contest
#01.
Goku/Chichi + Gohan&Goten
Chichi si
chiuse la porta d’ingresso alle spalle e posò per
terra le buste della spesa.
Inarcò un sopracciglio, perplessa: in casa c’era
fin troppo silenzio e ciò era abbastanza preoccupante, dato
che la sua famiglia comprendeva non uno, non due, ma ben tre scimmioni
rumorosi e combina-guai. «Goku!», chiamò
a gran voce, ma non ottenne alcuna risposta. «Gohan!
Goten!».
Si mosse con passo felpato verso la cucina quando intravide
un’ombra nel salotto.
Svelta si appostò dietro la porta per guardare cosa stesse
accadendo: Goku, Gohan e Goten erano legati insieme per mezzo del filo
di lucine colorate con cui lei decorava ogni anno l’albero di
Natale, e ciascuno dei tre saiyan tentava di sciogliere i nodi per
liberarsi, inutilmente. Inoltre per tutta la stanza erano sparse palline colorate e ghirlande, come se si fosse appena tenuta una lotta con tutti gli addobbi natalizi.
Chichi sentì le gambe cedere e si lasciò cadere
stancamente sul pavimento.
A quel lieve rumore, i maschi della famiglia Son sollevarono lo sguardo
tutti e tre contemporaneamente, inorridendo.
«Gohan...», cominciò Chichi,
rivolgendosi al primogenito che deglutì a vuoto, in attesa.
«...anche tu?», soffiò esasperata.
«Credevo che fossi il più
ragionevole...».
Gohan cominciò a muovere freneticamente le mani per
giustificarsi.
«Posso spiegarti! Avevamo deciso di decorare
l’albero per farti una sorpresa, ma poi papà
è inciampato nello scatolone degli addobbi e...».
«Tu!»,
urlò all’improvviso Chichi, scattando in piedi e
puntando il dito contro il marito. «È sempre tutta
colpa tua!».
Goku si grattò la testa. «Su, Chichina, non fare
così...».
«Adesso sistemiamo tutto!», promise il piccolo
Goten, cercando di addolcire la madre con un sorriso.
La donna fece alcuni passi in avanti, stringendo i pugni lungo i
fianchi. La sua figura, ora, troneggiava minacciosa sui poveri e
innocenti saiyan che da un momento all’altro sarebbero stati
colpiti con una gigantesca padella spuntata da chissà dove.
«Ragazzi», proruppe il saiyan più
anziano, scambiandosi un’occhiata d’intesa con i
figli. «C’è solo una cosa da fare se
vogliamo uscirne vivi».
Le braccia di Goku, aiutate da quelle di Gohan e Goten, afferrarono
un’ignara Chichi che in un attimo si ritrovò
stretta nel groviglio di lucine insieme al resto della famiglia. La
donna, rendendosi conto dell’accaduto, sgranò
paurosamente gli occhi.
«Papà... ho paura che così sia
stato peggio...», mormorò Gohan, deglutendo a
vuoto.
I tre si prepararono a sentire le urla scalpitanti di Chichi ma
inaspettatamente la donna proruppe in una risata cristallina, di
quelle che non si concedeva molto spesso. Rise di cuore sotto lo
sguardo stralunato dei suoi saiyan.
«Siete incredibili», disse, asciugandosi una
lacrimuccia. «Ed è per questo che vi
amo».
A quel punto si rivolse al marito e si sollevò sulle punte
dei piedi per cingergli il collo con le braccia.
«Grazie di avermi dato una famiglia così
meravigliosa».
E infine lo baciò sotto lo sguardo imbarazzato di Gohan, non
prima di aver coperto con una mano gli occhi di Goten.
Il bambino, dal canto suo, si ritrovò a sorridere rendendosi
conto di aver ricevuto il suo regalo di Natale in anticipo: non era
ancora il 25 dicembre, eppure
la sua famiglia era già riunita al completo.
#02. Crilin/C-18
«Crilin», sibilò C-18 con
una freddezza tale da rasentare la minaccia. «Esigo delle
spiegazioni».
Il guerriero le strinse più forte la mano. «Fidati
di me».
«“Fidati di me” un corno! Se non mi
dici entro un minuto dove diamine
stiamo andando, giuro che ti faccio saltare in aria con un ki blast
insieme a questo dannato
posto!», urlò la bionda, esasperata da quel
cammino che sembrava non giungere mai ad una fine.
«Siamo quasi arrivati», la rassicurò
lui. Nonostante avesse una benda sugli occhi, C-18 sapeva che Crilin
stava sorridendo per l’emozione.
Avanzarono mano nella mano di un’altra decina di metri.
La bionda sentiva lo scricchiolio di piccoli rami sotto i suoi piedi e
il fruscio delle onde mosse dal vento, ma quello non poteva
essere il mare.
«Togliti le scarpe», le suggerì Crilin
ad un certo punto.
La cyborg bloccò la sua avanzata, scettica. «E
perché mai, di
grazia?».
«Lo vedrai», rispose il guerriero con aria
enigmatica.
Quel gioco cominciava ad innervosirla. Si sfilò bruscamente
le scarpe e continuò il percorso stritolando la mano del
compagno per la stizza, ma quando avvertì i piedi nudi
toccare l’acqua si ritrasse istintivamente.
«Non avere paura», la incitò Crilin.
«Non ho paura, stupido», lo rimbeccò
lei. «È che non sopporto le sorprese».
«Sono sicuro che questa ti piacerà».
C-18 fece una smorfia, immergendosi nel fiume e avanzando lentamente
nell’acqua.
Quando questa le arrivò allo stomaco, Crilin la
bloccò con una mano. «Non muoverti per nessuna
ragione al mondo. Ora puoi toglierti la benda».
