Autrice: Alexiel Mihawk
| alexiel_hamona
Titolo: Nachos al
formaggio
Personaggi: Anna/Hans,
Jack Frost, Rapunzel
Corona, Aurora, Megara, Hiccup, Astrid
Genere: commedia
romantica
Avvertimenti:
One shot, Percy Jackson!AU
Parole: 4014
Prompt: Frozen,
Hans/Anna, Percy Jackson!AU
(fanfiction meme) | Sensualità (Cow-T) | 40. Spiaggia
d’inverno (maritombola)
Note:
questa storia partecipa alla prima
prova del Cow-T di maridichallenge con il
prompt sensualità, da me interpretato come Personaggio A che
prova ad essere
sensuale e fallisce miseramente (ciao Anna, mi hai fatto tanto ridere).
Partecipa anche alla maritombola
di maridichallenge con il prompt Spiaggia d’inverno.
Ora qualche
nota sulla
Percy Jackson!AU:
-
i personaggi sono divisi in questo modo: Anna figlia di Atena, assieme
a Jim
Hawkins, Milo Thatch e Belle; Rapunzel figlia di Apollo; Jack Frost,
Flynn Ryder,
Miguel e Tullio figli di Hermes (anche se M&T non compaiono, ma
nel mio
headcanon ci sono); Elsa come cacciatrice di Artemide; Merida non
c’è perché è
una delle Amazzoni; Megara, figlia di Ade; Astrid, figlia di Ares;
Hiccup,
figlio di Efesto; Hans, figlio di Venere; Kristoff, figlio di Cerere;
Giselle,
figlia di Demetra; Aurora, figlia di Afrodite; Nord as Chirone.
-
nei libri non sappiamo come vengano sistemati i semidei romani dopo la
guerra
contro Gea, ma escludo abbiano voluto sciogliere le coorti.
-
nella sala riunioni il tavolo è davvero un tavolo da
ping-pong e c’è davvero un
distributore di nachos, ma nessuno (nei libri) lo ha mai distrutto.
-
non avevo idea come scrivere capo cabina (se così o
Capo-Cabina, capo-cabina,
CapoCabina, quindi sono andata per il banale).
-
le figlie di Afrodite hanno la possibilità di applicare del
trucco magico a chi
vogliono, in questo caso Aurora lo usa su Anna che proprio non ce la
può fare a
truccarsi da sola.
Nachos
al formaggio
La
cabina sei è famosa per il suo arredamento fuori
dall’ordinario.
Mappe,
progetti, cartine, banchi da lavoro e armi occupano la maggior parte
dello
spazio e i letti sono impilati e accatastati un angolo come se non ci
fosse
nemmeno il tempo di dormire.
O
per lo meno così dovrebbe essere.
Recentemente,
tuttavia, la capo cabina dei figli di Atena non sembra troppo propensa
a dare l’esempio
e i suoi fratelli non hanno nemmeno più idea di come fare
per trascinarla giù
dal letto al mattino.
«Anna?»
la chiama Milo.
La
risposta è un mugugno indistinto.
«Anna,
ti vuoi svegliare? Sono già le nove» rincara la
dose suo fratello.
«Sono
sveglia» borbotta la ragazza affondando la testa sotto il
cuscino e
nascondendosi alla vista.
«Oh,
per amore di Zeus! Lascia fare a me, Milo» borbotta un
ragazzo dall’aria
sbarazzina e il sorriso divertito imboccando la porta.
«Jim,
aspetta!» lo richiama Belle alzandosi e inseguendolo.
«Troppo
tardi» replica il giovane Hawkins rientrando con un secchio
pieno d’acqua
«Cerchiamo di svegliarla prima che Nord richiami tutti i capo
cabina per una
riunione e lei non si presenti. Di nuovo».
Anna
borbotta ancora qualcosa nel sonno, sta sognando quel Pretore di Campo
Giove,
il figlio di Venere, quello schifosamente bello, così bello
che l’ultima volta
che l’ha visto, quasi tre mesi prima, è inciampata
nei suoi stessi piedi ed è
caduta lunga e distesa proprio davanti a lui. Vorrebbe continuare a
sognarlo,
ma viene bruscamente richiamata alla realtà quando una
valanga di acqua gelida
le viene rovinosamente gettata addosso.
