Autore: Alexiel Mihawk
| alexiel_hamona
Titolo: In cui Ade
dimostra di non essere
in grado di dire di no.
Fandom: Mitologia Greca
Personaggi: Ade,
Persefone, Thanatos, Ecate,
Eros, Ares, Afrodite
Genere: Commedia
Avvertimenti:
One Shot, Modern AU!, Sexy Shop
Parole: 1490
Prompt: Mitologia
greca, Ade/Persefone, in
cui Eros e Thanathos aprono un sexy shop, Persefone è
curiosa e Ade non sa dire
di no a sua moglie.
Maritombola: 65. «Non ci andremo. Fine della
discussione».
Note: ho dovuto fare
delle ricerche
piuttosto imbarazzanti per questa storia, ora ho perfettamente chiaro
cosa
vendano i sexy shop e prego che a nessuno venga mai in mente di andare
a farsi
un giro nella mia cronologia internet. I nomi di vibratori sono reali e
lo stap
on che compra Ecate è tipo un modello in costruzione o una
cosa simile, ho
fatto finta esistesse già.
Questa storia è collegata a Caffé nero e semi di melograno, la mia AU su Ade e Persefone, non è necessario leggerla per capire il testo, ma insomma, chiarisce molti punti.
Qui a Ade e Persefone si sono oramai sposati.
La
mia Ecate è spudoratamente bisex, ma se può
preferisce le donne.
La
maledizione di cui parlano Ares e Afrodite è collegata alla
mia storia Chances,
nel fandom Frozen, chi l’ha letta capirà
(c’era un piccolo collegamento anche
là).
Questa
storia partecipa alla maritombola
di maridichallenge.
Buon
Natale, anche se in ritardo.
In
cui Ade dimostra di non essere in grado di dire di no.
È
ora di colazione quando Thanatos irrompe con foga nella sala da pranzo.
Persefone
si sta sistemando i capelli in una treccia laterale, mentre attende con
pazienza che il tè caldo si raffreddi, Ade sorseggia il suo
caffè nero bollente
e con un dito scorre distrattamente le notizie dell’Ecaverno
sull’iPad.
«Tua
madre non ti ha insegnato a bussare?» domanda il dio dei
morti con tono
sarcastico, senza sollevare lo sguardo.
«Sapessi
quante cose non mi ha insegnato…» borbotta
Thanatos mettendosi a sedere di
fronte al suo capo.
Quella
mattina ha un aspetto più scomposto del solito: una canotta
stracciata emerge
dalla giacca di pelle lasciata aperta, i capelli sciolti gli cascano a
ciocche
di fronte agli occhi rossi e la barba incolta gli circonda il mento.
«Ha
chiamato la comunità di recupero da cui sei
scappato» commenta Ecate entrando
con una pila di documenti e squadrandolo con aria di disapprovazione
«Dicono
che nessuno ha firmato le carte per la dimissione».
«Sì,
sì, molto divertente» risponde Thanatos,
liquidandola con un gesto della mano
per poi voltarsi nuovamente verso Ade «Capo, mi serve un
anticipo sullo
stipendio».
Questa
volta ottiene l’attenzione completa di tutti i presenti.
«Oddio,
hai davvero un problema di droga?» domanda Ecate assumendo
l’aspetto di una
preoccupata quarantenne.
«Ti
sei bevuto tutti i risparmi?» inquisisce anche Persefone.
Ade
le ignora, ma solleva un sopracciglio e attende una spiegazione
ragionevole.
«Ho
aperto un’attività assieme a Eros»
borbotta il dio della morte «Si tratta, uhm,
di un esercizio commerciale dedicato alla vendita di articoli
utilizzati per l’intrattenimento
personale a livello fisico e psicologico da individui di ogni sesso ed
età,
ecco».
«Oh,
ma che meraviglia! Avete aperto una ludoteca!» esclama la
figlia di Demetra
congiungendo le mani e sorridendo estasiata.
«Non
esattamente…»
«Definisci
“non esattamente”» ordina Ade appoggiando
la tazza.
«Potrebbe
trattarsi di un sexy shop…»
Silenzio.
«Scordatelo»
conclude il dio dei morti prendendo in mano i documenti portatigli da
Ecate.
«Oh,
ma dai!» esclama Persefone saltando in piedi «Ci
tiene tanto!»
«Sì,
Capo, ci tengo tanto» celia Thanatos sbattendo vistosamente
le ciglia.
