FutureSex/FaithDreams

di Damon Salvatore_Cit
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UN ANNO DOPO

È passato un anno da quella sera del concerto a New York al Madison Square Garden, Francis e Justin non stanno più insieme dal Maggio 2008, si sono lasciati ed il motivo della loro rottura è tutt’ora ignoto al grande pubblico, soltanto i diretti interessati sanno cosa sia realmente accaduto.
Francis non ne aveva fatto parola con nessuno, neanche con i suoi più cari ed intimi amici si era confidata, era un peso che portava dentro di sé, un segreto che non riusciva a rivelare.
I questi anni Francis De Laurentiis, meglio conosciuta come Francis “em” è diventata una persona differente da quella che era in passato:
Subito dopo la separazione col cantante, la ragazza si era chiusa in sé stessa nel vero senso della parola, non parlava più con nessuno, né voleva vedere nessuno, preferiva la solitudine attorno a sé.
Provò a concentrarsi sulla sua carriera da ballerina, che con la scuola aperta a Napoli aveva spiccato il volo, soprattutto a livello internazionale; ma non riusciva a pensare o a far nulla di costruttivo, al contrario era in fase di distruzione.
Chenille, Nina, Jay, Eddy, Mike, MamaSu, tutti cercarono di starle accanto in quel momento così difficile per lei, ma nessuno poté far niente per farla star meglio.
La rottura con Justin l’aveva devastata, lasciandole un vuoto nell’anima e nel cuore che nessuno e niente era in grado di colmare, neanche il ballo.
Così, decise di prendersi un anno sabbatico per cercare di ritrovare sé stessa e sparì dai radar dei suoi conoscenti, lasciando una lettera indirizzata ai suoi amici, che diceva:
“Ho bisogno di ritrovare me stessa, di starmene per conto mio. Non so quanto mi ci vorrà, forse qualche mese, o qualche anno, vi prego non cercatemi. Non ho telefoni con me, né un indirizzo dove potrete trovarmi. Rispettate questa mia volontà, e lasciatemi andare. A presto. F.”
[…]
Era tornata nella sua terra, in Argentina, aveva fatto un lungo viaggio prima di arrivarci: era partita dal Brasile, passando per il Venezuela, la Giamaica, Cuba, Santo Domingo, Messico, ma nessuno di quei posti la fece sentire a casa come era successo mentre era a Buenos Aires, la sua città natale.
Purtroppo la ragazza era entrata nel giro della droga leggera, aveva cominciato a fumare erba e la sua cerchia di amici sud americani non era tra le più raccomandabili.
Tentarono a farle provare qualcosa di più pesante: come la cocaina, o l’eroina, ma era riuscita a non cadere in tentazione.
Nonostante affermasse di tenere tutto sotto controllo, era diventata ormai dipendente dalla marjuana e dall’alcool.
Non passava una sera in cui non si ubriacava bevendo shot alcolici e si “riuniva” con qualche compagno occasionale a fumare erba.
L’unica cosa che sembrava avere sotto controllo era la sua intimità: non era stata con nessun uomo in quel suo lungo viaggio, sembrava essersi chiusa al mondo maschile, come se si rifiutasse di star con loro, come se odiasse chiunque possedesse un pene.
[…]
Arrivò a Buenos Aires nel Dicembre 2008, doveva sostarci per qualche giorno, al massimo una settimana, ma qualcosa la tenne lì nella sua terra per ben tre mesi.
Un giorno della seconda settimana di sua permanenza a Buenos Aiures, mentre camminava per la calle Florida (una via molto famosa della città Argentina, per le esibizioni di tantissimi ballerini di tango, ballo tipico del paese) un uomo che avrà avuto sì e no una cinquantina d’anni, era per strada con una coppia di bellissimi ballerini di tango, che si esibivano su una canzone che lui stesso aveva fatto partire da un gira dischi portatile, la fermò per un braccio tra la folla e con occhi che gli brillavano dall’emozione le disse totalmente incantato:
- Esperanza!
Francis lo guardò negli occhi per qualche secondo, e si stupì dall’intensità con cui la stesse guardando, ma poi infastidita, gli mise la mano sulla sua che le bloccava il braccio, e gli rispose in spagnolo:
[Ovviamente continuo a scrivere il dialogo in italiano, anche se è in spagnolo]
- Giù le mani! Io non mi chiamo Esperanza…
Si riuscì a leggere sul suo volto, il momento esatto in cui l’uomo venne ferito dalle parole della ragazza.
Francis non aveva usato un tono di voce e un atteggiamento gentile, come in passato avrebbe fatto; al contrario fu molto sgarbata ed infastidita, ma fu catturata dai suoi occhi, e dal suo modo di guardarla che quasi le fece credere che quell’uomo avesse un forte bisogno di lei, o di chiunque fosse stata quella Esperanza.
Questo signore aveva capelli bianchi, folti, medio lunghi come ogni uomo latino che si rispetti.
Li portava legati con un codino al centro della testa, con una restante quantità di capelli, lasciati sciolti lungo il collo.
Portava i baffi, anch’essi folti bianchi, e aveva due grandi occhi castani.
Non era molto alto, ma era messo bene fisicamente, la cosa che la colpì maggiormente fu un dente d’oro sul lato sinistro della sua dentatura superiore.
Era il classico bell’uomo ispanico, che nonostante l’età riusciva a dimostrarne almeno dieci di meno, grazie al suo fisico asciutto e bell’aspetto.
- Mi scusi… señorita…
Francis lo guardò intensamente, mentre lui abbassava lo sguardo, visibilmente dispiaciuto dalla brutta reazione della ragazza, e con umiltà si inchinò a lei leggermente col capo, per scusarsi.
Francis non smetteva di guardarlo, e più lo guardava, più la sua curiosità cresceva.
Sentiva un certo tipo di trasporto verso quell’uomo, insolito e strano per la “nuova lei”.
Mosse qualche passo in avanti, come se il suo corpo la costringesse ad andare  e dimenticare l’accaduto, ma una vocina nella sua testa le diceva di fare il contrario, così tornò in dieto da quell’uomo e con sguardo accigliato, ma soprattutto con più garbo: gli disse:
- Mi scusi, señor… chi è Esperanza?
L’uomo, mostrò subito segni di orgoglio ed educazione allo stesso tempo, come se fosse stato un uomo d’altri tempi, e sfuggendo al suo sguardo, come se si sentisse inferiore: esclamò:
- Perdonatemi se vi ho turbata, señorita, ma devo… devo avervi scambiato per qualcun’altra… una mia vecchia… cara conoscente.
Quelle parole non aiutarono Francis a calmare la sua insolita fame di curiosità, così gli si avvicinò portandosi una mano sul fianco e abbassando il capo, disse:
- Señor… scusi se sono stata scortese, poco fa… non avrei dovuto.
L’uomo sembrò apprezzare quelle parole, ma dopo averle rivolte un rapido sguardo in silenzio, si affrettò a dirle:
- Non è necessario che vi scusiate, señorita, sono stato io indisponente nel fermarvi.
Francis abbozzò un sorriso, ma non le riuscì, erano mesi che non sorrideva e aveva quasi dimenticato come si facesse.
Ci furono una manciata di secondi di silenzio, poi la ragazza disse all’uomo:
- Sa… è tutta una vita che cercavo di tornare in Argentina. Non conosco nessuno qui… e lei è l’unico ad avermi fermata non per chiedermi un autografo o una foto insieme… mi piacerebbe sapere chi sia questa signora che cercava con così tanto desiderio in me.
L’uomo accigliò lo sguardo, cominciando a chiedersi quale celebrità potesse mai essere la ragazza, ma poi fu distratto dalle sue parole e non trattenne un sorriso abbassando lo sguardo.
- Una vecchia amica… le somiglia incredibilmente, señorita…
Intanto i due ballerini di tango, si avvicinarono, avendo notato Francis ferma a parlare con l’uomo e per poco non gli prese un colpo ad entrambi.
Francis era diventata molto famosa, soprattutto nel mondo del ballo, e due ballerini di tango, non potettero non riconoscerla.
- Oddio…!!!
- Ma è Francis!!!
La ragazza si voltò di scatto verso i due ballerini, che con agilità e grazia le si avvicinarono entusiasti e sorridenti, e Fran provò di nuovo a sorridere, ma ancora una volta fallì.
La ballerina di tango era molto alta e snella, con dei tacchi a spillo che accentuavano la sua altezza, un vestito nero molto sensuale, con una gonna stretta in vita ma larga verso la fine, con una rosa rossa attorcigliata tra i capelli legati con uno chignon basso, tipico delle ballerine di tango e un rossetto rosso sulle sue labbra medio-sottili che richiamavano la sua acconciatura.
Il ragazzo invece indossava un pantalone nero, una camicia bianca e un gilet nero. Aveva i suoi folti capelli neri color della pece gelatinati e riportati all’indietro.
Entrambi avevano volti marcati, e di un colorito abbastanza bronzeo, tipico degli Argentini, ed entrambi erano molto belli nonché eleganti soprattutto nei movimenti: come se continuassero a ballare anche mentre gesticolavano o camminavano.
- Non posso crederci… sei tu, Francis?
L’uomo guardò la ragazza accigliato, poi la ballerina di tango notando la sua espressione gli disse:
- Don Julio, questa ragazza è una nota ballerina mondiale…
L’uomo alzò lo sguardo verso Francis sorpreso visibilmente, e continuò a fissarla per qualche secondo, mentre la ballerina aggiunse sorridendo dolcemente in direzione di Francis:
- Sai… lui non segue molto le vicende attuali dal mondo… è un amante del ballo, specialmente del tango…
Francis socchiuse le labbra in una specie di sorriso comprensivo, e guardò l’uomo, ma poi la ballerina riprese parola e disse:
- Ad ogni modo, sono onorata di conoscerti, io sono Paula, lui è il mio compagno di ballo José e questo è mio padre Julio…
Francis si sorprese nel sentire che quello fosse il padre della ballerina, soprattutto dopo averla sentita dargli del “Don”, ma poi pensò che era semplicemente una forma di rispetto.
Francis la guardò e prese parola prima di cominciare a sembrare strana agli occhi di quei due ballerini che la fissavano ansiosi di sentirle dire qualcosa:
- Molto piacere…
- Paula, chi ti ricorda?
Don Julio indicò Francis con un cenno di capo, mentre guardava con complicità la figlia, la quale accigliata rispose di getto:
- Beh… Alicia Keys…
- E’ identica, sembrate sorelle…
Aggiunse il ballerino, quasi incantato per la bellezza di Fran.
Francis si arrese ai sorrisi, non riusciva a formulare uno convincente, così si concentrò sull’uomo, che estrasse una foto dal suo portafoglio e le mostrò una donna immortalata mentre danzava qualche passo di danza, non si vedeva molto bene, ma per quel poco che riuscì a vedere , notò che si somigliassero molto.
Ne fu immediatamente sorpresa, tanto da averne paura.
Alzò subito gli occhi sull’uomo, e i due si capirono senza dire una singola parola: Don Julio si accorse dello stupore di Francis e finalmente Francis capì lo sguardo che quell’uomo le aveva rivolto quando l’aveva fermata tra la folla, poco prima.
[…]
Francis aveva deciso di fermarsi con quelle persone per qualche giorno, anche se non le conosceva affatto, sentiva di dover restare con loro.
Chiese a Don Julio tutto su quella misteriosa donna Esperanza, che le somigliava terribilmente, e l’uomo, davanti ad un buon bicchiere di vino in un ristorante in cui era solito recarsi per la cena, dopo una settimana esatta dal loro primo incontro, le raccontò la storia di quella donna.
[…]
- Esperanza Jaràl era il suo nome… siamo cresciuti insieme nel quartiere meridionale della città di Rosario “Parque Casado”. Io ero figlio del dentista di paese, mentre lei era figlia di due musicisti di strada, molto poveri.
[…]
- La povertà qui nel nostro paese non manca oggi come non mancava allora… e io rubavo qualche soldo a mio padre per darlo a lei e permettere alla sua famiglia di poter mangiare qualcosa…
[…]
- Non aveva né sorelle, né fratelli, era figlia unica di due giovani ragazzi, che elemosinavano qualche soldo per strada in cambio di musica. Lui suonava la chitarra, e lei il violino, ma soltanto quando si accorsero che la loro figlia fosse molto brava a ballare soprattutto sulle note del tango, si procurarono un Bandoneòn. (una fisarmonica particolare per poter suonare il tango) Ricordo che suo padre all’inizio non sapesse suonarlo, ma poi imparò in fretta e anche molto bene.
[...]
- Suo padre, Ramòn Jaràl, era un artista nato, qualsiasi strumento gli davi tra le mani, sapeva suonarlo alla perfezione nel giro di poche settimane. Sua madre Consuelo Castro Jaràl, invece apprese da suo marito. Lei come sua figlia era più portata per la danza, ma aveva subito un grave incidente alla caviglia, che non le permise più di inseguire il suo sogno di diventare una ballerina di danz. Sapevo che ne soffrisse molto, ma rivide in sua figlia le speranze di poter realizzare quel sogno tramite lei. I soldi per poterle permettere di studiare danza non li avevano, così la ragazza dovette imparare da sola, e visitando strade come questa, riuscì ad imparare guardando le altre. Fu un auto-apprendista, e con gli anni divenne la regina di Calle Florida.
