9-METRO
Sono ufficialmente rapita dalla scuola, abbastanza usausta.
non
mi aspetto recensioni per questo capitolo, corto e di
transizione....è solo un modo per dire "ehi, non sono scomparsa,
aspettatevi che prima o poi pubblichi qualcosa!!!"
CAPITOLO 9. DITA INTRECCIATE IN METROPOLITANA
Hermione si girò di scatto e lo vide allontanarsi, sul punto di imboccare le scale della metro.
-Aspetta! Arrivo.-
Il ragazzo si fermò, sorpreso che lo avesse chiamato.
-grazie.- mormorò lei, raggiungendolo dopo una breve corsa.
Lui non rispose ma rallentò il passo e si strinse nelle spalle, affondando le mani in tasca, in leggero imbarazzo.
Scesero le scale vicini, quasi spalla a spalla; pochi metri più avanti Blaise, Harry e Ron li aspettavano in silenzio.
-Herm, tutto bene?-
-si, Harry.-
-Vieni qui- la chiamò Ron in un sussurrò.
-grazie, Ron, ho detto che sto bene.-
-oh...ok, come vuoi.-
-raggiungiamo gli altri, si stanno allontanando troppo- li avvisò Blaise.
-conosco la strada per arrivare in aeroporto, Zabini.- gli fece eco la ragazza.
-giusto.-
-beh, allora andiamo- questo era Harry.
I cinque si incamminarono, piuttosto silenziosi, mischiandosi alla
gente che sgomitava per raggiungere i binari prima che il treno della
metropolitana passasse.
Di fretta.
Tutto vorticava.
Intorno a loro e dentro la testa di Hermione.
Accadeva tutto nel lasso di poco tempo, il tempo che correva via, lasciandola come incapace di tenere il ritmo.
Aveva paura di rimanere indietro, chiusa nel suo dolore.
Voleva superarlo e finalmente sapeva che ce l’avrebbe fatta ad andare avanti.
Se solo quell’insegna non avesse riportato tutto galla...
Sentì una mano scivolare nella sua e riconobbe il tocco incerto, delicato e un po’ impacciato di Ron.
Si girò dalla parte opposta, sicura di trovare il sorriso di
Harry, ma il viso che aveva di fronte non sorrideva ed era più
pallido.
Distolse lo sguardo con la scusa di indicare agli altri il treno in
arrivo, ma sentiva su di sé ancora quello sguardo fisso, serio,
strano.
Perso e sicuro, morbido e glaciale.
si mise a correre verso l’entrata che sembrava più libera,
ma le carrozze erano già straripanti di persone avvolte in
lunghi cappotti o fasciate da jeans sbiaditi.
Riuscirono a entrare a fatica e quando le porte si richiusero sibilando
alle loro spalle si ritrovarono schiacciati fra corpi che non
conoscevano, avvolti in profumi di pelli straniere o sigarette appena
schiacciate sul pavimento dal tacco di un elegante mocassino.
Hermione si guardò intorno alla ricerca degli altri; Draco e Ron
erano con lei, sperò che Blaise fosse con Harry, che conosceva
la fermata esatta. Non riusciva a vederli, ma non disse nulla.
Il treno partì di botto mandandola a sbattere contro Ron, di
fronte a lei, che la rimise in piedi sorridendo come decine di altri
passeggeri stavano facendo coi loro vicini.
Tra loro e Draco c’erano quattro o cinque persone, lo vide
allungare il collo nel tentativo di vederli e poi chiedere a gesti il
permesso di passare. Notò che nonostante la situazione non si
era dimenticato di essere ufficialmente uno studente francese.
Dopo poco il serpeverde le arrivò alle spalle, ma non si girò.
Sentì il suo fiato sul collo e capì che si era chinato su di lei.
-Blaise?- sussurrò al suo orecchio.
Esitò solo un momento.
-con Harry.-
Il treno fermò bruscamente e questa volta fu Ron a pesarle addosso, mandando entrambi contro Malfoy.
Per un momento la ragazza ebbe le mani di entrambi posate su di sé, poi l’amico recuperò l’equilibrio.
Cercò di rimettersi in piedi, ma si sentì trattenere
dalle dita di Draco posate sui suoi fianchi, leggere, solo a sfiorarla.
-Granger, sei sicura?- sussurrò ancora lui.
-di cosa?-
-che Blaise sia con Potter.-
Non rispose e quella fu la sua risposta; lo sentì
sospirare forte mentre le sue dita abbandonavano la presa, lasciandola
libera di allontanarsi, ma non si mosse. Era più facile far
passare per normale quella vicinanza in un affollato vagone della
metropolitana, e avrebbe voluto tranquillizzarlo in qualche modo.
Fu quella considerazione a farle capire che l’aveva ormai
abbondantemente perdonato, non solo per quello che non aveva fatto per
suo padre, ma per quello che le aveva fatto in quegli anni.
Non contavano più nulla di fronte ad un dolore più grande, quello della perdita di qualcuno.
Anche lui aveva perso suo padre, ne aveva perso l’idea in cui
aveva creduto e di una metà di DNA in comune non se ne sarebbe
fatto nulla.
Non aveva più un padre da amare, non aveva un riferimento dove l’aveva sempre cercato.
Era solo come lei. No, forse no, forse Narcissa...forse.
Due vagoni più in là, Zabini e Harry si scambiavano
occhiate preoccupate riguardo i loro amici, condividendo per una volta
le stesse speranze..
Mancavano solo due fermate.
-alla prossima si scende.-
-Ok, Herm, grazie.-
La ragazza aspettò un attimo.
-Malfoy?-
-Ho capito.- mormorò una voce vicina, troppo, al suo collo.
Sapeva che le sarebbe bastato sbilanciarsi un po’ indietro per
ritrovarsi addossata a lui e si meravigliò che lui non se ne
fosse lamentato.
-c’è troppa gente,’Mione, se non riusciamo a scendere?-
-dammi la mano- il rosso ubbidì.
-Oh, Malfoy, non farti pregare!-
-devo darti la mano?-
-se preferisci puoi darla a Ron, almeno nella sua scorre sangue puro- sibilò, nervosa.
Lo sentì ridacchiare, poi la sua mano stretta a
pugno,abbandonata lungo il fianco, fu avvolta da quella di lui, che le
rimase comunque alle spalle.
Per l’ennesima volta, il treno frenò e le porte si
aprirono tra i lamenti. Le dita di Draco si mossero, gentili ma decise,
fino a intrecciare le sue, nello stesso istante in cui Ron trascinava
entrambi più avanti, verso l’esterno, dove le persone sul
marciapiede non davano loro il tempo di scendere.
Hermione si guardò in giro ma non vide nessuno.
Poi, improvvisamente, sentì una voce urlare, in inglese.
“Draco! Amore, sai che soffro di gelosia e predi per mano un’altra!-
Draco sorrise, illuminandosi.
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