L'idea era finire
questa storia in tempo per la mezzanotte, ma oggi ero distrutta e
comunque è ancora il 6 in una buona metà del mondo!
Una piccola nota
prima di iniziare: si tratta di un seguito di Beetle of
Friendship, anche se non è necessario averla letta per
capirci qualcosa. E c'è una RinAi molto vaga. Sono due note,
ok.
Buona lettura!
“Yamazaki-senpai,
cosa pensi di regalare a Momo-kun?”
La domanda lo
sorprende un poco, posta ai primi di dicembre appena, ma conosce
Aiichirou come una persona abbastanza ansiosa e l'idea che pensi ai
regali di Natale già adesso non lo sorprende più di
tanto.
Alza lo sguardo
dalla rivista che stava sfogliando distrattamente e concentra lo
sguardo sul kohai. Lui ai regali di Natale ci ha pensato solo
distrattamente. Di solito poi è qualcosa che si festeggia più
in coppia che tra amici, ma non gli dispiace poi molto pensare di
passarlo con i suoi nuovi compagni di squadra.
“Delle
conchiglie. O delle forme ad incastro.” risponde, piatto, senza
pensarci poi troppo.
Aiichirou lo guarda
con gli occhi sbarrati, la bocca appena aperta come se avesse detto
la cosa più assurda del mondo, poi scoppia a ridere, una
risata fragorosa che un po' lo mette in imbarazzo.
Cos'ha detto di
tanto strano?
“Yamazaki-senpai!
Momo-kun non è una vera lontra!” esclama, tenendosi la
pancia.
Sousuke guarda
altrove, borbotta qualcosa di indefinito anche per lui, il sottofondo
della risata di Aiichirou che non sembra voler scemare.
Il tre dicembre,
Sousuke sta assistendo ad un allenamento, seduto in panchina come è
costretto a fare da qualche mese. Rin è andato su tutte le
furie quando gli ha chiesto di uscire dalla squadra e lui è
rimasto. Rin gli ha detto che ha un occhio migliore del suo per i
movimenti dei nuotatori e lui ha voluto crederci.
Gli piace essere
utile, anche se non lo è più nel modo in cui vorrebbe
esserlo.
Gli piace
soprattutto che le persone pensino che i suoi consigli siano utili,
vedere come nuotatori come Aiichirou o Momo abbiano fatto progressi
anche grazie a lui... quello lo riempe decisamente di orgoglio.
“Yamazaki-senpai!”
Non fa in tempo a
distogliere lo sguardo dalla piscina che sente due presenze ai lati,
due presenze che sono appena uscite dall'acqua e hanno probabilmente
voglia di tormentarlo.
“Yamazaki,
Yamazaki! Cosa regali a Momo?” domanda Minami e Sousuke non può
che avere un déjà-vu. Uozumi, accanto, si piega per
entrare nel suo campo visivo, l'espressione preoccupata che stona sul
suo viso dai lineamenti marcati e lo rende quasi buffo.
“Yamazaki-senpai,
non abbiamo idee, volevamo regalargli un insetto, ma a Kazuki non
piacciono e io ho un po' paura, non sappiamo cosa scegliere.”
si lamenta, le sopracciglia corrucciate.
“Tu cosa gli
regali?” aggiunge Minami, speranzoso.
Sousuke passa lo
sguardo da uno all'altro, poi guarda la piscina, notando l'assenza
del rosso. Lo trova in piedi accanto ad Aiichirou, lo sguardo rivolto
verso il trio, le braccia incrociate al petto ed un'espressione
indefinibile sul volto.
Cosa sta succedendo
al mondo?
“Mi sembra un
po' presto per pensare a Natale...” azzarda, tornando alla
coppia.
“Eh? Natale?”
chiede Minami, stupito. “Vuoi dire che non sai che il
compleanno di Momo è il sei?” aggiunge, sembrando allo
stesso tempo preoccupato e offeso.
Offeso da cosa, di
preciso?
Il compleanno.
Avrebbe dovuto pensare prima che anche Momotarou doveva festeggiare
una ricorrenza del genere, una volta l'anno. Si ricorda i compleanni,
di solito, ma a Momo a dirla tutta non ha mai chiesto la data.
Considerando la
sensazione di gelo che non proviene dai due nuotatori fradici ai suoi
lati e che gli trasmette il sapere che non può addurre a scuse
come “il Natale è per le coppie” con un compleanno
e che, forse, l'idea della pallina di gomma a forma di pesca che ha
visto non è il regalo migliore per un'occasione del genere,
probabilmente avrebbe dovuto pensarci prima.
“Momo, hai
tempo oggi pomeriggio?”
Nella testa di
Sousuke la scena era un po' diversa.