[…]
- C’era un forte legame tra me e lei, eravamo inseparabili sin da bambini ed io ero disposto a far di tutto per lei. Mio padre voleva che diventassi un dentista proprio come lui, ma abbandonai gli studi dopo il mio primo anno di università. Da ragazzo avevo imparato a suonare il Bandoneòn da suo padre Ramòn, così cominciammo a farci spazio su questa strada noi due soli, inseguendo i nostri sogni che sfociavano nello stesso fiume: io volevo essere libero, e diventare un’artista di strada è uno dei modi migliori per esserlo, mentre lei voleva ballare il tango.
[…]
Francis ascoltava assorta quel lungo racconto dell’uomo, riuscendo perfettamente ad immaginarsi scene del passato, anche se non li avesse vissuti in prima persona, le bastò ascoltare il modo in cui gliele raccontava quell’uomo per poterle sentire anche un po’ sue.
Più il racconto andava avanti, più la ragazza cominciava ad avere un macigno in petto: sospettando sempre più che quella donna potesse essere la sua vera madre.
La passione del ballo le accomunava, ma la cosa che era più sconvolgente era la loro incredibile somiglianza estetica… praticamente due gocce d’acqua.
[…]
- Posso farle una domanda?
Domandò Francis, accigliando lo sguardo, e restando tesa e seria in volto, mente spostava lo sguardo in un punto impreciso nel vuoto.
Don Julio la guardò assorto, ogni volta che incontrava i suoi occhi verdi lucenti, gli sembrava di rivedere la sua Esperanza, poi con tono educato le disse:
- Certamente…
- Lei e questa donna… avevate una relazione?
Il cuore di Francis cominciò a batterle senza sosta a quella domanda, e senza rendersene conto, iniziò a guardare quell’uomo come colui che sarebbe potuto essere suo padre, e anche solo l’idea le tolse il fiato, finché l’uomo disse in un sorriso amaro:
- Esperanza mi ha sempre visto come un fratello… io l’amavo, ma l’amore che lei provava per me non era lo stesso.
Francis ne restò sorpresa, e una vena di dispiacere le si lesse in volto.
Voleva scoprire chi fossero i suoi veri genitori, era tutta una vita che aspettava quel momento, e probabilmente l’istinto l’aveva spinta nel tornare in Argentina per poterli ritrovare.
Forse stava costruendo castelli in aria, ma l’istinto le diceva che l’incontro con quell’uomo non era stato casuale e che forse il destino l’aveva messa sulla via per ritrovare i suoi veri genitori.
[…]
Non sa quante ore passò ad ascoltare il racconto dell’uomo, ma non le sembrarono abbastanza per conoscere ogni cosa.
Ad un certo punto, però, l’uomo smise di ricordare il passato e sorridendo timidamente verso la ragazza le disse:
- E’ tutto il giorno che ti parlo di Esperanza… e tutto perché somigli a lei… Ti sarai stufata di sentirmi ricordare un passato ormai lontano.
Francis accigliò lo sguardo, restando sempre un po’ troppo seria ed inespressiva, e disse:
- Al contrario… il suo racconto mi ha fatto capire molte cose, ma molte restano ancora un mistero…
L’uomo cominciò ad essere confuso, e visibilmente spaesato:
- Un mistero?
- Vede, Don Julio… il motivo per cui sono rimasta qui con lei tutti questi giorni… è proprio Esperanza…
- Non capisco Señorita…?
- La donna di cui mi sta raccontando… potrebbe… essere la mia vera madre!
Don Julio fu travolto da quelle parole e per è poco non ebbe un mancamento.
- Señorita…
- Don Julio… La somiglianza impressionante che c’è tra me e questa donna non può essere un caso. Io sono stata ritrovata davanti ad un convento a Buenos Aires nel Maggio del 1984, la prego… mi dica la verità. Lei era con lei quel giorno? Sa… sa qualcosa che…
- Non è possibile!
Francis fu interrotta bruscamente da quell’affermazione, e fu come se quei castelli in aria che stesse costruendo, fossero crollati tutti d’un botto.
Lo guardò negli occhi, visibilmente turbata, ma non una parola uscì dalla sua bocca, e l’uomo dopo attimi di silenzio disse:
- Lei… non poteva…
Sembrò che Don Julio avesse finalmente risolto un mistero che lo tormentasse da tutta una vita, e nel rendersene conto quasi sbiancò.
Si passò una mano tra i suoi folti capelli bianchi, e disperato guardò quella ragazza che sembrava la rincarnazione della sua amata.
- La prego, è importante!
Gli occhi di Fran si offuscarono di un leggero velo di lacrime, che non impiegò molto a far passare, mentre l’uomo la guardava quasi come un colpevole, quasi come qualcuno che sapesse la verità ma che non avesse il coraggio di raccontarla.
- Señorita… Esperanza non mi ha mai detto di essere incinta…
Francis restò senza parole, le caddero le braccia e sembrò che non le restasse altro da fare se non arrendersi, ma poi l’uomo continuò parlando:
- Vede, le nostre strade si separarono nel Luglio del ’82 quando un uomo dello spettacolo le propose di lavorare in spagna. Le aveva promesso che sarebbe diventata la ballerina di tango famosa non solo in Argentina, ma anche in tutta Europa.
Don Julio sfoggiò un triste sorriso pieno d’amarezza, mentre guardava nel vuoto:
- Esperanza venne a dirmi che lasciava l’Argentina, soltanto il giorno prima…
Francis si sorprese di quelle parole e con un misto tra rabbia e dispiacere, guardò l’uomo e disse:
- La lasciò il giorno prima? Come poté?
L’uomo abbozzando un sorriso, la guardò e disse:
- Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di esaudire il suo sogno…
- Ma lasciarla…
- Non era lei ad essere innamorata di me, ero io che l’amavo…
- Non significa nulla! Lei aveva rinunciato a tutto pur di starle accanto, e lei cosa fa? La liquida in quel modo?
Julio sorrise amaramente, ed abbassò il capo per qualche secondo tacendo dandole inevitabilmente ragione.
- Beh… ad ogni modo ebbe davvero molto successo in Europa, e nel giro di pochi mesi il suo nome risuonava anche tra la gente che non conosceva niente di tango.
L’uomo rialzò lo sguardo verso Francis e proseguì parlando:
- In Spagna diventò una stella, e come tutte le stelle, cominciò a farsi spazio nel mondo dello spettacolo, conoscendo molta gente famosa… ma lei non fu una stella qualunque… Esperanza fu una cometa che illuminò il cielo per un arco di tempo e poi sparì nel buio…
Francis ascoltava assorta ogni parola che usciva dalla bocca di quell’uomo:
- Rientrò in Argentina soltanto due anni dopo…
- Aveva fallito…
- Purtroppo sono cose che capitano nel mondo dello spettacolo… Hai il tuo momento di gloria, che poi termina senza darti il tempo di rendertene conto…
In quel preciso istante, Francis sperò che una cosa simile non le capitasse mai, soprattutto dopo tutti i sacrifici e le sofferenze che aveva passato per imporre il suo nome nel mondo.
- Esperanza ignorò le mie chiamate e tutti i tentativi di mettermi in contatto con lei… volevo vederla, dovevo vederla, ma lei riuscì a sparire ancora una volta; finché un giorno mi arrivò una sua lettera che diceva…
L’uomo smise di parlare, e accigliando lo sguardo, allungò la mano verso la tasca dei suoi pantaloni e sfilando il portafoglio le disse:
- Leggila tu stessa…
Francis fu sorpresa da quanto l’uomo dimostrasse sempre più di essere legato a quella donna, tanto camminare sempre con una sua foto e una sua lettera nel portafogli.
Don Julio le diede la lettera un po’ stropicciata ed invecchiata, e lei cominciò a leggerla:
[…]
- Caro Julio… ne è passato di tempo, e so di aver sbagliato con te. Purtroppo me ne rendo conto soltanto adesso. Ero toppo stupida ed immatura per capirlo prima, troppo accecata dalla mia voglia di successo. Cercavo di gettarmi alle spalle un’intera vita a patire la fame e la povertà. Ho vissuto nel lusso e nella ricchezza, ho avuto cose e ho vissuto esperienze che neanche sognavo. Ho conosciuto tante celebrità…è stato tutto molto magico, ma niente è paragonabile alla semplicità e alla spensieratezza che avevo quando insieme dominavamo su calle Florida… me ne rendo conto soltanto adesso, amico mio…. Ti prego, non chiedermi di incontrarci, non potrei sopportare di rivederti dopo tutto il male che ti ho procurato. Sono stata un’egoista e un’ingiusta nei tuoi confronti e non immagini quanto soffra la tua mancanza, ma è meglio se tu non veda quanto questa vita lontana dall’Argentina mi abbia cambiata. Non avrei la forza di rivedere i tuoi enormi occhi color nocciola su di me, non adesso. Spero che capirai i miei motivi e che rispetterai questa mia volontà. Nonostante i miei fallimenti, sia nella carriera che con te, la vita sembra volermi dare una seconda possibilità… sento che potrò ricominciare con una persona al mio fianco, molto presto …e questo è ciò che auguro anche a te mio caro e dolce Julio. Ti auguro ogni bene e tutta la felicità di questo mondo, sei la persona più bella e sincera che mi sia capitata nella vita e non smetterò mai di ringraziare Dio per avermi dato la possibilità di aver avuto te. Ti abbraccio. Stammi bene. Tua per sempre. Esperanza.
[…]
Francis smise di leggere ed alzò lo sguardo verso l’uomo, che con occhi chiusi era restato ad ascoltare la ragazza leggere quelle parole che ormai aveva imparato a memoria.
- Tua per sempre?
Domandò indignata la ragazza. Come poteva dirgli quelle parole, dopo tutto quello che gli aveva fatto? Oltretutto conscia dei sentimenti che l’uomo provasse per lei…?
Non riusciva a farsene una ragione.
Don Julio, invece, sorrise e riaprì gli occhi per poterla guardare.
- E’ molto difficile riuscire a comprendere il nostro rapporto se non sei mai stata innamorata…
Una fitta al cuore colpì Francis a quelle parole, che rivide in un millesimo di secondo, il volto di Justin davanti ai suoi occhi.
Scosse il capo e chiuse gli occhi con forza, per vietare a sé stessa di rivederlo.
Riusciva a capire perfettamente cosa provasse, e forse una lettera simile, un giorno l’avrebbe scritta anche lei…
Justin, riusciva a pensare soltanto a lui in quel momento.
Il ricordo del suo sorriso, le abbagliava la vista; il suono della sua risatina, della sua voce, ogni ricordo si era prepotentemente fatto avanti dopo l’affermazione dell’uomo.
Francis non riusciva a sopportarlo, così si alzò da quel tavolo e senza nemmeno voltarsi salutò l’uomo e andò via, prima di poter reagire peggio di come già stesse facendo.
[…]
Justin era ancora un nervo scoperto per lei, che proprio in quel periodo perdeva spesso il controllo di sé stessa.
Non passava notte in cui non piangesse abbracciando un cuscino, immaginandosi ancora tra le braccia del vero amore della sua vita.
L’aveva perso, aveva perso anche lui dopo Emma… e sentiva di non potercela fare.
Dopo la perdita di Emma, era riuscita a trovare conforto in lui, ma adesso? Adesso che aveva perso anche lui in chi avrebbe trovato conforto?
Non esisteva cura che le avrebbe fatto dimenticare quel ragazzo.
[Canzone consigliata per la scena : Alejandro Sanz-He Sido Tan Feliz Contigo]
Ogni notte, prima di dormire, quando non faceva uso di alcol ed era ancora in sé, si lasciava andare a momenti di debolezza e cominciava a ricordare il passato non troppo passato col cantante, riguardando vecchie foto con lui che aveva ancora salvate sul cellulare, e se proprio voleva farsi del male: cercava su youtube video dei live del suo ultimo tour, oppure si lasciava tentare da video amatoriali fatto da qualche fan.
In quegli anni, molte persone nel mondo si erano appassionati alla storia d’amore tra il cantante e la sua ballerina, tanto da creare anche un nome che potesse unire quello di lei e lui. Ricordava ancora il momento in cui vennero a scoprirlo, dopo aver girato per qualche ora su internet, una sera dopo uno spettacolo, mentre si rilassavano sul divano.
[…]
- Justis???
- Ma non significa “giustizia” nella vostra lingua?
- Quello è “Justice” piccola ignorantella…
- Ehii!
Justin poggiava un braccio sulle spalle della ragazza, e a quella sua buffa reazione offesa, la strinse a sé dandole un bacino sulla fronte, mentre ridacchiava contagiando anche lei, poi Fran disse:
- Beh però… mi piace come suona…
- Io le trovo sciocchezze.
