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SALTO NEL BUIO
"Ascoltami bene, Paolo", disse un ragazzo con i corti capelli scuri e la
barba leggermente incolta ad un suo amico in sella ad una moto. "Quel tipo mi
sembra uno che sa il fatto suo...", continuò guardando un altro ragazzo,
anch'esso in sella ad una moto.
"Non preoccuparti, Dario!", lo tranquillizzò l'amico mentre teneva il casco
fra le mani. "Non sarà certo un motociclista da quattro soldi con una moto
modificata a farmi paura; su queste strade ciò che occorre è il coraggio".
"Ed io ne ho da vendere!", ribadì con estrema convinzione il misterioso
centauro prima di allacciarsi con cura il casco; poi scalciò sulla pedalina di
accensione della moto e dallo scaricò partì un ruggito metallico.
Paolo, a sua volta, serrò sotto al mento il laccio del casco, mise a folle ed
accese la sua moto, una Enduro 50 conosciuta da tutti i ragazzi della
zona come la moto modificata più veloce che esista.
Tutt'attorno vi era una piccola folla di giovani dall'aria festosa.
Come una nera e lucida serpe, la strada scendeva a valle in un susseguirsi di
curve assai insidiose ed oltre il guard rail, ad attenderli in caso di
sfortunato evento, metri e metri di vuoto.
Ragazzi e ragazze osservavano i contendenti con aria affascinata, i loro
occhi erano eccitati dal brivido della sfida e dall'illegalità della contesa; di
notte la strada era assai poco trafficata e la moda si era diffusa rapidamente
fra i possessori di scooter e motocicli.
Ci si radunava in cima: il primo che arrivava giù aveva vinto e dopo un
rapido susseguirsi di messaggi, le varie compagnie si riunivano per assistere
allo spettacolo.
I ragazzi più grandi si portavano sul sellino le ragazze più belle, mentre a
quelli più giovani toccavano gli amici a piedi oppure le ragazze meno
appariscenti.
Paolo alzò lo sguardo al cielo nero tempestato da tanti puntini luminosi,
prima di posarlo sul suo avversario e sulla sua moto: un mezzo dalle gomme
larghe e così basso da sembrare appiccicato al suolo, mentre il rumore che
emanava era indice di una corposa elaborazione.
"Tutto si giocherà sulle frenate", pensò Paolo. "Quella moto ha sicuramente
un'accelerazione fulminea e tiene ottimamente la strada".
Dario diede un ultimo tiro alla sua lucky strike e si portò sulla riga
bianca al centro della strada davanti ai due sfidanti ormai pronti e
concentrati. Gettò a terra il mozzicone di sigaretta, sbuffò un fumo denso ed
acre dalla bocca e alzò le braccia al cielo per richiamare l'attenzione su di
sé; poi le abbassò di colpo e gridò: "VIA!".
Le due moto schizzarono lasciandosi dietro una nuvola di fumo bluastro finchè
il rombo dei motori si fece più lontano dopo le prime curve.
Dario contò rapidamente fino a dieci e poi saltò sulla sua moto, caricando
una bella ragazza e scese a valle per seguire l'andamento della corsa. Insieme a
lui scesero i ragazzi più grandi, alcune ragazze si affrettarono a farsi
accogliere sulle moto per scendere a loro volta... ma i due contendenti tenevano
un ritmo indiavolato ed era impossibile cercare di raggiungerli.
Paolo, 17 anni, ragazzo sognatore e spensierato.
Centauro misterioso, età ignota, atteggiamento burino ma allegro.
Paolo si mangiava una curva dietro l'altra, scalava, staccava, piegava e
riapriva, ma l'alto baricentro del suo mezzo era d'ostacolo nelle curve in
piega; di conseguenza non riusciva a staccare il suo avversario dalla scia
nonostante il vantaggio della perfetta conoscenza del tracciato. Ciò lo
innervosiva non poco, portandolo spesso a commettere piccoli errori di
traiettoria.
"Il cimitero dei fifty...", pensò Paolo preoccupato. "Quella è una
curva tosta, parte larga per poi restringersi di colpo, costringendoti a
rallentare bruscamente... ma sarà lì che lo staccherò!".
Il Centauro misterioso rimase incollato al portatarga del rivale lungo tutti
i tornanti, avvicinandosi nelle staccate e perdendo metri sui brevi rettilinei,
dove l'enduro a marce sfoderava un'accelerazione degna di una moto di maggiore
cilindrata; tuttavia era tranquillo e sicuro di vincere. Il suo avversario
evidenziava chiari segni di nervosismo e poi aveva visto il curvone largo
stringersi di colpo; il suo avversario sarebbe stato costretto a rallentare a
causa del battistrada stretto da enduro che offriva molta meno aderenza rispetto
alle gomme larghe del suo scooter. Lì lo avrebbe superato tenendosi prima
all'interno per poi fiondarsi all'esterno appena toccato il punto di corda della
curva.
Ciò significava tagliare alla cieca la curva... una mossa rischiosa, ma
l'unica possibile per aggiudicarsi la vittoria. E così fu: il Centauro
misterioso infilò Paolo come aveva previsto, passando stretto e sparandosi
largo.
Paolo, preso in contropiede, allargò la traiettoria mettendosi con entrambe
le ruote sulla ghiaia sul bordo della strada.
Fu un attimo; un attimo fatto di dolore, scintille e un gran fracasso. Un
attimo in cui asfalto e stelle si mescolarono e si scambiarono di posto per più
di una volta. Un attimo lungo e freddo, di paura e delusione... un attimo
interminabile... e poi, come panacea di ogni male e timore, il buio più
totale.
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