Cercavo solo il lieto fine
Un mese più tardi.
Ormai Itachi mancava da casa da quattro lunghi, interminabili mesi.
Lilia stava cominciando a chiedersi se l'Hokage si stesse prendendo
gioco di lei. Forse era già stato ucciso e lui non trovava il
modo di dirglielo. Oppure non sarebbe mai più tornato, anche se
in realtà le sue condizioni di salute fossero realmente buone.
Non lo sapeva. Quello che sapeva era che aveva assoluto bisogno di
rivederlo. Perchè la pancia era ulteriormente cresciuta e quel
bambino o bambina che fosse, avrebbe dovuto per forza avere uun
papà. Zia U, come l'aveva ribattezzata Lilia, si era trasferita
nella villa dove i due nipoti vivevano, per poter aiutare al meglio la
Jonin che, nello stato in cui si trovava, nonostante la gravidanza
fosse ancora a metà strada, non poteva certo essere attiva come
prima. Tra voglie improvvise e insaziabili mal di schiena che non
trovavano una fine nemmeno con massaggi e medicine, la giovane aveva
assoluto bisogno di una spalla su cui contare.
Le amiche la raggiungevano ogni due giorni, per assicurarsi che le
condizioni, soprattutto psicologiche, non fossero ulteriormente
peggiorate. Ma ci fu un giorno in cui tutti temettero il peggio,
perché Lilia non aveva voluto uscire dalla sua stanza. Solo la
sera, al suono della parola "Itachi" decise di uscire dal buio. Era
giunta alle sue orecchie e Zia U aveva una notizia fresca fresca da
consegnarle: l'Hokage aveva fatto sapere che il giovane avrebbe fatto
presto ritorno. Ma ormai lei non ci credeva più. Quante volte
l'aveva sentito? Troppe. Così, guardò Sasuke e lo
prese per mano. Il bimbo, che soffriva di malinconia ancor più
di lei, non vedendola uscire dalla camera, si era seduto accanto alla
porta chiusa per tutta la giornata. Perché la voleva vicina. Il
più possibile. Nessuno dei due aveva mangiato e ora lo stomaco
stava facendo i capricci.
"Andiamo a cena fuori" dichiarò la Jonin. Si diressero verso il
ristorante preferito di Sasuke, dove il piccolo potè saziarsi
con i suoi piatti preferiti. E Lilia potè ritrovare un po' di
serenità, guardando il mondo che le era sembrato così
orribile, riscoprendolo invece accogliente e non proprio da buttare. Ma
lui non c'era. Non più. E questo le fece pensare che in
realtà, un posto dove Itachi non esisteva, non valeva la pena di
essere chiamato "mondo".
"Zia va pure a dormire a casa questa sera. Mi sento meglio, tu
riposati!" le suggerì Lilia, sorridendole. Zia U si
stupì. Non tanto per la richiesta, ma per quella smorfia
meravigliosa che tanto aveva sognato in questi mesi. Allora sapeva
ancora farla sbocciare sul suo viso? Questo le riempì il cuore,
e dopo aver dato loro la buona notte con mille baci e una carezza, li
lasciò nel loro mondo.
"Sai, Sasuke? Da bambina adoravo scrivere storie. Credo di conservare
ancora il primo quaderno dove annotavo tutte le trame possibili. Magari
se frughiamo nel cassettone riusciamo ancora a trovarlo. Ma ora non
importa. Quello che volevo dirti è che il comune denominatore di
quelle storie era la mia continua voglia di cercare il lieto fine. Solo
quello cercavo. Perché volevo che i miei personaggi non
dovessero patire mai. O meglio, la sofferenza dovevo per forza
interpellarla perché è parte della vita, ma alla fine
scompariva sempre."
"Riuscirai a trovarlo anche per la nostra di storia? Il lieto fine intendo." chiese il bimbo.
"Ci sto provando, credimi. Ma tu credici con me. Cerchiamolo insieme.
Proviamo a scrivere qualcosa. Prendi quei fogli e quel calamaio.
Dobbiamo far sapere a Itachi quello che abbiamo fatto in questi mesi in
cui lui non c'era. Ma non accenniamo al bimbo o bimba, quello lo
capirà da solo." concluse Lilia. Più parlava, più
si convinceva che Itachi sarebbe realmente tornato. E questo le faceva
solo che bene.
Scrissero tutta la notte, poi si addormentarono in giardino,
sull'amaca. Era primavera ancora, ma faceva già abbastanza caldo
per irmanere all'aperto anche nelle ore più buie. La mattina li
svgliò l'alba. Non era mai stata così bella da che
ricordasse. Magari era un segnale. Lo sperava con tutta se stessa.
