DA.primocapitolo
<<
La disperazione mi ha reso ciò che sono,
ciò che
l'oscurità ha percepito e voluto fervidamente.
>>
Un esile ragazzo dai lineamenti angelici, pallido come la neve che
ricopriva i mesi invernali della sua città natale, Helsinki,
rincorreva la direzione dei suoi pensieri malinconici con estrema
tristezza. Era sempre stato un essere tormentato, fin da bambino
un'aura di mistero aveva avvolto la sua timida figura,
rendendolo
strano agli occhi di chiunque osasse poggiare lo sguardo su di lui.
Ricordava
ancora tutti i litigi avuti con i coetanei delle scuole
elementari,
e come il disegno e la musica fossero le uniche cose capaci di calmare
la sua anima tempestosa. Con il passare del tempo, però,
arrivò anche quella che definiva 'la sua personale
tragedia'; dal momento in cui assaporò il gusto agrodolce
della speranza,
non riuscì più a farne a meno. Diventò
schiavo
dell'amore, e ciò lo uccise lentamente.
Fu imprigionato da sentimenti non corrisposti, abbandoni,
tradimenti, passioni carnali e desideri distruttivi che lo resero
sempre più fragile. Cedette emotivamente, secondo dopo
secondo,
scivolando in una depressione ubriaca che lo portò al limite
della vita. Mente e corpo si lasciarono andare
alla solitudine, alla morte, cercando la pace tanto agognata. Ma
l'oscurità, pronta ad accoglierlo a braccia aperte, corse in
suo
soccorso senza che nessuno glielo chiedesse, donandogli
l'eternità miserabile che lo trasformò in
ciò che
era sempre stato: un angelo della morte.
****
<< L'amore
sarà la mia salvezza. >>
Rincorrere
il pericolo era l'unica cosa nella vita che gli era sempre riuscita
bene, anche
fin troppo. Spericolato e incosciente, due dei tanti aggettivi
che le
persone adoravano urlargli in continuazione, rendendo la sua indocile
gioventù una colpa, pensando che agisse spesso in modo
irresponsabile per
attirare l'attenzione mediatica sulla propria persona. Non era affatto
così, non lo
faceva per egocentrismo o per un tornaconto monetario, ma solo ed
esclusivamente per se stesso. La paura era sua grande amica e custode,
si sentiva vivo e padrone della propria esistenza quando
lasciava
l'adrenalina portarlo lontano, lontano dall'apatia emotiva che
aveva provava accanto ad ogni amante che in un primo momento
aveva creduto
d'amare.
Quando puntualmente l'insoddisfazione riaffiorava, la voglia di correre
velocemente con il suo skateboard era incontenibile, facendogli
desiderare
d'incontrare sempre più pericoli da sfidare, da affrontare,
da vivere appieno.
Immaginava l'amore come un brivido caldo e denso
d'elettricità, un riparo
selvaggio in cui poter essere se stesso, completamente, e non come una
prigione
priva di qualsiasi forma di libertà emozionale. Per questo
non aveva alcuna
intenzione di restare incatenato in una relazione
convenzionale e
insoddisfacente ancora per molto, con troppo ardore desiderava essere
liberato
da una passione ribelle, quasi oscura, ma soprattutto pericolosa per il
suo
cuore temerario e da sempre assettato di forti emozioni che lo
scuotessero in
profondità, esattamente come quando un fremito di terrore
accarezzava il suo
spirito pronto a infuocarsi con fervore.
Si
trovava a Helsinki per un torneo internazionale di skateboard da solo
una
settimana e per l'ennesima volta durante gli ultimi due giorni
si era
perso per la città, vagando casualmente per le strane
innevate in cerca di un
locale caldo in cui rifugiarsi e un momento di calma per poter
recuperare
l'orientamento. Era affascinante come un posto
così gelido e cupo,
popolato da persone prettamente seriose e introverse, in
così poco tempo
potesse far sentire uno straniero il benvenuto tra loro. La frequenti
carenze
di disponibilità e gentilezza erano sicuramente le mancanze
morali che
detestava di più in alcune delle sue conoscenze
più strette. Lui stesso
molte volte perdeva la capacità di comportarsi in modo
civile ed educato nei
confronti degli altri, e forse era proprio per quello che
cominciava ad
amare quella città, voleva imparare a essere più
comprensivo e rilassato verso il prossimo.
Sorpassò distrattamente una torre di media altezza, tenendo
il suo amato
skateboard ben stretto sotto il braccio. Si sentiva stanco e
intorpidito dal
freddo, ma quando di sfuggita con la coda dell'occhio vide una figura
scura sul
tetto, seduta in bilico sul cornicione e con i piedi a penzoloni nel
vuoto,
riacquistò lucidità velocemente. Corse su per le
scale di sicurezza esterne
alla struttura, intenzionato a impedire a quella persona di farsi del
male.
" Hey amico, non credo che la tua vita sia così male da
arrivare a compiere un gesto così tragico ed azzardato.
Vieni a bere un caffè
con me, prometto di essere d'ottima compagnia "
Il cuore gli batteva nel petto, ma riuscì comunque a parlare
al ragazzo di fronte a sé con voce simpatica
e scherzosa, cercando di nascondere il terrore frenetico che stava
intossicando
il suo essere. Si sentiva in dovere di aiutarlo, nessun essere
umano dovrebbe sentirsi così solo e senza speranze da
mettere fine alla propria
vita. Il giovane non si mosse, in silenzio continuò a dargli
le spalle,
agitando le gambe nel vuoto come se stesse giocando con l'acqua a bordo
di una
piscina.
