?
» disse il più giovane massaggiandosi il punto
colpito dalla sberla.
Brian e Flip osservarono la scena in silenzio ma si stavano divertendo
parecchio a vedere i due amici battibeccare.
« Cosa? Dici sul serio? Ci sono altre caramelle? Dove?
» chiese Myles tutto d'un fiato cambiando rapidamente
espressione da triste ad incredula.
Non si aspettava che Mark avesse comprato più di un singolo
sacchetto di caramelle, non gliene aveva chieste molte, eppure lui, con
quelle poche e semplici parole, era riuscito a sorprenderlo.
Mark sciolse l'abbraccio e sospirando con fare teatrale, alzando gli
occhi al cielo, raggiunse il suo bunk, frugò nel borsone
nero posto sopra il letto e ne estrasse un sacchetto bianco colmo di
caramelle che porse a Myles, non appena gli fu nuovamente vicino e gli
si sedette nuovamente accanto. « Hai visto che quella non era
l'ultima? Potrai mangiare quella di questo sacchetto; ma non finirle
tutte da solo, ok? » gli disse successivamente, mettendosi a
ridere notando come il suo ragazzo sembrasse felice, nonostante non
fosse ancora guarito completamente, mentre si gustava un vermetto
gommoso rosso e verde.
« Scusami per averti tirato la sberla e per averti chiamato
crudele. » disse il cantante una volta inghiottita la
caramella: era dispiaciuto di aver trattato male il suo ragazzo.
« Non fa niente piccolo mio. » lo
rassicurò prontamente Mark.
« Tieni. » Myles gli porse una caramella che sapeva
essere tra le preferite del suo fidanzato e lui l'accettò
volentieri sorridendo al cantante; successivamente riprese a muovere le
sue dita sulla nuca di Myles per cercare di farlo rilassare ed
addormentare.
« Ne volete una anche voi? » chiese Myles
rivolgendo la sua attenzione verso Flip e Brian, che accettarono di
buon grado le caramelle che vennero loro offerte.
Arrivati ad Atlanta, durante la mattinata, gli Alter Bridge si
dedicarono a varie interviste con i giornalisti e dj delle radio locali.
Dopo pranzo, giunse il momento per i quattro musicisti di dirigersi al
teatro che gli avrebbe ospitati quella stessa sera per provare gli
strumenti.
Myles era stanco, durante la mattinata aveva evitato di parlare il
più possibile per non far sentire la sua voce debole, gli
altri ragazzi lo avevano coperto prendendo la parola e rispondendo ai
vari quesiti dei giornalisti.
L'unica cosa che Myles non riuscì ad evitare fu quella di
ricevere molti sguardi preoccupati proprio da parte degli altri tre
uomini.
Ora Myles camminava lentamente in direzione della camera che
condivideva con Mark, poco distante da lui, e avvertiva fin troppo bene
il mal di testa martellante che si era andato ad aggiungere al mal di
gola; si portò la mano destra sul collo massaggiando
lentamente la gola sopprimendo un colpo di tosse.
« Ehi amore...» chiamandolo, Mark si
girò verso il suo ragazzo e ciò che vide non gli
piacque. Si fermò ed aspettò che Myles lo
raggiungesse, poi lo abbracciò in vita e lo
attirò a sé, appoggiando la propria fronte a
quella del cantante. 'Beccato'
« Sto bene. » mentì l'altro.
« Ahah, davvero? E questi occhi lucidi sono per caso un
sintomo del tuo stare bene, non è così?
» disse Mark sarcastico.
« Mark, ti prego... Lasciami venire al soundcheck, non canterò ma devo almeno provare le chitarre. » implorò Myles distogliendo
lo sguardo, sentendosi anche peggio per essere stato sorpreso da Mark, che gli disse: « Niente da fare, ora mi assicurerò
che tu te ne stia buono buono in camera a riposare come si deve, ti sei
stancato troppo questa mattina. »
« Non voglio riposare, devo provare. »
s'intestardì Myles. « No. » Mark non
demorse.
« Ma... » provò nuovamente il cantante,
prima di essere interrotto da Flip che, con tono conciliante, disse:
« Vedrai che dormire in un letto vero ti aiuterà a
riposare meglio. Non ti devi preoccupare degli strumenti, ci
penserà Ian. »
« Hai sentito? Devi stare tranquillo e pensare a rimetterti
in forze per stasera, non devi fare altro. » lo
rassicurò Mark portando le proprie braccia sulla sua schiena
stringendolo in un abbraccio confortante e confortevole. « E
se io non riposassi voi non mi fareste cantare stasera, giusto?
» chiese Myles rivolgendo uno sguardo divertito a ciascuno
degli altri tre musicisti che si guardarono a loro volta e risposero
all'unisono con un deciso: « Esatto. »
Myles non poteva mettersi contro il volere dei tre amici, dopotutto se
l'esibizione di quella sera fosse andata male lui sarebbe stato l'unico
da dover essere biasimato, ma era anche comprensibile che non lo
volessero far sforzare più del necessario, lo stavano
facendo per il suo bene e la sua salute, lui non poteva continuare a
fare il testardo.
« Va bene, riposerò. »
cedette infine, sospirando.
« Bravo amore mio. » gli sussurrò Mark nell'orecchio destro prima di accompagnare il suo ragazzo in stanza.
« Mark? » chiamò Myles mentre si stava
cambiando i vestiti con altri più comodi; volendo che gli
fosse perlomeno concesso di assistere alle prove, sperava di riuscire a
fargli cambiare idea e che Mark lo accontentasse.