Giunta lìora di andare in accademia per Sasuke, i due si
incamminarono verso uno dei luoghi che segnano irrimediabilmente la
vita di un nija. Lilia lo adorava. Lì era cominciata la sua vera
vita. Mentre osservava il piccolo Uchiha entrare, le tornarono alla
mente tanti ricordi, di quando al suo posto c'era lei. E ora invece,
aspettava un figlio da un uomo che non vedeva da quattro mesi e le
mancava terribilmente. La lettera che lui le aveva lasciato era
consumata, quasi illeggibile. Ma lei la consoceva a memoria,
soprattutto il "ti amo". Anch'io ti amo, Itachi Uchiha, pensava ogni
giorno che passava.
I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di passi. Alzò gli
occhi e vide un viso famigliare. E sorrise, di risposta. "Maestro
Iruka!" esclamò. "Cara Lilia, seguimi. Ho una cosa per te!" la
prese sottobraccio e la condusse sul restro dell'accademia.
"Non ha lezione oggi, maestro?"
"Ho chiesto un permesso, perchè sentivo saresti venuta proprio oggi. Vieni bambina, non manca molto!"
Non sapeva bene il motivo, ma Lilia era sempre stata una delle sue
preferite, e al momento di lasciar la scuola, le aveva detto di
cercarlo anche al di fuori. Lei non aveva fatto altro che accettare. I
due avevano un rapporto splendido, tanto che ricordò con
divertimento della scenata di Itachi, quando li aveva visti un giorno
seduti al parco a bere un tè in un localino che a Lilia aveva
sempre fatto impazzire. Non avrebbe mai immaginato che un tipo come lui
sarebbe stato geloso del suo vecchio insegnante. Chiarito l'equivoco,
tutto era tornato normale, o quasi. Infatti Itachi aveva sempre uno
sguardo torvo ogni volta che Lilia gli diceva che avrebbe incontrato
lui. Solo che il legame che lo stringeva a quella ragazza era
più di fratellanza o addirittura di paternità, più
che da amante. A lui Lilia diceva tutto. E in questi mesi, era stata la
sua spalla sinistra, mentre Zia U quella destra.
"Sa, maestro, volevo ringraziarla. Sì insomma, per non avermi lasciata sola" disse improvvisamente lei.
Iruka, spiazzato, rispose con un sorriso. "Ecco, ci siamo. Chiudi gli occhi."
Lilia obbedì. Quando li riaprì trovo una magnolia e un rotolo di pergamena.
"Maestro, che significa?"
"Non hai ancora capito? Questi fiori non li mando certo io"
Lilia sgranò gli occhi. Non ci poteva credere. Erano suoi. Lo sentiva.
"Forza, leggi!" le suggerì il maestro, vedendola impalata.
"Sì, ha ragione!" esclamò la Jonin, risvegliandosi dalla
fase di smarrimento. Appena aprì la pergamena, riconobbe la sua
calligrafia. Sintetico come sempre, Itachi:
"Lilia, ti amo. Tornerò presto, prima che tu mi possa sognare.
Aspettami prima del tramonto, vicino all'albero di quel fiore. Tu sai
quale. Porta Sasuke e nessun altro.
Itachi"
Allora era vero, l'Hokage non aveva mentito. Stava tornando. Strinse
gli occhi e la lettera al petto. Scoppiò in lacrime. Non poteva
crederci. Iruka le toccò una spalla: " Cara Lilia, le sofferenze
stanno per finire!"
Lei si voltò e lo abbracciò. "Grazie" gli sussurrò
all'orecchio. Era sincero, sentito davvero. Gli sarebbe stata per
sempre riconoscente per quello che aveva fatto per lei, per Sasuke.
"Non aspettavo altro. Devo correre da Sasuke!"
"Non si può ora. Sta seguendo le lezioni di arti marziali. Ma se
aspetti una mezz'oretta, potrai vederlo. Intanto, guarda chi è
arrivato"
Lilia si voltò e chinò il capo. Era l'Hokage.
"Cara mia bimba, finalmente la mia promessa può essere mantenuta. E anche la sua" le disse, sorridendole dolcemente.
"Sì, signore. Non aspettavo altro da troppi giorni. Ormai
è tempo che la felicità torni in mezzo a me e Sasuke.
Soprattutto accanto a Sasuke. Ha già sofferto troppo per essere
un bambino della sua età."
"E tu, giovane Jonin? Non hai sofferto troppo?"
"Signore, soffrirei ancora pur di vedere quel bimbo sorridere come un
tempo. Non ha più voluto giocare. Ciò che lo ha tenuto in
piedi, è stata questa" e indicò la pancia.
"Capisco. Ma prenditi qualche momento per te, ora che sai tutto. Ti
aspetta una mattinata di relax alle terme. Forza figliola, và!"
e le indicò la porta.
