#3 Nukenin o
eroe?
Parte
I
"Dobbiamo
prendere una decisione"
Il
nuovo Hokage, Kakashi Hatake, fresco fresco di nomina, guardava i
suoi colleghi cercando di intuire su chi di loro potesse contare.
Aveva sperato fino all'ultimo che Tsunade si occupasse di quella
ostica faccenda, Sasuke era stato un suo allievo ed essendo a
conoscenza di quello che aveva passato non poteva non parteggiare per
lui. Il Raikage e il Tsuchikage volevano la sua testa, era
così
palese, mentre Mei e Gaara sembravano più propensi a un
atteggiamento clemente. Su Gaara non aveva dubbi, era affezionato a
Naruto e conosceva bene il dolore della perdita e la rabbia che ne
poteva scaturire. Ma Mei? Perché la Mizukage sembrava
incline
a perdonare l'Uchiha? Non si erano forse scontrati nel Paese del
Ferro?
Probabilmente
aspettava che lui prendesse una posizione per poi far pesare la sua
decisione oppure era davvero decisa a perdonare Sasuke?
Conosceva
poco le persone sedute a quel tavolo e per quanto il suo carattere
fosse tendenzialmente volto alla diplomazia, quella questione gli
stava troppo a cuore per essere obbiettivo. Fino a quel momento non
aveva proferito parola, cercando di cogliere nell'accesa
conversazione tra i suoi nuovi colleghi un appiglio a cui aggrapparsi
per poter aiutare Sasuke. Non vi erano compromessi diplomatici,
né
scambi di prigionieri da poter sfruttare dato che nessuno di loro era
più un nemico ed era impensabile addurre come difesa per il
comportamento del suo allievo quella storia di cui era venuto a
conoscenza. I Kage avrebbero chiesto delle prove inconfutabili e per
quello che ne sapeva lui gli unici a conoscere i fatti di quella
vicenda erano morti o preferivano tacere per evitare conseguenze
poco piacevoli. La parola di un nukenin contro quella di due anziani
del villaggio, non avrebbe avuto alcuna credibilità.
"La
politica non fa per me" pensò, nascondendo dietro la
maschera un sorriso sghembo.
Lui
era sempre stato un uomo d'azione, eseguiva gli ordini, portava a
termine missioni, era abituato a sporcarsi le mani con la polvere del
campo di battaglia non con l'inchiostro di un pennino. Sarebbe stato
in grado di ricoprire quel ruolo? Come poteva pensare di governare un
intero Paese se non era in grado neanche di difendere un suo allievo,
?
Era
sempre stato particolarmente incline a comprendere la vera natura
delle persone, eppure in quella situazione stava trovando molteplici
difficoltà. Era seduto al tavolo dei grandi, ma si sentiva
piccolo. Era accaduto tutto troppo in fretta.
I
suoi colleghi, finanche Gaara, avevano un atteggiamento risoluto che
ben si addiceva al loro ruolo. Lui stava provando le stesse
sensazioni di quel primo giorno di accademia, in cui guardava tutti
con diffidenza. Non riusciva ad entrare nella parte, nella sua testa
era ancora un jonin, un mezzo, non riusciva a pensare da Hokage.
"Sai
che ho detto a Naruto di diventare Hokage? Ma lui potrà
essere
il Settimo Hokage perché il Sesto dovrai essere tu."
Obito
non aveva avuto, in fondo, tutti i torti. Quando aveva ascoltato
quelle parole, ne era rimasto piacevolmente stupito, ma non avrebbe
mai pensato che si sarebbero avverate.
"Naruto
non ha abbastanza esperienza, ha bisogno di una guida. Avrà
tempo per diventare Hokage e sarai tu a istruirlo come hai sempre
fatto" gli aveva detto Tsunade dopo avergli comunicato la sua
decisione.