- Perché?
Justin si strinse nelle spalle e con risolutezza, disse:
- Non c’è un motivo. Lo penso e basta… insomma non mi piace che la mia vita sentimentale sia al centro delle conversazioni degli alti.
- Così parlò l’ex della Spears…
- Appunto.
- Oh, avanti. Smettila di prenderla così sul serio… pensavo che ci stessimo divertendo.
- Mi sto divertendo…
- Non sei convincente.
- Semplicemente perché ci sono già passato. Danno un nome alla tua coppia, e quando tutto finisce, non fanno altro che ripeterlo, leggendo cose assurde sulla tua storia che neanche tu eri a conoscenza… come se non soffri già abbastanza per conto tuo, ci si devono mettere anche gli altri. Insomma tutta una marea di stronzate che preferisco evitare.
Francis preferì non dir nulla ed acconsentì col capo, constatando che avesse ragione lui. Al ché decise di non dar modo al malumore di prendere il sopravvento e lo strinse in un abbraccio travolgendolo in un bacio dolce.
[…]
Quel ricordo le fece molto male, e adesso esternava la sofferenza con la violenza, oppure commettendo qualche pericolosità; ma fortunatamente non fece niente di pericoloso, se non quello di scaraventare il proprio cellulare contro la parete opposta della camera riducendolo in pezzi; pezzi che restarono lì finché non andò via lasciandoli dispersi in quella camera di motel.
Il cellulare non aveva alcuna scheda telefonica dento, quindi chiunque avesse trovato quei cocci, non avrebbe dovuto raccogliere altro, se non un cellulare ormai in frantumi.
[…]
Trascorse il Natale in Argentina, ma in compagnia di nessuno, lontana da tutto e tutti.
Quell’anno, il 23 Dicembre, ricadeva il sesto anniversario della morte di Emma, gli anni volavano senza che se ne potesse rendere conto.
Quel Natale fu diverso, stavolta Francis aveva un cruccio nella testa, e non faceva altro che pensare a quella donna: Esperanza Jaràl.
Non le fu difficile fare qualche ricerca su di lei e purtroppo fece una scoperta che avrebbe preferito non fare: la donna morì nell’Ottobre del 1984, esattamente cinque mesi dopo la sua nascita.
Non riuscì a scoprire la causa della sua morte, nonostante fosse stata una stella del tango Argentino, la donna morì in sordina dimenticata da tutti.
[…]
Passato il Natale, Francis era pronta a partire, ma prima tornò su quella calle… calle Florida, dove sapeva di ritrovare Don Julio, sua figlia Consuelo, e José.
Il Natale in Argentina, aveva il clima dell’estate, quindi l’unica cosa che avesse per non farsi notare tra la gente, e far avvicinare qualcuno che la riconoscesse, erano un grosso paia di occhiali neri.
Non era particolarmente socievole in quel periodo, e preferiva così.
Individuò l’area in cui sostavano i tre, e restò ad osservarli da lontano, tra la folla, incantandosi nel vedere i due ballare quei passi così sensuali da farle venir voglia di aprire una scuola di tango proprio lì e trascorrerci la sua vita.
In quel momento ebbe un’idea, ma doveva prima parlare con Don Julio.
Così si avvicinò a lui, tenendo le mani nelle tasche dei suoi pantaloni color corallo, leggermente larghi di coscia, e con sguardo basso, provò a formulare una frase che non risultasse ridicola:
- Don Juan…
Fu il meglio che riuscì a dire.
L’uomo si stupì di rivederla, e sorrise gioioso con sguardo emozionato, Francis riuscì a ricambiare il sorriso, anche se sapeva benissimo che il sorriso dell’uomo era dovuto principalmente alla somiglianza che aveva con la sua amata.
Non badò a quel pensiero, e fu distratta dalle parole dell’uomo:
- Francis… che bello rivederti. Credevo fossi partita…
- Non potevo partire senza salutarla…
- Beh non eri tenuta a farlo.
Francis abbozzò un sorriso, cominciando ancora una volta a fallire col riuscire a sorridere, poi disse guardandolo dritto negli occhi:
- Perché non mi aveva detto che Esperanza era morta?
L’uomo non reggendo quello sguardo e quella situazione, abbassò gli occhi verso il basso e con un aria triste esclamò dopo qualche attimo di silenzio:
- Perché per me non è mai morta…
La ragazza colpita da quelle parole, lo guardò intensamente, mentre lui sfuggiva ai suoi occhi. Don Julio espresse in poche parole, ciò che provava lei per Emma.
Non disse nulla, lasciò che il silenzio si facesse spazio tra loro, ma poi lui disse:
- La malattia l’aveva distrutta… Nel giro di pochi mesi se l’era portata via….
Francis sbarrò gli occhi e il cuore le si fermò per qualche secondo:
- Che cosa? Malattia? Che malattia?
L’uomo alzò lo sguardo verso di lei, ma soltanto dopo alcuni secondi riuscì a parlare:
- Il cancro… se ne ammalò nel maggio del ’84 e morì nell’ottobre dello stesso anno… purtroppo queste malattie sono infami, non ti lasciano neanche il tempo di renderti conto cosa ti stia capitando.
Francis si portò una mano davanti alla bocca e rischiò di sentirsi male mentre si lasciò andare finalmente ad un pianto liberatorio.
Dovette poggiarsi sul muretto più vicino, accompagnata dall’uomo che si allarmò subito nel vederla reagire in quel modo.
- Francis… ti senti bene?
La ragazza cominciò a piangere, finalmente aveva capito tutto, finalmente era venuta a conoscenza della verità, e si sentì male nel ricordare quante volte avesse maledetto la donna che l’avesse partorito per averla abbandonata.
- Lei sapeva di morire… mi ha lasciato davanti a quel convento perché sapeva che non ce l’avrebbe fatta…
Don Julio appariva confuso:
- Non puoi… non puoi essere sua figlia…
- Ho fatto ogni tipo di ricerche, e adesso ho la certezza che fosse lei la mia vera madre.
La ragazza si avvicinò all’uomo afferrandolo per il colletto della sua camicia, e quasi lo implorò di parlare:
- La prego, signor Julio… lei deve dirmi la verità… se sa chi è mio padre… la prego! La scongiuro me lo dica! Ho il diritto di saperlo!
L’uomo si lasciò trasportare dal momento e strinse Francis in un abbraccio, non trattenendo più le lacrime.
I due cominciarono a piangere insieme, ma con contegno, e soltanto dopo qualche minuto Don Julio tornò a guardarla, e mentre le accarezzava i capelli e le disse:
- Lo giuro… giuro che non so chi sia tuo padre… non mi ha mai parlato di nessun uomo, forse se ne vergognava… Adesso ho capito tante cose. Ho capito il significato di quella lettera dopo ventiquattro anni. Non voleva che la vedessi incinta… La persona con cui avrebbe avuto una seconda possibilità nella vita…credevo parlasse di un uomo… invece si riferiva a te, eri tu la sua seconda chance di rendere la sua vita migliore…
Nessuno mai l’aveva considerata una chance di migliorare la propria vita, nessuno la fece sentire come fece quell’uomo raccontandole della che era la sua vera madre.
Esperanza… così si chiamava, che buffo era stato il destino con lei… si chiamava Esperanza (che in spagnolo significa “speranza”) ed era proprio ciò che la vita le aveva tolto.
[…]
Trascorse tre mesi in Argentina in compagnia di quell’uomo, che la faceva sentire più vicina possibile a ciò che aveva sempre cercato.
Proprio in quei giorni, propose all’uomo e a sua figlia di aprire la prima affiliata della sua scuola di ballo, lì in Argentina.
Grazie ad Esperanza, e alla sua storia, capì che il ballo era la sua unica speranza di uscire da quel tunnel di sofferenza, che stava attraversando da quando la sua storia con Justin era finita.
Il ballo e il suo talento erano la sua unica forza, e lei ne sarebbe potuta uscire a testa alta.
Avrebbe imparato la lezione di vita che indirettamente il racconto di Esperanza e della sua povera famiglia di musicisti di strada, le avevano insegnato.
Come una volta Diego Maradona le disse: “Non tutti i mali vengono per nuocere” e lei avrebbe trasformato quel male, in bene.
Non poteva esservi altro posto al mondo in cui avrebbe voluto aprire la sua scuola, se non nella la sua terra natale…
Successe tutto in fretta: Francis decise di far costruire la prima affiliata della EmsAndFran a Buenos Aires, e a gestirla sarebbero stati proprio Don Julio, sua figlia Paula e José.
Aveva bisogno di ingrandirsi, di diventare quella che aveva sempre sognato, e l’avrebbe fatto lì dove sua madre e sua nonna avevano cominciato anni prima di lei.
Avrebbe insegnato il tango a chiunque avesse voluto, lo avrebbe migliorato, e l’avrebbe condiviso con altri tanti e tanti ballerini esperti che si sarebbero iscritti alla sua scuola.
Avrebbe onorato lei: Esperanza Jaràl, postando foto e gigantografie della donna intenta a ballare il tango; scatti ricavati da giornali o da internet, lì nella scuola.
Quella donna era davvero la fotocopia di Francis… a volte la natura spaventava.
Nel giro di tre mesi, la vita di Don Julio Leòn cambiò grazie all’arrivo di Francis, la ragazza non poteva ignorare ciò che l’uomo avesse fatto per lei, e per ripagarlo di averla aiutata involontariamente a trovare la sua vera madre, gli offrì di lavorare con lei e ricominciare in grande.


[…]

Francis stette lontana dalla famiglia De Laurentiis per un anno, ma poi tornò a sentirsi di tanto in tanto con suo fratello Luigi, la madre, e qualche volta anche con Edo.
Gli unici che non aveva più rivisto, e con cui non aveva più nessun tipo di rapporti erano suo padre e Valentina.
La ballerina si recava spesso a Napoli dal 2009 in poi; seguiva molto la squadra di calcio, e ogni volta che riusciva a liberarsi da qualche impegno, tornava nella sua città per ritrovare i suoi amici Alessandro Siani, Paolo Cannavaro ed Ezequiel Lavezzi; approfittandone anche per gestire la sua scuola di ballo di Fuorigrotta.
Era un ospite fisso allo stadio San Paolo ad ogni partita del Napoli, quando si trovava in città ed ogni volta che riusciva a liberarsi degli impegni per essere accanto alla sua squadra del cuore.
Non sedeva mai in tribuna, dove vi era suo padre: il suo posto era quasi in campo, era riuscita ad ottenere, grazie a sua madre e alla sua carica di vice presidente, un posto a bordocampo, lì dove sostavano fotografi e giovani raccattapalle.
Le voci sul suo rapporto col padre, non smettevano mai di girare in Italia, ma soprattutto a Napoli.
C’era chi diceva che la ballerina e il produttore cinematografico avessero litigato a causa del suo temperamento.
C’era chi dava la colpa alla troppa popolarità della ragazza nel mondo e ciò infastidiva l’uomo, c’è chi la colpa la dava alle sue relazioni nel mondo dello spettacolo che non combaciavano con quelle del padre, e chi diceva che la causa principale fosse che la ragazza facesse uso di marjuana e che il padre la stesse punendo col silenzio.
Addirittura vi fu un periodo in cui la ragazza fu infamata di essere dipendente da cocaina, ma lei era subito scesa in campo, trascinando i giornalisti che avessero fatto questa infamante dichiarazione, in tribunale.
Dopodiché rassicurò i suoi affezionati tramite il suo profilo youtube con un videomessaggio in cui negava categoricamente di far uso di cocaina.

 

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TRE ANNI DOPO
Francis era diversa, era diventata una persona fredda, distaccata che non relazionava più facilmente con gli altri.
Ogni cosa era cambiata, eppure lei era rimasta la solita ragazza umile, creativa e piena di vita di sempre; con l’unica differenza che adesso la sofferenza l’aveva marcata, non solo esteticamente, ma soprattutto nell’anima.
Adesso, nel 2011, Francis aveva una profonda cicatrice sul labbro superiore sinistro, che a nome di qualche suo fan accanito, era un qualcosa che le donava un tocco in più di sensualità; ma l’incidente che la colpì per farle procurare quel segno indelebile sul suo labbro, lo racconterà più avanti.
La sua vita privata degli ultimi quattro anni era avvolta nel mistero, anche per i suoi amici più intimi.
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Dopo aver trascorso un intero anno lontano da tutti e tutto, nel 2009 tornò in America e diede vita alla catene di scuole della EmsAndFran.
La sua fama crebbe rapidamente nel corso degli anni, così tanto da spaventarla.
Era riuscita ad ottenere contratti con artisti famosi ed internazionali, che pagavano davvero cifre esorbitanti, che lei prontamente investiva nelle sue scuole di ballo ed accresceva il suo numero di strutture aperte nel mondo, gestite da persone fidate, nonché suoi colleghi di ballo.