« No, scordatelo. » gli rispose duramente l'altro prima ancora che
il cantante potesse finire di formulare la sua richiesta; doveva
essersi accorto di qualcosa dal suo sguardo.
« Non sai nemmeno quello che stavo per chiederti, come puoi
rispondermi a quel modo? » gli fece notare mettendosi a
letto, sul quale Mark aveva provveduto ad aggiungere una coperta
supplementare, immaginando che Myles potesse di nuovo soffrire e
tremare non solo dal freddo ma anche a causa delle linee di febbre che
non erano ancora scese, mentre lui era occupato con le prove. Non
voleva che Myles fosse costretto ad alzarsi e cercare una coperta
quando poteva benissimo averla già sistemata sul letto.
Alzando la zip della propria felpa, il chitarrista lo guardò
serio, gli si avvicinò, rimboccò le coperte e poi
gli rispose: « So bene cosa passa nella tua testolina e puoi
lasciar perdere: non puoi venire alle prove e stancarti ulteriormente,
devi stare a letto per riposare e recuperare un po' le forze.
» il suo sguardo si era via via addolcito nel vedere
l'espressione corrucciata del fidanzato.
Myles non poteva controbattere, se voleva esibirsi doveva saltare le
prove, ormai era chiaro; annuì a malincuore, non voleva
lasciare da soli i tre compagni.
« Ok, ok. Starò qui in camera. » si arrese mettendo davanti a sé
le proprie mani.
« Bene, vedi di non fare nulla di strano, dormi e se proprio
non ci riesci mi prometti che almeno ci proverai? Se dovessi aver
bisogno di qualcosa chiamami. » gli disse Mark appoggiando le
sue labbra su quelle di Myles.
Il cantante si sistemò meglio sotto le coperte e poi,
sorridendo lievemente, disse: « Sissignore! » prima
di essere interrotto dal bussare alla porta.
Mark andò ad aprire e fece entrare Brian e Flip che si
avvicinarono subito al letto.
« Siamo venuti a salutarti e per portar via il tuo Mark,
dobbiamo andare. » disse il batterista.
« Oh... Pos... » provò il cantante.
« No Myles! » esclamarono contemporaneamente gli
altri tre.
« Volevo solo un ultimo bacio. » disse a bassa voce
e con lo sguardo triste.
« E va bene, fate in fretta. » acconsentirono Brian
e Flip lasciando un po' di spazio agli amici perché
potessero salutarsi.
« Ti amo. » disse Mark dopo aver baciato Myles
sulle labbra che gli rispose con: « Anch'io ti amo, anche se
non mi vuoi alle prove. » prima di tirarlo nuovamente a
sé e baciarlo ancora; sui visi di entrambi c'erano dei
piccoli sorrisi.
« Basta così. » Flip interruppe le
effusioni dei due amici, Myles sbuffò scontento e Mark rise
della sua espressione, prima di avviarsi con Brian e Flip verso la
porta.
« Brian, per favore, vieni qui un momento. » disse
infine Myles rivolgendosi al bassista prima che chiudesse la porta.
« Cosa c'è? Non ti sei ancora arreso? »
gli chiese avvicinandosi. « No, non è per
quello... Puoi chiamarmi quando inizierete le prove? Sono sicuro che
non mi addormenterò tanto facilmente, vorrei potervi
ascoltare per un po'. » implorò Myles.
« Non penso che sia il caso... Se Mark lo scoprisse
andrà su tutte le furie e lo sai com'è fatto.
» disse Brian per evitare di incappare in guai seri con
l'amico.
« Non ci scoprirà, fidati, dovrai solo mettere il
telefono in vivavoce su uno dei miei amplificatori, suonare e
andrà tutto bene. » lo rassicurò il
cantante.
« E se... » provò il bassista che venne
preceduto da Myles che disse supplichevole: « Mi
basterà ascoltare qualche canzone. »
« E va bene, potrai ascoltare solo un paio di canzoni, poi
dovrai riattaccare e dormire, ok? »
« Ok, certo... Grazie. » rispose il cantante
guardando l'amico con gratitudine.
« Ma se ci scopre sono affari tuoi, non mi va di avere a che fare con Mark quando si arrabbierà; perché si arrabbierà, me lo sento. » disse Brian con voce grave.
« Ahhh, Brian smettila, non dirlo! »
esclamò Myles.
« Ehi, voi due, ora basta perdere tempo, Marshall datti una
mossa, altrimenti rischiamo di fare tardi. » disse perentorio
Flip, che era tornato indietro per recuperare il bassista, che rispose
con un semplice: « Ok, ok, arrivo. » prima di
avvicinarglisi.
« A più tardi ragazzi. » li
salutò il cantante.
« Ciao Myles. » lo salutarono gli altri due.
Myles prese il suo cellulare che si trovava sul comodino, lo mise sul
cuscino ed aspettò impazientemente la telefonata di Brian.
Ingannò l'attesa, di circa mezz'ora, mangiando un paio di
caramelle a forma di banana.
Rispose immediatamente non appena sentì squillare il proprio
cellulare.
Myles sentì distintamente la voce di Mark dire: «
Bene ragazzi, cominciamo con Cry. » e chiudendo gli occhi,
immaginò di essere sul palco assieme agli amici: si vide
nell'attesa di suonare le note muovendo le dita sul manico della
chitarra, scambiare qualche sguardo d'intesa con Mark e cominciare a
cantare muovendosi a tempo con la musica.
Muovendo a malapena le labbra, cantò le parole della canzone
sottovoce, fermandosi per ascoltare Mark suonare il suo assolo.
« Questa andava bene, ora proviamo Ghosts, ok? »
« Ok! » risposero Flip, Brian ed Ian. Anche Myles
cantò la canzone, sempre a bassa voce e continuando a tenere
gli occhi chiusi.