Aveva
annuito come se avesse ricevuto un ordine e non una onorificenza. Era
orgoglioso di sé, chi non lo sarebbe stato, eppure provava
un
senso di inadeguatezza. Dopo che tanti avevano ambito a quel posto,
lui c'era arrivato, era suo, ma inspiegabilmente qualcosa in lui lo
rifiutava.
Chiunque
al suo posto avrebbe fatto i salti di gioia, ma non lui. La sua
innata capacità di analisi aveva già valutato i
pro e i
contro di quella nuova condizione: il mondo ninja non si sarebbe
ripreso in fretta da quanto era accaduto, c'era la faccenda di Sasuke
e un Villaggio da governare. All'attuale stato delle cose, di pro ce
ne erano davvero pochi.
Tsunade
gli stava passando una patata bollente che rischiava di esplodere da
un momento all'altro. Certo, al momento, erano tutti uniti, tutti
alleati, ma per quanto tempo sarebbe durata? Su di lui sarebbe
gravato il peso della pace, avrebbe dovuto mantenere salde le
alleanze e sapeva che il "caso" Uchiha avrebbe potuto
creare la prima crepa.
Non
poteva permettere che Sasuke venisse condannato. Non
voleva più abbandonare i suoi compagni e
ogni abitante di Konoha, adesso, poteva definirsi tale.
Durante
la notte i volti dei suoi compagni morti gli avevano fatto visita in
sogno. Li aveva rivisti a uno a uno, sorridenti, finalmente in pace.
Sembrava come se si stessero congratulando con lui e cercassero di
rassicurarlo. Si era svegliato di buon umore e si era presentato a
quella riunione – in ritardo – con un inattesa
fiducia in se
stesso.
Quella
stessa fiducia che adesso ricercava disperatamente mentre ascoltava
gli altri Kage parlare, esigere, ordinare perentoriamente. Lui
sarebbe mai stato in grado di farlo?
Era
stato un Anbu, poi un Maestro dell'Accademia, aveva gestito
situazioni delicate e allora perché ora riteneva quell'onore
di cui era stato insignito, un onere troppo pesante da portare?
I
Kage gli stavano spiattellando davanti agli occhi uno dei suoi
più
grossi fallimenti. Dopo Obito, dopo Rin, aveva perso anche Sasuke.
Non aveva mai perdonato a se stesso di non aver dato ascolto al suo
intuito e alle avvisaglie di quell'ammutinamento che diventava ogni
giorno più prevedibile. Avrebbe dovuto cercare di fermarlo,
aveva mentito a Sakura e a se stesso, fingendo che andasse tutto
bene, che quello scontro sul terrazzo dell'ospedale fosse una
semplice bravata di due ragazzini in competizione. Lui lo sapeva, lo
aveva sempre saputo. Aveva letto negli occhi del suo allievo
l'oscurità, ma aveva sperato che essa risiedesse solo
lì,
che non avesse intaccato anche la sua anima.
Sasuke
aveva riso di lui e non aveva potuto dargli torto.
"Come
leader del Team 7 sono state le mie mancanze ad aver causato la
disgregazione della squadra. Sakura, è stato un gesto
irresponsabile da parte mia dirti quelle parole per risollevarti il
morale, forse stavo solo cercando di convincere me stesso. Ti chiedo
scusa... sono stato un terribile insegnante per tutti voi."
Aveva
ammesso il suo errore, ma era ormai troppo tardi per porvi rimedio:
l'animo di Sasuke era stato irrimediabilmente corrotto. Non era
giusto che Sakura si prendesse carico delle sue colpe, anche se
comprendeva perfettamente le motivazioni che l'avevano spinta a quel
gesto estremo.
Il
problema, quindi, risiedeva nel fatto che lui era convinto di non
meritare di essere diventato Hokage e quella consapevolezza lo stava
facendo vacillare a tal punto che rischiava di non risultare utile
neanche in quel frangente in cui la sua parola avrebbe potuto davvero
fare la differenza.
"Hokage,
Sasuke Uchiha è stato un suo allievo, pertanto comprendiamo
quanto per lei possa essere difficile, ma come capo del Villaggio
della Foglia anche lei deve prendere una posizione"
La
Mizukage lo ridestò da quei pensieri.
