Epilogo

di 1rebeccam
(/viewuser.php?uid=130167)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.




  Capitolo 56
 

­
Il liquido verde sprizza dall’ago mescolandosi alle medicine già all’interno del flacone, sembra piroettare in mezzo alla soluzione trasparente, sfumandolo di diverse gradazioni, fino a quando lo colora del tutto. Una volta sistemato sull’apposito gancio, sbrilluccica alla luce del giorno che ha ormai invaso la stanza. Sembra un gioiello prezioso e, dal loro punto di vista, lo è davvero. E’ la possibilità di continuare a vivere per l’uomo che ognuna di loro ama in maniera diversa.
Martha, Alexis e Kate sono rimaste dietro il vetro a guardare i movimenti attenti e calmi del dottor Travis, mentre toglieva il flacone con la terapia farmacologica per il coma indotto e sistemava il nuovo flaconcino con dentro diverse medicine, di cui non conoscevano la composizione, insieme ad un’altra dose di antidoto.
Kate è così intenta ad osservare quell’operazione che si rende conto che la dottoressa Dobbson non è andata via, solo perché sente il suo sguardo addosso. Si gira a guardarla e lei le sorride.
-Non volevo distoglierla, era così assorta. Però… potrei rubarle qualche minuto, detective Beckett?-
Kate si volta verso Martha ed Alexis ancora attente sui movimenti del dottor Travis e poi torna a guardarla.
-Certo, mi dica pure.-
-In privato, se non le spiace. Potremmo accomodarci nell’ambulatorio qui dietro.-
Kate annuisce, corrugando la fronte e mentre si siede davanti alla scrivania, dietro la quale prende posto Claire, si sente assalire di nuovo dall’ansia.
-Non ci saranno problemi per la salute di Castle?-
Chiede istintivamente senza preamboli e la dottoressa Dobbson scuote la testa sorridendo.
-No, no… per niente. Anzi, le analisi sono davvero buone, in poche ore lo schema ematico è migliorato tanto, gli organi interni non hanno subito danni permanenti e appena l’antidoto verrà assorbito completamente, tornerà tutto normale.-
Kate sospira di sollievo e Claire sorride di nuovo, incrociando le mani sulla scrivania.
-Devo dire che il dottor Downing sapeva il fatto suo, è stato molto attento in questo.-
-Il Professore!?-
Esclama confusa Kate. Claire annuisce togliendosi gli occhiali e poggiandoli sul piano davanti a lei.
-Dunn gli aveva richiesto una tossina che uccidesse lentamente e lui l’ha realizzata, ma è stato molto attento. Ci sono centinaia di sostanze che possono danneggiate gli organi interni lentamente ed in maniera irreversibile, eppure lui ha usato dei componenti che, anche a distanza di tempo, non hanno leso le attività principali di ogni organo.-
-Quindi lei pensa che abbia sintetizzato la tossina con dei criteri ben precisi?-
Le chiede Kate stupita.
-Ha creato una sostanza mortale, ma non invasiva, nel senso che con l’antidoto, poteva essere neutralizzata del tutto e ha creato l’antidoto contemporaneamente perché evidentemente si sentiva in colpa per questa sua complicità con quell’assassino.-
-Non ha avuto il coraggio di opporsi a Dunn, ma ha fatto di tutto per evitare che la sua vittima morisse, mettendo la soluzione nelle mani di Abraham.-
Sussurra quasi tra sé Kate, abbassando lo sguardo sulle sue mani incrociate in grembo.
-E’ proprio del Professore che volevo parlarti.-
Kate si riscuote dai suoi pensieri, sollevando lo sguardo su di lei, che sorride imbarazzata.
-Ci possiamo dare del tu anche noi?-
Kate ricambia il sorriso annuendo.
-Vuoi parlami del Professore?-
-Di lui e di Abraham Pratt…-
Kate, sempre più confusa, le fa cenno di continuare.
-Le fiale con l’antidoto erano sistemate in un apposito contenitore protettivo, all’interno della scatola. Erano accompagnate da un foglio con la trascrizione della formula. Quando il detective Ryan me l’ha consegnata, ho pensato soltanto a fare le analisi per capire se fosse davvero l’antidoto e agire il prima possibile, solo dopo ho controllato il resto della scatola.-
Kate corruccia la fronte, continuando a non capire.