Si esibiva con un numero di ballerini della sua scuola diverso ogni volta, a dei concerti di artisti internazionale presentandosi come guest-star della serata.
Artisti del calibro di Madonna (la quale mostrava una gran stima nei confronti della giovane ballerina), Enrique Iglesias (col quale aveva instaurato un buon rapporto d’amicizia), Shakira, Ne-Yo, Beyoncé, Christina Aguilera, Lady Gaga, i Black Eyed Peas, anche i Coldplay, gli stessi Bruno Mars e Katy Perry…
Non vi era cantante che non richiedesse di lavorare con lei e con la sua scuola per provvedere a qualche coreografia per i loro video o qualche spettacolo live; e tutti erano disposti a sborsare cifre enormi pur di contendersela.
Il sogno si era realizzato, aveva preso finalmente forma: Francis era diventata davvero la ballerina numero uno al mondo, aveva aperto numerose scuole tra l’America, il sud America e l’Europa… e non le mancavano soldi e fama.
Era diventata una celebrità a tutti gli effetti, tanto da avere un proprio fan club che la seguiva assiduamente in ogni cosa che facesse, un sito internet dove condivideva ogni sua novità, e soprattutto un canale youtube dove era solita postare videomessaggi per i suoi fan, in cui rispondeva alle loro domande direttamente in persona.
Francis non amava i giornali e mai aveva rilasciato interviste alla stampa, perché era dell’opinione che i giornalisti fossero sempre molto bravi a storpiare le parole degli altri e non riportare mai un articolo veritiero; così si costruì il suo proprio angolo riservato a lei e a tutti i suoi fan, angolo chiamato “youtube”
Questo canale le era utile soprattutto per postare sue esibizioni su coreografie di qualche brano musicale che preferiva, accompagnata dai suoi amici di viaggio di sempre: Chenille, Eddy, Jay, Mike (e tutti i ballerini che si iscrivessero alla sua scuola di ballo).
Nonostante l’anno sabbatico che la ragazza si prese lontano da tutti, i suoi fedeli amici del Bronx non l’avevano dimenticata, né le avevano voltato le spalle.
Tutti loro sapevano della sua rottura con Justin, l’intero mondo ne era a conoscenza, e tutti sapevano anche quanto la ragazza ne soffrisse ancora, nonostante fossero trascorsi anni.
[…]
Francis nel 2008, quando ancora le sue cose con Justin andavano bene, aveva firmato un contratto a nome della sua scuola di ballo, in cui metteva per iscritto che avrebbe procurato all’artista i ballerini necessari per ogni suo spettacolo, che fosse un tour, un video musicale o uno spettacolo televisivo.
La EmsAndFrans era legata a Justin Timberlake per sempre, e tutto questo perché Francis si era fatta trascinare dall’amore senza considerare mai la possibilità che un giorno si sarebbero potuti lasciare, e adesso ne pagava le conseguenze.
Se fosse venuta meno a quel contratto, la sua scuola e tutte le sue affiliate, sarebbero andate in fallimento, perché la clausola rescissoria, ricopriva cifre che neanche lei riusciva a raggiungere e in più avrebbe dato un’immagine negativa della sua scuola, mettendosi in cattiva luce agli occhi degli altri artisti, che avrebbero potuto vederla come una società poco raccomandabile.
[…]
Più di una volta si era ritrovata a lavorare col suo vecchio amico Timbaland, dopo la rottura col cantante, eppure ogni volta si era sentita morire per i troppi ricordi, perché le mancava il passato, le mancava quella vita felice che aveva con Justin e non poteva far niente per riottenerla, per riavere il suo amore.
Justin però sembrava averla dimenticata definitivamente, Francis dopo il suo ritorno dal suo anno sabbatico, era venuta a sapere da Chenille che il cantante usciva con la sua “amica” Jessica Biel, e le cose tra loro sembravano farsi serie col passare degli anni.
Come era possibile?
Justin aveva dimenticato tutto l’amore che c’era stato tra loro?
Era stato così bravo nel dimenticarla così in fretta?
E poi… perché proprio lei? Perché proprio Jessica?
Francis non aveva mai espresso una simpatia particolare verso quella che lui chiamava “amica”, anche se quando lei e Justin erano ancora una coppia felice, l’attrice era un tantino invadente, ma restava pur sempre un’amica e basta.
Justin aveva dimostrato a Francis in tanti e in diversi modi che il suo amore per lei aveva la priorità su tutto e tutti… eppure la fiamma di quell’amore si era spenta per sempre.
[…]
Una sera del 15 Dicembre del 2011, Fran, non si sa come, era venuta a conoscenza del fatto che Justin e Jessica sarebbero stati presenti ad una partita di Basket dei Lakers di Los Angeles, così riuscì a convincere Nina e Chenille ad andare con lei.
[…]
In questi anni anche le due amiche di Fran erano cresciute parecchio e stavolta l’aspetto fisico conta soltanto in parte.
Chenille si era imposta come ballerina numero uno della EmsAndFran, fortunatamente con l’apertura della struttura anche a Los Angeles, riusciva a stare molto più tempo con sua madre e sua figlia Anaya, che ormai aveva nove anni.
La EmsAndFran di Los Angeles l’aveva affidata ai suoi fidati amici Eddy e Jay, che grazie anche un po’ all’aiuto di Chenille, gestivano alla grande quella scuola che continuava ad avere sempre più iscritti in quell’enorme città.
La famiglia De Noir viveva a Los Angeles, nella loro casa dei sogni, che grazie all’aiuto di Francis erano riuscite ad ottenere per la stellare somma di ottantamila dollari.
Francis nonostante avesse fatto una full immersion nella sua carriera, riusciva a trovare il tempo di andare a passare un po’ di tempo con MamaSu e la piccola Anaya che cresceva a vista d’occhio e diventava sempre più bella come la madre.
La ragazza aveva dimostrato in ogni modo possibile di essere riconoscente a quella famiglia, e non appena il suo sogno fu compiuto, non si tirò indietro nel dimostrare ad ogni membro di quel piccolo nucleo familiare, quanto fosse loro riconoscente per tutto quello che avevano fatto per lei in passato.
Si era offerta di mettere lei la parte restante dei soldi che mancavano per acquistare quella casa, ma Chenille lo vedeva come un prestito, e non un segno di riconoscenza da parte della ragazza, così le ridava poco alla volta i soldi indietro… anche se forse una vita non le sarebbe bastata per saldare un debito di quarantamila dollari.
Francis non voleva quei soldi indietro perché per lei fu un regalo che aveva fatto ad una delle sue più care amiche, un’amica che non credeva di trovare dopo la morte di Emma.
Così a sua insaputa, aveva aperto un conto in banca a nome di Anaya De Noir, ed ogni volta che Chenille le dava una somma di denaro per saldare il debito, lei andava a versarlo sul conto della figlia, per fare in modo che un domani, se ne avesse avuto bisogno: Anaya avrebbe avuto un gruzzoletto di soldi messo da parte a nome suo.
Aveva mantenuto la promessa fatta a sé stessa, nei primi mesi in cui aveva abitato dai De Noir nel Bronx, e aveva comprato una fantastica camera da letto per MamaSu, che si era sempre sacrificata su quel letto scomodissimo della sua vecchia casa; cercando di ricambiare almeno di un decimo a tutto quello che la donna avesse fatto per lei, dandole un affetto che soltanto le madri danno ai propri figli.
In fine… non poteva non ringraziare lui, quel testone di Mike, che in quegli anni sembrava aver messo la testa a posto.
Francis lo aveva reso titolare e responsabile della sua ennesima scuola EmsAndFran di New York.
Vi starete chiedendo perché New York e non Los Angels dove vi erano sua mare e sua sorella? Beh… per due semplici motivi: Il primo, ed il più importante, perché era a New York che viveva la sua anima gemella… ebbene sì Mike aveva trovato l’amore della sua vita proprio nella città in cui era cresciuto. Una giovane studentessa di medicina di nome Debby, e non è tutto, perché i due erano convolati a nozze nel 2010 dopo la laurea della ragazza ed avevano avuto anche loro una bambina, che avevano chiamato Kimani.
il secondo motivo della permanenza a New York di Mike, era appunto dovuto alla moglie, che aveva tutta la sua famiglia lì e quindi era stato ben lieto ed onorato di occuparsi della EmsAndFran di New York.

[…]
Nina Petrova era diventata una famosa personal stylist, tra le celebrità di tutto il mondo.
Lavorava regolarmente per la nota agenzia di moda di Valentino, ed era ufficialmente la stilista di Francis EM, ma accettava anche lavori occasionali da parte di qualche celebrità, che la ingaggiavano in occasione di qualche evento mondano.
La giovane ragazza di solo ventiquattro anni, aveva già riscontrato un successo quasi mondiale grazie al suo talento da stilista.
La sua vita sentimentale, però, non andava meglio di quella della sua amica Francis; infatti la sua storia con Joe era finita dopo quattro lunghi anni a causa della ragazza che voleva concentrarsi sulla carriera.
Il reale motivo per cui lei avesse lasciato Joe, però, era dovuto alla passione che li aveva legati per così tanto tempo, e che da parte sua si era spenta.
L’uomo però continuava ad amarla, e non si rassegnava ad una loro rottura, così a volte la perseguitava per cercare di farla tornare sui suoi passi e rendeva la sua vita impossibile.
[…]
- Non capisco perché tu voglia andare a quella partita di basket, se sai che ci saranno loro…
- Non voglio che tu capisca, Chenille… vorrei solo che mi accompagnassi.
- E se poi dovesse ricon

riconoscerci?
- Non succederà… ho in mente di travestirmi…
- E da cosa? Da vampiro? O forse da fantasma?
Chenille era scettica, non accettava il fatto che l’amica continuasse a farsi del male dopo tutti quegli anni, e non comprendeva il motivo di quella sua decisione.
Nina invece, sembrava più propensa ad accettare le volontà di Fran, la giovane stilista, aveva legato così tanto con la ragazza che non riusciva mai a dirle di no, e provava sempre a mettersi nei suoi panni in qualunque decisione prendesse, senza mai giudicarla.
Le tre amiche si trovavano all’interno della struttura EmsAndFran di Los Angeles, il pomeriggio del giorno in cui ci sarebbe stata quella famosa partita di basket.
Fran tentava di convincere le amiche, spiegando il suo “piano”.
- Da uomo.
Nina sbarrò gli occhi e fissò la ragazza, pensando che non fosse realmente seria.
Chenille alzò un sopracciglio e la guardò interrogativamente, con una mano poggiata sul fianco e un atteggiamento aggressivo.
- Come, scusa?
- Avete capito bene.
- Ma…
Nina provò a dir qualcosa, ma Francis riprese a parlare:
- L’ho già fatto in passato, molte volte, ed ha sempre funzionato. Con Emma ci divertivamo a fingerci dei ragazzi anche a qualche festa in maschera…
- Questa non sarà una festa in maschera, Fran. Lo capisci che se ci scoprono…
- Cosa? Che cosa succederà, Chenille? Insomma se non vuoi venire, fanculo! Non venirci!
Francis aveva tirato su un carattere molto difficile, tornando quasi alla sua vecchia lei, a quella d’origine: molto aggressiva, impaziente e nervosa.
Chenille di canto suo, non era mai stato un tipino pacato, e non se ne stava mai zitta quando l’amica le rivolgeva quel tono sgarbato, sfociando spesso in litigi superflui.
- Cosa speri di ottenerci? Eh? Li vedrai insieme, felici, ti ferirà e poi?
Francis si avvicinò all’amica in un scatto di rabbia, e parlandole a pochi centimetri di distanza, le disse a muso duro:
- Oh bisogno di andare a quella partita, Chenille! Se vuoi venirci, ho un biglietto anche per te. Altrimenti restatene pure a casa, ma taci!!
Francis non si era mai rivolta in quei toni con l’amica, sembrava essere un’alta persona, totalmente diversa da quella che Chenille aveva conosciuto cinque anni prima.
Nina se ne stava lì a fissarle, con preoccupazione e dispiacere, dispiacere per come la sua cara e dolce Francis si era trasformata negli anni difficili che aveva dovuto affrontare dopo la separazione con Justin.
Sapeva bene quanto l’amasse, credeva che il loro amore fosse uno di quelli da favola, uno di quelli che non sarebbe mai finito, eppure era successo.
Chenille inchiodò lo sguardo aggressivo di Fran, e con altrettanta aggressività, la fissava sperando che da un momento all’altro quel demone che la possedesse, la lasciasse in pace.
- Ragazze, vi prego, smettetela di litigare… insomma parliamone.
- Cosa c’è da parlare?