« Ehi, Brian c'è qualche problema? »
chiese il più giovane rivolgendosi al bassista, che,
ritornando al proprio posto sul palco, rispose con: «No, no,
nessun problema.« in modo piuttosto evasivo. La cosa non
sfuggì al chitarrista che guardò Brian per un
istante prima di rivolgere la sua attenzione verso Flip; il batterista
annuì deciso, diede il tempo e cominciarono a suonare Waters
Rising.
Mark, mentre cantava e suonava, notò distintamente Brian che
si muoveva nei pressi degli amplificatori di Myles con aria
circospetta; senza dare il minimo preavviso gli si fece più
vicino e smise improvvisamente di suonare, guardò il
bassista con un'espressione indecifrabile ed allungò la
propria mano desta verso un oggetto che si rivelò essere il
cellulare di Brian.
« Che succede? » gli chiese senza smettere di guardarlo dritto negli occhi.
Brian distolse lo sguardo non riuscendo più a reggere quello
di Mark.
« Nulla, non è come sembra. » gli
rispose a bassa voce.
« Ah... E come sembra? » chiese il più
giovane che ancora stringeva il cellulare, lo osservò
più attentamente e vide che la persona all'altro capo della
linea aveva appena riagganciato.
« Chi era? » chiese successivamente.
« Nessuno d'importante, lascia stare, ridammi il telefonino e
finiamo le prove. » disse Brian allungando la propria mano
destra verso quella di Mark aspettandosi di riavere il proprio
cellulare. Il chitarrista non accontentò la richiesta
dell'amico ma, sospettoso, gli disse: « Cosa nascondi Brian?
Non ti sarai cacciato in qualche guaio, vero? »
« Cosa? Oh... No, no, non mi sono andato a cacciare in qualche
guaio, non ancora perlomeno... » gli rispose il bassista, ma
l'ultima parte della frase la sussurrò, temendo che Mark
potesse intuire qualcosa, ed allora sì, a quel punto Brian
si sarebbe trovato in grossi guai, proprio come aveva predetto.
« Allora spiegami che cosa sta succedendo. » gli
disse preoccupato Mark, non capendo cosa stesse nascondendo l'amico.
« Non posso. » gli rispose Brian evitando
nuovamente il suo sguardo.
« Perché no? » volle sapere
testardamente Mark.
« Per favore non insistere. » implorò il
bassista sentendosi a disagio.
« Ma Brian... » provò il più giovane prima di essere interrotto
dalla voce di Flip, che attirò l'attenzione dei due amici
dicendo: « Ehi ragazzi, che cosa state complottando?
Sapete... Mi sento un tantino escluso. »
« Nulla Flip, Brian si sta solo comportando da stupido.
» gli rispose candidamente Mark che non aveva smesso di
guardare Brian per ottenere una sua reazione, che non tardò
ad arrivare: « Ehi, calmo con le parole, non sto facendo
niente di male, era solo un favore per... » Brian
s'interruppe di colpo, realizzando solo in quel momento che stava
cadendo nella trappola di Mark rivelando ciò che gli aveva
chiesto di fare Myles. Non poteva farlo. Tacque ed
indietreggiò di qualche passo.
« Guarda chi era. » la voce di Flip
arrivò al chitarrista e lui si voltò verso il
batterista che indicò con un cenno del capo ciò
che Mark stringeva nella mano destra. Brian guardò
esterrefatto Flip, con le sue poche parole lo aveva sicuramente
condannato ad un altro terzo grado da parte di Mark e sapeva fin troppo
bene che non aveva alcuna via di scampo, Mark si sarebbe arrabbiato e
lui non sarebbe sfuggito alla sua furia.
« Brian... Parla. » gli disse Mark per l'ultima
volta.
Il bassista non disse nulla ed il più giovane scorse
l'elenco delle ultime chiamate. "Myles" era il primo nome che comparve
dalla lista. Mark controllò l'orario e si stupì
non poco nel notare che la telefonata era cominciata quando avevano
iniziato il soundcheck.
« Che cosa significa? » chiese poi, riportando l'attenzione su Brian.
« Niente Mark, te l'ho detto. » rispose vagamente il bassista.
« Non mi pare che sia "niente". Dimmi che cosa sta succedendo
e come mai hai chiamato Myles all'inizio delle prove. » Mark
era risoluto nel voler scoprire la verità;
proseguì ed il suo tono si fece più preoccupato:
« Sta male? »
« No Mark, non preoccuparti. Myles sta bene, per quanto possa
stare bene nelle sue condizioni... Dovresti parlare con lui.
» gli rispose Brian.
« Ma noi abbiamo lasciato Myles credendo che avrebbe
riposato. » anche Flip disse la sua.
« Appunto. Cosa gli è saltato in mente? E cosa
c'entra la telefonata? » Mark davvero non capiva,
posò la chitarra su uno dei suoi amplificatori, poi
parlò: « Vado da lui per assicurarmi che stia bene
e poi, non appena tornerò, finiremo le prove; voi...
»
« Non ti lascerò andare da solo, vengo insieme a
te. » lo interruppe Brian che, per quanto avesse detto a Myles
che se la sarebbe dovuta cavare da solo non lo avrebbe davvero lasciato in balìa della furia di Mark.
« Vengo anch'io. » aggiunse Flip raggiungendo i due amici; sentiva che era meglio non restare lì ad aspettare.
Ian non disse nulla quando vide i tre musicisti andare via,
chiamò Ernie ed insieme finirono la preparazione degli
strumenti. I tecnici del suono assieme ai tecnici delle luci si
assicurarono che tutto funzionasse a dovere per la serata.