-Ho tolto il contenitore protettivo e alla base della scatola ho trovato una chiavetta usb. Pensando che potesse contenere altre informazioni riguardo la tossina, l’ho visionata subito. Invece non ha nulla a che vedere con il veleno. E’ un archivio in cui sono contenute tutte le cartelle cliniche di Abraham Pratt, da quando ragazzino è stato ospite di diversi Istituti Sanitari ad  oggi.-
Kate si sporge in avanti, appoggiando le braccia sulla scrivania.
-Ha senso. Se il piano del Professore fin dall’inizio è stato quello di produrre l’antidoto insieme al veleno, mettendolo nelle mani di Abraham per salvare sia lui che la vittima della sua tossina, deve anche aver organizzato tutto in modo che chi si fosse occupato di Abraham potesse conoscere la sua malattia nei minimi particolari!-
Esclama e Claire annuisce, rimettendosi gli occhiali.
-Non solo questo. Ha inserito tutte le ricerche che ha fatto nel corso degli ultimi cinque anni su questa malattia, le diverse prove che ha portato avanti per capire come curarla, i test che ha fatto su Abraham dopo che ha sintetizzato la sostanza che secondo lui lo avrebbe curato. Ha segnato anche il minimo sintomo, i rigetti che ha avuto l’organismo, le possibili allergie o intolleranze.-
Mentre parla comincia a gesticolare, sporgendosi in avanti verso di Kate.
-Quando Abraham ha cominciato la cura del Professore riusciva a mala pena a stare dritto, non poteva stringere le mani al punto che perdeva la presa sugli oggetti, faceva pochi passi e poi era costretto a sedersi, per non parlare dei dolori che lo accompagnavano giorno e notte. Cominciava ad avere problemi anche ad essere autosufficiente. Dopo un paio di mesi dall’inizio della cura ha ricominciato perfino a tenere a posto i giardini del college, riusciva a stringere tra le mani le cesoie per potare le piante, cosa che qualche settimana prima era impensabile. Il dottor Downing ha continuato a tenere una specie di diario sulla sua salute fino ad oggi. Abraham soffre di dolori alle ossa, ma riesce a vivere una vita normale e dignitosa.-
Claire parla a raffica presa dall’eccitazione ed è anche contagiosa, perché Kate si ritrova a sorridere.
-Claire, perché mi hai fatto venire qui e mi parli di questo?-
La dottoressa si morde il labbro tentennando un attimo, poi dalla tasca del camice prende un foglio e glielo porge.
-Perché ha lasciato questo per te.-
Kate lo prende senza aprirlo, guarda ancora un attimo Claire con la bocca socchiusa, poi sposta lo sguardo sul retro del foglio.
Per il detective Beckett e per i medici che si prenderanno cura di Abraham.
Torna a guardare Claire, che annuisce facendole cenno di leggere.
-L’ha scritto il giorno che è stato ucciso, l’ho letto perché era rivolto anche a me, in un certo senso.-
Kate scorre le poche righe in silenzio e man mano che legge, spalanca di poco gli occhi e socchiude la bocca.
-E’ il suo testamento! Lascia la formula e la documentazione annessa… a me!?-
Solleva lo sguardo su Claire nella confusione più completa.
-Io non capisco…-
-Stava cercando qualcuno di fidato che potesse aiutare il suo amico e tu gli sei sembrata l’unica, nonostante non ti conoscesse. Evidentemente il solo fatto che Dunn volesse farti del male, ti ha resa degna di fiducia ai suoi occhi… è come se ti avesse affidato Abraham!-
Le dice Claire con un sorriso dolcissimo.
-Kate, quell’uomo aveva una mente geniale, è riuscito a trovare una cura per il suo sfortunato amico, ma che potrebbe lenire le sofferenze di altre centinaia di persone in tutto il mondo. E’ un peccato che l’abbia tenuta nascosta fino ad oggi…-
Si ferma di colpo abbassando lo sguardo pensierosa.
-…e adesso che è morto, Abraham regredirà lentamente, fino a tornare praticamente immobile.-
-Aspetta un momento. Il Professore ha lasciato tutta la documentazione per poter produrre la medicina. Hai tutti gli elementi e le analisi che ti servono per poterlo fare…-
Anche Kate comincia a gesticolare e la dottoressa solleva le mani per fermarla.
