Angolo
autrice
*era
da un po' che non mettevo un'icona :o*
*scansa un cesto di verdura marcia* Sì, lo so, sono in
mostruoso ritardo. Perdonatemi,
ma sono andata in vacanza quasi subito dopo la fine della scuola e sono
tornata
ieri. E ovviamente torno con dell’angst ambientato nel Mirai,
yeah. E visto che
scrivo un po’ troppa roba angst e che la vostra pazienza nel
sopportare i miei
ritardi merita di essere ricompensata, ho pubblicato anche
un’OS un po’ più
fluff *i lettori si disperano* Ehm………
Boh, è a base di Vegeta che si fa le sue
solite pippe mentali, poi arriva Gohan che porta con sé un
po’ di fluff
invernale. Se vi interessa, la trovate QUI.
Passando alla flash qua sotto, come già detto è
ambientata nel Mirai e
partecipa inoltre alla solita challenge
che mi dona tanti bei prompt per ispirarmi. In questo caso,
“foglie”. Okay ho
finito, mi scuso ancora per il ritardo e ringrazio ka93
e Dark_Angel per le
recensioni, a presto!
Disclaimer »
Dragon Ball © Akira
Toriyama.
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48. Foglie
Al cospetto dei due
gemelli, ogni essere
vivente sulla Terra diveniva debole e fragile come le foglie che, alle
soglie
dell’autunno, erano sottilmente legate ai rami degli alberi
in quei luoghi dove
un po’ di vegetazione era stata risparmiata.
Gohan si sentiva come
quelle foglie:
esse si coloravano di colori vivaci, in netta antitesi con la
distruzione che
le circondava, così come lui splendeva d’oro solo
per venire brutalmente
sbattuto nella polvere con la stessa facilità con cui i rami
venivano spogliati
dal vento.
Al tempo stesso, si
sentiva fragile come
lo erano quelle foglie. Aveva sempre avuto qualcuno su cui contare,
Gohan:
c’era stata la figura di suo padre, che mai aveva potuto dare
per scontata
poiché pareva sempre pronto a svanire ma che quando
c’era con un solo sguardo
era capace d’infondere speranza, c’era stato
Junior, maestro e amico, un papà
quando Goku non era presente; poi c’era stato, seppur per un
breve tempo,
Vegeta.
Non avrebbe saputo
spiegare con
esattezza cosa fosse nato tra loro in quei mesi successivi alla morte
di suo
padre, era solo certo che la presenza di qualcuno che fosse in grado di
comprendere la furia, tipica della sua razza, che ogni giorno di
più si sentiva
crescere in corpo fosse stata una necessità impellente
quanto respirare.
Ricordava poche parole
scambiate nei
momenti passati l’uno accanto all’altro, ricordava
silenzi che riuscivano a non
risultare imbarazzanti nonostante fossero spesso prolungati. Era tutto
ciò che
gli rimaneva: ricordi.
Ora, in piedi davanti al
piccolo
cimitero che lui, sua madre e Bulma avevano allestito, lo sguardo
posato su
quelle fredde pietre, troppo anonime anche con i nomi maldestramente
incisi
sopra di esse, si sentiva addosso la stanchezza di un vecchio veterano
di
guerra, come se gli anni di coloro che non c’erano
più fossero andati a posarsi
sulle sue spalle, schiacciandolo con il loro peso.
«
Io… Io ci sto provando a fare in modo
che il vostro sacrificio non sia vano… »
sussurrò « Ma la verità è
che
semplicemente non riesco a sconfiggerli. »
Per un istante, parve
solo un bambino
bisognoso di aiuto e sostegno. Poi il momento passò e il
tredicenne che era
svanì lasciando posto al soldato che era stato costretto a
diventare.
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