Disse Francis, ancora fisando male Chenille, poi finalmente si voltò in direzione di Nina, la quale disse:
- Beh… dicci cosa hai in mente di fare…
Francis spostò ancora una volta lo sguardo verso Chenille, che finalmente se ne stava zitta, poi tornò a guardare Nina e disse:
- Mi serviranno dei vestiti da uomo, e del trucco… e magari una parrucca…
Chenille scosse il capo, arrendendosi delusa dall’atteggiamento irrazionale dell’amica, mentre Nina, con un’aria decisamente più entusiasta, disse:
- Bene, me ne occupo io… dimmi solo che tipo di vestiti credi siano meglio…
Francis ignorò Chenille e guardò Nina:
- Una felpa, magari col cappuccio… e un paio di Jean non troppo stretti. Per il trucco me ne occupo io, sono diventata un’esperta nel farlo ogni volta…
- Bene, allora stasera si va a tifare Lakers!
Chenille guardò Nina con le mani incrociate sotto al petto, con un’aria contrariata, e la stilista notandola, se ne dispiacque, ma Francis le superò e si allontanò da loro a passo svelto, andando a prepararsi per la serata.
[…]
La metamorfosi di Francis fu così realistica, da sconcertare le due amiche.
La ragazza imparò davvero bene a truccarsi da uomo: aveva marcato alcune parti del suo viso con dei colori un po’ scuri assottigliando ancor di più il suo naso, rese il contorno dei suoi occhi più naturale e profondo, quasi a dare l’impressione che avesse delle occhiaie, ma la parte migliore l’ottenne applicando della folta e lunga barba sul suo volto delicato e femminile sino all’altezza di metà collo, che le donarono un aria camuffabile e marcata a uomo, proprio quello che voleva.
Le sopracciglia le aveva riempite con del trucco, facendole diventare più doppie e folte, il tutto però di un colore biondo scuro: aveva cambiato i propri connotati, passando dall’essere mora ad essere un uomo biondino, con una parrucca di un taglio di capelli corti, che aveva gestito con tanto gel per capelli, rendendoli quasi a spazzolino, in un’acconciatura mascolina.
Indossava una felpa nera con maniche e cappuccio grigio, con degli jeans scuri larghi di coglia e a vita bassa, in modo da nasconderle le sue belle curve femminili.
Chenille e Nina la guardavano sgranando gli occhi, quasi come se avessero appena vista un fantasma.
- Cazzo!
- Sento che a fine serata mi innamorerò di te…
Nina fissava Francis che cominciava a familiarizzare con quei vestiti, quel look e il suo portamento che doveva essere privo di grazia femminile.
- Non sapevo fossi così brava a truccarti da uomo.
- L’ho fatto molte volte in passato.
Ribadì freddamente alle parole di Chenille, mentre aggiustava quasi a livelli maniacali un sopracciglio. Era amante della perfezione, ed esigeva il massimo in ogni cosa.
- Mi servirebbero delle lentine colorate… non vorrei dare nell’occhio con … i miei occhi…
- Quanto hai intenzione di avvicinarti a loro?
- Non molto…
Francis assorta si fissava allo specchio, ancora poco convinta, poi esclamò:
- Degli occhiali! Degli occhiali da vista andranno bene!
- Se vuoi ti presto i miei…
Nina cominciò a frugare nella sua borsa, e Francis la guardò accigliata.
- E tu ci vedi, senza?
- Non sono graduate… sono per moda…
Chenille alzò gli occhi al cielo buffamente per l’assurda vanità dell’amica, poi Nina afferrando il fodero degli occhiali, esclamò:
- Trovati!!!
- Ma non saranno femminili?
- No. Sono un modello così semplice da risultare unisex.
Dopo alti mille tentativi di perfezionamento, riuscirono ad uscire e a raggiungere il palazzetto dello sport, dove si sarebbe svolta la partita, prima di far tardi.
[…]
Vi era davvero tanta gente quella sera, probabilmente anche grazie alla presenza del noto cantante e dell’attrice.
Le ragazze arrivarono a bordo dell’auto di Nina, una jeep nera, parcheggiarono nel parcheggio della struttura ed entrarono per raggiungere i loro posti assegnati.
Ironia volle, che quei posti fossero proprio difronte alla postazione in cui vi erano seduti Justin e Jessica.
I due divi, sedevano a bordo campo, quasi come se fossero stati parte della panchina della squadra, mentre invece le tre ragazze, sedevano dal lato opposto, sugli enormi gradini del palazzetto sportivo, in mezzo alla gente.
Francis interpretava divinamente il ruolo del maschio, portando sempre le mani nelle tasche dei pantaloni, che le cadevano a vita bassa, camminava lentamente e con le gambe leggermente larghe e piegate nelle ginocchia.
Di tanto in tanto si passava una mano sotto il naso e si toccava la barba, fingendosi pensierosa riguardo alla partita, ma non appena presero posto, e davanti a sé notò che dall’altra parte della struttura vi fossero Justin e la ragazza, cadde in una specie di oblio perso nei ricordi del passato e congelata dal dolore che quella situazione le creava.
Sedeva tra Nina e Chenille, le quali si piegarono in avanti per potersi scambiare qualche sguardo complice, mentre col cuore infranto osservavano l’amica persa a guardare i due divi innamorati che non facevano altro che scambiarsi effusioni in pubblico, prima dell’inizio del match.
Era la prima volta, dopo tre anni, che Francis rivedeva Justin e rivederlo proprio in compagnia del suo nuovo amore, le gettò il cuore in un frullatore.
Non era più solita ad esternare le sue emozioni, eccezion fatta per la rabbia, e rivederla gelarsi nel fissare Justin e Jessica insieme, fu un effetto strano anche per Nina e Chenille.
La partita cominciò, ma Francis nemmeno se ne accorse: era lì che fissava Justin, quasi priva dell’uso della parola, in un silenzio così assordante da tormentare le due ragazze.
Justin non era cambiato neanche un po’ dall’ultima volta, fisico sempre asciutto e perfettamente in forma, un filo di barba, e capelli ricresciuti coperti da una coppola.
Indossava un pantalone grigio tortora, una maglietta a corpo nera, e una camicia grigia elegante lasciata aperta.
Era così bello, da farle venir voglia di piangere.
Jessica invece non aveva cambiato molto il suo look: il taglio di capelli era sempre il solito: lunghi con una grande fangetta, ad eccezion fatta del colore che aveva scurito molto. Indossava un pantalone stretto color azzurro pastello, una maglia elegante beige con qualche ricamo, e un cardigan leggero dello stesso colore, con delle ballerine di fantasia e colore simile, e una grande borsa lasciata a terra sotto la sedia.
I due bevevano dei drink in grossi bicchieri trasparenti, che riusciva a farne vedere il contenuto.
Justin sorseggiava una birra mentre le rivolgeva dolci sorrisi, e lei qualcosa con della menta, mentre gli parlava di qualcosa che riusciva a strapparle un sorriso ad ogni parola.
Sembravano davvero una coppia felice, eppure Francis ancora faticava a credere che fosse tutto reale.
Durante il match, era solito in America, far passare la telecamera tra il pubblico e puntare qualche coppia, “costringendola” a baciarsi in pubblico. Il famoso “Kiss Now” delle telecamere con un’inquadratura a forma di cuore.
Destino volle che i primi puntati dalla telecamera, fossero proprio Justin e Jessica.
Nina mise la propria mano su quella di Francis, sperando di distrarla proprio in quel momento, e costringerla a voltarsi verso di lei; ma la ballerina non schiodò gli occhi dal maxi schermo istallato in alto dietro i canestri, ed osservò il modo passionale con cui Justin travolse Jessica con quel bacio, nel vero senso della parola.
Non una lacrima varcò gli occhi della ragazza, che dall’intensità con cui fissava quello schermo, sembravano così privi di emozione da far pensare che fossero senz’anima.
Chenille ruppe il silenzio struggente di quella scena ed esasperata esclamò:
- Insomma per Dio perché vuoi farti così del male?!!!!!
Nina socchiuse le labbra in una smorfia dispiaciuta, ed abbassò lo sguardo prendendo per mano Francis, che con voce fredda, disse:
- Almeno so, cosa ha provato…
Quelle parole lasciarono nell’aria un quesito mai risolto che riguardava la rottura tra i due e Nina e Chenille si rivolsero uno sguardo accigliato, come per chiedersi di cosa stesse parlando la loro amica.
Mentre Francis non smetteva di guardare i due continuare a baciarsi e a ridere e scherzare, come un tempo era lei a fare col ragazzo, la telecamera del “Kiss Now” continuava a girare tra il pubblico, finché non catturò Nina e Francis, che col suo travestimento da uomo aveva ingannato anche le telecamere, quella sera.
Nina le diede una pacca sulla spalla, fissando la telecamera con occhi fuori dalle orbite, cadendo nell’imbarazzo del momento.
- Oh cazzo… e adesso?
Disse a denti stretti, mentre continuava a sperare che la telecamera si spostasse, ma ecco che del tutto inaspettatamente, Francis afferrò il volto dell’amica e le diede un bacio, stampando le labbra sulle sue.
Nina ne restò pietrificata, mentre Francis ad occhi serrati, cercava di immaginarsi di baciare Justin, ma le labbra dell’amica erano troppo soffici per farla cadere in quel suo stesso inganno.
Si distanziò da lei subito dopo che le telecamere continuarono con quel gioco di coppie, e Nina la guardò con un’espressione leggermente disgustata.
- Che cavolo fai!??
- Non desto sospetti…
- Ma se nemmeno era rivolto da questa parte?
Esclamò seccamente Chenille, e Francis capì che l’amica avesse voluto sottolineare la passione con cui il cantante stesse continuando a baciare l’attrice.
Abbassò lo sguardo perdendosi in quei suoi tristi pensieri, e rivedendo davanti agli occhi il momento del bacio dei due: lui si era letteralmente quasi disteso su di lei, e lei travolta da quel suo bacio, gli accarezzava il volto dolcemente, proprio come faceva lei un tempo.
Come poteva accettarlo? Justin era suo! Era stato suo per tanto tempo, lo aveva amato con tutta l’anima, che adesso non poteva sopportare l’idea che alte mani lo toccassero e che altre labbra lo baciassero.
Rischiava d’impazzire, forse Chenille aveva ragione nel dire che era stata un’idea pessima e stupida la sua quella di recarsi lì quella sera; ma doveva farlo…
Francis distese si mise a sedere con gambe divaricate, come un vero uomo, e con sguardo perso, continuava a fissare in direzione della coppia, che finalmente aveva smesso di concedersi momenti di tenerezza.
Justin si lasciava prendere dal momento agonistico della partita, alzandosi in piedi per esultare ad ogni canestro centrato dalla squadra dei Lakers, e Fran non faceva altro che perdersi in lui e in ogni cosa che facesse.
Avrebbe desiderato che l’intero mondo si fermasse, che si congelasse tutto attorno a loro in quel preciso momento, per poterlo raggiungerlo e costringerlo a stringerla forte a sé per farle andar via quel buco dal petto che la lacerava da più di tre anni.
Avrebbe voluto parlargli, costringerlo ad ascoltarla, avrebbe voluto dare una seconda possibilità alla loro storia e continuare alla luce del sole, come adesso era costretta a fare di nascosto.
Quando proprio si accorse di non potercela più fare, si alzò in piedi e disse:
- Torno subito!
- Dove vai??
Domandò preoccupata Nina, mentre lei e Chenille la fissavano sorprese.
Francis non badò molto a loro, e distrattamente, mentre si allontanava da quella postazione, disse:
- Al bagno…
[…]
Fu costretta ad entrare nel bagno dei signori, ed assistere a scene rozze e anti-igieniche degli uomini presenti in quel bagno molto poco pulito.
Peni intravisti dagli specchi, mentre lei si dava una sciacquata alle mani… avrebbe voluto bagnarsi il volto, che sentiva andare a fuoco per le forti emozioni che stava vivendo, ma non poteva, o le si sarebbe rovinato il trucco.
Allora optò per il bagnarsi il reto del collo con acqua fredda e provare a calmare una forte voglia di spaccare tutti quegli specchi del bagno.
- Oh signor Timberlake! Che piacere!
Quell’esclamazione le ghiacciò il cuore, mentre ancora era china sul lavabo di quel bagno.
Justin era appena entrato nel bagno pubblico del palazzetto sportivo, e lo aveva fatto proprio quando anche Francis vi era dentro.
La giovane ragazza, sperò con tutta l’anima che non la riconoscesse, così si affettò ad uscire da lì prima che fosse troppo tardi.
Con capo abbassato fissando verso il basso, si affrettò a raggiungere l’uscita, mentre un uomo in sovrappeso le urtò il cammino, facendola quasi inciampare.
Nonostante l’uomo fosse nel torto, diede la colpa alla ragazza, travestita da uomo, e spintonandola via, disse:
- Sta attento dove cammini, mezza checca!
Francis senza pensarci due volte, l’afferrò per il colletto della sua tuta e lo spinse spalle al muro, sfogando di un decimo la sua rabbia.
Tutti i presenti del bagno, si voltarono a guardare quella insolita scena, compreso Justin, di quel magrolino ragazzo che riusciva a sbattere al muro quel ragazzone grosso almeno tre volte di più.
Francis era molto forte, e negli anni aveva sviluppato quella sua forza muscolare, facendo molta palestra ed esercizio fisico, dedicandosi molto al ballo.