-Ho tutto il materiale, è vero, ma io non sono una ricercatrice. Non posso preparare questa medicina in laboratorio, né per una sola persona come faceva il dottor Dowining, né per il resto delle persone affette dalla stessa malattia, non ho le risorse e sarebbe anche alquanto illegale. Kate, questa malattia è rara, è un bene che ne soffrano solo poche persone nel mondo, ma è anche una disgrazia, perché per la sua rarità non ha la visibilità di cui necessita una ricerca. Studiare malattie del genere sarebbe un grosso impegno di soldi.-
Kate annuisce cominciando a capire il suo discorso.
-Allora che facciamo? Mettiamo tutto da parte e ci dimentichiamo di Abraham? O di tutte le persone che soffrono della stessa malattia? Queste sono le ultime volontà del Professore, non posso fingere che non esistano!-
-Lo so Kate. Il punto è che, se metto a disposizione della Commissione Sanitaria Nazionale tutta la documentazione, non ci metteranno su le mani, ma gli artigli. La medicina funziona, è già stata testata ampiamente su un essere umano e ci sono tutte le prove e i test, in poche settimane si potrebbe anche decidere per la produzione e le case farmaceutiche si fionderebbero come avvoltoi per appropriarsi del brevetto. Farebbero di tutto per una scoperta di questa portata. Parliamo di milioni di dollari. Senza contare il fatto che per arraffare molti più soldi, potrebbe diventare una medicina che solo pochi potrebbero permettersi!-
Kate stringe le labbra, abbassa lo sguardo e corruccia la fronte, come se non ascoltasse più le parole della dottoressa, che inclina la testa schiarendosi la voce.
-Kate!-
-Stavo pensando… sono io responsabile della documentazione e della formula della medicina, quindi, una volta esaminata e ritenuta idonea alla produzione, posso anche decidere di usare il brevetto come mi pare.-
Stavolta è Claire che corruccia la fronte e Kate si sporge in avanti appoggiando le braccia sulla scrivania.
-Basterà consegnare il brevetto ad un privato che la metta in commercio senza speculazioni.-
-E come pensi di fare?-
-Attraverso un’associazione benefica. Potremmo organizzare delle raccolte fondi, come si fa per le campagne di altre malattie, con la differenza che qui la medicina esiste già e deve solo essere prodotta su larga scala, questo farà piovere una montagna di soldi, per non parlare della pubblicità gratuita che porterebbe a chi si accolla la sua produzione.-
Claire la guarda affascinata e sorridente.
-Tu sai già come fare, non è vero?-
Kate scuote la testa storcendo le labbra.
-In effetti non ne ho la minima idea, ma conosco qualcuno, che conosce qualcuno, che conosce qualcun altro…-
Si morde il labbro e sorride, mentre Claire invece scoppia a ridere.
-Sapevo che parlarne con te avrebbe portato ad una soluzione. Farò anche io qualche altro test sulla formula, così presenterò le mie opinioni personali, ed è bene allegare anche la lettera, è a tutti gli effetti un documento delle ultime volontà dell’inventore del brevetto, così nessuno potrà metterci su le mani legalmente senza il tuo permesso.-
Kate gliela porge annuendo.
-E’ tutta tua, fanne un paio di copie però!-
Claire la conserva di nuovo in tasca e si alzano insieme per tornare in corridoio.
-Uh… quasi dimenticavo!-
Esclama, porgendole stavolta una busta da lettera ben sigillata.
-C’era anche questa. E’ per Abraham… visto che lo conosci, magari puoi dargliela tu quando starà meglio.-
Kate prende la busta tra le mani e annuisce.
-Sarà una sofferenza per lui…-
Escono in corridoio e Kate guarda verso la stanza di Castle, stringendo la lettera tra le mani.
-Tranquilla. Starà bene!-
Le sussurra Claire e quando lei si gira a guardarla, le sorride.
-A parte la modalità, è stato un piacere conoscervi tutti. Siete una bella squadra e non solo nel lavoro.-
-Anche tu e Ben siete una bella squadra…-
Ribatte Kate mordendosi il labbro e la dottoressa arrossisce di colpo, ma senza rendersene conto le si apre un sorriso radioso sulle labbra, si schiarisce la voce e si aggiusta gli occhialini sul naso, al solito senza motivo.