«Oddiomiosantissimo!» si mette a
sedere
di colpo «Freddo, freddo, freddo, freddo. Siete impazziti
tutti? È la terza
volta questa settimana!»
«Se
tu ti svegliassi come tutte le persone normali non avremmo bisogno di
ricorrere
a questi metodi poco ortodossi» risponde Milo tornando a
trafficare sul suo
progetto.
«Già,
a mali estremi, estremi rimendi» rincara la dose Jim ridendo
convulsamente nel
vedere la sorella bagnata fradicia «Comunque Nord ha indetto
una riunione, hai
tipo mezz’ora per renderti presentabile. Ti ricordi che
arrivano i Pretori,
sì?»
«I
retori, come no» borbotta la ragazza stropicciandosi gli
occhi e asciugandosi
il viso con il lenzuolo per poi realizzare quello che le ha appena
detto suo
fratello e cadere dal letto «Oddio, oggi arrivano i Pretori!
I Pretori Romani!»
Rapunzel,
Hiccup e Jack l’aspettano davanti all’ingresso
della casa grande, dove Anna
arriva correndo, trafelata e con una matita nei capelli.
«Cosa
mi sono persa?» domanda cercando di riprendere fiato.
«Oh,
niente. Non hanno ancora iniziato» risponde Jack Frost, capo
cabina della casa
di Hermes.
«Ma
i Pretori sono già arrivati» aggiunge la figlia di
Apollo lanciandole un’occhiata
che vuol dire “E sì,
c’è anche lui, come
hai potuto presentarti con una matita in testa!?”.
«Credo
che il primo punto del giorno sarà relativo ai libri
sibillini» borbotta Hiccup
annoiato «E poi Jack voleva organizzare una festa di
benvenuto».
«E
mi aspetto che sia la casa di Efesto» dice il ragazzo
passando una mano attorno
al collo del moro «Che le vostre, mi appoggino.
Perché sicuramente le figlie di
Demetra mi daranno contro».
Anna
e Rapunzel si scambiano uno sguardo divertito, mentre il gruppo si
incammina
verso la sala riunioni.
«Se
non avessi congelato il soffitto della loro cabina facendo morire tutte
le
piante, ora Giselle non ce l’avrebbe con te» gli fa
notare la biondina, ripensando
divertita alla scena accaduta meno di due settimane prima e alle urla
di irritazione
che erano arrivate fino all’anfiteatro.
«Quante
storie per uno scherzo innocente» borbotta il ragazzo
prendendo posto attorno
al tavolo da ping-pong.
Gli
altri capo cabina sono già tutti lì, intenti a
chiacchierare tra loro, in
attesa di Nord e dei Pretori di Campo Giove; Anna sorride, salutando
con
euforia Aurora e Megara, le rappresentanti delle case di Afrodite e
Ade, quindi
si dirige al distributore di nachos al formaggio e con aria distratta
inizia ad
armeggiarci.
Nord
spalanca le porte della sala e fa il suo ingresso assieme agli emissari
romani
proprio nel momento in cui la macchina dei nachos esplode riversando
addosso ad
Anna una quantità imbarazzante di tortilla di mais e salsa
al formaggio.
«Haddock
mi devi 10 dollari!» esclama Astrid, capo cabina della casa
di Ares.
«Avevate
scommesso su di me?» domanda Anna mogia tornando al tavolo.
«Lo
sai che tengo le puntate di qualsiasi cosa, no?» risponde
Jack «Avevamo
scommesso su quanto tempo ci avresti impiegato questa volta a
distruggere il
distributore».
«Se
avete finito di contare i soldi, che per altro è illegale,
vi ricordo che
abbiamo una riunione da tenere!» li interrompe la voce
tuonante di Nord, mentre
li trapassa tutti con i suoi enormi occhi blu.
«Vedo
che voi Greci siete sempre molto iperattivi» mormora un
Pretore biondo.
«Oh,
questo è il mio nuovo collega, Kristoff, figlio di Cerere,
Centurione anziano
della quarta Coorte e, ora, Pretore» interviene sorridendo il
secondo semidio
romano.
Ad
Anna si illuminano gli occhi nel vederlo: Hans Westergard, figlio di
Venere,
Pretore della Dodicesima Legione Fulminata. Non si chiede che fine
abbia fatto
il suo collega precedente, si concentra piuttosto sulla sua condizione
attuale,
ovvero lo stato impietoso del suo aspetto. Forse Rapunzel ha ragione,
nessun
figlio di Venere si fermerebbe mai a guardare una ragazza goffa e
impacciata
come lei, insomma, è ricoperta di formaggio dalla testa ai
piedi e
probabilmente non appena uscirà in cortile qualche fauno
comincerà a seguirla
chiedendole se può mangiarle i vestiti.
