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di Rowan936
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Angolo autrice
*era da un po' che non mettevo un'icona :o*
*scansa un cesto di verdura marcia* Sì, lo so, sono in mostruoso ritardo. Perdonatemi, ma sono andata in vacanza quasi subito dopo la fine della scuola e sono tornata ieri. E ovviamente torno con dell’angst ambientato nel Mirai, yeah. E visto che scrivo un po’ troppa roba angst e che la vostra pazienza nel sopportare i miei ritardi merita di essere ricompensata, ho pubblicato anche un’OS un po’ più fluff *i lettori si disperano* Ehm……… Boh, è a base di Vegeta che si fa le sue solite pippe mentali, poi arriva Gohan che porta con sé un po’ di fluff invernale. Se vi interessa, la trovate QUI. Passando alla flash qua sotto, come già detto è ambientata nel Mirai e partecipa inoltre alla solita challenge che mi dona tanti bei prompt per ispirarmi. In questo caso, “foglie”. Okay ho finito, mi scuso ancora per il ritardo e ringrazio ka93 e Dark_Angel per le recensioni, a presto!

 
 
 
 
Disclaimer » Dragon Ball © Akira Toriyama.
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48. Foglie
 
Al cospetto dei due gemelli, ogni essere vivente sulla Terra diveniva debole e fragile come le foglie che, alle soglie dell’autunno, erano sottilmente legate ai rami degli alberi in quei luoghi dove un po’ di vegetazione era stata risparmiata.
Gohan si sentiva come quelle foglie: esse si coloravano di colori vivaci, in netta antitesi con la distruzione che le circondava, così come lui splendeva d’oro solo per venire brutalmente sbattuto nella polvere con la stessa facilità con cui i rami venivano spogliati dal vento.
Al tempo stesso, si sentiva fragile come lo erano quelle foglie. Aveva sempre avuto qualcuno su cui contare, Gohan: c’era stata la figura di suo padre, che mai aveva potuto dare per scontata poiché pareva sempre pronto a svanire ma che quando c’era con un solo sguardo era capace d’infondere speranza, c’era stato Junior, maestro e amico, un papà quando Goku non era presente; poi c’era stato, seppur per un breve tempo, Vegeta.
Non avrebbe saputo spiegare con esattezza cosa fosse nato tra loro in quei mesi successivi alla morte di suo padre, era solo certo che la presenza di qualcuno che fosse in grado di comprendere la furia, tipica della sua razza, che ogni giorno di più si sentiva crescere in corpo fosse stata una necessità impellente quanto respirare.
Ricordava poche parole scambiate nei momenti passati l’uno accanto all’altro, ricordava silenzi che riuscivano a non risultare imbarazzanti nonostante fossero spesso prolungati. Era tutto ciò che gli rimaneva: ricordi.
Ora, in piedi davanti al piccolo cimitero che lui, sua madre e Bulma avevano allestito, lo sguardo posato su quelle fredde pietre, troppo anonime anche con i nomi maldestramente incisi sopra di esse, si sentiva addosso la stanchezza di un vecchio veterano di guerra, come se gli anni di coloro che non c’erano più fossero andati a posarsi sulle sue spalle, schiacciandolo con il loro peso.
« Io… Io ci sto provando a fare in modo che il vostro sacrificio non sia vano… » sussurrò « Ma la verità è che semplicemente non riesco a sconfiggerli. »
Per un istante, parve solo un bambino bisognoso di aiuto e sostegno. Poi il momento passò e il tredicenne che era svanì lasciando posto al soldato che era stato costretto a diventare.
 

 





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