-Sarà meglio che torni in laboratorio…-
 
Dopo la chiacchierata con Claire è tornata dal suo scrittore che, a detta di Ben, avrebbe dormito profondamente ancora qualche ora, il tempo necessario per smaltire i sedativi, l’unica cosa da fare quindi, è armarsi di pazienza e sangue freddo e continuare ad aspettare.
Martha ha centrato il punto quando le ha detto che correndo, per lei le ore erano passate più in fretta. E’ stata un’agonia, perché il tempo correva e lei non riusciva a venirne a capo, ma almeno non aveva avuto modo di fermarsi a pensare, anche perché, quelle poche volte che lo ha fatto, era uscita fuori di testa e tornata lucida solo grazie alla vicinanza dei colleghi ed all’eco delle parole di Rick, che le parlavano più nel cuore che nelle orecchie.
E’ rimasta insieme ad Alexis e Martha a parlargli, tenergli la fronte fresca e inumidirgli le labbra, sempre più secche. Hanno parlato tra loro come una famiglia, sempre con quell’acciglio in fronte, segno della preoccupazione che comunque non riescono ad abbandonare. Non è facile stare ore ed ore a guardarlo dormire, immobile, sempre nella stessa posizione, senza un movimento qualsiasi, con il sibilo cadenzato dalla bombola di ossigeno che lo aiuta a respirare e che nel silenzio totale arriva fino a dentro il cervello.
Di tanto in tanto si è allontanata nel corridoio per rispondere alle chiamate dal distretto e di Lanie. Nonostante le poche ore di sonno, erano tutti al lavoro anche quella domenica mattina, c’erano i rapporti da redigere e chiudere, mettere bene in chiaro la situazione della squadra con il Capo della polizia e fare l’autopsia su Scott Dunn, ultimo anello della catena per poter chiudere finalmente e definitivamente questa particolare indagine.
Verso l’ora di pranzo, l’ha chiamata anche Jim, chiedendo notizie e dicendole che sarebbe arrivato di lì a poco con qualcosa di caldo da mangiare per tutti. Dopo aver chiacchierato con lui, rassicurandolo sia sulla salute di Castle che sulla sua, rimane  fuori a guardare dal solito vetro. La stanchezza comincia a farsi sentire davvero, la testa le pulsa di meno, dopo che Ben le ha fatto prendere un paio di analgesici, ma avrebbe davvero bisogno di chiudere gli occhi e dormire.
Sospirando, porta la mano nella tasca posteriore dei jeans e prende la lettera del Professore indirizzata ad Abraham. Stringendola tra le mani, appoggia la testa al vetro, sempre con gli occhi fissi su Rick e su quella barba che, diventata troppo lunga, non ha niente di affascinante e gli dà un’aria ancora più sofferente. Abbassa lo sguardo sulla busta bianca, la rigira tra le mani e legge la calligrafia poco comprensibile di Lester Downing ‘Al mio caro Abraham’.
Riporta lo sguardo su Castle e le si chiude la gola, ripensando a quel piccolo uomo pieno di sofferenze fisiche, che è riuscito con la sua bontà e la sua lealtà, a riportare sulla retta via un uomo che l’aveva persa, forse proprio per la solitudine e la consapevolezza di essere diverso dalla massa. Di sicuro ogni parola letta gli si sarebbe conficcata dentro il cuore come un coltello, proprio perché la retta via lo ha portato alla morte. Sapere che ha pensato a lui per tutto il tempo, che alla fine ha anche lasciato per iscritto l’aiuto concreto per la sua salute, sarebbe stato un sollievo ed un peso al tempo stesso.
Continua ad osservare il suo scrittore, circondato dall’amore delle sue donne, quelle donne di cui anche lei adesso fa parte, anzi, di cui lei ha l’onore di fare parte, come le ha detto suo padre con tutto il cuore, ed è così presa dai suoi pensieri che non si accorge subito di Alexis che apre la porta agitata.