Non
è assolutamente un esempio di sensualità,
né di bellezza; magari potrebbe
chiedere aiuto ad Aurora, sa che è stata molto disponibile
con Ryder quando le
ha chiesto consigli su come invitare Punzie a uscire con lui.
Non
si fa nemmeno troppe illusioni quando Hans, a fine riunione, la ferma
per
salutarla; Hans ferma tutti, si ricorda i nomi di tutti i capo cabina e
a volte
anche di qualche passante, domanda sempre loro come stanno, come va, e
ogni
volta che si vedono lei finisce con il portarsi a casa uno dei suoi
fazzoletti
(e lui glieli offre sempre, perché ogni singola volta, ad
ogni singola riunione
Anna fa esplodere quella maledetta macchinetta dei nachos e finisce con
il
riempirsi di formaggio). Oramai ne ha una collezione, ma non riesce a
trovare
la forza di restituirglieli perché sarebbe come dirgli:
«Ecco, conta pure le
volte in cui mi sono resa ridicola davanti a te».
Sospira,
allontanandosi verso la cabina sei, dove l’attende
l’ennesima reprimenda dei
suoi fratelli, perché, davvero, come può ogni
singola volta far esplodere
quella macchinetta? Uno pensa che un figlio di Atena sia in grado di
schiacciare due bottoni e invece no, Anna non ci riesce, e
sì che si è letta
almeno otto volte il manuale di istruzioni del distributore e sarebbe
spiegare
ad occhi chiusi come funziona.
Il
problema, in realtà, non è tanto che i figli di
Efesto lo devono sostituire
ogni volta (oramai hanno capito l’antifona e ne hanno una
scorta da parte),
quanto che è sempre più difficile per gli altri
semidei, soprattutto per i
nuovi arrivati e i membri di Campo Giove, capire esattamente
cos’abbia di
speciale Anna e come mai proprio lei sia a capo della cabina dei
semidei
considerati i più intelligenti del campo. E la
verità è che la giovane Arendelle
è davvero sveglia, la sua mente brillante però
non sempre riesce a trovare
applicazione nelle cose di tutti i giorni e lei finisce con il mostrare
quasi
sempre solo la sua goffaggine. I suoi fratelli ci provano a difenderla,
a dire
che se lei è il capo cabina non è solo per il
ruolo che ha ricoperto nella
guerra contro Pitch e Crono, ma anche perché è davvero la più astuta tra
tutti loro: è quella che organizza i
piani di battaglia migliori, che legge più libri, che
conosce più cose, è
persino quella che ottiene più spesso la benedizione di
Atena (e i suoi
fratelli sono convinti che ne abbia davvero bisogno, non sia mai che
magari
questa, una volta o l’altra, le insegni cosa voglia dire
essere aggraziata).
Sono
trascorse circa due ore quando Rapunzel passa a vedere come sta e si
stupisce di
vederla iperattiva, intenta a scrivere come una forsennata sul tavolo
da lavoro;
quando la nota, Anna emette un gridolino prende una pila di fogli e le
corre
incontro, trascinandosela dietro fino alla cabina di Afrodite.
«Cosa?
Che?» fa a malapena tempo a domandare la bionda, mentre
l’amica si sbraccia per
fare segno ad Aurora di raggiungerle.
«Ho
elaborato un piano perfetto» alita Anna con gli occhi che
brillano «Possiamo
usare la tua cabina?»
Rosaspina
scrolla le spalle, quindi girandosi verso alcune ragazzine
più piccole le
convince ad uscire utilizzando la lingua ammaliatrice.
«Dimmi
che non coinvolge la distruzione di oggetti di valore»
borbotta facendole
accomodare.
«Più
che altro un piano per cosa?» domanda Rapunzel esasperata.
«Mi
sembra ovvio –»
«Non
lo dire» mormora Aurora a mezza voce lanciando uno sguardo
disperato alla
figlia di Apollo.
«Un
piano per sedurre Hans, il Pretore di Nuova Roma».
«L’ha
detto» risponde la giovane Corona lasciandosi andare su una
sedia.
