Titolo:
Fuoco incrociato
Autore:
Liberty89
Genere:
Generale
Rating: Verde
Fandom: Jak 3
Personaggi:
Jak, Daxter
Avvertimenti:
One-shot
Note dell'autore:
Oh yes, ne ho scritta un’altra su Jak 3! Questa è
ambientata nel mezzo del gioco, dopo la missione in cui bisogna
proteggere il QG del Fronte di Liberazione dall’attacco dei
veicoli e dei Bot della Morte. Non è stata una roba
complicata da fare, ma erano più i danni che subivo dagli
alleati perché si mettevano dietro di me a sparare
°-° E quindi ecco l’idea per la fic, semplice
e senza pretese. Spero che vi piaccia! Buona lettura!
Disclaimer: i
personaggi della storia non mi appartengono. La fic non è
stata scritta a scopo di lucro.
Fuoco incrociato
Non era stato particolarmente difficile difendere il Quartier Generale
da quell’assalto, però era stato un compito lungo
e sfiancante. Ashlein lo aveva già richiamato col
comunicatore, ma lui non aveva risposto, perché troppo
impegnato a guardarsi attorno, cercando un posto dove riposare prima di
ripartire. Infine, Jak trovò un angolo all’ombra
di un edificio, riparato ma non buio e poté ispezionare le
ferite con calma, sotto lo sguardo vigile dell’amico Daxter.
Trovò diverse bruciature dovute ai laser dei jet
d’assalto, qualche livido che sarebbe svanito in poco tempo e
poi dei fori di proiettile di Eco. Passando la mano destra sui fianchi
e sulle cosce ne contò anche troppi, la maggior parte ancora
sanguinanti.
Sospirò. -Ho finito le scorte di Eco Luce… Dax,
per favore, puoi-
-Non dire altro, amico!- lo interruppe l’Ottsel. -Il Fulmine
Arancione tornerà con una bella scorta di pacchetti di Eco
Verde!-
-Grazie Daxter.- disse il biondo, battendo il pugno con
l’amico.
-Farò in un attimo, tu resta qui e non farti trovare da
“quelli”.- replicò lui, per poi sparire
dietro l’angolo.
Con un nuovo sospiro, Jak si sistemò meglio contro il muro
su cui poggiava la schiena, così da celare
nell’ombra anche la punta degli stivali per evitare che
quelli -i soldati del Fronte di Liberazione- lo vedessero anche solo di
sfuggita. Quegli uomini che prima erano Guardie Kremizi, ora servivano
la causa di Torn e Ashlein per liberare Haven City dalle ultime Teste
di Metallo e per sventare i piani di Veger, quindi erano suoi alleati,
almeno in teoria. In pratica, la verità era
tutt’altra e quelle ferite di proiettile ne erano la prova.
Molti di quei soldati probabilmente avevano perso dei colleghi, degli
amici, a causa sua e del mostro dell’Eco Oscuro creato da
Praxis, e non si aspettava di certo che da un giorno
all’altro lo avrebbero accolto a braccia aperte come uno di
loro, nemmeno quelli che già in origine facevano parte del
Mondo Sotterraneo lo avevano fatto, però non credeva che
avrebbero approfittato di una missione per vendicarsi. La scusa del
ritrovarsi sulla traiettoria era perfettamente plausibile visto che
erano circondati da Bot della Morte, quindi lui non aveva potuto fare
altro che prestare attenzione doppia e proteggere se stesso e
l’amico anche dai colpi alleati.
Quando l’Ottsel fece ritorno con quattro pacchetti di Eco
Verde, trovò Jak leggermente assopito. Ottenuto un
bofonchiato permesso, Daxter si occupò delle sue ferite,
dando la precedenza a quelle provocate dai proiettili di Eco, seguendo
le indicazioni del biondo.
Secondo lui, Torn avrebbe dovuto sapere, ma l’ultima speranza
di Haven City gli aveva proibito di farne parola con il leader del
Fronte di Liberazione, perché sarebbe stata una protesta
inutile alla causa e la città non aveva bisogno di una
quarta forza in gioco oltre alle tre già presenti.
Terminata la cura, il Duo Demolitore fece ritorno al Quartier Generale
e mentre Samos si complimentava con lui per l’ottimo lavoro
svolto, Ashlein lo osservò da capo a piedi con occhio
critico, stringendo il pugno contro il fianco per ciò che
stava vedendo: le ferite erano state curate, ma i fori sugli abiti
erano rimasti e le erano bastati per capire cos’era accaduto.
La donna fissò Jak negli occhi blu, chiedendogli perdono
anche per questo ennesimo atto degli haveniti nei suoi confronti,
l’eroe che aveva permesso loro di vivere e di tornare a
sperare. Se un giorno il ragazzo avesse deciso di abbandonarli al loro
destino, non sarebbe rimasta stupita.
Il guerriero annuì appena al suo sguardo, rivolgendole un
piccolo sorriso tranquillo. Lei non aveva colpa e non c’era
nulla da perdonare. Lui avrebbe proseguito comunque, perché
c’era troppo da perdere e lui era l’unico in grado
di fare qualcosa. Le Catacombe lo aspettavano.
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