C'era Momo che
usciva dalla classe per la pausa, c'era lui che riusciva ad
intercettarlo in un luogo poco affollato e gli poneva quella domanda
in tono casuale e Momo che rispondeva allo stesso modo.
D'altronde hanno
appurato che sono amici e gli amici escono anche insieme senza un
motivo preciso. Anche se lui ha un secondo fine, ma questo il rosso
non deve saperlo.
Non si aspettava che
Momo non uscisse dalla classe, non si aspettava di doverlo chiedere
dalla porta, di doverlo ripetere perché ha biascicato e di
attirare l'attenzione di tutti i suoi compagni di classe.
Venti paia di occhi
lo fissano in silenzio senza sbattere le palpebre, prima che il
vociare dell'intervallo riprenda, ma è abbastanza per farlo
vergognare come un cane.
Momo rimane in
silenzio a guardarlo, però, le guance rosse, le dita che si
tormentano a vicenda. Sembra improvvisamente minuscolo, in quella
classe e quell'impressione è l'unica cosa che trattiene il
senpai da scappare gridando.
Aspetta che si alzi
e gli vada incontro, lo segue in un corridoio più calmo e gli
dice soltanto che si vedranno per le tre davanti alla camera. Non ci
sarebbe bisogno di nascondersi per dirlo, ma la voce di Momo è
così sottile, così diversa dal solito, che a Sousuke
sembra improvvisamente normale, quella scelta.
Si incontrano alle
tre del pomeriggio in corridoio, ma Sousuke esce un po' prima, come
se restare in camera con la giacca e le scarpe fosse stupido, ma fare
la statua vivente davanti alla stanza, invece, perfettamente ok.
Nei cinque minuti
infiniti che passa a fissare la porta gli sembra che tutta la squadra
di nuoto si sia messa d'accordo per passare proprio da quel corridoio
e si affossa mano a mano sempre di più contro il muro, quasi
nella speranza che possa riassorbirlo in camera.
Non dovrebbe essere
così nervoso, in fondo vuole solo fare un giro in città
con Momo per capire cosa potrebbe volere per il suo compleanno. E non
è che gli importi davvero qualcosa dei compleanni, ma al
ragazzo sembra di sì, quindi lui può solo adattarsi.
Senza contare che
Momo gli ha regalato Momopyon, un cervo volante, per il suo
compleanno e deve aver speso una fortuna in attrezzatura... una
pallina a forma di pesca non sembra proprio una grande idea.
Momo lo sorprende
quando non sta guardando la porta, punzecchiandogli la pancia con un
dito. Sobbalza e fa un passo in avanti, quasi travolgendolo. Lui ride
e Sousuke non può che sentire un misto di disagio e felicità,
nel sentirlo.
È strano
essere felici se qualcuno ride della sua goffaggine? Sa che non lo fa
per cattiveria, per cui...
“Dove vuoi
andare?” chiedono, in contemporanea e il più piccolo
sembra sorpreso. “Credevo volessi la mia compagnia per andare
da qualche parte!”
Sousuke scuote la
testa, ma non può dirgli la verità, per cui alza le
spalle soltanto.
“Avevo voglia
di uscire con te.” risponde, avviandosi verso l'uscita prima
che Momotarou possa ribattere.
Non si guarda
indietro finché non sono sulla strada, immerso in un silenzio
a cui non è abituato, con quella compagnia. Quando lo fa, è
per notare quanto rosso sia in viso il kohai e chiedersi se abbia
davvero così freddo.
Nota le mani nude e
si sfila i guanti, porgendogli.
“Momo,
insomma.” lo rimprovera.
Momo sembra soffrire
il freddo più di ogni altra cosa e non è la prima volta
che gli presta qualcosa con cui coprirsi, ma lo vede esitare, il
respiro che si condensa in piccole nuvole davanti al viso.
“Grazie.”
sussurra, quasi inudibile, infilandosi i guanti troppo grandi.
Il rossore non
sembra volerne sapere di abbandonare il suo viso.
Momo resta in
silenzio per tutto il viaggio, appoggiato al finestrino per guardare
fuori, senza però commentare tutto come al suo solito. È
abituato al suo entusiasmo per qualsiasi cosa e la mancanza di quel
rumore di fondo che caratterizza le loro solite uscite finisce per
preoccuparlo.
Posa una mano sulla
sua fronte, senza preavviso. Dev'essere gelato, ma corruccia le
sopracciglia nel vederlo agitarsi e scuotere la testa.
“Sei caldo.
Stai male?” chiede, meditando se sia il caso o meno di
comprargli un cappello. Ultimamente ne ha visti molti con le
orecchie, l'idea di un Momo con un cappello buffo in testa non gli
sembra così strana, anzi.