Myles si era lasciato cullare dalle note di Waters Rising e dalla voce
di Mark; mancava davvero pochissimo che si addormentasse ma quando si
rese conto che il fidanzato stava per scoprire il favore chiesto a
Brian riagganciò senza pensarci due volte. Si sarebbe
scusato con il bassista non appena gli sarebbe stato possibile.
Mark, accompagnato da Brian e Flip, aveva premuto sull'acceleratore del
furgoncino ed aveva raggiunto l'hotel in poco meno di dieci minuti.
Raggiunsero la camera di Myles e Mark salendo i tre piani di scale a
piedi. Il chitarrista inserì la chiave magnetica nella
serratura della porta ed abbassò la maniglia.
Tirò un sospiro di sollievo nell'intravedere, nel buio della
stanza, la figura di Myles sotto le coperte che gli dava la schiena e
sembrava non aver notato la presenza degli altri tre; gli si
avvicinò e lo chiamò piano. Il cantante,
immobile, non rispose.
« Myles. » il tono di voce di Mark era fermo e
serio, continuò: « Cosa pensavi di fare? Te ne
stai qui e fai finta di dormire, quando invece dovresti riposare sul
serio per recuperare le forze. Dimmi perché hai chiamato
Brian, avanti. »
Myles si strinse impercettibilmente tra le lenzuola; questa volta si
era sbagliato: Mark, come aveva sospettato Brian, li aveva scoperti ed
ora sembrava intenzionato a capire cosa avevano architettato.
« Sai perfettamente che so riconoscere quando stai facendo
finta di dormire e non te la caverai tanto facilmente, dimmi cosa passa
in quella tua testa dura che ti ritrovi. »
proseguì il chitarrista sedendoglisi accanto continuando ad
osservarlo.
« Uh? Ragazzi? Che cosa ci fate qui? » chiese Myles
con un filo di voce, girandosi lentamente e stiracchiandosi, avendo
intravisto la luce filtrare dal corridoio quando gli altri tre
musicisti entrarono nella stanza.
« Smettila, non prendermi in giro. » Mark non aveva
voglia di scherzare ed il cantante rabbrividì nel sentire il
suo tono di voce perentorio.
« Cosa vuoi che ti dica Mark? » chiese inizialmente
Myles con un'espressione delusa e corrucciata per essere stato
scoperto; successivamente, spostando lo sguardo sul bassista,
proseguì: «Scusa Brian, avrei dovuto darti
ascolto, invece sono stato egoista e non mi sono comportato da buon
amico. »
« Non ti devi preoccupare Myles, non è successo
nulla di grave. » gli rispose Brian rassicurandolo.
« Ragazzi... Cosa sta succedendo? Io non ci sto capendo
niente. » disse Flip ridendo per spezzare la tensione.
Myles sospirò e prendendo la mano sinistra di Mark con la
propria mano destra, si accinse a parlare: « Ho chiesto a
Brian di farmi ascoltare un paio di canzoni dal soundcheck. Volevo
sentirmi più vicino a voi, non avrei voluto lasciarvi a
provare da soli. » gli strinse maggiormente la mano
intrecciando le loro dita, poi riprese: « Non avresti dovuto
accorgerti di niente fino alla fine della canzone, così non
lo avresti saputo, invece hai scoperto tutto e siete piombati tutti qui
per farmi raccontare la verità. » poi
abbassò la testa vergognandosi.
« Vuoi dirmi che ho fatto tutto questo casino, mi sono
preoccupato ed arrabbiato con Brian solo perché volevi
ascoltare le prove? » chiese Mark, incredulo. Myles, alzando
la testa, lo guardò e sorrise ancora una volta, poi
annuì in silenzio.
« Non potevi chiederlo senza mantenere tutta questa
segretezza? » chiese Flip; in effetti era piuttosto semplice.
Myles si rivolse direttamente al fidanzato: « Non avevo
scelta, sapevo e so fin troppo bene che qualcuno non me lo avrebbe mai
permesso. » Stavolta fu Mark ad annuire prima di baciare
delicatamente le labbra di Myles.
« Perché devi riposare. » dissero in coro il più giovane, Flip e
Brian sorridendo allegramente.
« Siete impossibili, lo sapete? »
scherzò il cantante fingendosi indispettito tornando a
sdraiarsi e sistemarsi per bene sotto le coperte; Mark ne
approfittò per tastargli di nuovo la fronte: era ancora
più calda del normale.
« Brian... Ti devo chiedere di scusarmi. Non era mia
intenzione insultarti. » disse il chitarrista rivolgendosi
direttamente al bassista mentre si alzava dal letto per raggiungere il
suo borsone posto dall'altra parte della stanza.
Brian gli rispose con: « Come ho già detto a Myles
non importa. So che quando c'è di mezzo lui tu non capisci
più niente e ti preoccupi anche troppo. » prima di
scoppiare a ridere nel vedere l'espressione scandalizzata dell'amico.
« Questo è vero. » affermò
Flip unendosi alla risata di Brian che presto coinvolse anche i due
fidanzati. Mark, continuando a ridere, si sedette nuovamente accanto a
Myles e gli porse una pastiglia di antifebbrile; il cantante la
inghiottì con un sorso d'acqua; successivamente, il
chitarrista cominciò a massaggiargli la nuca e la base del
collo sovrappensiero, sapendo che il fidanzato si sarebbe rilassato.
« Amore? » chiamò Myles attirando
l'attenzione di Mark, poco dopo. « Sì? »
arrivò l'immediata risposta.