-Che succede?-
-Il monitor mostra un cambiamento nella velocità dei battiti e si lamenta. Chiamo il dottor Travis.-
Kate annuisce ed entra in stanza. Castle corruccia la fronte e stringe le labbra, emettendo dei piccoli lamenti, ed effettivamente, i battiti non sono più calmi e ritmati. Martha la guarda con apprensione, non riesce a capire se sia un buon segno oppure no. Seguono in silenzio Ben che si avvicina al monitor, controlla i parametri e poi tasta il polso di Rick.
-Tranquille, è tutto normale. Il corpo comincia a riprendere sensibilità, è probabile che senta del dolore. Vediamo se riesce a sentirmi.-
Prima di chinarsi su di lui per chiamarlo, Rick socchiude di poco le labbra e pronuncia in modo confuso il nome di Beckett. Ben la guarda sorridendo.
-Kate, prova a chiamarlo tu, con la voce calma, senza fretta.-
Le tre donne si guardano e Kate si abbassa al suo orecchio, mettendogli la mano sul viso.
-Castle! Castle svegliati…-
Lui gira la testa verso di lei, attaccando la fronte alle sue labbra, stringe gli occhi ed emette un altro lamento.
-Castle!-
Ripete lei sussurrando e lui sospira, sbiascicando qualcosa di incomprensibile. Kate guarda Ben, che annuisce spingendola a riprovarci.
-Castle, devi svegliarti!-
Riprova Kate con lo stesso tono con cui si parla ad un bambino e lui si accuccia di più verso di lei.
-Uhm… altri cinque minuti…-
Sussurra in maniera quasi impercettibile e Martha sorride di sollievo, guardando Kate.
-E’ sempre stato pigro per svegliarsi!-
Anche lei sorride, sapendolo bene e, sempre con lo sguardo fisso su di lui, ci riprova.
-E’ ora di svegliarsi Castle, fa un piccolo sforzo.-
Rick corruccia la fronte.
-Dob… biamo correre al… al distretto?-
Balbetta sbiascicando le parole, ma senza nessuna intenzione di aprire gli occhi.
-No, niente distretto, ma devi svegliarti lo stesso.-
A quella risposta sbuffa girando la testa dall’altro lato.
-Allora torna… a dormire, che…  mania che hai di alzarti all’alba… senza motivo!-
Fa un sospiro, si sistema meglio sul cuscino e per lui la discussione finisce lì.
Scappa una risata perfino al dottor Travis, mentre Alexis scuote la testa e Kate si avvicina per parlargli ancora, ma Ben la ferma.
-Basta così… lasciamolo riposare.-
Le tre donne gli posano gli occhi addosso contemporaneamente, guardandolo in modo strano e Martha si alza di colpo andandogli vicino.
-Aspetti un momento dottor Travis, abbiamo fatto di tutto sperando che si svegliasse e adesso lo lasciamo dormire?-
-Esattamente.-
Anche Alexis lo guarda allibita e lui sorride, facendo segno a tutte di uscire un momento.
-La mia preoccupazione era che avesse difficoltà a riprendere lucidità e a percepire il contatto esterno. Mi ha appena dimostrato che è lucido, sente cosa succede intorno a lui e risponde anche positivamente. Ha risposto a Kate tranquillamente, anche un po’ scocciato direi…-
La guarda divertito, mentre lei arrossisce senza motivo, quando Martha ed Alexis le posano gli occhi addosso.
-E’ evidente che vuole riposare, ed è quello che gli lasceremo fare.-
-Io non capisco, ha riposato per ore!-
Continua Martha sospirando, ma Ben scuote la testa.
-Signora Rodgers, capisco benissimo che non vede l’ora di vederlo sveglio, ma fino ad ora suo figlio non ha riposato. Rick era in stato di coma, era costretto a dormire, così come tutto il suo corpo. Le sue attività vitali erano rallentate, ma di certo non riposava. Anche il coma è uno stato di stress e risvegliarsi lo è ancora di più. Percepirà il dolore, sarà intorpidito ed è probabile che quando sarà completamente sveglio sarà confuso e non ricordi subito le ultime ore. Dalla risposta che ha dato a Kate, crede di essere a casa con lei, nel suo letto, al sicuro. Quindi la cura migliore per le prossime ore, oltre l’antidoto, sarà il riposo, anche perché quando sarà lucido del tutto, piomberà in una realtà che lo farà soffrire ancora.-
Alexis riporta lo sguardo verso suo padre e annuisce.
-Quindi dobbiamo aspettare ancora?!-
Dice sconsolata rivolta a Ben.
