Il mio sole 1È
notte. Non riesco a dormire. Sono ore ormai che mi rigiro nel letto
sperando che morfeo mi abbracci, ma l’unica cosa che ho ottenuto sono i
tuoi dolci mugolii di protesta ogni volta che per cambiare posizione mi
allontano da te. Ma tanto tu mi ritrovi sempre, non è vero Swan ?
Abbasso la testa e incontro con lo sguardo il tuo viso, coperto in
parte dalla massa di onde bionde che risplendono alla luce della luna.
Sei così bella che ancora non mi capacito che tu sia mia, che dopo anni
passati a rincorrerti, finalmente io possa urlare al mondo intero
quanto tu mi renda felice anche solo sorridendomi, prendendomi per mano
davanti a tutti o semplicemente dormendo poggiata a me, stringendomi
come per paura che io possa decidere di scappare. Ma dove dovrei andare
mai Swan ? Come potrei anche solo pensare di lasciarti, di svegliarmi
la mattina senza il tuo piccolo broncio perché è troppo presto e tu hai
ancora troppo sonno, o senza gli sguardi di rimprovero che mi lanci
quando ti trattengo più del dovuto e ti faccio fare tardi a lavoro. Amo
il modo in cui la tua vita si è incastrata perfettamente alla mia.
Siamo come due ingranaggi di un sublime meccanismo. Ti guardo dormire,
serena, tranquilla, per alcune ore libera dal peso di essere la
Salvatrice e non posso fare a meno di accarezzare il tuo profilo e so
di sembrare un egoista ma vorrei che ti svegliassi così da potermi
specchiare nei tuoi occhi, pozze verdi di felicità liquida, perdendomi
completamente nella tua anima. Mentre continuo ad accarezzarti ti
sento rabbrividire e per quanto vorrei fosse un effetto del mio tocco,
mi accorgo che è a causa del leggero venticello che sta notte soffia su
Storybrooke, come promemoria dell’autunno in arrivo. Facendo attenzione
a non svegliarti mi alzo e vado a chiudere il balcone. Nell’afferrare
la maniglia un luccichio alla mia mano destra attira la mia attenzione
e un sorriso mi nasce spontaneo. La fede, il simbolo della nostra
unione, del nostro amore che vince tutto e tutti. Rido ancora
ricordando la tua faccia nel momento in cui realizzasti che stavo per
farti la fatidica domanda. Era passato esattamente un anno da quando tu
mi avevi salvato da Gold, restituendomi un cuore che in realtà ti
apparteneva allora come adesso e avevo organizzato una, concedimelo,
teatrale proposta di matrimonio, avevo coinvolto tutto e tutti, ma tu
come sempre eri impegnata a sconfiggere il cattivo di turno che, come
sempre, si era presentato nel momento meno opportuno. Ma io avevo
deciso che quello doveva essere il giorno in cui ti legavo a me per
sempre e così finiti tutti i combattimenti, ti aspettai a casa
semplicemente con una tazza di cioccolata fumante sul tavolo e tutto
l’amore di cui ero capace. Come previsto non ti accorgesti della
scatolina di velluto fino a quando non te la feci notare e a quel punto
sarei scoppiato a ridere se il mio senso logico non mi avesse frenato,
la tua faccia era tutta un programma. Non so quante sfumature di colore
assumesti o quanti furono i sentimenti che ti passarono in volto ma eri
davvero comica piccola Swan. Io continuai imperterrito con la mia
dichiarazione d’amore eterno e ringraziando la mia buona stella al
“Emma vuoi sposarmi ? “ mi dicesti sì saltandomi al collo in lacrime.
Dopotutto come si poteva dire di no ad un pirata dannatamente
affascinante che in ginocchio ti dichiara il suo amore regalandoti un
rubino ?! Da allora, o meglio dal giorno del nostro matrimonio sono già
passati due anni ma io sento la stessa adrenalina che sentii durante la
scalata sulla pianta di fagioli, perché sì Swan, credo di amarti da
allora. Ridestandomi dai ricordi, chiudo la porta del balcone e mi giro
sentendo un rumore di chiavi provenire dall’ingresso. Deve essere
Henry. Come immaginavo infatti lo sento salire le scale e dirigersi
verso la sua stanza. Decido di riprovare a dormire, anche se invano.
- Killian
- Killian, amore
Sento qualcuno che mi chiama, ma ho davvero troppo sonno, credo di
essermi addormentato pochi minuti fa, ma la voce continua a chiamare
- KILLIAN
Ok, quella che mi chiamava era la voce della mia adorabile moglie che
quando si impegna fa concorrenza ad uno scaricatore di porto
- Emma, amore che c’è ? È tardi, ti senti male ?
Mi giro di scatto preoccupato, ma dalla tua faccia credo di sapere cosa stai per chiedermi
- No no sto benissimo, solo, mi è venuta una strana voglia di lamponi, sì proprio di lamponi
La guardo come se fosse un alieno, lei odia i lamponi
- Lamponi ? Davvero ? Tu odi i lamponi Emma
- Evidentemente io li odio, ma tuo figlio li adora
Dice questo e sorride sorniona marcando il “tuo figlio”, sa benissimo
che mi sciolgo diventando creta nelle sue mani ogni volta che lo
pronuncia, sono fregato.
- Va bene, d’accordo, vado a cercare i lamponi. Ti va
bene anche se trovo la marmellata ? Ti prego dimmi di sì o dovrò andare
a risvegliare Regina per farmeli apparire e ti assicuro che, per quanto
Robin la renda felice, se la svegli alle 4 del mattino mostra tutto il
suo animo da cattiva.