«Senti
Anna» inizia Rosaspina cautamente, sfilando con delicatezza
il plico di fogli
dalle mani dell’amica «Non dico che sia
impossibile… Ma è impossibile».
«No,
no, no, guarda. È tutto scritto qui! Mi darai lezioni di
femminilità, mi
insegnerai ad essere sensuale e poi lo inviterò a cena fuori
e lo porterò sulla
spiaggia e lui mi dichiarerà il suo amore».
Silenzio.
«Lo
sai vero che non funziona così?» domanda la figlia
di Afrodite.
«Sì,
se è vero amore!».
Non
è che Anna non sappia essere sensuale, pensa Aurora
mettendosi le mani tra i
capelli, è che la sua sensualità traspare in modo
diverso da quella maggior parte
delle ragazze. Lei è una figlia di Afrodite, queste cose le
nota e si è accorta
di come Anna sappia essere affascinante a modo suo: con una matita tra
i
capelli, mentre studia un progetto o spiega un piano di battaglia,
persino
quando maneggia la spada.
Ora,
però, nel vederla cercare di capire come si applica il
rossetto, sbavando sui
contorni e lasciandoselo sui denti, sospira, temendo che davvero questa
sia un’impresa
senza speranza.
Anna,
però, si impegna, ci prova con tutta sé stessa,
per tutto il giorno; cammina
sui tacchi traballando, si prova mascara, ombretti, ciglia finte e otto
diversi
tipi di rossetto, si fa fare la ceretta (e potrebbe essere che Rapunzel
decida
di farle un video perché vederla strillare e agitarsi
è troppo divertente),
lascia che le vengano fatte le sopracciglia e persino uno scrub al
viso.
È
già buio quando Anna esce dalla cabina di Afrodite e si
dirige verso gli
alloggi dei semidei romani.
Da
quando l’esistenza del Campo Giove è diventata
nota, Nord ha insistito per costruire
un edificio apposito in cui potessero alloggiare i figli degli dei
romani
durante le loro visite, e se alcuni di loro scelgono volentieri di
passare la
notte nelle cabine dedicate ai loro genitori divini, sono anche in
molti quelli
che preferiscono non allontanarsi dalla propria coorte.
Hans
è uno di questi ed Anna non si è mai davvero
soffermata a pensare se sia per
via della sua carica di Pretore o semplicemente perché
l’idea di dormire in una
cabina rosa lo infastidisce.
Prima
di bussare alla porta si passa le mani sui capelli, lasciati sciolti
lungo le
spalle, e osserva come sia bastato mettersi dei pantaloni aderenti e
delle
scarpe col tacco per donare alla maglia arancione del campo un tocco
più
sbarazzino; da sola non ci sarebbe mai riuscita, come non sarebbe mai
riuscita
a truccarsi, ma per fortuna Aurora ha usato il trucco permanente su lei
e ora
sembra che Anna sia uscita da un salone di bellezza. Si fa forza e
ispira
profondamente, cercando di scacciare il tremito alle gambe e il nodo
alla bocca
dello stomaco, quindi bussa e sorride felice nel vedere che
è Hans stesso ad
aprirle la porta.
«Anna!»
esclama il ragazzo nel vederla «Wow. A cosa devo
l’onore?»
«Oh,
ciao! Ecco, io mi domandavo se per caso, ecco…» no
così non va, si ricorda le
parole di Rapunzel “Decisione, sii
decisa, diretta e fagli capire che sai quello che vuoi”
«Volevo fare due
passi con te, se hai voglia».
Lo
esclama tutto d’un fiato e non osa fissarlo negli occhi, ma
percepisce la
tensione sulle spalle affievolirsi nell’istante stesso in cui
lo sente ridere –
e che risata, per Era!
«Volentieri!
Era un po’ che volevo proportelo io, ma temevo che il tuo
amico si sarebbe
offeso» dice senza smettere di sorridere.
«Il
mio amico?»
«Frost,
il figlio di Hermes, non state assieme?» domanda il ragazzo
interessato.
«No,
no, certo che no!»
«Meglio
così».
La
prende sottobraccio (e nessuno ha mai preso Anna sottobraccio e lei si
sente un
po’ una principessa) e insieme cominciano a camminare.
«Quindi
sei una figlia di Atena» comincia Hans titubante senza sapere
bene cosa
chiederle, affascinato piuttosto da quel cambiamento improvviso.