"Ma signore..."
"L'Hokage ha ragione. Pensa a te e a quella creatura ora" concluse Iruka.
"E' giunto il momento che quella ragazza smetta di patire le sorti di
tutto il mondo" concluse il capovillaggio, quando la sua sottoposta fu
uscita dalla stanza, abbracciando la pergamena e annusando la magnolia.
Lilia accettò dopo non poche preghiere, ma alla fine
passò le ore che la separavano dall'uscita di Sasuke
dall'accademia in balia delle dolci carezze delle ragazze che le fecero
sciegliere tutti i nodi che aveva alla schiena e anche allo stomaco.
Potè sorridere, per qualche momento. Pensò a quelle
parole, che erano finalmente vere. E non resistette un momento in
più, si diresse il più velocemente possibile a casa della
zia e le disse tutto. Si abbracciarono a lungo, piangendo.
"Bambina mia, è tutto finito!"
"Sì, zia. Tornerà, lo riavremo qui. Sarà per
sempre, come ci aveva promesso!" disse Lilia, piangendo dalla gioia.
Le due andarono a prendere Sasuke, che appena scoprì tutto,
volle correre sotto il fantomatico albero. Lilia lo accontentò,
mentre Zia U li salutava, tornando alle proprie faccende, impaziente di
riabbracciare il suo nipotino.
Alla fine cenarono con della frutta, perché non avevano fame.
Seduti sotto l'albero di magnolie, i due non la smettevano più
di sorridere, tenendo occhi e orecchie concentrati. Aspettavano da
tempo incalcolabile quel momento. Susuke fantasticava su come sarebbe
apparso, in che modo, con che pettinatura, con quali abiti. E Lilia si
divertiva ad assecondare la sua immaginazione. Fino a che, non
sentì chiaramente un battito in più al suo cuore.
"Sta arrivando Sasuke! Lo sento qui!" disse indicando il petto, e
alzandosi di botto. Il piccolo la seguì immediatamente e
iniziò a chiamarlo.
"Itachi! Itachi!"
L'albero si trovava sul ciglio di una strada secondaria che conduceva
al paese del suono, era uno dei loro luoghi preferiti, dove avevano
passato i momenti più spensierati al ritorno dalle missioni. Ad
un certo punto, quel sentiero si riempì di una figura ancor
alontana. Non poteva che essere lui. Si muoveva con un'eleganza
mostruosa, lentamente, ma non troppo. Lilia portò una mano alla
bocca, e sentì gli occhi inumidirsi. Era il suo Itachi.
"Fratellone!!!!" esclamò il piccolo. E cominciò a
correre. Quando Lilia vide i due abbracciarsi capiì che era
vero. Non riusciva a crederci, ma era proprio lui. I due si tenevano
per mano e si stavano avvicinando sempre di più, lei non
riusciva più a star ferma dall'emozione. Appena si rese conto
che di fronte a lei c'era l'uomo della sua vita, non seppe che fare.
Lui abbassò lo sguardo e strabuzzò gli occhi alla vista
della pancia. Ma non esitò ulteriormente: la abbracciò.
"Amore mio, è tutto finito"
Lei strinse le braccia attorno alle spalle, poi alle scpaole, poi ai
fianchi, poi infine strinse il suo petto a quello del ragazzo. Si
sentì completa, dopo tanto. "Sì amore, sono di nuovo
viva!" La promessa era stata mantenuta e Lilia non la finì
più di sorridere.
"Come vedi mi hai lasciato un regalo, prima di andartene. Figlio o
figlia che sia, è nostro o nostra! Come tu sei mio e io tua!"
disse lei, con la voce interotta irrimediabilmente dai singhiozzi di
gioia.
"Non me ne andrò per molto, moltissimo tempo. Te lo prometto, di
nuovo!" le giurò, accucciandosi verso la pancia. Lei lo fece
alzare e lo baciò, recuperando la linfa vitale che si era fatta
portare via dal destino. "Avrai tempo, papà. Ora andiamo a casa.
Nostra!"
Si incamminarono, finalmente felici.
"Lilia, me lo avevi promesso!" disse Sasuke.
"Cosa tesoro?"
"Il lieto fine, ricordi?"
"Sì, Sasuke. L'abbiamo cercato insieme e lo abbiamo trovato, ancora una volta!"
Angolo Autrice:
Ma buonasera/notte!
Insomma, come state? Manco da troppo tempo anch'io, com'è mancato Itachi da casa. Che vergogna!
Ma sono tornata, almeno per il momento, e cercherò di non assentarmi per milelnni, un'altra volta!
Spero vi ricordiate di loro. Voglio molto bene a questa storia, spero di portarla avanti con un senso.
Alla prossima ragazzi belli!
Un abbraccio,
Yume