Gli si avvicinò con estrema calma, l'ultima cosa che voleva
era
proprio scatenare in lui una reazione improvvisa e avventata. Si sporse
in avanti, cercando
di guardarlo in viso, ma il ragazzo, d'altro canto,
continuò a nascondersi dietro i
suoi capelli mossi, mori e lunghi fino alle spalle, evitandolo
completamente.
<< Ok.... Probabilmente è un po' timido
>>
Con attenzione gli si sedette accanto, lasciando solo qualche
centimetro di
distanza tra loro. Wow! Aveva fatto molte cose stupide e pericolose
nella sua
ancora giovane vita, ma quella era sicuramente la più
eccitante e spaventosa.
La notte aveva già steso il suo scuro mantello sulla
città, rendendola ancora
più cupa e misteriosa. E lui, davvero, non riusciva a capire
come avesse fatto
a cacciarsi in quella situazione. Era proprio vero, un cuore passionale
in
grado di spingere a compiere atti istintivi e irrazionali poteva
sicuramente
essere la fine di una persona ingenua e un po' selvaggia, ma per se
stesso
sperava tanto che potesse essere la salvezza della sua anima
costantemente
annoiata.
" Sono Bam, Bam Margera "
Allungo il braccio speranzoso, sorridendo dolcemente quando il giovane
uomo che
aveva accanto si voltò verso di lui, incatenando lo
sguardo al suo, senza
però stringergli la mano. Per la seconda volta in pochi
minuti
si ritrovò
a esclamare nella sua mente un gigantesco 'Wow!'. Era
incredibile, quello sconosciuto aveva gli occhi più
belli
che avesse mai
visto, verdi e cristallini, anche se palesemente intrisi di tristezza e
malinconia.
" Bam-Bam? "
Il moro lo fissò, incuriosito dal suo nome. Bam
rise di cuore, scuotendo la testa
divertito. " Se è
così che
vuoi chiamarmi, va bene "
Da bambino aveva avuto il brutto vizio di correre velocemente contro i
muri,
guadagnandosi quel soprannome dal suo adorato nonno. Era passato molto
tempo da quando qualcuno lo aveva chiamato così e il
senso di protezione che aveva sempre provato nell'udire quel soprannome
lo
investì improvvisamente, scombussolandolo un po'. Quel paese
e i
suoi insoliti
cittadini lo avevano stregato, ne era sicuro, non poteva credere di
sentirsi
così a suo agio in un posto completamente diverso dal
proprio
continente d’origine, accanto ad uno sconosciuto con manie
suicide.
Il ragazzo distolse lo sguardo dal suo, interrompendo il momento magico
che si era creato tra loro. L'osservò lisciarsi i capelli
con
gesti delicati, risultando ai suoi occhi dannatamente fragile e
affascinante. " Qual'è il tuo nome, bellezza? " Ed ecco la
sua
vera natura che scalpitava. Era un idiota, un perfetto buffone senza
buone maniere o un minimo di tatto.
" Ascolta, ho davvero bisogno di trovare un posto caldo e cercare di
riattivare le mie attività motorie, sto per morire
assiderato
qui fuori. Sei del posto, non è vero? Potresti farmi da
guida
per qualche ora? Ti offro da bere! "
Con gesti frenetici si fregò le braccia con le
mani,
cominciando a perdere la pazienza. Il ragazzo continuava a ignorarlo,
fissando il vuoto sotto di loro.
<< Si
fotta, lui, la sua pazzia e i suoi dannati lineamenti perfetti
>>
Si voltò con attenzione, tornando finalmente con un po' di
sicurezza sotto i piedi. Per quella sera la sua voglia di
pericolo
era stata soddisfatta, forse anche troppo. Fece due saltelli su se
stesso, assicurandosi di essere ancora in grado di camminare e di poter
tornare in hotel, se mai avesse trovato qualcuno in grado di
aiutarlo.
" Non muoverti così, potresti sentirti male con tutto il
freddo che stai prendendo "
Il tono di voce del ragazzo era baritonale e seducente come il suono di
un contrabbasso, molto più emozionante di quanto gli era
sembrato in un primo momento. Gli porse una mano, finendo davvero per
pregarlo di non fare sciocchezze. " Per favore, afferra la mia mano e
vieni via con me "
Il moro dopo qualche secondo di lotta interiore
afferrò saldamente la mano di Bam, cedendo alla sua
disperata
richiesta di compagnia. Bam lo tirò verso di sé
senza
troppe cerimonie, abbracciandolo stretto quando se lo
ritrovò
davanti, più giovane di quanto si aspettasse, alto ed
estremante
esile ed elegante. " Sei un pazzo " Le motivazioni per cui si sentisse
così sollevato che un perfetto estraneo fosse sano e salvo
tra
le sue braccia gli erano sconosciute, e con sincerità non
voleva
nemmeno saperle, ne era semplicemente grato. Fine della
questione.
Lo prese per mano, trascinandolo con sé per la
città,
incurante del fatto che aveva appena messo il proprio cuore nella
situazione più
estrema e pericolosa tra tutte quelle a cui già lo aveva
esposto. Non si
trattava più del suo solito modo schivo e annoiato di vivere
un nuovo
rapporto, stava per lasciarsi andare tra le braccia del pericolo che
aveva
sempre amato, completamente, mettendosi davvero a rischio, molto
più di quanto in realtà
avesse mai desiderato.
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