-Proprio così e adesso dovrete parlare sottovoce e cercare di disturbarlo il meno possibile. Lo so che è dura, ma ormai è mentalmente vigile. La traccia ematica è migliorata ancora e anche la febbre continua a scendere.-
Sente il loro sguardo trafiggerlo, con la stessa espressione seria e tirata e si ritrova a sorridere.
-Gli serviranno un paio di giorni per riprendersi, ma posso asserire con certezza che ormai è fuori pericolo!-
Dice finalmente, sollevato anche lui dalle sue stesse parole. Alexis stringe istintivamente la mano di Kate, mentre Martha mette le mani sul viso del dottore e lo bacia sulla guancia.
-Grazie dottor Travis!-
Senza dire altro rientra in camera, piazzandosi accanto a Rick, mentre Ben cerca di riprendersi, schiarendosi la voce.
-Ehm… bene, io… io credo che andrò a pranzo…-
 
La neve è alta e candida.
Fa freddo. Così freddo che gli battono i denti, mentre cerca di fermare quel diavoletto che corre senza cappello e sciarpa come se invece fosse una giornata d’estate. Il gelo le colpisce le guance, ma lei sembra non accorgersene, corre a perdifiato ridendo e battendo le mani, mentre si gira verso di lui che non riesce a raggiungerla.
Le urla di fermarsi, le dice che deve mettersi il cappellino o le verrà la febbre, ma lei continua a correre ridendo e saltellando felice, con i capelli che si inumidiscono per la neve che continua a cadere leggera.
All’improvviso si ritrova da solo. Niente risate. Niente urla di gioia. Solo neve bianca e silenzio. E poi il buio… e freddo…
-Al… Alexis no… fr…freddo… no… no…-
La calma che li ha avvolti per qualche ora viene interrotta dai bip accelerati del monitor collegato al battito cardiaco di Rick. Improvvisamente ha cominciato a inviare un suono acuto e veloce, mentre lui ha preso a tremare e a scuotere la testa da un lato all’altro, balbettando monosillabi incomprensibili. Kate gli tiene la mano in cui è inserito l’ago della flebo, il tremore è così forte che ha fatto dondolare anche il tubicino collegato al flacone. Alexis gli mette una mano sul viso cercando di calmarlo, mentre Martha esce di fretta per chiamare Ben, ma se lo ritrova davanti.
-Ho sentito il monitor, che succede?-
-Non lo so, era tranquillo e all’improvviso ha cominciato a tremare e ad agitarsi, forse sente dolore.-
E poi quella risata terrificante che inghiotte tutto, anche la sua voce…
Ben si avvicina per controllarlo, mentre in sottofondo sentono ancora i suoi lamenti strozzati, come se volesse urlare e chiedere aiuto e qualcosa gli bloccasse la voce.
-Non è dolore fisico. Ha paura!-
Sussurra Kate senza togliergli gli occhi di dosso, mentre tutti si fermano a guardarla e Rick stringe i pugni con forza, mettendo in tensione tutto il corpo. Anche il respiro diventa pesante a causa dei battiti veloci, tossisce un paio di volte, boccheggiando per recuperare aria nonostante l’ossigeno.
-Ha un incubo. E’ terrorizzato!-
-Dobbiamo svegliarlo Kate, con calma, ma deve svegliarsi. Se il cuore continua a battere così sarò costretto a sedarlo di nuovo, non può sopportarlo.-
Martha e Alexis restano ai piedi del letto con gli occhi sgranati e senza quasi respirare, Kate annuisce digrignando la mascella. Sente gli occhi inumidirsi, perché conosce quella sensazione di panico che imprigiona nel sonno.
-Freddo… fr… freddo…-
Castle continua a tremare e a scuotere la testa. Muove gli occhi freneticamente sotto le pupille e tiene le labbra strette, continuando ad emettere dei lamenti tra i denti. Kate gli mette una mano sul viso e cerca di tenergli la testa ferma verso di lei, appoggia la fronte alla sua e comincia a sussurrare con un filo di voce.
