Facendomi violentemente male
ho deciso di
dedicare un po' del mio tempo a scrivere di una mia passione,
così come
è stato per il canto, che purtroppo ho dovuto smettere: il
Nuoto! Ho
ripercorso l'ultima gara e tuute le sue emozioni e sensazioni immense...
L’acqua
che scivola tra le mani, irreprensibile e veloce, respiro dopo respiro,
attimo dopo attimo: c’è una meta da raggiungere e
non vorresti mai
arrivarci, perché una volta che sei lì.. FINE!
Lasci scivolare
quell’acqua tra le tue dita e le gambe velocemente danno lo
sprint: al
terzo respiro la testa fuori per respirare. Movimenti costanti e sempre
uguali: prima e seconda, alla terza bracciata la testa è a
destra e la
bocca aperta per respirare e poi vedo di nuovo il fondale. Non ci sono
pesci qui, solo quel pavimento a quadri azzurri e il naso percepisce
sempre il forte odore di cloro. All’inizio era pura ammoniaca
che
entrava in corpo, adesso è la mancanza di quella
“droga” che mi
stordisce il cervello.
Alla seconda vasca sono già al massimo e non
potrei mai stancarmi. Il primo tuffo è importante poi tutto
va più
veloce, l’acqua che scorre tra le mani, i piedi che battono,
super
sprint e parto avanti, scatto veloce e non c’è
nessuno che mi fermi. Alle bandierine rallenta
perché sei arrivata
per tutte le volte che hai ignorato il messaggio di
“rallenta”, ho
sbattuto la testa contro il bordo della vasca, perché
è la velocità che
ti fa sentire libero. Irreprensibile e veloce, come l’acqua
che scivola
tra le mani.
Primo dorso, ritorno rana. Giusto il tempo di
immagazzinare i comandi e poi è il fischio
dell’inizio. So che nessuno
può battermi, ho fatto le 16 bracciate in mezzo minuto,
contando in
velocità, in media dovrei esser la seconda, ma posso sempre
superare me
stessa, c’è il gusto della sfida: non tra me e le
altre due
nuotatrici.. io sfido me stessa, perché solo io posso
battermi! Le
bracciate sono grandi, falcate enormi, sento l’acqua
scivolare sul mio
corpo e il torso scendere e riemergere. A braccia alterne è
questa
volta e io sono veloce, veloce quanto serve: braccio dritto, fermo e
immobile, ruota il polso a 180 non prima che sia al pari con
la tua testa.
È tutta questione di calcolo, bisogna fare tutto con il
minimo sforzo e
la massima concentrazione. C’è un motivo per ogni
angolatura, ogni
centimetro di acqua coperto. La perfezione si può
raggiungere solo con
il duro allenamento. 40320 vasche di duro allenamento e sei una
campionessa, lo sei già per esser tra quelle prime tre nel
podio. Il
dorso è il più facile, un movimento meccanico di
coordinazione tra
gambe e braccia, un buono scatto all’inizio e hai la vittoria
tra le
mani. Sei lì pronta, rannicchiata a quel bordo vasca e le
mani senti
che scivolano perché son bagnate e sudate dalla tensione, ma
quando
senti il fischio è fatta, ti lasci andare, scatto di gambe e
torso
indietro e l’acqua ti scivola lungo tutta la schiena,
schizzando ai
lati del collo quando finalmente tutto il tuo corpo è
d’impatto con
l’acqua, tre secondi per scivolare e scatta di
braccia. 1,2,3
non è la velocità che conta, ma la
quantità di acqua che la tua mano
riesce a “mettere da parte” in rotazione del polso.
Lì dovrai vedere le
bandierine, blu e rosse, ti indicheranno che è tempo di
rallentare: gli
occhialini sono già su, sei pronto per il ritorno. Non
c’è molto tempo
da dedicare alla posizione, devi esser veloce, già alla
vista delle
bandierine devi organizzare la tattica per girarti e scattare di petto.
La rana è gioco di gambe, le mani scivolano la barriera di
acqua tra te
e la tua testa. È un sali e scendi di respiri: ad ogni
respiro
corrisponde una spinta verso l’alto e sei fuori
dall’acqua, hai una
visuale di pochi secondi della distanza ancora da coprire e
l’acqua
scivola sotto il tuo corpo e d’improvviso sei giù,
immerso da essa a
fissare quel muro azzurrino e poi ancora su. Un alternarsi di visuali
differenti ma sempre statiche nel loro alternarsi.
Non sei neanche
sicura dei risultati, ma sai di aver gareggiato e di tempo per pensarci
ora ne hai poco, perché ti rimane solo quello per qualche
suggerimento
veloce e di nuovo pronta per la vasca. Lo slancio di gambe
non
è facile sentire le parole che ti dicono, mentre tutto
intorno a te i
fischi, le urla di incoraggiamento dalla tifoseria e l’acqua
che
scroscia con i tuffi, è tutto confuso e ti sembra di
impazzire e
l’adrenalina fa muovere il sangue ad una velocità
impressionante, come
delle turbine di motore impazzite. Si muove, si muove, si muove e non
mi rendo neanche più conto di essere di nuovo a bordo vasca,
sulla
pedana ad aspettare il fischio d’inizio: sono i 100m
stile libero,
con la schiena inarcata e le mani che sfiorano le punte dei piedi...
devo dare un buono slancio di gambe. Ed ecco il fischio, sono entrata
in acqua ho sentito da subito il contatto del violento impatto, e so
che sto facendo una buona parte sotto l’acqua mentre
già echeggia il
rumore di chi da sopra sta sbattendo i piedi. E poi riemergo come una
sirena, dopo quelli che mi diranno essere stati i 25m di
velocità
massima, e sento l’ebbrezza rapirmi in una falcata gigante e
copro una
distanza molto lunga, ma forse non ancora abbastanza. Prima e seconda,
alla terza bracciata la testa è a destra, quarta e quinta,
sesta
bracciata e la testa esce a sinistra in respirazione. È come
una
caverna quando hai la testa giù, vedi solo quel fondale che
ti sembra
vicinissimo e lontanissimo, lo sai che non potrai toccarlo con le mani
nuotando, eppure vorresti farlo perché quando
l’acqua sommerge la tua
testa senti solo l’eco del rumore esterno e niente
più. Vagare
solitario, completamente in solitudine.. a volte potresti pensare di
essere un delfino, il principe dei mari, che girovaga sempre composto e
in linea retta per un mondo inesplorato e solitario. Quasi mi dimentico
che è il momento di risalire a respirare perché a
volte senti la voglia
di addormentarti in quel mondo di stupenda meraviglia, dove ti senti
più leggera e tutto si annulla. La testa di nuovo a destra e
la vedo lì
con il suo sorriso sfavillante a supportarmi, ma io devo già
ritornare
nel mio mondo, lì dove sono la sovrana, devo essere
lì e concentrarmi
sui miei sforzi, su quelle giornate di tremendo sforzo e allenamento
che mi hanno portato fin qui, sono ad una passo dal finire e mi sembra
così poco il tempo trascorso e così tanta la
distanza coperta e so che
tra pochi secondi sarò uscita da lì e
sarà finita, perché è
l’ultima
gara... perché io non posso più,
perché io ora lo sto facendo per lei.
Si chiama Libertà ed è il sogno di raggiungerla
che spinge i miei piedi
a battere, perché questo giorno diventerà nella
storia del nuoto, il giorno di Libertà!
commenti
pleeeeeease! Vorrei sapere che emozioni avete avuto leggendo, cosa
avete visto facendolo (ammesso che abbiate visto qualcosa)...grassie!
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