La Strana

di Araicks
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Camminava a passo spedito, il polpaccio diventava sempre più duro e doloroso a causa dell'acido lattico che sgorgava nei suoi muscoli. Camminava Marylin, con i riccioli neri che fluttuavano da una parte all'altra, impiastricciati dalla poggia contro l'impermeabile giallo limone. Il ronzio della strada rimbombava nelle sue orecchie creandole un senso di confusione alimentato dalla luce chiara e fastidiosa che tingeva il cielo. Diede un'occhiata veloce all'orologio: segnava cinque minuti alle sedici; rischiava di arivare in ritardo. Il cuore, a causa di un mix tra una fisiologica accelerazione dovuta alla corsa e quella fastidiosa sensazione di ansia che le si era impossessata dello stomaco, batteva precipitoso nel suo petto, rimbombando nella cassa toracica. Correva adesso, calpestando distrattamente le foglie secche che le si presentavano lungo il cammino. Correva ed immaginava l'incontro, immaginava il suo sguardo. La reazione delle pupille alla sua vista. Aveva appena compiuto 18 anni, ma si sentiva ancora una bambina. Era timida e spaventata all'idea d'incontrarlo, nonostante fosse diventata una routine. Scorse da lontano il rosso fiammante della maniglia posta sulla porta che la separava dal suo studio. La spinse, con tutta la forza che aveva nel corpo, scaricando l'ansia che le si era creata e di cui non riusciva a liberarsi. Tremava come una foglia al vento d'autunno, tremava di gioia. Salì di fretta la rampa di scale, ad ogni passo la testa le girava, ma non aveva alcuna intenzione di fermarsi. Allen era lì. La spalla appoggiata allo stipite della porta in una posizione rilassata e disinvolta. Pacato, sereno e sorridente come il suo solito.

-“Ciao tesoro, ti stavo aspettando.” la salutò, con la sua voce tranquilla.

Dei pantaloni neri di velluto gli abbracciavano le cosce, una camicia blu notte lasciata aperta in prossimità del colletto. La giacca marrone sembrava essere stata cucita per lui. La fissò intensamente negli occhi com'era solito fare, senza dire una parola. Marylin fu costretta ad abbassare lo sguardo per l'imbarazzo mentre lui strofinava la barba grigia tra l'indice ed il medio.

-”Ho tante cose da raccontarle, dottore”

-”Sono qui per questo.”

Gli occhi verdi e vispi di Allen la fissavano curiosi, sembravano custodire segreti malinconici ed inconfessabili. Lei a fissarli si perdeva in un abisso di cui non riusciva a vedere il fondo, timida si rtraeva per paura che questi potessero inghiottirla e non lasciarla più riemergere.

-”Anche io, poi, ho bisogno di raccontarti una cosa” irruppe lui.





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