“Un
passo indietro ed io già so
di
avere torto e non ho più le parole
che
muovano il sole”
Siamo
ossessionati dall’idea di
fare la cosa giusta.
Dobbiamo
fare la cosa giusta
altrimenti finiamo per ritrovarci nei casini.
Eppure
quando penso a questa
maledetta cosa giusta finisco puntualmente per chiedermi cosa diavolo
sia.A
volte a sentirne parlare sembra quasi che si tratti di
un’entità, qualcosa che
abbia a che fare con il soprannaturale, qualcosa che sicuramente non
esiste
sulla Terra.Bah…
Mettiamo
pure che si abbia
davvero intenzione di agire per il meglio, ma come si fa?Non credo ci
sia un
manuale di istruzione da qualche parte…
Ma
poi, a dirla tutta è davvero
così giusto fare la cosa giusta?
Persa
in queste riflessioni
filosofico-esistenziali, do un’occhiata fuori dal finestrino
e il paesaggio,
per forza di cosa, data l’alta quota, è piuttosto
ripetitivo:nuvole simili a
enormi zuccheri filati e pezzi di cielo di un azzurro limpidissimo.
Sospiro
e torno a guardare l’ennesima
stupidissima rivista di moda che ho trovato in aereo, ma la mia
continua
agitazione mista a un’irrequietezza non contenibile, mi porta
a guardare nuovamente
fuori dal finestrino e poi a controllare l’ora sul mio
orologio da
polso.Caspita sono già le undici.Ma il pilota non
può darsi una mossa?
Oh
Signore sto dando i numeri!
Calma
Sana, devi stare calma.Già
fosse facile…voglio dire, la calma non è mai
stata una mia virtù neanche quando
ne avevo tutti i motivi, figurarsi dopo una telefonata del
genere.Sospiro di
nuovo, conscia che se avessi continuato così avrei potuto
gonfiare palloncini a
sufficienza per una dozzina di feste di compleanno.
Potrei
provare a dormire un po’,
si credo che così passerà più in
fretta il tempo.
Ecco…ora
chiudo gli occhi, sento
che pian piano sto scivolando nell’oblio.Ho proprio bisogno
di riposare…
Oh
no!Che rabbia!Non riesco ad
addormentarmi!Calma devo stare calma,ora ci riprovo, devo solo chiudere
gli
occhi e lasciarmi cullare…già da cosa?Non sono
mica su una nave!
Niente
non riesco a dormire, chi
l’ha detto che le poltrone della prima classe sono ultra
confortevoli?Basta!Ci
rinuncio, sono più sveglia di prima.
Ormai
al limite della
sopportazione chiedo spiegazioni ad una hostess che sculetta avanti e
indietro
con il suo fondoschiena impacchettato in una aderentissima gonna a
tubino.
-Mi
scusi signorina è possibile
sapere quanto manca all’atterraggio?
-Circa
tre quarti d’ora signorina
Smith.-mi risponde in tono professionale mentre nota il mio sguardo
annoiato e
contrariato.-Se vuole le porto qualche rivista o qualcosa da mangiare
così
riuscirà ad ingannare il tempo più in fretta.-mi
dice sorridendo.
Cosa?Ingannare
il tempo?Se leggo
un'altra rivista che mi consiglia di rifarmi tutto
l’arredamento, oppure mi
svela i trucchi per dimagrire senza smettere di mangiare, divento
completamente
isterica, e se mangio ancora qualcosa
una volta scesa a terra, finirò per rotolare.Ma
tengo per me tutte
queste brillanti considerazioni, e la congedo con un semplice
“non mi serve
niente, grazie”.
Per
l’ennesima volta sprofondo nella
poltrona e accendo il mio fedelissimo hi pod, ma neanche questo riesce
a darmi
un po’ di tregua, perché immersa nei miei pensieri
come sono, non riesco
neanche ad ascoltarla davvero e mi perdo nuovamente nelle mie
riflessioni.Avrò fatto
davvero bene a mandare al diavolo le riprese di una noiosissima seppure
importante soap opera, per catapultarmi qui?Effettivamente è
un po’ da stupidi
pentirsi di questo dopo aver quasi portato a termine un viaggio di
circa dodici
ore.
Beh
ormai è fatta, e a questo
punto è inutile rimuginare, affronterò la
situazione a testa alta.A
interrompere(per fortuna!)il filo dei miei pensieri arriva la stessa
hostess di
prima, che si ferma davanti a me dopo aver ancheggiato durante tutto il
breve
tragitto.
-Signorina,
la informo che
mancano meno di dieci minuti all’atterraggio.-mi dice
cordialmente.
-Grazie.-dico
di
rimando.Finalmente questo viaggio interminabile è giunto al
termine,finalmente rimetterò
piede a Tokyo dopo quasi cinque anni, finalmente
riabbraccerò la mia famiglia e
i miei amici che a quanto pare hanno bisogno di me.