Il
momento era giunto.
-§-
"
Sakura- chan, anch'io ho ancora delle ferite che mi fanno male!"
piagnucolò Naruto, cercando di attirare la sua attenzione.
"Ho
quasi finito, Naruto." gli rispose, riavvolgendo delicatamente
la fascia intorno al moncherino di Sasuke che stava guarendo molto
velocemente rispetto alle previsioni.
Era
il momento della giornata che preferiva e se avesse potuto non
avrebbe fatto altro che medicarlo e medicarlo e medicarlo ancora
perché era l'unico istante in cui era così vicina
da
poter sentire il suo profumo e sfiorare di sfuggita la sua pelle
diafana senza incorrere nel pericolo che lui potesse fraintendere i
suoi gesti.
Era
assurdo che dopo avergli dichiarato il suo amore più volte
avesse ancora paura di dimostrarglielo apertamente. Il fattore
bloccante probabilmente risiedeva nella paura di essere rifiutata e
questa volta in maniera definitiva e inequivocabile. La qual cosa
l'avrebbe condotta a una depressione cosmica che sarebbe poi
scaturita in una serie di tentati suicidi. Non che quell'evenienza
non l'avesse messa in conto, ma aveva sempre sperato che dopo aver
soddisfatto la sua vendetta e aver tentato di uccidere Naruto, Sasuke
potesse decidere di dedicarsi a qualcosa di meno macabro. E lei
sarebbe stata lì, in prima fila, pronta a fargli conoscere
le
gioie della vita – tutte
le gioie della vita.
Prima
di tutto gli avrebbe fatto capire cosa si era perso in quegli anni
–
questo per suo mero sfizio – e poi lo avrebbe preso per mano
e
condotto nel meraviglioso mondo dei sentimenti - quello in cui lei
viveva da tanto tempo, sola e disperata.
Se
solo lui le avesse dato una possibilità, lei l'avrebbe
sfruttata in toto.
Tuttavia
era pienamente cosciente di alcuni aspetti – ostacoli
– che
avrebbe dovuto affrontare.
-
La psiche di Sasuke aveva subito dei danni
irreparabili, pertanto riuscire a trovare un briciolo di
normalità in quella testa sarebbe stato come cercare un ago
in un pagliaio.
-
L'unica
donna della vita di Sasuke fino a quel momento era stata sua madre
– buon'anima – e reggere il
confronto sarebbe stato alquanto complicato. Inoltre di Mikoto "Buon'anima" Uchiha sapeva ben poco.
-
Avendo avuto come unica relazione affettiva quella
con sua madre, per l'appunto, doveva essere totalmente ignorante in
materia di... sì, proprio quello, o almeno lo sperava
– anche se quella Karin non gliela raccontava giusta. La
stessa cosa valeva anche per lei che tuttavia a furia di sognarlo aveva
una mezza idea di quello che doveva – voleva – fare.
-
Tra i suoi tanti propositi – e se li
ricordava davvero bene – c'era anche quello di ripristinare
il suo Clan e senza la materia prima risultava molto difficile da
mettere in pratica. Lei era sana e disponibile e superati i punti
1,2,3, non ci sarebbero dovuti essere problemi.
-
Lui. Era lui il problema più grande,
quello che rendeva insuperabili i punti 1,2,3 e quindi impossibile il
4. Lui non se ne sarebbe mai uscito con una frase del tipo "Sakura, ti
andrebbe di andare a prendere un gelato?" oppure "Diventa la madre dei
miei figli". Come diavolo si sarebbero potuti rapportare se lui
continuava a fare scena muta e guardare nel vuoto.
L'unica
cosa di cui aveva la certezza era che se la sarebbe dovuta sbrigare
da sola, ovvero che per l'ennesima volta si sarebbe dovuta umiliare.