Lo costrinse a fissarlo negli occhi e stava per dirgli qualcosa, ma poi non lo fece.
Lo spintonò ancora una volta, mentre lasciava la presa violenta al suo colletto della tuta, e ancora su di giri, uscì da quel bagno, sbattendo la porta alle sue spalle.
Si rifugiò di fianco ad un distributore di bibite, e alzando gli occhi al cielo, fece un respiro profondo, cercando di scacciare via quel brutto momento vissuto, e in quel momento esatto, delle grosse lacrime le caddero via dagli occhi, dando finalmente sfogo alle emozioni che stava trattenendo dentro da troppo tempo.
[…]
- Cosa avrà voluto dire con quella frase “Almeno so, cosa ha provato”?
- Neanche tu conosci il motivo della loro rottura, Chenille?
- Non so se l’hai notato, bella, ma Francis è diventata totalmente un’altra persona…
- Sono stata via molto tempo purtroppo, ma da quel che riuscivo a seguire di lei… credevo semplicemente che fosse maturata molto in quanto persona ed artista… insomma è diventata così famosa ma è comunque rimasta con i piedi per terra… credevo che si fosse freddata unicamente per il troppo successo ottenuto, sai… la stampa sempre addosso e cose simili…
- Non c’è dubbio che sia diventata una donna molto…professionale, ma… sembra che Justin le abbia portato via il cuore e l’anima…
- Credi che sia colpa di lui se si siano lasciati?
- Non so cosa pensare… non riesco a capacitarmene ormai da tre anni a questa parte… si amavano così tanto che non posso immaginarmi nessuno dei due che tradisce l’altro…
- Tu dici che si sia tatto di tradimento?
Chenille si voltò a guardare Nina, che la fissava interrogativamente, poi si girò a guardare la postazione di Justin e Jessica, rispondendole:
- Dico, ma l’hai visto? Io non so come faccia Francis a restare così calma… fossi in lei andrei a spaccare la faccia prima a lei, che si era finta tanto amica, e poi a lui… che ci ha impiegato così poco tempo a dimenticarla… Insomma, Francis non ha un temperamento calmo e pacato… io non riesco a capacitami!
Nina restò congelata a quelle parole, voltandosi anche lei a fissare la coppia che era tornata a chiacchierare amorevolmente, mente si scambiava di tanto in tanto qualche bacio, poi disse:
- Giuro che fa male anche a me vederli insieme…
- Non giurare… provo lo stesso anch’io.
- Ma è vero che continua a lavorare per lui?
- Tutti noi della vecchia crew facciamo parte della EmsAndFran, e la EmsAndFran lavora per Justin Timberlake per contratto…
- Non possono annullarlo?
Chenille sbottò in un sorriso amareggiato, e disse:
- Oh, bella… tu neanche immagini i danni che creerebbe alla società di Francis…
- Non capisco…
- Se Francis dovesse annullare il contatto fatto con lui, la clausola da pagare toccherebbe così tanti soldi, che neanche il presidente Obama sarebbe in grado di pagare.
- Addirittura? E perché?
- Perché è stata una sciocca… era così innamorata, da non immaginare mai che sarebbe potuto finire tutto… e così aumentò i soldi della clausola ad una cifra assurda, senza badare alle conseguenze, perché appunto credeva nell’amore eterno col ragazzo…
Nina fece qualche attimo di silenzio, poi rivoltandosi in direzione dei due “fidanzatini”, con tono assorto, disse:
- Come fa a conviverci?
- Beh… per fortuna… lui sembra aver imboccato la strada dell’attore…
- Ci hai mai più parlato, dopo la loro rottura?
- No… e forse è meglio per lui… Sarei capace di spaccargli la faccia! Me la sta distruggendo poco alla volta… ma poi cosa ci trova in quella lì? La mia Fran è mille volte meglio!!!
Chenille stava alzando un po’ troppo la voce, e gesticolava indicando la coppia, così troppo vistosamente, che Nina dovette bloccarle le braccia, temendo che potesse farsi notare dal cantante.
- Shhh… ehi calmati Chenille! Chenille possono….possono riconoscerci.
La ballerina sospirò profondamente, ancora visibilmente arrabbiata, e provò a calmarsi, sotto suggerimento di Nina.
- Mi stavi forse maledicendo? Mentre ero in bagno mi fischiavano le orecchie…
Francis tornò a sedersi, con una vera postura da uomo, mentre sorrideva ironicamente in direzione di Chenille, che assieme a Nina per un attimo aveva scambiato davvero Francis per un ragazzo.
- Aveva soltanto avvistato l’uomo degli hotdog…
Disse Nina, sorridendo un po’ sotto sforzo, mentre Chenille e Francis si lanciavano occhiate di dissenso.
[…]
Finalmente il match terminò, e le ragazze potettero tornarsene a casa.
Francis dopo essere tornata dal bagno, non disse più una parola per tutta la serata.
Durante il viaggio di ritorno in macchina, era troppo impegnata a rivedere davanti agli occhi Flash di Justin che baciava Jessica, con cui rideva e scherzava esattamente nello stesso modo in cui usava fare con lei.
La sua mente vagò anche in qualche ricordo felice, che però le fecero formare un magone in gola, ma almeno stavolta riuscì a trattenersi dal piangere.
Fortunatamente era diventata una donna forte, aveva imparato a controllare la sua sofferenza, convertendola in determinazione e creatività per il suo lavoro, riuscendo ad ottenere quello che aveva sempre sognato in campo professionale.
Il suo cellulare, ogni giorno non smetteva di squillare, tutti, o quasi, volevano lavorare con lei e con la sua EmsAndFran.
Oltretutto la ragazza aveva mostrato una certa versatilità anche in campo recitativo, e aveva lavorato con diversi attori molto noti al grande schermo, per piccole comparse in qualche film, o telefilm, e oltretutto aveva preso parte anche alla campagna pubblicitaria contro la droga e l’alcol, a cui parteciparono personaggi del calibro di Jake Gyllenhaal, Angelina Jolie, Brad Pitt, la sua cara amica Katy Perry e il suo ormai vecchio amico Leonardo DiCaprio.
Francis si era costruita un nome ad Hollywood, ed era fiera dei sacrifici fatti per arrivare fin dov’era arrivata, e amava il proprio lavoro soprattutto quando le facevano avere a che fare con i bambini, che sembravano essere i suoi primi fan.
[…]
- Perché sei voluta andare a quella partita, stasera?
Chenille e Francis avevano fatto ritorno a casa, dopo aver accompagnato Nina al suo appartamento: MamaSu ed Anaya dormivano, mentre Francis delicatamente toglieva la barba finta dalla sua faccia e si stuccava da quel travestimento, mentre Chenille la guardava con sguardo sinistro poggiata con un fianco allo stipite della porta del bagno con le braccia incrociate sotto il petto.
- Ho sempre tifato per i Lakers…
Chenille non gradì quella risposta falsa e quel tono risoluto dell’amica, che continuava beatamente a “smascherarsi”.
- Tu neanche lo capisci il basket!
- Cosa vuoi che ti dica, mh?
- La verità.
- La verità è che volevo andarci. Punto, finisce qui. Smettila di parlarmi con quel tono e quell’aria da superiore come se mi stessi giudicando.
- Sono tre anni che non ti giudico e non ficco il naso nelle tue cose… ma stasera mi hai trascinato lì, dove c’era lui con lei… perché?
- E’ stato un grossissimo errore!
- Almeno te ne rendi conto.
Francis sciacquò la faccia, e asciugandosi con un asciugamani, uscì dal bagno superandola e dicendole:
- Parlavo del portarti lì con me. Avrei dovuto chiederlo soltanto a Nina, almeno lei non fa domande.
Chenille la seguì a passo svelto fino all’ingresso della sua camera al piano di sopra, e cominciava ad arrabbiarsi:
- Ho tutto il diritto di sapere!
- Oh, davvero? Soltanto perché mi hai accompagnata, non hai questo diritto.
- Ne ho in quanto amica tua!
Francis si fermò sull’uscio della porta di camera sua, e si avvicinò al volto di Chenille, ghiacciandola col suo sguardo cattivo.
- Le amiche sanno quando devono fare un passo indietro
La ragazza fece un passo indietro, per non sbatterle contro la faccia, e quasi faticava a credere che quella fosse la Francis che aveva sempre conosciuto.
Quella non era lei, non poteva essere lei.
Ferita e dispiaciuta, Chenille la guardò negli occhi un’ultima volta prima di ritirarsi in camera sua, ma quegli occhi erano così vuoti da farle paura.

[…]
Il giorno seguente, Francis uscì di buon mattino e decise di raggiungere la sede della EmsAndFran in metro, evitando così di dover passare altro tempo in compagnia di Chenille, che cominciava a renderle la vita impossibile.
Proprio in quella stazione metropolitana, qualcosa di veramente singolare accadde quel giorno.
Passeggiava a passo svelto tra la folla, per raggiungere il proprio binario, mente sentiva dei ragazzi camminare davanti a lei dire qualcosa di sospetto.
Uno era molto alto, l’altro rientrava nella statura normale.
Avevano delle brutte facce, e ormai lei aveva imparato in quegli anni a riconoscere una brutta faccia sospetta, da una faccia del tutto normale e tranquilla.
Aveva frequentato molti tipi come loro, tanto da comprendere al volo quali fossero le loro intenzioni, tramite linguaggio in codice.
Quello alto aveva bisbigliato a l’alto la frase “occhio a barbanera”
Francis notò che proprio a pochi passi da loro, più avanti vi era un giovane ragazzo con una folta barba nera, di poco cresciuta e con lui vi era un altrettanto giovane donna.
Entrambi avevano un look un po’ dark rock: vestivano con dei jeans non troppo larghi, scarpette, lei indossava una t-shirt nera che usciva da sotto il giubbino di piumino dello stesso colore., mentre lui portava un felpa con cappuccio sempre nera.
A quel punto, Francis diventò molto sospettosa, soprattutto perché i due tipi continuavano a seguire la coppia che ignara di tutto, proseguiva per la sua strada tranquillamente.
Fran, indossava un pantalone della tuta nero, delle scarpette da ginnastica dello stesso colore dell’Adidas con strisce bianche laterali, una t-shirt grigia e un lungo giaccone grigio, avente un cappuccio, che si tirò su per non farsi riconoscere tra la gente.
La ragazza decise di seguire il suo istinto, e cambiò direzione non recandosi più sul proprio binario, restando a pochi passi di distanza dai due tipi sospetti, che a loro volta seguivano quella coppia.
Nel giro di pochi minuti, lo sguardo della ragazza cadde sulle mani del ragazzo alto, che con lenti movimenti, afferrò dal reto dei suoi jeans una pistola, mentre l’altro si allontanava, andando ad avvicinarsi alla coppia.
Francis sbarrando gli occhi, cercò di mantenere il sangue freddo e pensare a come fare per fermare quel tentativo di rapina.
Si guardò intorno, vi era toppa gente, non sarebbe riuscita a correre e fermarli in tempo, cosa avrebbe potuto fare? Doveva pensare in fretta, prima che fosse stato troppo tardi.
Guardando sulla sua sinistra, notò che vi era uno svincolo su un binario vuoto, che avrebbe potuto portarla dritto verso la coppia, se avesse corso il più velocemente possibile, così senza pensarci toppo, agì di conseguenza.
Si gettò sui binari e di corsa quasi fulminea, saltò dall’altra parte della piattaforma del binario e spintonando un po’ di gente per farsi spazio, riuscì a raggiungere la coppia e costringerla ad abbassarsi a terra.
Afferrò una mano del ragazzo, e un braccio della ragazza ed urlò:
- State giù!!!!
I due del tutto storditi e spaventati, furono quasi catapultati a terra dalla ragazza, che  sangue freddo affrontò il ragazzo alto con la pistola, che stava per fare fuoco, ma fortunatamente aveva inserito la sicura.
Francis riuscì a trovare un modo per sfogare la rabbia che aveva accumulato il giorno precedente alla partita dei Lakers, tutta su quello sventurato malvivente, che ebbe un calcio in pieno volto dall’agile ragazza che riuscì a farlo cadere a terra, e subito tentò di tirargli via dalle mani quella pistola prima che potesse succedere qualcosa di spiacevole.
Il ragazzone però, sferrò un pugno sul naso della ragazza, facendola barcollare all’indietro per la forte botta, mentre l’altro malvivente strappava la borsa dalle mani della giovane compagna del ragazzo barbuto, e se la dava a gambe tra la folla.
Francis vide la scena, e con sangue agli occhi, si avvicinò al ragazzo con la pistola, e finse di sganciargli un sinistro sull’occhio, ma mentre lui si parava la faccia, lei gli diede un calcio nelle parti intime, così violento da farlo svenire a terra privo di conoscenza.
Francis pensò di averlo castrato, ma poco se ne curò, si affrettò ad afferrare la pistola dalle sue mani, lo lasciò lì a terra e guardò i due giovani ragazzi:
- Cos’avevi in quella borsa?