« Visto che non avete finito le prove per Waters Rising, mi
permetti di ascoltare solo un'altra canzone? »
provò speranzoso il cantante.
Il chitarrista scrutò brevemente le espressioni di Brian e
Flip prima di rispondere: « Vorrei tanto dirti che puoi
ascoltare un'altra canzone ma siccome mi hai fatto preoccupare e
abbiamo perso tempo tornando in albergo, conta che dobbiamo tornare al
teatro... Mi dispiace ma non te lo posso permettere. Tu devi stare
tranquillo e dormire, non mi va di doverti trascinare sul palco sapendo
che non sei in forma e non sei completamente riposato, per poi doverti
portare di corsa nei camerini com'è successo l'altra sera.
»
« Nemmeno una? » chiese il cantante, notando con
dispiacere le espressioni serie dei tre amici e ricevendo in risposta
un silenzio che non ammetteva repliche, si arrese definitivamente ed
annuì.
Mark, alzandosi dal letto, gli prese il viso tra le mani e lo
baciò, prima di dirgli l'ennesimo: « No.
»
Successivamente si prese un momento per guardarlo negli occhi e fargli
comprendere silenziosamente che non era un "no" arrabbiato, ma dettato
solamente dalla sua preoccupazione.
« Ok, non insisterò oltre, però sappi
che non sono d'accordo. » disse Myles dopo qualche istante,
scatenando un'altra risata generale che spezzò
definitivamente la tensione degli attimi precedenti.
« Ci vediamo più tardi, dobbiamo andare a finire
le prove, sai, non vorrei mai che il concerto di stasera venisse
cancellato... » lo minacciò scherzosamente il
chitarrista; Myles sgranò gli occhi prima di serrarli e
coprirsi la testa col lenzuolo, segno che voleva essere lasciato in
pace per poter dormire, non volendo rischiare seriamente di essere la
causa della cancellazione del concerto.
Flip e Brian sorrisero nuovamente, lo salutarono e poi uscirono dalla
camera; Mark si attardò per poter prendere il lenzuolo
stretto tra le dita di Myles, abbassarlo lentamente e lasciargli un
ultimo bacio sulla tempia prima di allunarsi un po' per afferrare un
paio di caramelle dal sacchetto posto sul comodino del cantante.
Myles riaprì gli occhi ed afferrandogli il polso sinistro, prima che
il chitarrista potesse allontanarsi, sottovoce, gli disse: «
Mark, la tua voce è così bella... Mi stavo per
addormentare. » successivamente sorrise nel vedere il
cambiamento d'espressione del fidanzato che non riuscì a
trattenersi dal ricambiare con un sorriso altrettanto dolce e baciarlo
teneramente sulle labbra.
Uscì sapendo, o meglio, sperando vivamente, che il suo
fidanzato stavolta riuscisse a dormire.
Era appena finita One Day Remains ed ora si trovavano sul palco, al
buio.
Si stava dirigendo verso Ernie, che avrebbe preso la chitarra che aveva
appena usato e gli avrebbe posto quella che avrebbe dovuto usare
successivamente, quando si sentì afferrare la maglietta da
dietro e successivamente un paio di braccia cingerlo attorno alla vita.
« Ciao Mark... » la voce di Myles arrivò
alle sue orecchie in un sussurro. Il più giovane si
girò nell'abbraccio e spostando la sua chitarra strinse a
sé il suo cantante, con il buio prolungato per il cambio
strumenti poteva permettersi di abbracciarlo senza che nessun altro
potesse vederli.
« Stai bene piccolo? » gli chiese per sicurezza.
Myles annuì ma si rese conto che Mark non lo aveva visto
bene; allora gli prese il viso tra le mani e lo accarezzò
delicatamente prima di rispondere con un semplice: «
Sì. » ed avvicinare le proprie labbra a quelle del
chitarrista e baciarlo inizialmente in modo tenero. Anche Mark aveva
posato le sue mani sul viso di Myles e lo aveva accarezzato sulle
guance prima di spostarle per intrecciare le dita nei capelli del
cantante approfondendo il bacio.
I loro corpi erano molto vicini e nessuno dei due sembrava volersi
staccare e mettere fine a quel contatto sempre più profondo.
Serviva ad entrambi: a Myles semplicemente perché gli andava
di baciare Mark, ora che stava meglio non voleva lasciarsi sfuggire
nessun'altra occasione e voleva rassicurare il suo fidanzato; a Mark
per avere la certezza che Myles stesse davvero bene come gli aveva
detto.
Dopo essere stato sorpreso e preso improvvisamente alle spalle, il
cantante lo aveva fatto preoccupare non poco, ma il chitarrista si
rilassò nel percepire la dolcezza di quel contatto.
« Stai andando bene ma te la senti di continuare? Hai bisogno
di una pausa? » il più giovane non poté
far a meno di far trapelare la sua preoccupazione quando Myles mise
fine al bacio, appoggiando la fronte nell’incavo del suo
collo.
« Sì amore, ce la faccio, tranquillo. »
gli disse in un sussurro tornando a guardare davanti a sé e
scrutare nel buio del palco per poi notare che Ian ed Ernie, tra le
quinte, stavano cercando di attirare la sua attenzione e quella di
Mark: presto si sarebbero riaccese le luci e loro dovevano cambiare le
chitarre in fretta.
« Dobbiamo sbrigarci, tra poco accenderanno le luci.
» constatò il cantante avendo intravisto Ian;
sciolse lentamente l'abbraccio lasciando scivolare le sue braccia dal
busto del suo ragazzo, non volendo separarsi dal calore di quel
contatto.
