Capitolo 2
"Max,
corri".
Il Monte Pira stava
franando dietro di
loro. La furia cieca che li aveva posseduti prima era sparita.
Groudon e Kyogre stavano combattendo tra loro, causando il caos
totale. Il Monte stava implodendo. Ivan cercava una via d'uscita tra
i cunicoli creati dal Team Magma. Era addolorato per la perdita di
Ada e Alan, finiti chissà dove. Max, dietro di lui, cadde
per non
rialzarsi. "MAX!!" lo chiamò Ivan, inutilmente. Un altro
terremoto. Ivan raccolse Max da terra: non era molto pesante. Se lo
caricò sulla spalla e ricominciò a correre.
Vedeva la luce in
lontananza. Un altro terremoto, più forte ora. Il tetto del
cunicolo
cominciò a sgretolarsi e spaccarsi. Ivan, con uno scatto,
raggiunse
l'uscita. Un secondo dopo il cunicolo franò. Si
allontanò per
sicurezza, e posò Max per terra, sulle macerie del vulcano.
Sembrava
addormentato. Ivan tremava per lo sforzo compiuto, ma era riuscito a
salvarsi la pelle. Represse un sospiro di sollievo. Ma Max non si
risvegliava. Era pallidissimo. Ivan gli toccò il viso per
svegliarlo. Non poteva... Il suo rivale era freddo, freddo e bianco
come il marmo. E come la morte. Un filo di sangue, rosso come i suoi
capelli, scorreva dalla bocca. Gli occhi, un tempo verdi, ora erano
vuoti, senza vita. Come il resto del corpo: senza vita.
Ivan gridò, un
grido di pura
disperazione, e si svegliò.
Scosso dal sogno, troppo
realistico per
essere tale, cominciò a riprendere possesso di
sé. Anche se erano
passati dieci anni, la morte di Max continuava a perseguitarlo.
Appena riuscì a calmarsi, guardò fuori alla
caverna dove si era
rifugiato: i primi raggi solari tingevano il cielo notturno. Piano
piano, i ricordi riaffioravano: si era accampato lì per la
notte
insieme ai suoi pokemon. Mightyena, Sharpedo e gli altri dormivano
ancora, in fondo alla caverna. In lontananza si vedeva il mare. Ivan
si trovava a Sereal, una regione ancora sconosciuta per lui, ma non
per molto. Appena avesse trovato del tempo, l'avrebbe esplorata come
si deve.
Ma dopo la Terza Guerra,
non ne aveva
avuto, di tempo. Hoenn si era impegnata ad aiutare le regioni
distrutte, mandando il Team Idro ad aiutarle. Ivan andava orgoglioso
di questo: in quanto Corsari, erano abituati alla vita di mare, ed
erano ottimi navigatori. In più, i suoi amati Okeanos
stavano
aumentando, e ciò gli permetteva di introdurli nel suo Team.
Ivan
non sapeva da dove venissero quei pokemon, ma non gli importava
più
di tanto.
Mentre i suoi pokemon pian
piano si
svegliavano, Ivan ripeté mentalmente le distinzioni tra
Okeanos, per
rilassarsi:
sono creature che abitano
vicino a
bacini d'acqua, principalmente mari, laghi e grandi fiumi. Gli
Okeanos che abitavano il mare venivano chiamati Leviatani: agili e
veloci, avevano un corpo serpentiforme senza zampe. Per compensare
questa loro mancanza, potevano circa otto o nove paia di ali, tutte
distribuite lungo il corpo. Sulle ali c'erano delle piccole zampette
munite di quattro dita, che permettevano all'essere di poggiarsi a
terra o di aggrapparsi a qualcosa. In guerra si usavano per attacchi
veloci, ma non prolungati, in quanto i Leviatani sono fragilissimi.
In tempo di pace, si usano per il trasporto leggero e veloce.
Quelli di lago invece erano
terribilmente resistenti. Venivano chiamati Dragoni perché
più
simili a molti pokemon Drago. Dotati di quattro zampe massicce, di
una testa resistente e di un corpo lento ma resistente, erano adatti
per attacchi pesanti e continui. Le due ampie ali gli permettevano di
stare in volo anche per giorni. Si usavano anche per il trasporto
pesante e come guardiani.
Il terzo gruppo era quello
degli
Okeanos di fiume, più rari sa trovare degli altri due. Non
avevano
un nome specifico, e molti si riferiscono a questa specie chiamandoli
semplicemente Okeanos. Si presume che siano un incrocio tra Leviatani
e Dragoni, in quanto presentano i corpi e le ali leggeri e veloci
come quello dei Leviatani e la resistenza dei Dragoni: muniti di una
struttura relativamente minuta e zampe corte con ali immense,
potevano volare poco meno velocemente dei Leviatani e poco meno dei
Dragoni. Un ottimo mix, insomma. Peccato che era difficile da
ottenere.
Mightyena lo distolse dai
suoi pensieri
leccandogli gioiosamente il viso.