Il ragazzo balbetta
qualcosa, nascondendo la bocca nella sciarpa, poi fa un respiro
profondo e torna a guardarlo.
“Sto bene.”
risponde finalmente, la voce chiara e un po' più simile alla
solita. “È un po' strano trovarsi in giro da solo con il
senpai.” ammette, come se potesse veramente essere un problema.
Sousuke è
perplesso.
“Non siamo mai
usciti da soli?”
Il ragazzo scuote la
testa, sorridendo appena.
“Abbiamo
sempre retto la candela alla coppia sposata.”
Il maggiore ride,
prima di scuotere la testa.
“Ora non
lamentarti, non hai Rin in stanza che sospira e rotola nel letto ad
ogni nuovo messaggio.”
La risata di Momo è
così forte che alcuni passanti si voltano, ma Sousuke reputa
che quel piccolo segreto che gli è sfuggito sia stato utile
alla causa e non gli importa.
Aspetta che smetta
di ridere e gli sembra per un attimo che le luci natalizie che
illuminano la strada rendano quella risata più bella.
Forse è solo
essersi preoccupato per lui ed aver scoperto che sta bene.
Eppure non può
fare a meno di pensare che Momotarou sembri bellissimo, sotto quelle
luci.
“Devi comprare
qualcosa?” chiede, prima che il pensiero sembri troppo reale.
Ma è tardi, perché ha scaldato le sue guance e non gli
sembra di stare tanto bene.
Momo scuote la testa
e ridacchia ancora.
“È
tutto il giorno che non riesco a mangiare nulla, ora all'improvviso
ho fame! Fermiamoci da qualche parte, al caldo!” precisa
all'ultimo, alzando l'indice come se dovesse sottolineare che non è
giornata da andarsene in giro per negozi.
“Ti serviva
qualcosa?”
Scuote la testa. Sì,
gli serve sapere cosa comprargli per il suo compleanno. Gli serve
sapere se ha qualche preferenza, se ha bisogno di qualcosa in
particolare, se gli piacciono davvero le pesche.
Ma lo segue verso un
locale caldo, dove il profumo della cioccolata li avvolge da subito e
vederlo entusiasmarsi davanti a due fette di torta grosse quanto la
sua testa, all'improvviso, gli basta.
“Cosa hai
comprato a Momo?”
È il cinque
dicembre, sono le quattro del pomeriggio e Yamazaki Sousuke vuole
strangolare il compagno di stanza che ha posto quella domanda in tono
tanto ovvio.
Comincia a chiedersi
se tutti stiano domandando a lui perché pensano ci sia chissà
quasi rapporto tra di loro o soltanto per far salire i suoi livelli
di stress. Probabilmente entrambi.
Affonda la testa nel
cuscino e vi soffoca un grido di frustrazione. La faccia di Rin che
spunta dalla scala lo avverte che deve averlo preoccupato.
Si siede sul letto e
sbuffa, l'amico che lo imita nella prima parte, con l'espressione di
uno che si aspetta di tutto.
“Non gli hai
comprato n...” comincia, subito interrotto da un ulteriore
verso frustrato.
“Senti! Non è
così facile!” sbotta, prendendo a togliere i nodi dalle
cuffie del lettore mp3 per occupare le mani. “L'altro giorno
l'ho portato a fare shopping e abbiamo passato tre ore chiusi in un
bar a bere cioccolata. Mi ha parlato delle solite cose. Di cibo, di
cervi volanti e dei suoi pessimi voti in storia. Uno si aspetta che
uno come Momo chieda sempre qualcosa, invece era lì, ha
mangiato due fette di torta e poi mi ha detto che era felice. Non si
può essere felici per due fette di torta, Rin, non a due
giorni dal tuo compleanno, dai degli indizi, almeno!”
Rin ascolta lo sfogo
in silenzio, poi muove le mani come impazzito per rubargli il cuscino
e se lo porta al petto.
“Oh no...”
Non gli importa
davvero che Rin sia un romantico, che guardi film per cui piange
sempre nel finale e che gli abbia fatto vedere otto volte Titanic.
Non gli importa nemmeno che stia con un ragazzo.
Ma la posa da
“serata tra amiche” distrugge Sousuke. Lo distrugge
perché il suo amico è adorabile e dovrebbe essere
illegale, principalmente, ma soprattutto perché è
preannuncio di un momento, che può durare fino alle tre ore,
in cui si parla di sentimenti.
Sousuke è
riservato, in quel campo. È straordinariamente lento ad
accorgersi dei sentimenti, lo sa, troppo abituato a reprimere tutto
per poter andare avanti. Rin è il contrario. Non con tutti, ma
con lui sì.