Finalmente
Rossana Smith è tornata.
Il
quartiere indicatomi da
Alyssa, deve essere certamente questo.
Ha
un’aria decisamente familiare,
dato che da bambina ci sarò stata
un’infinità di volte, perché se non
sbaglio
nelle vicinanze dovrebbe esserci anche un piccolo parco giochi.Non mi
aspettavo
potesse succedere così presto, ma il vento della nostalgia e
la brezza dei
ricordi mi hanno già investita, così decido di
mettermi alla ricerca del
suddetto parco.
Sono
già trascorsi più di dieci
minuti, ma non riesco a vedere niente.Possibile che mi sia
sbagliata?Poi
finalmente lo vedo.Caspita!In realtà del vecchio parco
giochi del passato è
rimasto ben poco:panchine sgangherate, materiali da imballaggio sparsi
un po’
dovunque ed enormi piloni di cemento.Sembra quasi di stare in un
cantiere di
lavoro.
Inspiegabilmente
ci rimango male,
sono delusa da ciò che vedo forse perché questo
è il primo segno che le cose
sono cambiate.E cosa che più mi preoccupa e diciamola tutta,
che mi spaventa, è
che anche le persone siano cambiate.
E’inutile
illudersi, il
cambiamento non ci piace, ci fa paura.Ma non possiamo evitare che
arrivi.Crescere è doloroso e chi dice il contrario mente
spudoratamente.
All’improvviso
sobbalzo, perchè
sento che qualcuno mi afferra da dietro tirando i lembi del mio
cappotto; mi
volto e con mia grande sorpresa vedo un bambino che avrà
forse cinque anni, col
visino rosso dal freddo.
-Ma
tu sei davvero l’attrice
della televisione?-mi chiede immediatamente, abbassando subito dopo lo
sguardo,
forse imbarazzato.
-Ciao
piccolino..-sorrido, la
tenerezza dei bambini è una cosa meravigliosa.-Si sono io,
Rossana Smith in
carne ed ossa.
-Io…volevo,
cioè mi piacerebbe,
perché sennò non mi credono.Ma io non sono
bugiardo.
Scoppio
in una fragorosa
risata,perché le frasi sconnesse dei bambini mi divertono da
morire.-Ho capito
vorresti un autografo da me altrimenti i tuoi amici non ti crederanno
mai, ho
indovinato?
Il
bimbo annuisce, e io gli
sorrido.-Come ti chiami?
-Ben!Ma
dove diavolo ti eri
cacciato?
No,
non è possibile.
Alzo
la testa dal blocchetto che
mi ha dato il bambino prima, ma non riesco a voltarmi,
perché sono
pietrificata.Non può essere lui, non ancora
almeno…
-Sana…
Attendo
pazientemente che il mio
cuore riprenda a battere.Uno, due, tre…niente non ci sono
segni di
ripresa.-Heric…-e riuscendo a pronunciare quel nome
sorprendo anche me
stessa.Almeno c’è di positivo che sono viva e
l’infarto che credevo in atto non
mi sta uccidendo.
Ovviamente
si crea un silenzio a
dir poco agghiacciante tra noi, anche perché non potrebbe
essere diversamente.
Lui
continua a guardarmi con il
suo solito sguardo imperturbabile, della serie “non saprai
mai cosa mi passa
per la testa” ed io lo guardo ma ignoro cosa possa contenere
il mio
sguardo:stupore, piacere, rabbia, paura…Il problema
fondamentale poi è un altro:il
fatto che lui adesso non apra bocca
è abbastanza normale dato che non è mai stato un
grande oratore, ma il fatto
che io me ne stia zitta qui come un imbecille, direi che è
piuttosto strano.
Allora
prego affinchè mi vengano
in mente le solite
frasi di convenienza,
quelle sciocchezze che non vorresti mai dire ma che in certi momenti
servono
proprio per riempire vuoti imbarazzanti, come in questo momento.
Per
fortuna il bambino che è
accanto a me, Ben, mi salva dal ruolo di conversatrice “
falsamente amabile”.
-Hai
visto chi ho incontrato, hai
visto?-continua a ripetere estasiato correndo tra le braccia di Heric.
Tra
le braccia di Heric?
O
ci adattiamo al cambiamento
oppure rimaniamo indietro, ma la verità è che a
volte più le cose cambiano più
restano maledettamente le stesse.
Oh
mio Dio!Non può essere…lui è,
lui è…
-Heric
ma questo è tuo figlio?
A volte il cambiamento è tutto.
* “Un
passo indietro” dei Negramaro.
Ciao a tutti
ragazzi!Ebbene sì, sono tornata…Mi dispiace ma
dovrete sopportarmi ancora, almeno spero che lo farete e che mi
sosterrete...
Ditemi se devo
continuarla oppure cestinare quest’idea che mi è
venuta.
Allora baci a tutti!
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