Vent'anni dopo

di Magica Emy
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L’aria gelida di quella mattina sembrava non promettere niente di buono. Il cielo grigio, coperto da nubi scure e minacciose avrebbe presto lasciato il posto a un’antipatica pioggia scrosciante, ne era sicuro. L’inverno era alle porte. Ma anche se non si fose accorto del tempo ci avrebbe sicuramente pensato il suo umore a lasciar presagire l’arrivo della nuova, odiata stagione. L’erba secca continuava a scricchiolare a ogni passo sotto quelle suole consumate, segno evidente che forse qualche goccia d’acqua sarebbe davvero servita a migliorare la situazione del pianeta, ma quello non era di sicuro il momento più adatto per perdersi in certi pensieri. La sua mente era da tutt’altra parte adesso. La sua memoria continuava a ripercorrere la strana e dolorosa discussione avuta con Fanny solo pochi attimi prima che uscisse di casa, sbattendo la porta con un gesto forse un po’ troppo plateale, ma comunque senza voltarsi indietro. Detestava il nuovo produttore, e non solo perché di cognome faceva Fava e già solo per questo avrebbe dovuto distruggergli i connotati assestandogli un bel pugno sul naso, ma anche perché le stava troppo addosso. Non sopportava di vederla così distante, così totalmente dipendente da quel beduino impomatato che si credeva chissà chi e che l’aveva spinta a tagliarlo quasi completamente fuori dalla sua carriera di cantante, progetto su cui fin dall’inizio avevano invece investito insieme. Era ancora il suo manager cazzo, non poteva trattarlo così! Eppure Fanny aveva stretto accordi con quell’idiota senza nemmeno prendersi la briga di consultarlo, e adesso si ritrovava a ricevere accuse ingiuste da entrambi come se fosse un perdente. Uno che non sa fare il proprio lavoro. Bè, la verità era un’altra e glielo avrebbe dimostrato…solo non adesso, perché aveva bisogno di calmarsi. Nella sua vita c’era stata una sola persona in grado di fargli saltare i nervi al pari della sua attuale fidanzata, forse anche di più ma quella era un’altra storia, lo sapeva bene e rivangarla adesso sarebbe servito solo a riaprire vecchie ferite. Tuttavia, di tanto in tanto continuava a tornargli in mente, stuzzicando il suo cuore per mescolarsi alla realtà e rendendo vano ogni tentativo di concentrarsi su qualsiasi altra cosa che non fosse quell’allegra risata contagiosa, o le lettere che componevano il suo nome. Il nome che amava spesso percorrere e accarezzare con gli occhi della mente, anche quando non avrebbe dovuto. Quel nome che ormai non avrebbe più pronunciato perché lo aveva promesso a se stesso, perché era l’unico modo che aveva per andare avanti. Per dimenticare per sempre. Ma come si può dimenticare qualcosa che, nonostante gli anni trascorsi non riesci mai, mai a smettere di rivivere? Era un dilemma, un doloroso e pressante dilemma su cui smettere di arrovellarsi. A cominciare da adesso. Immerso in quegli strani pensieri Christian non si accorse di aver già varcato i cancelli della nuova casa di Hèléne e gli altri. Un’enorme villa immersa nel verde con un buffo non so che di principesco che gli faceva sempre venir voglia di scoppiare a ridere ogni volta che ci metteva piede, anche se non lo avrebbe mai confessato alla sua amica. Non voleva certo rischiare di offenderla oppure ferirla, del resto il suo futuro marito si era davvero fatto in quattro per trovare a tutti un nuovo posto dove vivere dopo il terribile incendio notturno che lui stesso aveva causato, e che aveva distrutto praticamente tutto. Per fortuna nessuno di loro ne era rimasto davvero coinvolto, ma ci sarebbe voluto un sacco di tempo per far tornare l’allegria e la serenità di un tempo nei cuori di tutti. Chissà, forse questo tanto atteso matrimonio ci sarebbe riuscito una volta per tutte. Anche se le cose da sistemare e organizzare erano ancora tante, ed era proprio per questo motivo che si trovava lì. Nicolas aveva insistito per farsi aiutare a ridipingere le pareti del colore scelto da Hèléne il più in fretta possibile, altra nota stonata in quella tetra mattinanta che proprio non gli andava giù. Insomma, possibile che non gli dispiacesse neanche un po’? Perché mai lui, uno dei suoi più cari amici era così impaziente di dare il proprio contributo nei preparativi del matrimonio della sua ex? La sua ex seria si intendeva, perché in fondo di una storia seria si era trattato, almeno fino al momento in cui…bè, non era più il caso di pensarci ormai. Probabilmente era solo felice per lei, doveva smetterla di immaginare cose assurde. Eppure gli sguardi che si erano lanciati l’ultima volta non erano certo sfuggiti alla sua attenzione, chissà se qualcun altro li aveva notati. No, non era dell’umore adatto per mettersi a indagare sulle questioni di cuore altrui. Gli bastavano già le proprie. Il rumore improvviso e insistente di un clacson lo costrinse d’un tratto a voltarsi, riportandolo bruscamente alla realtà. Una realtà che all’improvviso assumeva nuovi, inaspettati colori.
- Ehi, se non ti togli immediatamente dalla strada sarò costretta a investirti, lo sai vero?
Quella voce…una voce che avrebbe riconosciuto tra mille, poiché impressa nella sua memoria come una dolce istantanea.
- Johanna?
È tutto ciò che fu in grado di dire mentre la osservava scendere dall’auto e trascinarsi dietro una piccola valigia scura, rendendosi conto solo vagamente di aver appena rotto la promessa che tanto faticosamente era riuscito a fare a se stesso, dopo la sua ultima partenza. Non la vedeva da almeno due anni e ritrovarsela davanti così all’improvviso lo aveva completamente spiazzato, impedendogli di compiere anche un solo passo verso di lei che, bella e solare come sempre lo scrutava ora con curiosità crescente, storcendo la bocca in una delle sue solite, buffe espressioni che aveva sempre trovato meravigliose.
- Allora? Hai intenzione di restartene lì come un salame ancora per molto, oppure ti decidi a darmi un abbraccio?
Accidenti, non era affatto cambiata…




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