Non è un male
che si fidi così tanto, solo prova una certa invidia, per
quell'animo romantico rimasto intatto nonostante tutto, per quella
fiducia cieca che Rin sembra nutrire nei suoi confronti.
Sousuke fa ancora
fatica ad aprirsi con lui e sa che non dovrebbe... ma è
difficile. Ci sono troppi anni che li hanno separati e, per quanto
gli voglia ancora bene, non sa da dove iniziare.
“Non dovrei
essere io a dirtelo... ma credo che Momo fosse felice perché
eravate insieme, non per la torta. Ti ammira parecchio.” gli
spiega invece Rin, traducendo qualcosa che Sousuke probabilmente non
avrebbe mai visto.
“Siamo
amici... perché ammirarmi?” domanda, confuso.
“You big
dork!”
L'esclamazione è
accompagnata da un colpo di cuscino in faccia e solo così
Sousuke capisce che deve trattarsi di una specie di insulto.
“Cosa devo
fare con te?” chiede Rin, scuotendo la testa.
“Dirmi cosa
vuole Momo, se possibile?”
Comincia a
preoccuparsi di non cogliere qualcosa di evidente persino a Rin e la
cosa non gli piace. Momo è suo amico e se c'è qualcosa
che non va' nel loro rapporto vuole saperlo.
Il capitano della
squadra di nuoto sospira e scuote ancora la testa, sembrando
sconsolato.
“Non posso
dirtelo. Tu cosa avevi pensato di regalargli?”
“Una palla a
forma di pesca.”
Rin spalanca gli
occhi, tra la sorpresa e lo sconforto, prima di scoppiare a ridere e
Sousuke ha una sorta di déjà-vu.
“Non è
una vera lontra, Sousuke!”
Il sabato sono
esenti dall'allenamento pomeridiano. Questo significa essere vittima
della seconda attività preferita della squadra di nuoto:
passeggiare davanti alle loro camere.
Copre i due metri
che lo separano dalla camera di Momo e Aiichirou in poco meno di
cinque secondi, eppure risponde a ben otto persone che lo salutano
per cognome.
Bastano quei cinque
secondi per avere già voglia di tornare in camera, ma fa un
respiro profondo e cerca di calmarsi, prima di bussare alla porta.
Momo apre a metà
di un balzello e si blocca con un piede per aria nel vederlo. Il
rossore che invade il suo viso è così improvviso che
teme stia per sentirsi male.
“Soucchi!”
Allunga rapidamente
la mano con il regalo in avanti, proprio mentre il ragazzo si sposta
per farlo entrare e per poco non finisce in terra. Nota con orrore la
quantità di pacchi e scatole che adornano la scrivania e
medita di andare a cambiare il proprio.
Nonostante questo,
gli basta ricordarsi della notte insonne passata a pensare a qualcosa
da regalargli per porgergli nuovamente il foglietto di carta, non
resistendo un secondo alla visione della sua espressione perplessa.
Si affretta a
spiegare. “È un buono. Mi sono ricordato di questo
ristorante italiano, visto che ti piace...”
“La pasta con
le vongole?” completa Momo, fissando il buono come se si
trattasse di un biglietto d'oro per qualche premio meraviglioso.
Sousuke annuisce, il
viso illuminato di felicità di Momo che confonde i suoi
pensieri. Si era preparato un discorso, qualcosa almeno da seguire
per punti. Gliel'ha detto 'buon compleanno'? Non se lo ricorda.
“Sì, è
per due così puoi portarci una ragazza. È un posto
romantico, dicono, anche Rin lo dice, quindi hai una specie di
certificato del romanticismo, sai?” blatera, guardando altrove,
una voce nel cervello che analizza ogni singola parola dandogli
dell'idiota. Il resto della testa rimbomba di vuoto cosmico e
comincia a credere di star sudando nonostante il freddo.
“Grazie,
Soucchi.”
Sente un tocco alla
mano che lo costringe a guardarlo e la pressione della carta sul
palmo.
Sbatte le palpebre,
sorpreso e deluso dal fatto che rifiuti il suo regalo.
È più
devastante di quanto pensasse. Sente il cuore pesante, fitte intense
che seguono il suo battito. Sa che lo sguardo sta cercando di
sfuggire all'evidenza di un rifiuto e gli sembra di dover annaspare
per cercare aria.
“Andiamoci
insieme, ti va'?” dice infine Momo e l'altro ragazzo ha
finalmente il coraggio di guardare in basso
Gli sembra che il
mondo abbia ripreso i suoi colori, il cuore che fa male più di
prima, ma è un dolore che lo porta a sorridere stupidamente,
la stessa gioia che torna ad illuminare Momo.
Quando lo abbraccia
per la seconda volta, è pronto a ricambiare la stretta.
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