-Va tutto bene Castle, sono qui… non sei solo. Sono qui con te.-
Il buio si tinge di rosso, il sangue sporca al neve candida e lei… lei cade a terra inerme con gli occhi sbarrati…
-K… Kate… no… no Kate… non toccarla… non tocc… toccarla…-
Il monitor continua a suonare impazzito e Ben prepara una siringa di tranquillante, ma Kate scuote la testa dandogli ad intendere di aspettare ancora.
-Castle è tutto a posto. Sei al sicuro. Devi solo svegliarti.-
-No… non andare… Kate no… re… resta qui…-
-Non vado da nessuna parte Castle, sono accanto a te.-
Ad ogni sussurro accompagna una carezza. Martha guarda Kate, ipnotizzata dalla dolcezza con cui gli parla e lo accarezza, cercando di rassicurarlo. Rick continua a tremare, ma rilassa i pugni e smette di scuotere la testa, restando attaccato al calore della sua fronte.
-Sei al caldo e al sicuro.-
-Uhm… K… Kate…-
-Sono qui, non ti succederà niente.-
Le stringe la mano con vigore e sbarra gli occhi di colpo sollevando la testa, ansimando come se avesse trattenuto il respiro fino a quel momento.
-Castle!-
Lo chiama Kate e lui rimette la testa sul cuscino, respirando affannosamente.
-Castle guardami…-
Gira la testa verso di lei con lo sguardo vacuo, come se la vista fosse sfocata, ma la voce di Kate lo rassicura ancora una volta, pian piano mette a fuoco e si ritrovano occhi negli occhi. Lei gli sorride e Rick sospira.
-K… Kate!-
-Ehi…-
Sussurra lei, continuando ad accarezzarlo.
-C’era… c’era freddo ed Alexis non voleva mettersi il cappellino… poi è arrivato lui e… e rideva… non riuscivo a venire da te e…-
-Shhh. Era solo un sogno Castle, calmati.-
Appoggia ancora la fronte alla sua facendolo sospirare di sollievo.
-Cos’è questo… questo rumore?-
Chiede confuso dal suono continuo del monitor, non rendendosi conto di essere ancora in ospedale.
-Il tuo cuore che sta esagerando e se non ti calmi sarò costretto a sedarti.-
Gli risponde il dottor Travis e lui solleva lo sguardo ancora spaventato.
-No, niente sedativi… non voglio… non se ne fa niente… non… non devi andare…-
Balbetta rivolto verso Kate che corruccia la fronte non capendo perché continua ad agitarsi.
-Non devi. Dunn è pericoloso, non voglio… è un piano stupido…-
Si guardano in faccia quando si rendono conto di cosa parla e Kate gli sorride, scuotendo la testa.
-Calmati Castle. E’ tutto finito.-
-Che… che significa?!
Le chiede corrugando la fronte sempre più confuso.
-Che Dunn non farà del male mai più a nessuno e tu hai avuto il tuo antidoto insieme al suo scalpo.-
Gli dà un bacio sulla fronte e gli solleva la mano chiusa ancora a pugno attorno alla boccettina vuota, gliela mostra, mentre lui segue i suoi movimenti sempre più confuso e nota improvvisamente il suo livido.
-La tua faccia! E’ già successo? Mi avete addormentato e tu hai affrontato Dunn… che ti ha fatto? E gli altri stanno bene?-
Comincia ad agitarsi di nuovo e Kate alza di poco il tono di voce per fermare il suo fiume di parole.
-Stiamo tutti bene Castle, devi solo stare calmo.-
 Guarda la boccettina vuota nella mano di Kate, poi in alto verso il flacone di quella flebo che non lo abbandona da ore e sospira chiudendo gli occhi, quando nota il colore diverso della sua medicina.
-E’ tutto finito!?-
Sussurra voltandosi ancora verso Kate, deglutendo con gli occhi lucidi. Lei gli sorride accarezzandolo ancora.
-E’ tutto finito!-
Gli risponde spostando lo sguardo su Martha e Alexis, che finalmente si avvicinano, attirando la sua attenzione.
-Mamma… Alexis!-
Per la prima volta da quando ha aperto gli occhi abbozza un sorriso, con l’espressione più rilassata, stringe la mano di Martha, mentre Alexis si china a baciarlo, restando con il viso attaccato al suo per qualche secondo.
-Hai sempre odiato i cappellini!-
Le sussurra all’orecchio facendola ridere tra le lacrime.