Appena archiviata la faccenda del Nukenin, gli avrebbe parlato con il
cuore in mano – come sempre – sperando di trovarlo
ben disposto
al dialogo. In alternativa si sarebbe tolta la soddisfazione di
incastonarlo in qualche muro con un bel cazzotto e a quel punto
sarebbe stato costretto comunque ad ascoltarla.
Questi
ottimi propositi, tuttavia, si infrangevano contro quell'imbarazzo
che aveva ricominciato a provare in quel clima di
semi-serenità
che si era venuto a creare. Non voleva in nessun modo rovinare quel
momento anche se gli unici davvero felici sembravano lei e Naruto.
Dallo
sguardo di Sasuke traspariva ancora una profonda tristezza e lei
desiderava tanto fare qualcosa per alleviare le sue pene, ma non
aveva la più pallida idea di come fare, come approcciarsi a
quel ragazzo così diverso da come lo ricordava. Non che
fosse
mai stato un simpaticone, ma sembrava aver perso quell'orgoglio e
quella grinta che lo avevano sempre contraddistinto. Sembrava vuoto,
o meglio, svuotato.
Per
lui non sarebbe stato facile ricominciare: avrebbe dovuto ricostruire
la sua intera persona e trovare un senso alla sua vita. In questo lei
sapeva di non potergli essere utile.
"Stai
guarendo molto in fretta, Sasuke-kun" gli comunicò,
sforzandosi di sorridere nella maniera più spontanea
possibile.
"Bene"
le rispose, guardandola di sottecchi.
I
pensieri che quella notte gli avevano tolto il sogno continuavano a
perseguitarlo e riuscire a guardarla in faccia gli risultava
più
difficile del solito.
Tutta
quella gentilezza da pate sua non faceva altro che aumentare il suo
senso di inadeguatezza e cominciava a sentire l'urgenza di sapere
cosa davvero pensasse di lui, se quell'atteggiamento fosse dovuto
solo al sollievo che la guerra fosse finita o se lei fosse davvero
contenta del suo ritorno. Non riusciva a decifrarla e nel contempo
non riusciva neanche a capire cosa lo spingesse a fare simili
riflessioni. Sapeva solo che quel revival del Team7 che si stava
svolgendo in quella tenda, gli sembrava falso e forzato.
Il
pezzo di stoffa che fungeva da porta si aprì
inaspettatamente
facendo entrare la luce del sole.
"Buongiorno."
La
figura di Shikamaru Nara comparve sull'uscio, al suo seguito Kiba e
Hinata.
La
Hyuga si era accodata per sincerarsi delle condizioni di Naruto,
anche se sapeva che la visita di Shikamaru non sarebbe stata di
piacere.
"Come
stai Naruto-kun" mormorò dolcemente, avvicinandosi di
qualche passo alla branda.
"Hinata-chan!"
saltò in piedi "Sto bene grazie, anche se Sakura-chan mi
trascura un po'" sottolineò senza pensare alle
conseguenze che quella sua affermazione avrebbe causato.
Un
sonoro pugno si abbatté sulla sua testa.
"Ma
che diavolo dici Naruto!" urlò Sakura che non tollerava
di essere colta in fallo nel suo lavoro. I pazienti per lei erano
tutti uguali – o quasi.
"I
Kage vogliono parlare con voi" comunicò Shikamaru,
facendo cadere il silenzio nella tenda.
Sasuke
alzò appena lo sguardo verso di lui e Sakura
tentò di
intercettarlo per riuscire a capire quale fosse stata la sua
reazione. Nulla. Lo stesso sguardo vuoto e spento di poco prima.
Non
era quello il giusto atteggiamento per affrontare un processo e
Sakura cominciò a temere che lui non avesse alcuna
intenzione
di difendersi.
"Vi
aspettiamo fuori"
Rimasero
di nuovo da soli.
Naruto
sembrava molto preoccupato e questo non fece altro che aumentare
l'agitazione che stava divorando lo stomaco della Kunohici che era
alla ricerca di qualcosa da dire, una parola, una frase che potesse
in qualche modo dare uno scossone a Sasuke.
