Goten
arretrò quando vide quell’essere che lo puntava.
Avrebbe tanto voluto
sbagliarsi, ma non era così.
Quell’essere
spaventoso voleva proprio lui.
Il saiyan
inghiottì un bel groppo di saliva, mentre si
portava vicino al suo avversario: un guerriero degno di questo nome non
si tira
mai indietro, anche se la sfida si preannuncia impossibile.
Il mostro
partì all’attacco.
Erano colpi precisi e
mirati quelli che sferrava:
puntavano dritti ai suoi punti deboli, che quell’essere
spietato conosceva
anche troppo bene, e che sfruttava senza riguardi.
Il povero ragazzo
incassava come meglio poteva, incapace
di contrattaccare.
Si agitò
inquieto sui piedi, attendendo ansioso l’attacco
finale.
Che arrivò.
Inesorabile, temibile,
impietoso, si abbatté con violenza
su di lui.
Il ragazzo
avvertì le ginocchia cedergli.
Basta, era finita.
Aveva dato il meglio di
sé, ma c’erano nemici contro cui
neppure un combattente del suo calibro poteva nulla.
L’essere lo
fissò con uno sguardo raggelante, corrugando
il viso in un’espressione di biasimo e delusione.
Evidentemente, si
aspettava che il giovane si sapesse
difendere meglio.
Goten
abbassò rassegnato il capo, in attesa della
sentenza finale.
Il suo nemico
inspirò a fondo, prima di comunicargli il
verdetto.
-Goten-
sospirò la prof. –Anche stavolta non hai aperto
il libro, vero?-
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