C-18 potè finalmente liberarsi del panno bianco che,
mezz’ora prima, Crilin le aveva legato intorno alla testa
ignorando completamente le sue proteste e minacce di morte, e
trascinandola via per una mano verso quella meta tanto misteriosa.
Come aveva immaginato, si trovavano nel fiume. Crilin, al suo fianco,
galleggiava per non affondare.
«E dove sarebbe la famosa sorpresa?», chiese
perplessa, fulminandolo con lo sguardo.
«Guarda giù», le disse Crilin,
sorridendo.
C-18 abbassò lo sguardo e non riuscì a non
sgranare gli occhi per lo stupore: si trovava proprio al centro del
riflesso della luna piena nell’acqua.
Non si sarebbe mai aspettata che il nanerottolo prendesse alla lettera
le sue parole.
L’aveva fatto davvero.
«Buon Natale, C-18», le disse il guerriero,
ottenendo in risposta un sussurro a metà tra
“Grazie” e “Buon Natale anche a
te”.
«Ora sarai la mia ragazza?», le chiese a
quel punto Crilin, guardandola con occhi baluginanti di speranza.
C-18 si chinò sul suo viso, guardandolo dritto negli occhi.
«No», rispose in tono secco, eppure Crilin si
ritrovò ugualmente ad arrossire nel momento in cui le labbra
della bionda si posarono sulle sue.
«C-18,
ecco... cosa dovrei fare per farti diventare la mia ragazza?».
«Regalami la luna questo
Natale».
«E in quel caso accetteresti davvero di
stare con me?».
«Certo».
#03. Tenshinhan/Lunch + Jiaozi
«Ma guarda cosa mi tocca fare...», si
lamentò Tenshinhan tirando fuori dal sacco pacchi
infiocchettati di vari colori e dimensioni. Jiaozi, al suo fianco,
spinse i regali sotto l’albero sistemandosi per la centesima
volta il cappellino rosso di tre taglie più grande che non
smetteva di scivolargli sul viso.
«Babbo Natale!», trillò una vocina
entusiasta. I due valorosi combattenti si voltarono contemporaneamente:
una Lunch
in pigiama li fissava con occhi languidi e con le mani giunte al petto
per l’emozione. «Lo sapevo che quest’anno
saresti venuto!».
Tenshinhan non poteva dimenticare come l’anno prima Lunch
avesse pianto a dirotto per tutto il giorno di Natale perché
durante la notte non si era imbattuta nemmeno una volta in Babbo Natale
nonostante fosse rimasta sveglia fino all’alba.
Non volendo ripetere la brutta esperienza, quell’anno il
guerriero si era rimboccato le maniche.
«Ecco, sì... l’anno scorso ho avuto un
contrattempo», si giustificò, grattandosi il mento
coperto dalla barba bianca.
«Oh, capisco, non preoccuparti!», rispose Lunch con
un gran sorriso. «Dev’essere dura accontentare
tutti bambini del mondo...».
Poi il suo sguardo si
posò su Jiaozi. «E tu chi sei?».
Il piccolo guerriero guardò l’amico alla ricerca
di un suggerimento (che non arrivò). «Ehm... il
folletto di Babbo Natale?».
Lunch sgranò gli occhi, eccitata da quella notizia.
«E le renne? Dove sono le renne?».
Guardò fuori dalla finestra ma Tenshinhan la
bloccò, allarmato. «Le ho lasciate lontano!
Avevano bisogno di una pausa...
sì».
La ragazza si lasciò sfuggire un “Oh” di
stupore.
«Torna a letto, Lunch. Non bisogna spiare Babbo Natale mentre
lavora, lo sai», la rimproverò Tenshinhan,
indicando con lo sguardo il sacco.
Lunch sorrise imbarazzata. «Hai ragione, scusa. Torno subito
a dormire. Buon lavoro!».
Si voltò per tornarsene in camera da letto. Aveva percorso
solo pochi passi quando un forte starnuto si propagò tra le
pareti della stanza e un paio di spari partirono in direzione del
soffitto, lasciando altrettanti buchi.
«Babbo Natale»,
sibilò la Lunch bionda, minacciosa. «Spero per te
che il mio regalo ti sia costato una montagna di soldi... anzi, che il
mio regalo sia
una montagna di soldi, o ti rispedisco dritto al Polo Nord a calci in
culo!».
Lunch si allontanò facendo ondeggiare i capelli biondi, il
mitra saldamente stretto tra le mani.
«Guarda il lato positivo», disse Jiaozi a
Tenshinhan, consolandolo con una pacca sul braccio. «Almeno
quest’anno non piangerà per tutto il
giorno».
Il treocchi deglutì a vuoto. Chissà
perché quella considerazione non lo rassicurava per nulla.
Note
dell'autrice:
Torno in
questo fandom dopo quanto? Un anno e mezzo? Forse due. E per giunta con
una fanfiction natalizia dopo che Natale è passato e
strapassato. Ultimamente mi è stato chiesto di tornare a
scrivere in questo fandom ed io lì per lì ho
pensato di essere troppo presa dal finale deludente di Naruto per
scrivere su Dragon Ball. Poi ho riflettuto che questo fandom
rimarrà sempre il mio porto sicuro perchè non ci
sono battaglie tra le coppie e ho scritto di getto queste
tre flashfics sulle uniche che destano il mio interesse. Spero che vi
piacciano e che mi farete sapere la vostra opinione. Ringrazio tutti
coloro che mi seguivano in questo fandom e che anche a distanza di
tempo apprezzano ancora le mie storie. Non vi nego che in
futuro, tempo e ispirazione permettendo, potrei scrivere di nuovo su
Dragon Ball... è tutto da vedere.
Soly Dea
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