"Andrà
tutto bene" la rassicurò il compagno, posandole
gentilmente una mano sulla spalla.
Sakura
apprezzò molto il suo gesto, ma in cuor suo sapeva che con
Sasuke in quelle condizioni, l'epilogo non poteva che essere
negativo.
"Lasciaci
Naruto, per favore"
Non
sapeva da dove fosse scaturita quella determinazione, né
cosa
dirgli, ma aveva bisogno di stare con lui, da sola.
Sasuke
aveva subito alzato lo sguardo verso di lei, che in piedi al centro
della stanza, teneva gli occhi incollati al terreno.
Quando
fu certa che Naruto fosse uscito, si avvicinò alla sua
branda
con passi brevi e incerti, sentendo addosso il suo sguardo che man
mano che si avvicinava sembrava diventare più intenso.
"Non
puoi presentarti così davanti ai Kage" sussurrò,
a
poca distanza da lui " Chiederò a Shikamaru di farti
avere dei vestiti puliti" continuò, avvicinandosi ancora
un po', con cautela.
In
realtà non erano i vestiti a preoccuparla, ma sapeva che
Sasuke avrebbe colto la sfumatura.
"Non
mi dirai cosa provi in questo momento, vero?"
"Sakura"
"No,
fammi finire. Ognuno di noi ha fatto degli errori, non siamo
infallibili, ma abbiamo modo di rimediarvi. Non perdere questa
possibilità, non essere troppo duro con te stesso. Vedrai,
da
adesso in poi le cose andranno meglio." gli disse con dolcezza.
La stessa con la quale gli aveva poi scostato un ciuffo di capelli
dal viso, riuscendo a superare la paura che rifiutasse quel
contatto.
-§-
Varcare
i cancelli di Konoha, tutti e tre insieme, fu per Sakura un'emozione
incredibile. Naruto, in fondo, aveva mantenuto la promessa e anche se
la loro meta non sarebbe stata Ichiraku, ma il Palazzo dell'Hokage,
non riusciva a non essere ottimista.
Il
discorso che aveva fatto a Sasuke sperava avesse sortito i suoi
effetti. Shikamaru era riuscito a reperire dei vestiti per lui e
Naruto, mentre lei aveva ancora indosso i resti della sua divisa da
jonin, ma non le importava.
Camminarono
per le strade del Villaggio sotto lo sguardo attento degli abitanti
che scrutavano gli eroi e il nukenin con curiosità, in
religioso silenzio.
Sasuke
sembrava abbastanza tranquillo, il portamento fiero riusciva a celare
il suo smarrimento e il fastidio di quegli occhi puntati addosso.
Kakashi
era riuscito con una scusa ad uscire da quella sala riunioni che era
diventata, a suo dire, claustrofobica e gli era andato incontro.
"Vogliono
parlare con tutti e tre." gli comunicò, lasciandoli
alquanto perplessi.
"Non
ne vedo l'utilità" ribatté prontamente Sasuke.
"Penso
proprio che ce l'abbia, Sasuke"
Kakashi
aveva utilizzato un tono di voce che i tre ragazzi conoscevano bene.
Aveva qualcosa in mente e forse era stato proprio lui a consigliare
che anche Sakura e Naruto fossero presenti.
-§-
"Sasuke
Uchiha, i capi di accusa che pendono sulla tua persona sono molto
gravi" il Raikage prese subito la parola "Hai tradito il
tuo Villaggio, ti sei macchiato dell'omicidio di Danzo Shimura e di
aver cercato di catturare l'ottacoda, mio fratello. La condanna per
gli atti che hai compiuto sarebbe la morte, ma il tuo aiuto
è
stato fondamentale per l'esito della guerra. Nonostante io sia
dell'idea che tu debba marcire a vita in una prigione, alcuni dei
miei colleghi pensano che meriti clemenza. In seguito a questa
conversazione, prenderemo la nostra decisione."
