allucinazioni

di Vicodin99pain
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Fisso il muro impiastrato di sangue mentre sento nella mia mente il grido del mio migliore amico in preda alla pazzia dell’elettroshock, un male, quel male dannato di cui avrei preferito morire 5 anni fa, sento le vene bruciare da un pieno di farmaci… le penne graffiare la carta, stanno arrivando, il fruscio dei camici e i passi di quelle persone che stanno venendo a prendermi, non devo cedere sotto il pesante peso della menomazione, mi strappo la flebo spaccando l’arteria un attimo prima di crollare sul pavimento di quel maledetto istituto…. Sbatto violentemente il capo finché non sento il sangue scorrere tra le dita, un ultimo sospiro prima di quell’attimo di silenzio.
Il mondo intorno a me si zittì, sentivo il sangue colare dalle labbra tracciando una riga sulla candida camicia inamidata di sudore, un giovane uomo mi chiese qualcosa che non capii e tornai a crollare.
Mi risveglio con il terrore negli occhi, una pezza di stoffa bagnata di sangue attorno al polso, la testa che pulsava senza, il candore della parete bianca mi riportò alla realtà… ero finito in ospedale.
Il ticchettio dell’orologio si confondeva con il picchiettare della pioggia, vidi la mia amata a guardare il cielo… mi mossi leggermente, con un mezzo sorriso mi guardò spiazzata, nonostante un dolore stanco abbozzai un sorrisetto, si avvicinò e si sedette accanto a me, mi prese la mano e mi spostò una ciocca di capelli, nessuno ebbe il coraggio di parlare, nessuno ebbe il bisogno di spiegazioni… la luna nascosta lasciava intravedere uno dei suoi candidi raggi, illuminando la stanza.
Fremevo al leggere tutte le sue emozioni trattenute nei suoi occhi, parole dolcissime mai lasciate dalle sue labbra mi portavano a sognare.
“Il tempo lentamente si consuma, in quel momento le pene erano troppe e il tempo troppo poco…”




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