« Solo un attimo... » gli disse Mark stringendolo
nuovamente a sé; lo baciò ancora una volta e poi
lo liberò dall'abbraccio, incamminandosi verso Ernie. Myles
sorrise e poi si avviò verso Ian.
Il resto del concerto trascorse senza intoppi ne pause troppo lunghe,
Myles stava visibilmente meglio: si prese del tempo per parlare con i
fans tra una canzone e l'altra e scambiò vari sorrisi con
Flip, Brian e Mark, loro ricambiarono ogni sguardo e sorriso contenti
di vedere il loro Myles stare bene ed essere felice mentre si stavano
esibendo.
Lasciarono Flip e Brian davanti alla porta della camera che
condividevano ed augurarono loro la buonanotte. Scambiandosi un
abbraccio e qualche bacio a fior di labbra arrivarono nella loro stanza
d'hotel e si sorrisero per l'ennesima volta in quella sera, il concerto
era andato bene e loro erano molto felici.
Si cambiarono velocemente e si stesero nel letto, ogni tanto si
baciavano teneramente.
« Mark... Se mi stringi così non riesco a
respirare... » disse Myles con un po' di
difficoltà poco dopo.
Nella penombra della stanza Mark
aprì gli occhi ed osservò la posizione di
entrambi: gli si era steso praticamente addosso circondandolo non solo
con le braccia ma anche con una gamba, impedendogli di muoversi e
respirare adeguatamente.
Nonostante la stanchezza, si scostò velocemente e
allontanò in malo modo il cantante dall'abbraccio in cui
l'aveva stretto. Si mise seduto, accese la piccola lampada posta sul
comodino e guardò Myles con orrore.
Con il suo voler essere protettivo aveva finito con l'essere incauto,
aveva stretto un po' troppo Myles e gli aveva fatto del male. Si
sentiva una persona orribile: non bastava il fatto che si sentisse in
colpa per non aver impedito a Myles di avvicinarglisi quando si era
sentito poco bene un paio di giorni prima, ora l'aveva schiacciato con
il suo peso. Non poteva andare peggio di così.
Lo guardò mortificato. « Scusami, io... Non
succederà più. » cominciò
con tono di voce piatto e debole prima di zittirsi improvvisamente, per
poi allontanarsi maggiormente da Myles. Spense la luce e si stese di
nuovo sotto le lenzuola candide. Si girò e diede le spalle
al suo ragazzo.
Era arrabbiato con sé stesso. Voleva soltanto tenerlo al
caldo e al sicuro ed invece...
Chiuse gli occhi.
Myles, dopo aver nuovamente acceso la luce, allungò il
braccio sinistro verso quello del chitarrista che si ritrasse
ulteriormente nel percepire il caldo tocco leggero delle sue dita.
« Mark? Girati, dai. » lo pregò il
cantante ancora con la mano sollevata a mezz'aria.
Mark non si girò ne parlò, si limitò a scuotere
leggermente la testa in segno di diniego.
« Perché? » chiese gentilmente Myles in un primo
momento.
Tra i due passò qualche istante di silenzio, spezzato solo
dai loro respiri leggeri.
Non ricevendo alcuna risposta da parte del suo ragazzo, Myles, con tono
di voce calmo e rassicurante, riprese a parlare: « Amore, non
è successo nulla di irreparabile, sei stanco e...
» il cantante rise tra sé e sé per un
momento ripensando a come il chitarrista gli si era sdraiato addosso,
coprendolo, poi continuò: « Non mi hai fatto
niente. Sto bene, guarda tu stesso. »
Mark non si mosse di un centimetro. Myles non si arrese e
chiamò nuovamente il nome del suo ragazzo prima di
avvicinarglisi ed appoggiare la mano destra sulla sua schiena. Il
chitarrista si ritrasse ancora dal contatto e cercò di
sistemarsi meglio sotto il lenzuolo distanziandosi maggiormente.
« Tru... » disse il cantante sperando che il
soprannome attirasse l'attenzione dell'altro.
Ricevette in risposta un
altro allontanamento.
Myles sospirò e si guardò attorno in cerca di
qualcosa in quella stanza d'albergo sconosciuta, eppure così
tanto simile a molte altre in cui era stato, finché il suo
sguardo cadde sul suo zaino appoggiato su una delle due piccole
poltroncine in legno e velluto raso verde scuro che facevano parte
dell'arredamento.
Si alzò dal letto facendo meno rumore possibile e raggiunse
il suo zaino; se ricordava bene lì dentro, da qualche parte,
poteva esserci qualcosa che gli avrebbe permesso di avere di nuovo il
suo amato Mark, con il suo sorriso, il suo sguardo dolce e le sue
braccia che avrebbero stretto il suo corpo con affetto in pochi istanti.
'Eccole!'
Aveva trovato ciò che cercava. Aprì il sacchetto
che teneva tra le mani e tirò un sospiro di sollievo quando
vide che le caramelle preferite di Mark non erano finite.
Ritornò a letto ma non si stese, si mise in ginocchio e si
sporse oltre la schiena di Mark che non si mosse sentendo il materasso
piegarsi leggermente sotto il peso di Myles.
« So che non stai dormendo, quindi apri la bocca. »
gli disse piano.
Il chitarrista, nonostante avesse sentito la richiesta, rimase fermo;
Myles gli pungolò più volte la guancia sinistra
con il dito indice.
« Allora? » il cantante si sporse maggiormente per
poter vedere se il suo ragazzo avesse perlomeno aperto gli occhi.
« Non la vuoi? » gli chiese successivamente ma Mark
non dava segni di voler accontentare le richieste del cantante.
«Non vuoi nemmeno vedere cosa ho qui? Sei proprio sicuro che
non ti interessa, eh? » lo tentò nuovamente.