Sasuke
aveva ascoltato in silenzio, guardando dritto negli occhi il Raikage
che gli stava elencando quelle che, a suo dire, erano state le sue
malefatte. Di alcune poteva anche essersi pentito, ma di aver ucciso
Danzo, no. Quell'uomo meritava di morire, gli sharingan che aveva
collezionato sul suo braccio destro meritavano di trovare pace e
così
anche Itachi.
"Ti
abbiamo evitato un processo pubblico, come da richiesta del tuo
Hokage e maestro, quindi puoi ritenerti fortunato: tutto quello che
verrà detto qui dentro non trapelerà
all'esterno."
continuò l'uomo con tono duro, controllato, sintomo che non
avesse alcuna intenzione di perdonarlo in alcun modo.
"Vi
ringrazio" rispose l'Uchiha, facendo un cenno di assenso con il
capo.
"Potete
accomodarvi, non sarà breve" gli consigliò
gentilmente la Mizukage, indicando loro tre sedie poste di fronte al
tavolo.
Sakura
alzò timidamente la mano che aveva iniziato a tremare appena
udite le parole del Raikage.
"Facciamo
noi le domande Haruno" la fermò immediatamente il
Tsuchikage arricciando il naso rosso "Anzi, potremmo iniziare da
te se i miei colleghi sono d'accordo"
"Cosa
c'entra lei in questa storia?" chiese Naruto, vedendo
l'agitazione dell'amica e traducendo in parole anche il pensiero di
Sasuke che come lui non riusciva a capire perché anche
Sakura
fosse stata chiamata ad assistere al processo.
"Uzumaki,
non hai il permesso di intervenire senza essere stato interpellato.
L'Haruno è una testimone, proprio come te"
sbraitò
il Raikage, indispettito dalla sua irriverenza.
"Che
diavolo sta succedendo???"
Tsunade
fece irruzione nella sala riunioni come una furia scatenata. Shizune
l'aveva avvertita che Sakura era stata convocata dai Kage per il
processo Uchiha e aveva trovato quella mossa molto scorretta. Sakura
era un'ottima Kunoichi, fedele a Konoha e al suo credo ninja, ma era
anche una donna innamorata. Metterla di fronte alla scelta di
proteggere Sasuke o mantenere la sua promessa di fedeltà al
Villaggio era un atto meschino.
"Ba-chan!"
urlò Naruto, felice di vederla. Anche Sakura si
sentì
più sollevata. Fino a quel momento Kakashi non aveva
proferito
parola e ciò che aveva appena detto il Raikage stava a
sottintendere che l'avrebbero sottoposta a un vero e proprio
interrogatorio e aveva già una vaga idea di dove sarebbero
andati a parare.
"Tsunade-sama,
non può stare qui, ormai lei non è più
l'Hokage!" tuonò il Tsuchikage con la sua vocina
stridula.
"Sta
zitto nanetto! La mia allieva ha questioni più importanti di
cui occuparsi che stare qui ad ascoltare queste idiozie"
ribatté
prontamente la bionda, infischiandosene di non avere più il
grado per rivolgersi così al suo ex collega.
"Tsunade-sama,
cercheremo di fare il prima possibile, così la sua allieva
potrà ritornare alle mansioni preposte" intervenne la
Mizukage con calma, cercando di calmare gli animi.
"Esigo
allora di assistere. Dopotutto in quel periodo ero l'Hokage del
Villaggio, quindi penso di aver anch'io una voce in capitolo"
propose con risolutezza. Se non poteva evitarle quell'esperienza,
almeno che le concedessero di essere presente.
"Penso
che sia una buona idea" convenne Gaara che fino a quel momento
non aveva fatto altro che tenere gli occhi chiusi e le braccia
incrociate davanti al petto.
"Testarda
di una Senju" borbottò il Tsuchikage.
Tsunade
lo prese come un assenso e, presa una sedia, si accomodò
poco
distante da Sakura, lanciandole di sottecchi uno sguardo di intesa
che riuscì a rassicurare un po' la ragazza.