- TUTTO!!!
Urlò il ragazzo ancora un po’ sotto shock per l’accaduto, poi si rialzò e stava per correre in direzione del malvivente che si dava alla fuga, ma Francis riuscì a fermarlo per un braccio.
- Non muoverti da qui! La borsa la recupero io!
Il ragazzo spostò lo sguardo verso di lei, e immediatamente la riconobbe:
- Ma tu sei… Francis EM!
La ragazza non si perse in chiacchiere e cominciò a correre come un razzo tra la folla, inseguendo quel ragazzo, mente teneva ben salda nella sua mano sinistra la pistola.
Fortunatamente però, alcuni agenti della polizia riuscirono a fermare la fuga del ragazzo, prima che uscisse dalla stazione.
Francis rallentò quella sua veloce corsa, e cominciò a riprendere fiato, mentre si poggiava con le mani sulle ginocchia e provava a storcere il naso per capire se le si fosse rotto.
Fortunatamente aveva subito soltanto una forte lesione e niente di più.
Alcuni agenti le si avvicinarono e nel giro di mezz’ora finì nella stazione di polizia lì vicino, assieme al malvivente e alla coppia di ragazzi derubati.
[…]
La ragazza riottenne la sua borsa, il malvivente alto fu trasportato in ospedale, seguito da una pattuglia, mentre l’alto malvivente era stato trasportato in prigione, e lei assieme ai due ragazzi testimoniavano sull’accaduto.
Trascorse troppo tempo in quella stazione di polizia per i suoi gusti, così cominciò a stufarsi e a compromettere la sua posizione con i suoi modi poco garbati.
- Insomma, agenti, vi abbiamo detto tutto ciò che è accaduto. Vi abbiamo consegnato i due delinquenti, la ragazza ha la sua borsa, tutto è bene quel che finisce bene. Adesso perché non ci lasciate andare?
- Signorina De Laurentiis…
- EM!
Francis fulminò con lo sguardo il signor agente, di una trentina d’anni più grande di lei, e lo inchiodò con lo sguardo, finché lui non si arrese e correggendosi, disse:
- Signorina EM… stiamo mettendo a verbale l’incidente, se non le dispiace ci vorrà ancora qualche minuto.
La ragazza sedeva scomposta su una sedia difronte la scrivania dell’agente, e con le mani nelle tasche del suo lungo giaccone grigio fece scivolare il capo all’indietro mentre sbuffava impaziente.
Il cappuccio che aveva tirato su, le cadde, e le scoprì finalmente la faccia e i capelli che portava legati in una coda.
L’agente fu richiamato nell’altra stanza da un collega e si congedò dai presenti:
- Vogliate scusarmi…
Francis lo seguì con lo sguardo fin fuori lo studio, ed inevitabilmente, poi, finì con guardare i due ragazzi.
- Hai fatto una cosa pazzesca!!!
Esclamò lui quasi eccitato, sfoggiando un buffo e simpatico sorriso in direzione di Francis, mentre la sua ragazza disse:
- Ha rischiato di farsi sparare, per colpa nostra!
- Non dite sciocchezze, me la sarei saputa cavare…avevo… tutto sotto controllo…
- Mmmh… beh da come hai attraversato quei binari e sei salita sulla piattaforma…
- Non dire sciocchezze anche tu!! È stato pericolosissimo!
- Ok, lo ammetto, ma non puoi negare che non sia stato fenomenale. Insomma mi era sembrato di essere finito in uno di quei film di James Bond!
- Ma che problema hai?
- Tu che problema hai... insomma non sei gasata neanche un po’!
Francis li guardava discutere buffamente, e non trattenne una risatina e senza neanche rendersene conto, era tornata a sorridere di gusto dopo neanche lei sapeva quanto tempo.
- Paragonare una rapina a mano armata ad un film di James Bond… insomma credo di non essere io ad avere problemi.
- Uhm… forse James Bond avrebbe indossato uno smoking. Già… no… forse non James Bond…
- Ok… ti aiuto ad uscire da quest’imbarazzante situazione…
La ragazza sembrava essere davvero molto simpatica, e gesticolando, sorrise voltandosi verso Francis, che non poté non tornare con lo sguardo verso il ragazzo che disse:
- Come, che cosa?
- Fa silenzio, sto cercando di aiutarti… Ehm… scusalo, a volte è un po’ svitato.
Esclamò lei stringendosi nelle spalle, risultando quasi rassegnata, mentre Francis continuava a sorridere nella loro direzione.
Abbassò lo sguardo e cercò di smettere di sorridere:
- Ti comunico che sia io che lui ti adoriamo. Adoriamo ciò che fai e abbiamo molta stima nei tuoi riguardi. Adesso che ci siamo conosciuti, e soprattutto per il modo in cui ci siamo conosciuti, esigo di ospitarti a cena da noi almeno una volta. Non puoi tirarti indietro!
- Oh assolutamente!!
Esclamò il ragazzo, dimenticandosi velocemente della loro precedente conversazione, poi aggiunse:
- Cucino io. Dimmi cosa ti piace, e giuro che andrai via ancora leccandoti i baffi!
- Non è carino supporre che abbia i baffi.
- E’ un modo di dire, sei tu che hai supposto…
- Hai supposto? Davvero?
- Oggi ti trovo particolarmente propensa all’irritazione, mia cara.
Esclamò lui imitando un vocione da damerino, e Francis ancora una volta non trattenne una risatina.
- Ho il mio periodo di ciclo…
- E da quando? Ieri sera…
- Stamattina!!
Si affrettò a rispondergli, mentre lui la fissò con occhi sbarrati per qualche secondo, poi dopo attimi di silenzio, esclamò con tono secco:
- Oh.
Francis si sentiva come seduta su un divano in soggiorno, mente guardava una sit-com televisiva, non riusciva a smettere di ridacchiare nel sentirli discutere così simpaticamente.
La ragazza si voltò ancora una volta in direzione di Fran, ed ignorò il fidanzato dicendole:
- Allora, stasera sei dei nostri?
- Veramente io…
- Non si accettano no come risposte. Cominceremo a perseguitarti, sai? Siamo molto bravi nello stalkerare le persone, vero?
- Verissimo!
Francis sbottò in una risatina, poi mise le mani in avanti, e disse:
- Per carità… sono mesi che combatto contro uno stalker. Mi basta lui…
- Oh… questo si che è un problema.
- Dovresti denunciarlo…
- Non distrarla dalla risposta.
- Hai ragione! Dannazione, parlo sempre troppo!!
Il ragazzo scherzando, si maledisse, gesticolando e guardando verso l’alto, poi guardò Fran con un mezzo sorriso, e disse:
- Allora, stasera cosa cucinerò?
- Che ne dite di spaghetti con polpette al sugo?
- Ehi… è lei l’ospite, deve decidere lei!
- Scusate… ma pensavo al fatto che fosse italiana e mi sono lasciata trasportare dalla cucina italiana e dalla fame…
- Hai fame?
- Un po’…
- Ma se abbiamo fatto quella colazione ipercalorica prima di uscire di casa?
- Ti ricordo che sono nel mio periodo…
- Cavolo, l’avevo già dimenticato.
- Tranquillo, ci penso io a ricordartelo.
- Che strazio!
Si lamentò lui sbuffando simpaticamente, mentre Fran continuava a ridersela con contegno. Li trovava davvero simpatici, era da molto tempo che non conosceva persone simili, e si rese conto che le era mancato quel tipo di conoscenza.
- Spaghetti con sugo di polpette va benissimo…
Disse rivolgendo loro un dolce sorriso, che era stato assente da quelle labbra per molto, troppo tempo.
I due ragazzi esultarono come ad una scommessa vinta, e si diedero il cinque euforici.
[…]
Dopo un’ora, furono congedati dalla polizia, che aveva messo a verbale tutto l’accaduto  garantendo maggiore protezione nelle stazioni, e che i due malviventi l’avrebbero pagata per il crimine commesso.
I ragazzi diedero a Francis il loro indirizzo, dicendole che l’avrebbero aspettata per le ore 18:00.
[…]
Francis trascorse la sua giornata alla EmsAndFran, ed ogni volta che ci tornava era una festa per tutti gli iscritti che l’acclamavano e la richiedevano come un vero leader.
Nonostante la sua popolarità, la ragazza si comportava davvero con un’infinita umiltà, risultando essere un membro della famiglia di ogni ragazzo lì presente.
Restava a parlarci per ore intere, durante le pause, per poi riprendere insieme le lezioni di ballo che comprendevano lo svolgimento di alcune coreografie che lei stessa pensava assieme a Jay, Eddy e Chenille, e che loro poi dimostravano agli altri e le mettevano in pratica.
Quel giorno aveva tenuto lezione di danza classica; quella scuola aveva sette aule di ballo, dove si praticava: Break Dance, Danza Classica, Salsa, Merengue, Tango, e perfino il Burlesque e Danza Orientale ovvero Danza del Ventre.
Eddy e Jay riuscivano a dirigere molto bene quell’enorme struttura, forse una delle più grandi tra tutte le scuole aperte da Francis, dopo quella centrale di Napoli.
I due ragazzi avevano assunto, sotto consenso di Fran, dei maestri per ogni professione, tranne che per la Break Dance in cui si alternavano per dare loro stessi delle lezioni.
Tutto andava a gonfie vele, tutto era perfetto e super organizzato; ma Francis non riusciva ad essere felice a pieno.
Si sentiva sola, con nessuno al suo fianco con cui condividere quelle sue soddisfazione e la sua crescita professionale nonché personale.
Era terribilmente sola, aveva perso Justin, e per sua volontà aveva allontanato anche gran parte della sua famiglia e dei suoi amici.
Erano quasi due anni che non vedeva suo fratello Luigi, aveva sempre rimandato un incontro con lui, nelle occasioni che il ragazzo le proponesse di rivedersi: non voleva vederlo, non voleva nessuno accanto ed era finita col restare tutta sola.
Suo fratello Luigi le era sempre stato accanto, eppure Fran era riuscita ad allontanare anche lui; in compenso però riuscivano a scambiare qualche chiacchiera telefonica di tanto in tanto.
Sapeva che la sua storia con la Hunziker era finita dopo qualche anno di tira e molla, e adesso lui era tornato dalla sua fidanzata storica americana: una modella di nome Brooke. I due erano prossimi alle nozze, ma non conosceva altri dettagli.
Era buffo come persone che credeva indispensabili nella sua vita, adesso non ne facevano più parte come una volta.
Era tutto il giorno che non faceva altro che pensare alla serata precedente, rivedeva davanti agli occhi Justin baciare Jessica, rivedeva quei sorrisi e quegli sguardi che il cantante un tempo riservava solo ed unicamente a lei.
Le si formava un nodo in gola ogni volta che ci ripensava, aveva una gran voglia di piangere ed era così strano… non aveva mai pianto, né ne aveva sentito il bisogno dopo la separazione col ragazzo.
Le uniche volte in cui si era lasciata andare ad un pianto liberatorio, era stato all’inizio… quando di notte si immaginava a dormire tra le sue braccia, e invece si ritrovava a stringere un desolato cuscino.
[…]
Senza neanche accorgersene, si erano fatte le sei del pomeriggio, aveva promesso che sarebbe stata a casa della coppia che aveva salvato da una rapina in stazione proprio a quell’ora, eppure si ritrovava ancora nella sede della EmsAndFran.
Fortunatamente però, domandando a qualche amico di Los Angeles, lì alla scuola, scoprì che l’indirizzo che le avevano dato non era molto lontano da lì.
Così corse a farsi una doccia per arrivarci prima che potesse passare ancora più tempo.
Indossò un vestitino lungo fino a metà coscia, molto corto, con delle calze trasparenti e dei lunghi stivali neri che le arrivavano sino a sopra le ginocchia, era come stesse indossando un lungo maglione, senza pantalone, ma gli stivali davano l’impressione di essere un mezzo pantalone.
Era un look quasi insolito per lei, ma ultimamente si era accorta di adorare gli stivali e tutto ciò che fosse di pelle, quasi come se il suo animo si forse convertito al dark.
Si lasciò i capelli mossi sciolti lungo le spalle e si affrettò a prendere la borsa e le chiavi della sua moto, per raggiungere la casa della coppia.
Lasciò il borsone con la tuta e tutte le altre sue cose personali nella struttura, che ormai considerava casa sua, e salutò al volo Eddy e Jay prima di uscire.
- Allora io vado!
- Ehi, aspetta zucchero! Dov’è che te ne vai?
Jay fermò la fuga di Francis, e lei prima di scendere di corsa le scale, si voltò a rispondergli:
- A casa di…
Si era appena resa conto di non conoscere neanche il nome di quelle persone, così per non risultare poco convincente, disse:
- Amici!
- Amici?
Si sorprese Eddy, guardandola accigliata. Sapeva che Francis non avesse amici, a meno che quei tossici dipendenti della sua “congrega” di fumatori di marjuana, non li considerasse suoi amici.