Ti vedo ridere come una bambina mentre annuisci prendendomi in giro
Succede ogni volta, ogni maledetta volta che torno a storybrooke non
posso fare a meno di entrare dentro questa stanza, una volta nostra, e
rievocare il ricordo dell’ultima notte in cui ho potuto dire di essere
completamente felice o meglio di essere completo. Come hai potuto Swan,
come hai potuto lasciarmi, lasciarci così ? Come ? Sono passati quattro
anni, quattro dannati anni e io ancora soffro come se ti avessi persa
ieri. Non dormo più, chiudo semplicemente gli occhi aspettando
che l’agonia della notte finisca, sperando che col sole la rabbia, il
dolore, l’angoscia spariscano. Ma come può ancora il sole permettersi
di sorgere senza di te su questa terra ? Il mio sole eri tu Emma, eri
tu tutta la mia vita. Mi hai fatto promettere che non lasciarti, di non
morire, ma io sono morto nell’istante in cui ho visto spegnersi i tuoi
occhi. L’ennesima battaglia, l’ennesimo cattivo, sta volta troppo forte
persino per te, che hai salvato tutti sempre, ma mai te stessa. Quattro
anni senza di te, un ‘intera vita senza di te. Ti ho cercata per
secoli, ti ho trovata, ho combattuto per te e ti ho persa nel modo più
atroce in cui potevo perderti. Mi hai salvato un’ennesima volta,
l’ultima, ti sei frapposta tra me e la maledizione, mi ha salvato ma a
quale prezzo ? Cosa sono io senza di te ? Sono solo un meccanismo
vecchio, inceppato, rotto, inutile. Mi affaccio dal nostro balcone, sì
Swan, perché anche se ormai Storybrooke non è più casa mia, questa casa
è impregnata di te, di noi, di felicità, non posso viverci ma devo
tornarci ogni anno. Guardo il paesaggio, si vede il mare, l’hai voluta
proprio per questo, dicevi che se non vedevo il mare per più di un
giorno diventavo scontroso. Non è vero amore mio, a me sarebbe bastato
vedere te ogni giorno al mio fianco e sarei stato felice per sempre.
Sento le lacrime premere per uscire copiose e per una volta non le
freno, le sento bruciarmi la pelle dal dolore di cui sono intrise, non
riesco a respirare, mi poggio alla balaustra boccheggiante e vedo
l’ultima cosa che avrei dovuto vedere in questo momento, la fede che
beffarda brilla sul mio anulare, a quella vista non riesco più a
reggermi in piedi, la voce mi muore in gola, il respiro mi si spezza,
il cuore mi batte nel petto come una belva in gabbia, la vista mi si
appanna e tutto ciò che posso fare e lasciarmi andare ad un dolore che
mi infilza l’anima come se fossi avvolto in una cortina di spine.
- Papà ? Papà dove sei ?
In lontananza sento una vocina che mi chiama, credo che sia frutto
della mia immaginazione ma ad un tratto vedo apparire dei boccoli
biondi e due limpidi occhi azzurri che mi cercano. Sono in uno stato
terribile, cerco di ricompormi il più in fretta possibile ma in realtà
peggioro solo la situazione. Mi sento così stupido, sto piangendo come
un bambino davanti a mia figlia, all’unica ragione per cui non sono
impazzito o non mi sono tolto la vita.
- Papà eccoti, non ti trovavo più, perché piangi ? Eri triste perché non mi trovavi neanche tu ?
Al suono della voce di quel piccolo angelo biondo, mi ridesto e quasi
mi scappa un sorriso per la semplicità con cui lei aveva già dato una
spiegazione a tutto, ma forse è il momento della mia spiegazione
- Mia piccola Christine, vieni qui.
Lei non se lo fa ripetere due volte e si accoccola tra le mie braccia
- Sto piangendo perché mi manca la tua mamma, questa
era la nostra casa sai ? Tu sei nata qui, durante i tuoi primi mesi la
tua culla era accanto al nostro lettone, così se di notte piangevi
potevamo prenderti e cullarti subito. Sai la mamma ti cantava sempre
tantissime ninne nanne, io sono stonato non posso ripetertele ma ti
assicuro che erano bellissime. A volte speravo ti svegliassi solo per
sentire la dolce voce della tua mamma cantare. Ti amava tanto, più di
tutto, eri la luce dei suoi occhi.
- Era bella la mamma ?
- Era bellissima, tu le somigli davvero tanto, ma la
mamma non era bella solo fuori ma lo era dentro, aveva una luce che
irradiava e illuminava tutto. Mi ha rischiarato la vita. La mamma era
il mio sole.
- Papà, non piangere più, la mamma ora è qui
Con la manina mi indica il petto
- Al sole non piace quando piove, se piangi la rendi triste.
Come un pizzicotto che ti desta da un sogno, quelle parole mi
svegliano, nel profondo. Devo andare avanti, devo vivere per lei non
piangere per lei. Devo vivere per questo scricciolo biondo che a soli
quattro anni mi ha dato già una lezione di vita. Tale madre tale
figlia.
- Andiamo su o nonna Snow ci rimprovera. Sai mi ha
promesso la cioccolata con la cannella per merenda. È la mia bevanda
preferita lo sai ?
La guardo e le sorrido teneramente accarezzandole una guancia
- Non avevo dubbi amore mio
La prendo in braccio e mi dirigo fuori, consapevole che il mio sole non mi abbandonerà mai.
Ciao, manca pochissimo alla diretta e ascoltando canzoni depresse xD mi
è venuta in mente questa shot. Spero vi piaccia e non vi faccia
deprimere troppo. In tal caso chiedo venia. Un bacione e fatemi sapere.
Alexandra
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