"Sperando
di non essere più interrotti, possiamo cominciare"
sentenziò il Raikage, volgendo lo sguardo verso Sakura che
rabbrividì. " Purtroppo i rapporti inerenti a quella
missione non sono reperibili, quindi dovremo basarci sulle vostre
testimonianze"
Sakura
sbarrò gli occhi dallo stupore: ricordava perfettamente di
aver stilato lei il rapporto e averlo riposto poi nell'archivio.
Kakashi le lanciò un'occhiata molto eloquente: evidentemente
avevano avuto la premura di farli sparire.
"Sakura
Haruno"
Un
brivido le percorse la schiena.
"Kiba
Inuzuka ha testimoniato che senza alcun ordine da parte del vostro
Hokage, avete intrapreso una missione che aveva lo scopo di uccidere
Sasuke Uchiha, è vero questo?"
"Non
è corretto. " intervenne Tsunade "avevo dato io
l'ordine di cercare di fermare l'Uchiha anche a costo di ucciderlo"
"Tsunade-sama,
parli solo se interpellata per favore" la rimproverò la
Mizukage che aveva trovato quella storia raccontata dall'Inuzuka
davvero molto interessante."Haruno, aspettiamo una sua risposta"
"L'Hokage
n-ne era al corrente" mentì, confermando la bugia
raccontata da Tsunade. Il suo sesto senso, tuttavia, le
suggerì
che quello sarebbe stato solo l'inizio di una conversazione molto
poco piacevole, dato che Kiba doveva aver spifferato tutto.
"È
vero che per prima cosa avete raggiunto l'Uzumaki?"
Sakura
annuì, mentre il suo stomaco cominciava ad attorcigliarsi
all'idea di quello che Kiba potesse aver raccontato. Sasuke era
lì
alla sua sinistra e l'ultima cosa che voleva era quella di fargli
sapere ciò che era avvenuto durante quell'incontro con
Naruto
che, come lei, sembrava molto nervoso. Sperò che Kiba avesse
omesso almeno quella parte.
La
Mizukage le sorrise prima di ricominciare a parlare.
"Durante
la conversazione con l'Uzumaki hai dichiarato di esserti resa conto
di esserne innamorata, che non aveva senso provare affetto per un
fuggitivo e un traditore e che tutto ciò che l'Uchiha stava
facendo era commettere crimini e spezzarti il cuore."
Non
aveva omesso quella parte.
Angolo
Autrice
Salve!
Non
sono sparita, ho avuto solo un periodo un po' movimentato, tra
lavoro, casa e il resto.
Ho
dovuto spezzare il capitolo in due parti perché altrimenti
sarebbe uscito un papiro e dopo un tot di pagine, a mio parere,
l'attenzione precipita vorticosamente.
Ho
adorato l'inizio con i pensieri di Kakashi. Non avevo mai scritto di
lui in modo così approfondito, quindi è stata una
bell'esperimento e spero che sia riuscito – ma questo sarete
voi a
dirmelo.
La
seconda parte è sasusaku a gogò, ma è
solo la
punta dell'iceberg perché il bello deve ancora venire.
Purtroppo o perfotuna quando tratto i pensieri di Sakura non riesco a
non essere un pelino ironica, ma il mio intento è quello di
creare una storia che alterni momenti di drammaticità ad
attimi un po' più leggeri. Sto anche valutando l'ipotesi di
trasformare questa long in una serie, in quanto il progetto
è
molto ampio e rischierei di superare un numero spropositato di
capitoli. Si accettano consigli in merito. :-)
Vi
ringrazio tantissimo per le tante recensioni che questa storia sta
ricevendo, sono davvero contenta!! ^^ Cercherò doi
rispondere il prima possibile. Ringrazio anche i lettori
silenziosi(siete tantissimi!) e li esorto a non essere timidi: io
sono qui per voi, vi adoro tutti e sono vegetariana, quindi non
correte alcun pericolo.
Un
grande abbraccio.
Blueorchid31
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