Myles a volte sapeva di essere un tormento con le sue domande
trabocchetto e anche Mark lo sapeva benissimo; il chitarrista sapeva
inoltre che il suo fidanzato non lo avrebbe lasciato dormire
finché non gli avesse dato retta, decise così di
aprire un occhio e si ritrovò faccia a faccia con il bel
viso sorridente di Myles.
« Ciao. » lo salutò dolcemente il
cantante. « Ti sei deciso a dirmi che succede? »
gli chiese di nuovo spiegazioni.
Mark lo osservò e poi parlò con voce calma:
« Cos'hai di tanto interessante da farmi vedere? »
Myles sembrò ponderare per un momento la domanda che gli era
stata posta e la risposta che avrebbe dato, il suo sguardo si
illuminò e poi, con tono innocente, disse: «
Hmmm... Non sono certo di volertelo dire, faresti prima ad aprire la
bocca, così potrai scoprirlo tu stesso. »
Mark non sapeva cosa aspettarsi dal suo ragazzo che spesso era ancora
un'incognita per lui ma questo non era un problema, anzi, gli piaceva,
poteva scoprire tutti i lati del suo Myles poco alla volta e
ciò gli andava benissimo.
Sorrise lievemente e poi aprì la bocca e rimase in attesa;
il cantante lo stava guardando ma ad un certo punto, qualche momento
dopo, non sembrò più contento.
« Ho fatto ciò che mi hai chiesto... Cosa c'è che non
va adesso? » gli chiese il chitarrista notando il cambiamento
d'espressione del fidanzato.
« Ho cambiato idea: girati e lo scoprirai. »
Mark sospirò sonoramente e provò a girarsi ma si
fermò in tempo prima di schiacciare di nuovo Myles.
« Amore mio... Dovresti spostarti un po'. »
Il cantante si spostò e ne approfittò per
sistemarsi sotto le lenzuola; Mark si girò tranquillamente
verso Myles che si avvicinò ed appoggiò la sua
testa sopra la spalla di Mark. Il chitarrista rimase fermo ad osservare
quello che stava facendo il suo ragazzo.
Myles allungò una mano dietro la sua schiena e prese il
sacchetto bianco che aveva nascosto alla vista di Mark e
successivamente lo appoggiò sul corpo del chitarrista.
« Myles, è questo sacchetto ciò che
volevi farmi vedere? » gli chiese curioso. « Non
proprio amore. » rispose vagamente il cantante.
« Posso vedere cosa c'è dentro o…?
» provò il più giovane.
« No, potrai farlo solo quando mi avrai abbracciato. » gli disse
con tono di voce serio avendo notato che Mark non lo aveva ancora
stretto a sé da quando gli si era avvicinato.
Mark non abbracciò il suo fidanzato come egli si aspettava;
aveva paura di schiacciarlo com'era successo poco prima e non voleva
rischiare ancora una volta. « Ehi Mark che cosa stai
aspettando? » gli chiese Myles che stava cominciando a
preoccuparsi seriamente.
« Fermo. » gli disse il chitarrista quando Myles
provò ad avvicinarsi e ad abbracciarlo stringendosi
maggiormente al corpo del chitarrista come era solito fare quando si
trovano a letto.
« Come scusa? Perché? » gli chiese
successivamente, alzando la testa dalla spalla di Mark. Myles non
capiva lo strano comportamento del fidanzato.
« Non... Non voglio schiacciarti e farti altro male.
» ammise Mark, vergognandosi.
Myles prese il braccio di Mark e lo passò attorno alle
proprie spalle, si allungò verso il chitarrista e, mentre
gli accarezzava il viso, lo baciò con passione. «
Mi farai male solo se non mi abbracci. » gli disse poi,
guardandolo intensamente negli occhi.
« Sì ma... »
« Non succederà nulla se tu mi stringerai come fai
sempre. » cercò di rassicurarlo immediatamente
Myles.
« Appunto, non posso stringerti, ti farei male. Te ne ho
già fatto a sufficienza attaccandoti il raffreddore e non
facendo attenzione come invece avrei dovuto fare.« si
scusò il più giovane.
« È solo per questo che non mi stai abbracciando?
» gli chiese Myles mentre gli rivolgeva uno sguardo stupito.
Mark non disse nulla, fece solo un cenno d'assenso con la testa.
« Non ti devi sentire in colpa, non è colpa tua se
mi sono ammalato, succede ogni volta che siamo in tour, ormai dovresti
saperlo; stavolta è toccato prima a te e poi a me, non
è stata una tua scelta ammalarti ma io ho scelto di
prendermi cura di te ed ora tu stai facendo lo stesso. Non ti devi
sentire in colpa. » ribadì fermamente il cantante
e poi proseguì: « Puoi stringermi per tutto il
tempo che vuoi senza preoccuparti. »
« Come puoi dirlo? Poco fa ti ho schiacciato. Ti è
tornata la febbre e stai delirando, vero? » gli chiese Mark
allungando una mano che appoggiò sulla fronte di Myles come
già aveva fatto più e più volte in
pochi giorni.
« No, sto bene ma starei meglio se tu mi coccolassi un po'...
» disse Myles cercando di far sorridere il fidanzato, che
obbedì avvicinando maggiormente a sé il corpo del
fidanzato, cominciando ad accarezzare la sua schiena e posando dei
piccoli baci sul suo viso.
« Non puoi chiedermi di non preoccuparmi per te. »
gli disse dolcemente cominciando ad accarezzargli la nuca con movimenti
lenti.
« E va bene: preoccupati pure ma fallo mentre mi stringi.
