And I've been looking at the stars

di M4RT1
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And I’ve been looking at the stars

For a long long time

 
Finnick guardava le stelle.

Lo faceva sempre, quando usciva da casa di una delle donne che richiedevano il suo corpo.

Si chiudeva la porta alle spalle – di solito una di quelle di lusso, colorate con tinte tenui e ornate d’oro – e appoggiava la schiena allo stipite, sospirando. I segreti in mente e le mani vuote. La camicia stropicciata. I capelli arruffati, la gelatina ormai sciolta. Gli occhi spenti.

Finnick guardava le stelle.

Lo faceva sempre, quando una delle sue donne lo riaccompagnava all’ingresso.

Si chiudeva la porta alle spalle e fissava il cielo. Blu contro arancione, le luci cittadine che lo riempivano dello stesso bagliore del fuoco.

Notte in fiamme che non aveva mai nulla di quella del suo Distretto, scura e profumata di mare.

Eppure, Finnick continuava a guardare le stelle.

Anche quando era in ritardo per il treno, si fermava ad ammirarle.

Piccoli punti di luce identici per tutta Panem. Come una rivincita, un qualcosa che neanche Snow in persona avrebbe potuto sottrarre al suo popolo. Come i suoi segreti. I segreti in mente e le mani vuote. Tracce sbavate di rossetto. La bocca stretta, i pugni chiusi. La testa bassa.

 
And I’ve been looking at you

For a long long time

 
Finnick guardava lei.

Lo faceva sempre, quando entrava in casa dell’unica donna che lo volesse davvero.

Si chiudeva la porta alle spalle – la porta di legno scuro che tutte le case del Distretto avevano – e appoggiava la schiena contro il muro imbiancato a calce, sorridendo. La mente libera e le braccia tese. La maglietta umida. I capelli pettinati, freschi di doccia. Gli occhi luminosi.

Finnick guardava lei.

Lo faceva sempre, quando correva a dargli il benvenuto.

Si chiudeva la porta alle spalle e la fissava. Capelli rossi contro la stanza chiara, il sorriso più acceso del fuoco nel camino. Concerto di colori che non avevano nulla da invidiare a Capitol City.

Infatti, Finnick continuava a preferire lei.

Anche quando era in ritardo per il treno, si fermava a salutarla.

Vincitrice fragile che solo lui poteva avere. Come una rivincita, un qualcosa che neanche Snow in persona avrebbe potuto sottrargli.

Come il suo amore. La mente libera e le braccia tese. Abbraccio aspettato a lungo. Il sorriso largo, le mani tra i suoi capelli. La testa sulla sua spalla.




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