«Sì»
risponde la ragazza, ricordandosi che al Campo Giove non esistono figli
di
Minerva «Sono la capo cabina».
«Lo
so» ridacchia il ragazzo mentre superano la mensa e si
dirigono verso la
spiaggia.
«Giusto.
E tu sei figlio di Venere, siete in tanti? Intendo a Nuova Roma, voglio
dire ad
essere figli di Venere».
«Abbastanza,
contando me, nella legione siamo in tredici, ma nessuno è
davvero mio fratello,
non al cento per cento almeno».
Non
sa se prendere quella dichiarazione come una presa di distanza dai suoi
fratellastri o come un modo per dire che gli dispiace non avere un vero
fratello.
«Capisco,
noi in cabina siamo davvero tanti. Adesso siamo meno perché
è inverno e non
tutti rimangono qui tutto l’anno, ma d’estate
arriviamo ad essere circa una
dozzina».
«Interessante
e come mai tu trascorri tutto l’anno al campo?»
«Oh,
i miei genitori, o meglio, mio padre e la mia matrigna sono morti in un
incidente qualche anno fa e io e mia sorella, Elsa, ci siamo trasferite
qui in
pianta stabile».
«Mi
dispiace» borbotta il ragazzo senza sapere bene cosa dire, le
stringende una
mano per un attimo e quindi cerca di cambiare discorso «Non
sapevo avessi una
sorella, l’ho mai vista?»
«No,
no. È entrata nelle cacciatrici di Artemide qualche anno fa
e da allora sta
sempre con loro».
«Immagino
ti manchi molto».
«Sì,
ma qui ho trovato una nuova famiglia e sono meno sola di quanto
pensassi,
quindi va bene così» risponde Anna, che inizia a
sentire un fastidioso dolore
ai piedi, e questa cosa è male. Molto male. Stanno
passeggiando da appena venti
minuti e sono arrivati da poco alla spiaggia, non possono
già farle male i
piedi. Non si accorge di avere iniziato a camminare in modo strano,
nemmeno
quando Hans la guarda divertito e propone di sedersi per un
po’.
Gli
lancia uno sguardo riconoscente e fa per lasciarsi andare di malagrazia
a
terra, quando si ricorda le parole di Aurora: muoviti
lentamente e con grazia, non lasciarti cadere, ma scivola
lentamente a sedere.
Così
ci prova e agli occhi di Hans si presenta una scena quanto mai
surreale, una
ragazza che si piega al rallentatore e come tocca il terreno con i
palmi delle
mani fa scivolare lentamente le gambe per il lungo finché il
suo didietro non
poggia per terra. Trattiene a stento una risata e la osserva mentre
sbatte
furiosamente le ciglia verso di lui.
«Hai
qualcosa in un occhio?» domanda gentile.
Merda, pensa Anna
che stava cercando di
fargli gli occhi dolci, forse deve cercare di utilizzare delle tattiche
più
evidenti.
«Ti
siedi vicino a me?» domanda battendo una mano sul suolo di
fianco a sé e
mordendosi sensualmente il labbro inferiore.
«Certo.
Carina la tua imitazione di un coniglio!» esclama quindi
sorridendo e Anna si
trattiene dal trargli una testata.
Lei
sarà anche una frana, ma lui è proprio ottuso, o
forse non lo è e sta
semplicemente ignorando le sue maldestre avances (e non prende nemmeno
in
considerazione l’idea che i suoi tentativi siano davvero
troppo goffi per
essere colti).
«Dunque,
Anna, ti posso chiedere che problema hai con il distributore dei
nachos?»
La
giovane si sente arrossire e sospira, era una domanda che prima o poi
qualcuno
le avrebbe fatto (oltre ai suoi fratelli, e Punzie, e Jack, e Hiccup, e
Nord… insomma,
qualcuno oltre a tutto il campo).
«Oh,
questo è imbarazzante, cioè non tu, io. Io sono
imbarazzante, tu sei bellissimo
–»
Si
blocca di colpo assumendo tonalità di rosso ancora
più intense, tonalità che
nemmeno il trucco questa volta riesce a nascondere.
«Anche
tu sei molto carina».
«Aspetta,
cosa?»
«Hai
capito, solo che davvero non capisco che cosa tu abbia contro i nachos
al
formaggio» scherza Hans nel tentativo di alleggerire la
tensione.