-Li odio ancora!-
Si stringono entrambe a lui e gli occhi gli si riempiono di lacrime. Si scostano continuando a stargli vicino, Martha non riesce a dire nulla, gli stringe solo la mano come se avesse paura che possa sparire, mentre lui fa la stessa cosa con quella di Kate dall’altra parte del letto.
-Mi spiace disturbarvi, ma vorrei fargli qualche domanda per capire come sta veramente.-
Rick lo guarda sollevando un sopracciglio.
-Sono Richard Castle, scrivo libri gialli, Scott Dunn voleva avvelenarmi, ma…-
Corruccia la fronte guardando Kate, rendendosi conto che oltre al fatto che hanno trovato l’antidoto, non ha la più pallida idea di cosa sia successo realmente.
-Che ne è stato di lui?-
Ma è Ben che risponde prima che possa farlo Kate.
-Di lui parliamo dopo, l’importante adesso sei tu come paziente. Mi fa piacere che ti ricordi chi sei, ma vorrei sapere come ti senti.-
Rick aggrotta la fronte continuando a pensare a Dunn, curioso di sapere.
-Se mi muovo ho dolore un po’ ovunque e sento ancora un peso sul petto, ma direi che va abbastanza bene.-
-Direi anch’io.-
Risponde Ben sorridendo.
-L’infezione sta regredendo, avrai ancora difficoltà a muoverti nelle prossime ore, ma nell’insieme il quadro clinico è buono. Tra un paio di giorni sarai come nuovo.-
Rick annuisce umettandosi le labbra e Ben si sporge verso di lui.
-Hai bisogno di bere, ti va un po’ di tè caldo e ben zuccherato? Sarebbe meglio dell’acqua al momento.-
-Se riesco a mandarlo giù, volentieri.-
Ben sorride e si allontana, ma quando anche Kate fa per alzarsi e lasciargli la mano, si gira di colpo, trattenendola.
-Non andartene, rimani qui. Non mi lasciare…-
Kate si siede di nuovo accanto a lui con le labbra socchiuse, meravigliata da quella reazione.
-Non… Castle non vado da nessuna parte. Volevo solo chiamare Esposito per avvertire che ti sei svegliato. Aspettano tue notizie da ore.-
Lui continua a guardarla come se volesse abbandonarlo.
-Torni subito!?-
La sua sembra quasi una preghiera e lei sente le lacrime salirle agli occhi, mentre guarda Martha che le sorride.
-Certo che torno subito. Niente e nessuno mi impedirà di stare qui con te.-
Si china a baciarlo e prima di alzarsi, gli passa la mano sul viso. Lui la segue con lo sguardo fino a che sparisce nel corridoio insieme a Ben.
Martha resta in silenzio ad osservarlo. Stanco, provato e spaventato, con il cuore innamorato come un ragazzino. Poi posa lo sguardo su Kate, sul suo sorriso mentre parla già al telefono per avverte i suoi amici che Rick sta meglio e le vengono le lacrime agli occhi. E’ emozionata. Sa da anni del sentimento di suo figlio per la bella detective, ma nonostante tutto non era certa che fosse abbastanza forte da durare nel tempo. Invece, quello che pensava non sarebbe mai successo, ha appena preso vita: vedere il suo Richard realmente felice accanto ad una donna, libero di mostrarsi a lei con tutto se stesso, senza la maschera dietro cui si nascondeva per non rimanere scottato, come tante volte era successo.
Kate era quella giusta.
Torna a guardare il suo Richard abbracciato ad Alexis, ripensa alla paura provata, alla speranza mai persa, alla sua fiducia verso Kate mai vacillata e sente di non essere mai stata tanto felice in tutta la sua vita, tranne forse quella notte, quell’unica, meravigliosa, strana notte che ha cambiato per sempre la sua vita. 


Angolo di Rebecca:

Riccadone si è svegliato *-* certo all'inizio si è anche scocciato che l'hanno disturbato, ma poi si è svegliato terrorizzato, povero tesoro.
Che dire del Professore? Ha fatto di tutto per salvare Abraham e anche la vittima designata e Claire e Kate sono proprio in simbiosi nela loro discussione :) chissà che ha in mente Kate per la medicina di Abraham!
Virginia bella sei contenta? 
Niente Castle monday da stasera :'( 
Buona serata <3

 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2947711