«Che,
me lo fai lo sconto?» domanda invece Ecate e ad un cenno
positivo dell’amico
anche lei si gira verso Ade e inizia a dare manforte ai due spostati
«Dai,
Ciccio, pensa che almeno si tiene occupato, è indice di una
maturazione
mentale, si prende delle responsabilità!»
Il
dio dell’Averno si massaggia le tempie con due dita e
sospira, seccato.
«E
poi io non ho mai visto un sexy shop!» aggiunge sua moglie
con tono estasiato.
«E
continuerai a non vederlo!» esclama il dio dei morti.
«Oh,
andiamo! Sarebbe così stimolante!»
«No».
«Una
volta sola?»
«Non
ci andremo. Fine della discussione».
«Peccato»
mormora Persefone abbassando lo sguardo «Vorrà
dire che chiederò a papà di
portarmici, non credo farà storie».
Ade
contrae le dita, rimanendo fermo con i fogli a mezz’aria
(fogli che, per altro,
si spiegazzano tutti sotto la pressione delle sue mani), solleva gli
occhi e si
mette a fissare intensamente i presenti.
«Vi
odio, tutti».
«Grazie,
Capo! Anche io ti amo!»
«Sparisci,
imbecille!»
Un mese dopo.
«Ripetetemi
perché sono qui».
«Perché
io non ho mai visto un sexy shop e non so nemmeno cosa ci
vendano!» esclama
Persefone tutta esaltata.
«Sì,
ma comunque non capisco perché ci sono dovuto venire anche
io» borbotta Ade
squadrando dubbiosamente la porta scura del negozio.
«Eddai,
Capo, controlli il tuo investimento!» risponde Thanatos
aprendo l’uscio e
facendo strada.
«Yo!»
Il
ragazzo che li saluta da dietro il bancone ha riccioli biondi e occhi
celesti,
i lineamenti del volto sono morbidi e lineari, e quando sorride sembra
illuminare la stanza. Persefone pensa di non avere mai visto niente di
più
bello in vita sua, ne rimane abbagliata e per qualche secondo non
riesce a evitare
di fissarlo; strano, si dice, credeva di essersi abituata ad essere
circondata
da gente vergognosamente bella, soprattutto visto che Thanatos non si
allontana
mai dalla reggia.
«Vuoi
una foto, carina?» domanda il giovane con un sorriso ironico.
Ade
gli mostra il dito medio e prende per mano sua moglie con fare
protettivo.
«Che
palle, Capo, stava scherzando!» borbotta il dio della morte
avvicinandosi all’amico
e battendo il cinque.
«Se
non sapessi che è Hypnos tuo fratello, penserei che siete
parenti».
«Oh,
beh» risponde il biondo scrollando le spalle «Sai
come si dice: la morte e l’amore
vanno di pari passo e cazzi e mazzi. Comunque io sono Eros e tu devi
essere…»
«Persefone»
risponde la giovane sorridendo e stringendogli la mano
«È un piacere».
Una
Ecate appena ventenne, entrata assieme a loro, solleva un sopracciglio
e fa
scoppiare rumorosamente una gomma da masticare, mentre si accosta al
bancone e
ci si siede sopra, piazzandosi con nonchalance tra il dio
dell’Amore e la dea
della Primavera, onde evitare che ad Ade scoppi un embolo.
«Carino
questo posto» esordisce «Che mi posso
comprare?»
Eros le
sorride sornione
e si mette a cercare qualcosa nell’armadio alle sue spalle.
«Questo
potrebbe
piacerti» ridacchia mostrando una scatola rosa
«È l’Ambrosia
vibe, un fallo indossabile dotato di un processore che
percepisce
gli stimoli, li elabora e invia un segnale a un ovetto posto in
concomitanza del
clitoride, facendolo vibrare».
«Ma
è un
gioiellino! Lo voglio!»
Ade
smette di
ascoltare la conversazione, maledicendo la curiosità di sua
moglie, che al
momento è estremamente impegnata a girare tra gli scaffali,
osservando con
occhi attenti la merce esposta.
«Senti»
mormora a
mezza voce prendendolo da parte «A cosa credi che serva
quello?»
Il dio
dei morti
osserva a metà tra l’affascinato e
l’inquietato un grosso cuscino con un
vibratore dalla forma nera e oblunga posto nel centro.
«Non
te lo
compro» borbotta rendendosi conto di essere imbarazzato
«Credo sia un coso, un
coso per sì, insomma uno di quelli che vibrano».