Anna
geme e si lascia cadere sulla sabbia, non importa se i capelli si
riempiono di
granelli e se il trucco si disfa leggermente (e solo leggermente
perché il
trucco dei figli di Afrodite è, ovviamente, magico), forse
non sarà
particolarmente femminile, ma sicuramente è molto da lei.
«Io
adoro i nachos al formaggio! È il distributore che non
sopporto, e davvero
potrei recitarti l’intero libretto di istruzioni a memoria o
disegnarti un
progetto di costruzione, ma lo stesso non sono in grado di farlo
funzionare!»
Hans
scoppia a ridere e i suoi occhi si fissano sul viso di Anna, intenta a
guardare
il cielo; nell’aria soffia una brezza leggera e la risacca
del mare fa da
sottofondo, la figlia di Atena ha della sabbia sul naso e il Pretore
pensa che
sia molto più bella così, sporca di terra e
rilassata, mentre osserva le
stelle.
«Non
hai mai pensato che sarebbe sufficiente lasciare che qualcun altro li
prenda per
te?»
Anna
si rimette a sedere di scatto, lanciandogli un’occhiataccia.
«Quello
è barare. Siamo tutti bravi a trovare scappatoie, signor
Pretore, ma i demoni
vanno affrontati! E lo sanno tutti qui al campo: il distributore della
sala
riunioni è il mio arcinemico!»
«Affascinante»
risponde il ragazzo scoppiando in una risata divertita «E se
fossi io a
prenderli per te?»
«Suppongo
che si possa fare» borbotta Anna a mezza voce e ancora non
riesce a credere
alle sue orecchie.
Hans
Westergard, Pretore di Nuova Roma, non solo le ha detto che
è carina, ma le ha
anche domandato se alla prossima riunione potrà essere lui a
prendere i nachos
per lei; e a ripeterselo forse non è gran cosa, ma Anna
è entusiasta lo stesso
e questo basta a farle trovare un coraggio che non pensava nemmeno di
avere.
«Stasera
dopo cena i ragazzi della casa di Hermes hanno organizzato una festa,
per voi»
si trova a dire e non sa nemmeno da dove le stia uscendo il coraggio.
«Sì,
è stato uno dei punti della riunione. Parlate sempre di
feste durante le
riunioni, per altro? Voglio dire, non è una critica, ma una
curiosità. È sempre
uno degli argomenti di discussione ogni volta che veniamo
qui».
«Non
ce li avete i figli di Mercurio a Nuova Roma?» domanda Anna
sollevando un
sopracciglio con ironia e strappandogli una risata.
«Ottima
osservazione».
«Sono
una figlia di Atena, ti ricordo. In ogni caso, ci sarà la
festa e dopo faremo i
fuochi d’artificio qui sulla spiaggia».
«Sulla
spiaggia? D’inverno?» chiede Hans perplesso.
«Beh,
non è come se stesse piovendo. Dopotutto anche noi siamo qui
ora ed è piuttosto
piacevole, no?»
«Già,
voi e il vostro controllo del clima. Non vi stufare di tutto questo
sole?»
Anna
alza le spalle e scuote la testa.
«No,
in realtà. Anche se a Natale Nord fa nevicare, per rendere
meglio l’atmosfera
natalizia. Quest’anno è stato particolarmente
bello, era tutto bianco e le luci
di Natale sull’albero che abbiamo messo al centro della mensa
erano tanto
luminose che sembrava non fosse mai notte. Bisogna dire però
che le ninfe non
erano molto felici».
«Posso
immaginare il perché».
«Comunque,
stavo dicendo dei fuochi artificiali. I figli di Ermes sono bravissimi
e quando
si uniscono ai figli di Efesto devi vedere che cose spettacolari
riescono a
fare. Davvero sono bellissimi» continua Anna, riprendendo il
filo del discorso.
E
quando parla con Hans le è davvero facile perderlo
perché si ferma a fissare
qui suoi occhi da sogno e non ricorda nemmeno più cosa stava
dicendo prima.
«Non
ne dubito».
«Ecco,
ti andrebbe di vederli con me?» domanda quindi tutto
d’un fiato la figlia di
Atena.
E
Hans la guarda fisso per un istante, come realizzando solo in quel
momento cosa
gli abbia chiesto (e in parte anche il coraggio che le ci è
voluto) e sorride. Le
accarezza i capelli con una mano e le sposta una ciocca dietro
l’orecchio.
