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Questa
ff si ispira a un corto che ho visto mesi fa e che
mi è rimasto impresso tantissimo.
Due
piccole considerazioni: inizio tante storie ma non le
finisco, però stavolta ho scritto la trama sul quaderno di
statistica, quindi
ho davvero buone speranze (invece per statistica ne ho davvero poche).
Seconda considerazione:
so che non si capisce moltissimo, ma andando avanti questo mondo che ho
in
testa prenderà forma (è tutto sul quaderno).
Detto
questo, ho finito. Ho l’ansia, è una vita che non
scrivo. Se non proprio piacervi, spero di riuscire a incuriosirvi con
questo
capitolo.
Ps:
le parti prese da A Study in Pink non sono fedeli all'originale,
più che altro sono andata a memoria.
Moirente
L’impegno
di Andy
Smith: “Se mi eleggerete il registro dei Moirenti
sarà realtà.”
Con
le elezioni
imminenti, la propaganda vede alcuni dei principali esponenti in lizza
per il
posto di primo ministro fronteggiarsi sul tema più scottante
degli ultimi anni:
il registro dei Moirenti.
L’attentato di
martedì, l’ultimo di una serie che in poco
più di quattro mesi ha visto cinque
Moirenti farsi saltare in aria nei punti nevralgici della
città, non ha fatto
altro che aumentare la paura dei cittadini.
Andy Smith, leader
del Partito del Nuovo Domani, nel faccia a faccia di ieri ha dichiarato
che, in
caso di sua elezione, il registro “si farà e i
Moirenti che non si registreranno
saranno puniti con la detenzione in carcere da uno a tre
anni”.
La proposta ha
riscontrato le ire dei sostenitori del Partito della Tolleranza guidato
da Vera
Deyong, che l'ha definita “degna di un regime
dittatoriale”.
La campagna
politica dei due esponenti va avanti senza esclusione di colpi mentre
la
tensione a Londra continua ad aumentare: le persone
non
usano più
i mezzi pubblici e la paura di un altro
attentato è sempre più alta. A quando il prossimo?
John
Watson piegò il giornale in malo modo e lo gettò
nel
cestino più vicino. Aveva trovato una copia del Daily Mail
per caso nell’androne
del palazzo in cui abitava: sapeva che in quei particolari giorni
leggere un
quotidiano che faceva dell’intolleranza la sua bandiera non
avrebbe fatto altro
che aumentare il suo cattivo umore.
Quella
fredda mattina , camminando per Londra, John
rifletteva che in effetti aveva tutti i motivi del mondo per essere di
cattivo
umore: viveva in un appartamento triste nella periferia della
città, era appena
tornato dalla guerra per una ferita alla spalla (ma per ironia della
sorte era
la sua mente a renderlo invalido) ed era anche un Moirente.
Davanti
a quell’ultima considerazione fatta, come al
solito, con lo sguardo fisso a terra, John pensò che forse
non era nato per
essere felice. Essere un Moirente faceva schifo.
“John!
John Watson!”
John
si gelò sul posto. Merda.
Non
voleva girarsi. Non voleva guardare l’uomo che
l’aveva
chiamato e leggere il suo numero.
Per
un secondo si chiese se non fosse meglio proseguire fingendo che questo
“John
Watson” non esistesse, ma ormai si era reso conto di essersi
già tradito.
Ce
la puoi fare. Un
respiro profondo.
John
si girò e, come al solito, lesse prima il numero: 13477. Tirò un sospiro di
sollievo
vedendo che le
cifre erano sopra la
testa del suo vecchio compagno di studi di Medicina, Mike Stamford.
“Mike!”
si ritrovò a sorridere, suo malgrado. Stamford
gli stava davvero simpatico, ma ovviamente la loro conoscenza non era
andata
così oltre da potersi definire davvero amicizia. Avere degli
amici, per John,
era davvero troppo doloroso.
“Credevo
fossi in Afghanistan.”
“Lo
ero infatti – John fece un gesto per indicare il suo
bastone –. Sono stato congedato. Vivo con una pensione
dell’esercito in un buco
di culo a nord della città.”
“Dio,
non riesco ad immaginarti periferia. Proprio tu!”
“Difficile
permettersi un bel posto in centro con
una pensione dell’esercito. D’altra parte, chi mi
vorrebbe come coinquilino?” Mike
sorrise.
Nel
momento stesso in cui stava pronunciando la frase,
John capì di avere commesso un grosso errore.
“Sai
– rispose Mike- sei la seconda persona che me lo
dice oggi.”
Avrebbe
dovuto stare zitto. Avrebbe dovuto seguire il suo
istinto dall’inizio e non rispondere a Mike. Non avrebbe
nemmeno dovuto uscire
dal letto in realtà, tanto le probabilità di
trovare un lavoro per lui, al
momento, erano anche minori di zero. Sì, avrebbe dovuto
rimanere a letto.
Invece
al momento si trovava a camminare a testa bassa al
St. Barts Hospital, trascinato a conoscere questo sedicente nuovo
inquilino.
Bastò
meno di un secondo a John per individuarlo. Lo stomaco
gli si contorse e subito pensò a una parola: Geminato.
Sì,
quell’uomo dalla
bellezza così particolare e distinta, lo sguardo
aristocratico non poteva che
essere un Geminato. Eppure c’era qualcosa che non quadrava: i
Geminati erano il
top della scala sociale. I Geminati non lavoravano, tanto meno
studiavano così
tanto da riuscire a condurre esperimenti in laboratorio.
D’altra parte, perché avrebbero
dovuto? Già una sola loro consulenza era pagata quanto dieci
sue pensioni
mensili e non dovevano far altro che leggere un numero su una testa.
Per
un secondo John pensò che lui, al contrario, avrebbe
potuto fare soldi solo
minacciando la
gente di leggere a voce alta il numero che vedeva su di loro. Lo
avrebbe anche
trovato divertente se non fosse stato un periodo in cui quelli come lui
avevano
preso l’abitudine di farsi saltare in mezzo a gente innocente.
La
verità era che, ancora prima di entrare nella stanza, John
aveva già deciso che avrebbe declinato
qualsiasi proposta. Non poteva reggere un coinquilino e soprattutto non
quella
persona.
Due
cose, paradossalmente, gli fecero cambiare idea: la
prima era che l’uomo era riuscito a dire tutto di lui dopo
solo dieci secondi
di osservazione (gli stessi che erano serviti a John per arrivare a una
conclusione sbagliata sul suo conto). La seconda era quella che
avrebbe
dovuto farlo scappare a gambe levate e gelargli il sangue, ma che
invece lo tenne
inchiodato lì dov’era, con l’adrenalina
che gli pompava nelle vene.
“Il
nome è Sherlock Holmes e l’indirizzo è
il 221b Baker
Street”.
Sherlock
Holmes aveva uno splendente 1 sulla testa.
Sherlock Holmes sarebbe morto il giorno dopo.
Sì,
essere un Moirente faceva schifo.
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