Lo strano caso di Giacomo e Aid

di Ragazza_pigra
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All'uscita, facendosi largo tra studenti che accendevano le sigarette sulle scale, quasi avessero trascorso la giornata solo per poter accendere quella Marlboro, che correvano verso il bar, che come zombie sostavano davanti alle macchinette alla disperata ricerca di un caffè, che ripetevano le declinazioni greche, Simone riuscì a arrivare accanto a Giacomo, che davanti al cancello salutava educatamente la prof di latino. Vedendo arrivare Simone, sul suo viso si accese un largo e caldo sorriso, nonostante si fossero visti pochi minuti prima. Era un ragazzo alto e ben fatto, uno sportivo, dal carattere socievole e cordiale. Aveva il raro dono di farsi apprezzare da chiunque, e di ottenere subito la simpatia di tutti, compresa quella dell'introverso Simone. 
" Volevo parlarti della tua richiesta della chiavetta, Giacomo." 
"Ti vedo molto preoccupato circa la mia richiesta, ma mi pare più che fattibile. Non c'è nulla che lo vieti, ma tu resti dubbioso" fece scherzosamente Giacomo, sorridendo al tono grave dell'amico. 
"Non approvo questa tua scelta in campo di amici, Giacomo. Ho saputo qualcosa circa Aid..."
Giacomo sbiancò, e nei suoi occhi azzurri passò un lampo scuro. 
"Non voglio sapere altro. Basta, avevamo deciso di non parlarne più. " fece brusco Giacomo. 
"Ho sentito cose spiacevoli... "
"Basta. Fidati di me, e non chiedermene più." 
" Giacomo, di me ti puoi fidare. Parlamene."
"No Simone. Non è una cosa da cui si può uscire a parole... Mi fido di te, lo sai. Ma non mi puoi aiutare. "
Simone stava per insistere, quando Giacomo riprese: "Ti dirò una cosa: posso liberarmi di Aid in qualunque momento io voglia. " 

Cristina se ne stava sdraiata sul letto, a fissare il soffitto e sentire musica con l'iPod. Sua madre non sarebbe tornata che fra tre ore, e aveva tutto il tempo per ascoltare il nuovo album del suo gruppo preferito. Poi avrebbe ripassato greco. Opzione classificata in "varie ed eventuali". Mentre tamburellava le dita sul muro, i suoi pensieri vagavano sull'incontro fatto quella mattina, all'intervallo. 
Girellava come al solito per la scuola con alcune sue amiche, e mentre parlavano animatamente un ragazzo le oltrepasso in fretta, urtandole e facendola cadere. 
"Ehi!" 
Il ragazzo si fermò di botto e si voltò. Aveva l'età di Cristina, dei capelli cortissimi e scuri, ed era completamente vestito di nero. Fece per aiutarla, ma Cristina rifiutò la sua mano e si alzò da sola. Si sentiva quegli occhi azzurri puntati addosso, ed era un po' a disagio. 
"Scusa Cristina" fece lui, sorridendo. "Ero di fretta..." 
Cristina sgranò gli occhi.
"Come sai come mi chiamo?"
Il ragazzo le lanciò uno sguardo confuso, poi si corrucciò. 
Cristina arrossì. "Scusa, non ricordo di averti ma visto... Come ti chiami?"
"Aid" rispose, laconico. 

ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti voi, e inoltre grazie per aver letto i primi tre capitoli di questo racconto! 
La storia è ancora in cantiere, per così dire, i capitoli successivi a questo sono appena abbozzati. Vorrei quindi chiedere di avere un vostro parere, anche negativo, sulla storia, cosa ne pensate e se ci sono delle osservazioni da fare sul mio modo di scrivere, sui caratteri dei personaggi e sullo spazio che gli ho dedicato. 




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