«Mi
piacerebbe molto».
Ora
sorride anche Anna, mentre lo osserva alzarsi, e accetta la sua mano
tesa. Il
Pretore la riprende sottobraccio e ricomincia a camminare verso la
mensa,
mentre la ragazza gli racconta esattamente quanto saranno belli e
spettacolari
quei fuochi e gli dice che l’anno precedente ne hanno creato
uno a forma di
viverna che sembrava sputare fuoco dalla bocca. Quando raggiungono gli
alloggi
dei Romani, Anna ha di nuovo male ai piedi e non si accorge di
camminare ancora
una volta in modo buffo.
«Puoi
toglierle, se vuoi» le dice Hans ridendo.
«Cosa?»
«Le
scarpe. È chiaro che ti fanno male».
Anna
arrossisce, maledicendosi per l’ennesima figuraccia, e
sì che Rapunzel le aveva
sconsigliato di indossare i tacchi, anche se solo per breve tempo: non sei abituata, ti faranno male. Ma lei
l’aveva ascoltata? Ovviamente no.
«Ti
stanno bene» le mormora Hans all’orecchio,
sostenendola mentre se li sfila con
mosse impacciate «Ma ti preferisco con le tue ballerine o con
le scarpe da
ginnastica, sono molto più da Anna di queste».
E
lei non sa se essere più lusingata per il fatto che si
ricordi che tipo di
scarpe indossa normalmente, o perché le sta implicitamente
dicendo che lei gli
va bene così com’è.
«Grazie»
sussurra piano, gli dà la schiena e fa per avviarsi verso la
sua cabina, ma la
voce calda di Hans la trattiene ancora.
«Anna»
la richiama «Sarei venuto a passeggiare con te anche se fossi
stata ancora
coperta di nachos al formaggio. E non vedo l’ora di vedere
con te i fuochi
artificiali sulla spiaggia».
Qualche ora
dopo.
«Ti
prego, non posso credere che il suo piano abbia seriamente
funzionato» borbotta
Jack allungando venti dollari a Megara.
«Non
è che abbia propriamente funzionato» interviene
Rapunzel osservando da lontano
la silhouette dell’amica accanto a quella del Pretore e
puntando lo sguardo
sulle loro mani unite «È che lei già
gli piaceva».
«Non
chiedetevi come, mia madre lo dice sempre: l’amore opera in
modi misteriosi» aggiunge
Aurora, mentre tra sé pensa che la prossima volta che
scommetteranno su una
cosa simile le chiederà in anticipo su chi puntare,
perché in questo Afrodite
non sbaglia mai.
«Magari
lo ha stordito con una botta in testa» celia Astrid
sganciando cinque dollari
al banco raccolta scommesse.
«O
magari Westergard, che vi ricordo era presente quando abbiamo
organizzato l’offensiva
contro Pitch e Crono, è rimasto colpito dalla sua
abilità e nemmeno i nachos al
formaggio sono riusciti a farglielo dimenticare» interviene
Jim che sebbene
avesse scommesso contro ogni possibile esito positivo del piano di sua
sorella,
è comunque contento di vederla felice.
Qualcuno
dietro di lui annuisce con convinzione, perché a pensarci
bene è l’unico vero
motivo per cui una persona seria e posata come il Pretore avrebbe
potuto
trovare affascinante Anna, che è adorabile ed è
carinissima, ma è l’opposto
dell’austerità romana; e solamente nel vederla
interagire in battaglia un
ragazzo di quel genere avrebbe potuto apprezzarla davvero.
Uno
sbuffo divertito, però, li costringe tutti a girarsi verso
un punto preciso,
verso una persona precisa.
«Stronzate»
interviene Megara, seduta accanto a Jack, sventolando la mazzetta di
soldi
della sua vincita (anche perché è stata
l’unica a scommettere che Anna ce l’avrebbe
fatta) «Ve lo dico io come ci è riuscita. La
verità è che nessun uomo sa
resistere a questo».
Allunga
le gambe, mostrandole agli altri semidei.
«Un
calcio negli zebedei?» domanda Hiccup.
«La
seduzione femminile?» chiede Aurora.
«Una
gamba depilata?» rincara la dose Astrid.
«No,
babbei. Caviglie deboli».
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