- Sì, Eddy, amici!
Esclamò spazientita. Al ché aggiustò la manica della sua borsa lungo la spalla, e tagliò a corto:
- Sono in ritardo, scappo!
- Chenille lo sa che stasera non torni per cena?
Francis si fermò ancora una volta, e ancora una volta si voltò in direzione dei ragazzi che la guardavano da dietro il bancone dove gestivano tutte le carte d’iscrizione e altri documenti:
- Ehm…No. No, non gliel’ho detto… mi sarà passato di mente…
Francis era così distratta che non si rendeva conto di star rovinando il suo rapporto con Chenille, ma purtroppo non le importava.
- Diglielo tu! …A domani!
Riuscì a tagliare a corto e ad andarsene in tempo prima di essere fermata ancora una volta dai ragazzi, i quali restarono visibilmente contrariati dal comportamento schivo e freddo della ragazza.
[…]
Arrivò all’indirizzo segnato, a bordo della sua moto, fortunatamente indossava un leggero e sottilissimo pantaloncino, che le permise di cavalcare la sua amata moto, senza dover badare troppo alle sue parti intime, scoperte dal vestitino che indossava.
Tolse via il casco e sostò la moto appena fuori l’abitazione col numero civico che le era stato indicato.
Si guardò intorno, vi erano molte villette con giardini attorno racchiuse da alti cancelli, si sentiva uno stano suono poco distante dalla sua posizione, come se fosse stato lo scatto di una macchina fotografica.
Insospettita si guardò intorno, sperava non si trattasse ancora una volta di quello stalker che continuava a pedinarla per scattarle foto nascoste.
Guardando bene, al di la del cancello della casa dei ragazzi, (che era aperto) vi era un giovane ragazzo che le scattava foto, senza badare al fatto che lei lo avesse visto.
Era lui! Ne era più che certa! Finalmente era riuscita a beccarlo, ma non si rese conto che quel ragazzo fosse proprio dentro la proprietà della giovane coppia, così si fece guidare da una furia improvvisa, e si precipitò verso quel ragazzo, il quale continuava a farle foto, finché non gli fu abbastanza vicina da farlo smettere.
Abbassò la macchina fotografica smettendo di farle foto, ed era sul punto di dirle qualcosa, ma Francis non controllava più sé stessa, e così gli diede un pugno sul naso costringendolo a chinarsi in avanti per il forte dolore; al che lei afferrò quella macchina fotografica per il laccio e la scaraventò a terra con molta violenza, riducendola a pezzi.
- Se ti trovo a fotografarmi ancora una volta, giuro che ti investo con la mia moto e dico alla polizia che è stato per legittima difesa, brutto figlio di puttana!!!
A quel punto si videro uscire i due giovani dalla casa: il ragazzo barbuto assieme alla sua fidanzata, fecero sparire dal volto il loro sorriso e sbiancarono.
- Jared!!!
Il ragazzo corse in soccorso al presunto stalker, e la ragazza si avvicinò a Francis.
- Oh mio dio! Ma cosa è successo??
Anche lei si avvicinò a quello che sembrava un loro conoscente, e l’aiutarono a tirar su il capo per cercare di bloccare la fuoriuscita di sangue da quel naso pestato da Francis.
- Vic, prendi del ghiaccio, corri!
- Chi cazzo è questa troia??!
Esclamò il ragazzo sanguinante, mentre col capo chino all’indietro, veniva guidato dal ragazzo barbuto verso l’interno della casa.
Francis a quelle parole, strinse i denti ed era sul punto di dargli un altro pugno, ma fu fermata giusto in tempo dal ragazzo barbuto.
- Wooo Wooo, ferma Balboa… lui è mio amico!
- Cosa??
Esclamò Francis mentre cercava di contenere la rabbia.
Nel frattempo era tornata la ragazza, con un impacco di ghiaccio e delle bende per aiutarlo a fermare il sangue che gli usciva dal naso.
- Presto, Jared, vieni dentro!
Urlava lei preoccupatissima, mentre gli poggiava le bende sul naso e lo tirava via.
Francis guardava la scena confusa, e ancora arrabbiata.
- Vieni dento.
- Tomo, la mia canon…
- Oh cazzo!
Il ragazzo barbuto si accorse della macchina fotografica distrutta del ragazzo, e si precipitò a raccoglierne i cocci.
- Ci penso io, voi entrate!
Francis avrebbe volto sparire nel nulla, voltarsi ed andarsene, ma fu convinta ad entrare in casa, e nel farlo sentiva borbottare quel ragazzo ferito, qualcosa contro di lei.
[…]
Riuscirono a fermare l’emorragia dal suo naso, e gli poggiarono quell’impacco di ghiaccio su, mentre era disteso sul divano del loro salotto molto ben arredato.
Per come la casa era arredata, Francis cominciò a pensare che quei ragazzi fossero di buona famiglia e molto ricchi.
Un po’ imbarazzata, si sedette sul divano difronte a quello in cui era disteso il ragazzo che aveva colpito, e tenendo le mani attorno alle proprie ginocchia, si guardava intorno spaesata.
- Va un po’ meglio adesso?
Domandò la fidanzata dell’uomo barbuto al giovane, che con aria seccata, disse:
- Andrebbe meglio se la mia canon fosse ancora intera!
A quel punto il ragazzo ferito, spostò lo sguardo verso Francis, e i due si guardarono per la prima volta: non fu un bel momento, Fran riusciva a leggere negli enormi occhi blu del ragazzo tutto l’odio che provava per lei.
Fran era così strafottente all’epoca, che ricambiò l’occhiataccia senza farsi troppi problemi, al che, la fidanzata del ragazzo barbuto, accorgendosi di quello scambio d’occhiatacce, intervenne dicendo:
- E’ un vero peccato che vi siate conosciuti in questo modo…sono sicura che potreste andare molto d’accordo…
- Oh andiamo, Vic, non cominciare adesso.
- Dicevo solo che magari potevano…
- Che cosa?
Continuò a chiederle il fidanzato, come se i due ragazzi non fossero stati presenti:
- Che potevano fare una conoscenza migliore di questa! Infondo è grazie a lei se i file per il nuovo progetto sono sani e salvi!
Nuovo progetto? Quale progetto? Di cosa stavano parlando?
Tutte quelle domande le frullavano per la testa, ed era sul punto di chiederle ai ragazzi, quando quello col ghiaccio sul naso, disse:
- Ed è anche grazie a lei che la mia canon non esiste più…
- Magari se mi ci mettessi… potrei ricostruirla dai cocci…
- Non dire stronzate, Tomo. Quella me l’ha proprio distrutta…
Francis non gradiva il tono che usava il ragazzo per rivolgersi a lei, e oltretutto non le piaceva che la si indicasse con la parola “quella”. Così con tono sgarbato, gli rispose:
- Quella, ha un nome.
Fran rivolse uno sguardo sinistro a quel ragazzo, il quale, dopo averlo ricambiato per qualche secondo, si voltò esasperato a fissare il soffitto, mentre continuava a tenere l’impacco di ghiaccio sul naso ben fermo.
- …e anche un bel caratterino.
Esclamò la fidanzata del ragazzo sorridendo poi aggiunse:
- Mi sono resa conto che noi sappiamo chi sei e tu non sai chi siamo noi…
- Ah no?
- Sta zitto, Tomo.
- Odio quando sei nel tuo periodo.
- E’ nel suo periodo?
Si intromise l’amico mal ridotto, abbozzando un sorriso malizioso guardando l’altro:
- Non facciamone un affare di stato, adesso. Comunque, dicevo…
Francis abbassò lo sguardo sorridendo appena, grazie a quei buffi ragazzi.
- Io mi chiamo Vickie, lui è mio marito Tomo, e questo qui è Jared…
- Non dico che sono offeso, però almeno lei che è una ballerina… dovrebbe conoscerci…
Sulla testa di Francis cominciavano a spuntare enormi punti interrogativi.
Di cosa stavano parlando? Perché avrebbe dovuto conoscerli?
Però… adesso che ci rifletteva su… Tomo… aveva già sentito quel nome da qualche parte. Magari se sapeva il cognome…
- Scusa, Tomo… com’è il tuo cognome?
I tre ragazzi si voltarono in direzione di Fran, stupendosi delle sue parole, così lei aggiunse:
- …è che ho già sentito il tuo nome da qualche parte… magari se conosco il tuo cognome riesco a ricordare…
A quel punto il giovane ragazzo barbuto scoppiò in una risata così meravigliosamente contagiosa, che Francis non trattenne sé stessa e cominciò a farsi contagiare da lui.
Trascorsero alcuni secondi a ridere sguaiatamente, ma senza saperne il vero motivo.
Il ragazzo era quasi in lacrime per quanto stesse ridendo, sua moglie Vickie guardava Jared e rideva sotto i baffi, mentre il ragazzo col naso gonfio, alzava gli occhi al cielo con un mezzo sorriso sul volto, guardando l’amico sbellicarsi.
- Che cosa ho detto di così divertente?
Domandò ad un certo punto Francis, cominciando ad aver paura delle risate del ragazzo.
- Tu… tu non puoi capire…
Il ragazzo cercò di darsi una calmata e si passò le mani attorno agli occhi per asciugare le lacrime, mentre Francis era ancora con un enorme punto interrogativo stampato sulla faccia.
- Hai demolito l’ego di Jared…
La ragazza spostò lo sguardo verso Jared, ma lui neanche si disturbò a guardarla.
Nell’osservarlo, però, cominciò a ricordare di averlo già visto da qualche parte.
Il suo sguardo si fece serio, e davanti agli occhi cominciarono a scorrerle scene di flashback del passato.
- Oh mio dio…
I due coniugi e Jared si voltarono in direzione di Fran, che pietrificata, disse:
- I Thirty seconds to Mars… Non… non ci posso credere…
La ragazza con occhi sbarrati, fissava i ragazzi incredula di trovarsi proprio in casa loro.
- Beh… neanche io potevo crederci che eri tu in metro…
Jared si alzò e si mise a sedere sul divano, togliendo via dal naso quell’impacco di ghiaccio, totalmente disinteressato alla discussione, ancora un po’ incazzato per l’accaduto.
Vickie gli si avvicinò e prendendo la sacca con ghiaccio dalle sue mani, lo guardò preoccupato e gli disse:
- Come va col naso? Passato il dolore? Per fortuna non si è gonfiato…
- Dovevi vederla, Jared, corre come un razzo per davvero!
Tomo era ancora preso dal racconto, quando il cellulare della ragazza cominciò a squillare e prendendolo dalla tasca disse:
- Scusate se non l’ho spento, ma aspettavo una telefonata di lavoro importante…
- Oh non ti preoccupare, va pure a rispondere.
Francis sorrise a Tomo e senza dare importanza agli altri due, si affrettò a raggiungere la camera accanto per rispondere alla chiamata.
[…]
La fama di Francis era cresciuta senza che avesse bisogno di un agente, la ragazza dopo il trauma avuto col suo prima ed unico agente, aveva deciso di gestire lei stessa i propri affari, facendosi da auto-agente.
Quella telefonata non riguardava la sua carriera da ballerina, bensì quella di attrice, la ragazza aspettava notizie per quanto riguardava un provino importante per un film, e finalmente questa chiamata arrivò.
“Le comunichiamo che il regista ha richiesto la sua presenza ai provini per quella parte.” Le avevano detto.
Wow! Il regista in persona la richiedeva, che soddisfazione immensa!
[…]
Quella telefonata migliorò nettamente quella serata, cominciata un po’ male.
Dall’altra stanza si sentivano altre voci, e quando vi fece ritorno si ritrovò davanti agli occhi una scena molto simpatica e buffa.
In pratica vi era un nuovo ragazzo, che probabilmente era arrivato a casa della coppia mentre lei era al telefono, il quale se la rideva a crepapelle con Tomo, seduti sul divano accanto a Jared, che abbozzava una risatina di tanto in tanto, facendosi contagiare da quelle grosse risate.
[…]
- … E così lei gli fa… HAI CAPITO BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA?
- Perché non c’ero dannazione!!!
- HAAHAHAHAAHAHAHAHAHHAHAAHA
- AHAHAHAHAHAH OH CHE DAREI PER RIVEDERE LA SCENA!!
- OH ANCH’IO ANCH’IO AHAHAHAHAHHAHAHAH
Stavano davvero deridendo Jared? Ma che banda di matti era mai quella?
Quasi quasi dispiaceva più a lei per l’accaduto che a loro che erano suoi amici.
Tornò in sala un po’ impacciata, e notò che il ragazzo appena arrivato era in dolce compagnia di una giovane e bella ragazza bionda, che non appena la vide esclamò:
- E’ proprio lei!!!
Francis si immobilizzò, stupita che stesse parlando di lei come se fosse un alieno o una star irraggiungibile.
Improvvisamente tutti gli occhi dei presenti le si puntarono addosso, e Vickie le disse:
- Vieni, Fran, ti presento Shannon, il fratello di Jared…

[CONTINUA…]





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