Capitolo 2
L'inizio
Restò per qualche minuto ad osservare quel
“59” digitale che lampeggiava sulla radiosveglia.
Erano ormai diversi mesi, dal giorno dell'incidente, che si svegliava
sempre molto tempo prima che quella suonasse. Anzi, a dire la
verità, poteva ritenersi fortunato se riusciva ad
addormentarsi per qualche ora, giusto il necessario per non rischiare
di presentarsi in classe con due occhiaie che rasentavano il pavimento.
Quel giorno, quindi, era iniziato meglio del previsto, visto che il suo
sonno si era protratto fino alle quattro del mattino, quando poi, come
spesso gli succedeva, era stato svegliato da un terribile incubo. Si
trattava sempre di quel baratro buio, profondo, freddo come il
ghiaccio, che gli faceva accapponare la pelle e sudare freddo al solo
pensiero. Non aveva confidato a nessuno di questi sogni notturni,
nemmeno a suo fratello, pensando che non fosse il caso di turbarlo
inutilmente con problemi che lui stesso riteneva infantili o comunque
di poca importanza.
Guardò l'orologio scoccare le sei e, dopo aver interrotto
bruscamente il suono incessante della sveglia, si alzò a
sedere sul bordo del futon. Sentì i passi di suo fratello al
piano di sotto assieme ad un rumore indefinito di stoviglie ed
immaginò che stesse preparando la colazione. Da quando erano
rimasti soli, Itachi aveva preso l'abitudine di alzarsi all'alba,
cucinare qualcosa da mangiare a suo fratello e poi uscire per andare
all'Università. Lo trovava lì, ogni mattina, con
quel sorriso debole stampato sul volto. Non era ancora riuscito a
capire se si trattasse di un sorriso di circostanza o meno, ma era
sicuro di poter leggere nei suoi occhi lo stesso dolore che ormai da
tempo animava anche il suo cuore. E lui, da sempre poco incline a
mostrare le sue emozioni, proprio non riusciva a ricambiarlo, quel
sorriso. Lo ringraziava per la colazione, mangiava svogliatamente
qualcosa per non morire di fame ed usciva. Sapeva bene che
quell'atteggiamento distaccato non faceva altro che alimentare la
sofferenza di suo fratello, ma d'altronde era l'unico mezzo che aveva a
disposizione per difendersi dal passato, da quei ricordi che a volte
gli piombavano addosso come cannonate e che gli toglievano anche la
forza di respirare. E in quei momenti, quando sembrava mancargli la
terra sotto i piedi, quando sembrava che non potesse andare peggio di
così, aveva voglia di urlare, di mandare all'aria qualunque
cosa gli capitasse sotto mano, di disfarsi di quella maledetta casa e
di tutti i ricordi che conteneva. Spesso pensava, in preda ad emozioni
contrastanti, che anche la vicinanza con suo fratello contribuiva a
farlo stare peggio e che forse un distaccamento graduale da lui lo
avrebbe aiutato a superare quel momento. Ma poi, quando stava solo a
casa, quando sentiva che la malinconia gli attanagliava il petto e la
solitudine prendeva il sopravvento, allora non poteva far altro che
aggrapparsi a lui, a l'unica certezza che gli rimaneva in quella vita
ormai priva di senso.
“Oggi non vai in Azienda?” chiese ad Itachi, mentre
lo aiutava a ripulire il tavolo.
Il fratello scosse la testa. “Shisui mi ha detto che sarebbe
passato lui.”
Dopo la morte dei genitori, l'Azienda di famiglia era passata
direttamente nelle mani di Itachi in quanto primogenito del Clan
Uchiha. Totalmente impreparato al repentino cambio di
proprietà, Itachi aveva tentato di prenderne in mano le
redini, cercando di far fronte all'inevitabile caduta dei profitti che
aveva seguito la scomparsa di suo padre Fugaku. Suo cugino Shisui,
decisamente più pratico, si era offerto di aiutarlo nella
gestione, preferendo di gran lunga dedicarsi agli affari piuttosto che
restare tutto il giorno seduto ad ascoltare le lezioni. Così
Itachi aveva potuto riprendere a frequentare Medicina, consapevole
però che forse non sarebbe mai riuscito a terminare gli
studi ed a realizzare quel sogno che rincorreva dai tempi del liceo.
L'Azienda Uchiha, affiliata con un'importante impresa di Computer,
aveva contribuito ad arricchire tutta la famiglia, garantendo ai due
figli una vita agiata e priva di sforzi. Tuttavia, nessuno dei due
aveva avuto voglia di adagiarsi sugli allori ed entrambi avevano
preferito continuare a studiare per poter esercitare una professione
che li soddisfacesse da tutti i punti di vista. In caso di
necessità avrebbero avuto un posto sicuro in Azienda, ma
né Itachi né Sasuke sembravano voler approfittare
di questa piccola facilitazione.
Il minore andò al piano di sopra a recuperare il suo zaino e
lanciò uno sguardo sfuggente ad Itachi.
“Ci vediamo stasera” gli disse, con un piede
già fuori dalla soglia di casa.
“A stasera” rispose Itachi, quando ormai l'altro si
era già chiuso la porta alle spalle.
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Salve a tutti!
Una piccola nota per
anticiparvi che i primi capitoli saranno perlopiù
introduttivi e volti ad illustrare la situazione generale in cui si
svolgeranno gli avvenimenti principali. Spero possiate apprezzare!
Ps. Inserita una piccola fanart. L'ho salvata molto tempo fa e
purtroppo non ricordo l'artista. Se qualcuno lo conosce, mi illumini
per favore. :)
Vavi
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