» acconsentì il cantante che, sorridendo
lievemente, si sistemò meglio nell'abbraccio stringendo Mark
a sua volta. Anche il più giovane sorrise.
Appoggiando nuovamente la testa sulla spalla di Mark, Myles
allungò una mano ed estrasse un paio di caramelle dal
sacchetto; mangiò un marshmellow bianco, porse un orsetto
dorato al fidanzato e poi l'abbracciò.
« Non ce ne sono molte. » constatò Mark
soppesando il sacchetto con la mano che non stringeva Myles.
« Già. Ma se vuoi l'ultima possiamo dividerla. » propose il cantante.
« No, è tutta tua. »
« Anche se fosse l'ultimo orsetto dorato? » gli
chiese Myles sapendo che Mark adorava quel tipo di caramelle.
Il chitarrista sembrò pensare attentamente alle parole che
aveva appena sentito. « Sì, te la lascerei
comunque. Te l'ho promesso. » gli disse poco dopo.
« Davvero? » Myles non pensava realmente che Mark
avrebbe rinunciato ad un qualcosa che gli piaceva solo per mantenere
una promessa. Il chitarrista annuì in silenzio prima di
baciarlo.
« Devi amarmi proprio tanto. » disse Myles a bassa
voce, quasi sovrappensiero, sorridendo leggermente.
« Ma certo che ti amo. Anche più di un orsetto
dorato. » gli rispose Mark sicuro dei suoi sentimenti.
Myles sorrise ancora di più di come stesse già
facendo e lo baciò sulle labbra prima di allungarsi per
prendere qualche altra caramella.
« Le vuoi finire tutte adesso? » chiese Mark
guardando il fidanzato che continuava a mangiare i dolciumi
Ricevette in risposta un affermativo: « A-ha. Sono poche. »
poi prese anche lui un paio di caramelle e disse: « Ok, ma
una volta che saranno terminate non avrai più scuse per non
dormire e riposare per bene. Sono stato chiaro? » Myles
annuì.
« Oh oh. Mark, le abbiamo quasi finite. » disse
Myles poco dopo.
Tra una caramella, un bacio, una coccola e l'altra, il sacchetto era
quasi vuoto.
« Ci sono le ultime due caramelle e… Sei
fortunato, sono entrambe due orsetti. »
Il cantante ne vuotò il contenuto sul palmo della mano
destra, gettando con un bel tiro il sacchetto bianco nel cestino poco
distante.
« Sei molto fortunato, uno è dorato, hai visto?
» fece vedere le due caramelle a Mark che prese
l’orsetto blu, lasciando a Myles quello che preferiva.
« Mark, che cosa fai? Puoi prendere questo. » il
cantante cercò di scambiare le caramelle ma il
più giovane mangiò quello che teneva tra le dita
e poi baciò il suo ragazzo. Mettendo fine al bacio gli
disse: « Forza, mangiala, poi potremo dormire, coraggio.
»
« Perché l'hai fatto? » voleva sapere il
cantante.
« Myles... Mangia quella caramella e mettiti a dormire.
» disse Mark con un tono di voce fintamente minaccioso, sulle
sue labbra c’era un sorriso.
« Spiegamelo. » insistette Myles, serio.
« Per nessun motivo preciso, mi andava di mangiare
quell'orsetto blu e l'ho mangiato. » spiegò il
chitarrista, non capendo come quell'informazione potesse fare la
differenza per il suo amato cantante.
« Ma quelli dorati sono i tuoi preferiti. » disse
Myles, ovvio.
« No, non è vero, sei tu quello che preferisco.
» gli disse mentre gli posava un bacio sulla sua fronte.
« Mi hai paragonato ad un orsetto gommoso? » lo
guardò sentendosi offeso.
« Ahahah, no amore, solo ad un orsetto. » rise Mark
rassicurando il suo ragazzo con un altro bacio sulle labbra prima di
proseguire: « Ora cerca di dormire, è tardi e non
sei ancora guarito del tutto, devi riposare. »
« Hmh… Va bene. » concesse il cantante
sopprimendo uno sbadiglio.
La stanchezza cominciava a farsi sentire.
Myles mangiò l’ultimo orsetto con un piccolo
sorriso sulle labbra, Mark aveva mantenuto la sua promessa, era stato
comprensivo e l’aveva accontentato coccolandolo come gli
aveva chiesto; ora toccava a lui fare altrettanto.
Si sporse per poter bere un sorso d’acqua dal bicchiere posto
accanto alla lampada, spense la luce e diede il bacio della buonanotte
al fidanzato, poi si coricò di nuovo, sistemandosi per bene
nell’abbraccio del chitarrista che, con un sorriso sul volto,
gli disse a bassa voce: « Buonanotte orsetto mio. »
Myles lo sentì e si strinse maggiormente al corpo di Mark
mugolando un sommesso: « Buonanotte Tru. »
Mark continuò ad accarezzare lentamente la nuca di Myles
finché non lo seppe addormentato.
Ascoltò il suo respiro lento e regolare e sorrise nel buio
della stanza.
Myles ora respirava con più facilità rispetto
agli ultimi giorni, era un buon segno, stava guarendo e presto sarebbe
stato bene.
Appoggiò nuovamente la sua mano destra sulla fronte di Myles
e lo baciò un’ultima volta; successivamente
guardò l’orario della sveglia digitale posta sul
comodino a fianco a sé, lesse le cifre luminose rosse che
segnavano le 11:59 PM e si decise a chiudere gli occhi, ormai esausto
dagli eventi accaduti in giornata, sapendo che nulla, per ora, avrebbe
disturbato lui ed il suo Myles che dormiva tranquillamente tra le sue
braccia.
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