«Oh!»
risponde
solo Persefone, passando ad altro «Credi che mi starebbe bene
un completino di
quel genere?»
Suo
marito quasi
si strozza osservando il succinto miniabito in latex nero, la sola idea
della
dea primavera stretta in un vestito simile riesce a togliergli il fiato.
«Magari
lo
compriamo un’altra volta» alita piano stringendole
la mano.
Persefone
trattiene una risatina e si volta verso di lui per posargli un bacio
gentile
sulle labbra.
Fa per
dirgli
qualcosa, ma viene interrotta dalla porta del negozio che si apre con
un rumore
sordo, lasciando entrare due volti noti. Afrodite si fa strada nel Sexy
Shop
con passo sicuro e l’aria di chi in negozi come quello ci ha
passato metà della
sua vita, non c’è traccia di imbarazzo sul suo
volto, né di giudizio nel vedere
chi c’è all’interno. Dietro di lei, con
aria mesta, cammina Ares, che rivolge a
malapena un cenno ai presenti.
«Ciao
Mamma!» la
saluta Eros da dietro il banco «Padre».
«Figlio»
borbotta
il dio della guerra agitando mollemente una mano.
«Tutto
bene,
ciccio?» gli domanda Ecate ancora seduta di fianco ad Eros.
«Sì,
sì,
lasciatelo stare. È solo depresso perché due
mortali sono riusciti a spezzare
una maledizione che gli ha lanciato addosso. Io, invece, sono qui per
ritirare
il mio Jessica Rabbit!»
«Cos’era?
Un
MK2?» chiede il figlio chinandosi sotto la cassa e osservando
i pacchi degli
ordini.
«No,
tesoro, un
Double Bunny».
«Oh,
ma certo,
eccolo! Sono 40 dollari».
«Stai
scherzando,
spero!? Prezzo pieno? Non mi fai nemmeno uno sconto?» domanda
con aria
scocciata la dea.
Ares
sospira,
lasciando che suo figlio e la sua amante se la vedano tra di loro
(«Hai già
esaurito le carte sconto, Mamma!»), si avvicina ad Ade con
aria sconsolata
mentre in sottofondo voci concitate continuano a discutere
(«Ma se metà di
questi oggetti li ho inventati io! Dovresti regalarmeli!»).
«Ciao
Zio».
La
risposta del
dio dei morti è un mugugno seccato.
«Vedo
che nemmeno
tu ti sei salvato; sapevo che i tuoi sottoposti non erano del tutto
normali, ma
credevo che mia sorella fosse la più sana di mente della
famiglia» continua il
dio della guerra osservando Persefone mentre chiede consigli per gli
acquisti a
una entusiasta Afrodite.
«Lo
credevo anche
io» borbotta Ade passandosi stancamente una mano sugli occhi
«Che ci fai qui,
piuttosto? Pensavo che voi due non vi faceste più vedere in
pubblico assieme,
per salvare le apparenze».
«Lasciamo
perdere. Oggi è stata una giornataccia, la mia maledizione
si è spezzata e per
di più continuo a sentirmi dire stronzate
sull’amore che vince sempre da almeno
venti minuti».
«Ringrazia
il
cielo, io sono venti minuti che sento descrizioni di diversi tipi di
vibratori.
Ho scoperto oggetti di cui avrei sinceramente preferito continuare a
ignorare l’esistenza».
«Quante
storie,
Capo!» interviene Thanatos intromettendosi nella
conversazione «Guarda facciamo
così, visto che ti vedo un po’ sbattuto (e non
certo in senso positivo) ti regalo
un buono di cento dollari da spendere nel prossimo mese!»
«Oh!
Possiamo
usarlo?» domanda Persefone con gli occhi che luccicano.
Il dio
dei morti
sospira, pensando a quanto ci metterà a circolare la notizia
che lui e sua
moglie sono andati a farsi un giro nel sexy shop di Eros; immagina i
commenti
dei suoi fratelli (che saranno solo oltraggiati perché loro
non ne sapevano
niente) e soprattutto quelli di Demetra.
Oh beh,
al diavolo, si dice nel vedere il
completino da cameriera che sua moglie appoggia sul bancone, mica vuole
offendere una persona di buon cuore come Thanatos rifiutando un regalo.
«Solo
se mi
permetti di comprare quei nastri di seta nera» le sussurra
all’orecchio
avvicinandosi.
«Per
cosa?»
domanda Persefone con un sorriso sghembo.
«Per
legarti al
letto, ovviamente».
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