“Ehi
Migthy, va
bene basta così” disse ridendo Ivan,
cercando di togliersi
di dosso il pokemon che gli faceva le feste. Dopo che ritirò
Mightyena, Sharpedo e Weezing nelle loro Pokeball, si
avvicinò alla
sua Crobat per mandare un messaggio. Il pokemon, intuendo i pensieri
del suo allenatore, cominciò a lamentarsi.
“Lo
so, lo so
che non sei un pokemon diurno, ma devi portare questo messaggio alla
base. È per avvertire tutti che sto arrivando”
Crobat emise un flebile
lamento per poi
partire. Il sole era già alto quando Ivan sganciò
dalla cintura uno
strano flauto di legno dipinto e si mise a suonarlo.
Sembrerebbe un
comportamento strano, ma
in realtà la musica di quello strumento particolare
è un richiamo
per gli Okeanos, unico per ogni creatura. Di lì a poco,
infatti, un
Dragone annunciò il suo arrivo ruggendo. Era un essere
immenso: era
alto circa quattro metri, le dure scaglie sfumavano dal blu chiaro al
nero, e le ali blu screziate di bianco e viola arrivavano ai tre
metri d'apertura. Gli occhi giallo-arancio erano grandi come la mano
di Ivan. Lo spettacolo era terribile e magnifico allo stesso tempo.
Il Dragone s'aggrappò sul pendio del monte, vicino
all'apertura
della grotta e al suo padrone.
“Buono,
Thuban,
buono” gli disse con affetto, mentre il Drago lo
leccava con
la lingua biforcuta.
“Max
sarebbe
sorpreso vedendomi accarezzare una creatura così
bella”
pensò. Ma Max non era lì...
Ivan s'arrampicò
sul collo di Thuban e
si mise in sella. Afferrate le scaglie sporgenti davanti a lui,
cominciò a condividere i suoi pensieri col drago. La
simbiosi era
una delle caratteristiche degli Okeanos: le loro menti potevano
unirsi a quelle umane per creare un'entità unica,
condividendo i
pensieri ed emozioni.
Volare aveva sempre
appassionato il
Corsaro. Era la sua attività preferita, dopo il nuoto.
Mentre volava
insieme a Thuban, riscaldato dai giovani raggi solari, gli era
difficile ripensare agli incubi, anche se in un certo senso gli
mancava Max e i suoi discorsi troppo lunghi. Dopo la sua morte, il
nuovo Capo Magma dovrebbe essere Ottavio, e la sua vice Rossella...
ripensando alla ragazza, Ivan si sentì avvampare. Thuban lo
richiamò
alla realtà con un pizzico di divertimento.
Attraversarono Sereal in
un'ora,
puntando verso sud est, dritti a Hoenn. L'oceano che separava le due
regioni sembrava immenso. La calma che regnava in quella parte di
pianeta era quasi innaturale, se si pensava che solo un anno prima
una guerra infuriava proprio sopra quel mare.
Dopo circa tre ore di
viaggio,
finalmente Hoenn apparì all'orizzonte.
Thuban fece uno scatto in
avanti,
ansioso di rivedere i suoi amici Eltanin, il Leviatano di Ada, e
Rasta, l'Okeanos di fiume di Alan. Hoenn si avvicinava sempre di
più,
finché Ivan non scorse il faro di Porto Selcepoli, le navi
del Team
Idro e gli abitanti che si affaccendavano al mercato. Thuban fece due
larghi giri sulla città per poi atterrare sulla spiaggia. Le
persone
non ci facevano caso, ormai si erano abituate ai traffici del Team
Idro. Ma la cosa che sorprese Ivan, quando scese dal dragone, era la
totale assenza delle sue reclute dalle navi. Doveva essere successo
qualcosa di grave, o di straordinario. O forse entrambe le cose: Ivan
aveva imparato ad aspettarsi di tutto dalla vita. Era probabile che
il Team si fosse riunito provvisoriamente al Museo Oceanografico, e
Ivan si diresse al edificio. Non si sbagliava: il Team era stipato
tutto lì dentro, e c'era molta confusione. Ma quando Ivan
fece il
suo ingresso, le reclute tacquero all'istante e gli facevano spazio
per farlo passare. Sapeva che al piano di sopra Ada stava tenendo un
discorso, perché sentiva la sua voce tesa dalle scale.
Quando Ivan comparve,
calò un silenzio
di tomba.
“Alla
buon'ora,
Ivan” gli disse irritata Ada. Dietro di lei,
Alan salutò
con un sorriso il suo capo.
“Che
succede?”
chiese agitato Ivan. Ada portava dietro la schiena le sue due falci,
un'arma che aveva imparato ad usare di recente, ma se le portava
dietro solo quando un pericolo era alle porte.
“E'
quello che
ho appena detto al nostro Team”. Ada
inspirò profondamente,
per alleviare la tensione. Dopo un attimo di silenzio che parve
un'eternità, la donna rispose tremando.
“Raqalis
ha
chiamato. La Terza Guerra non è finita affatto, Ivan.
Kelsett è
ancora vivo, con i suoi seguaci d' ombre”.
Ivan spalancò
gli occhi per il
terrore. Kelsett era il fanatico che comandava il Team Kigen, che
aveva provocato un olocausto solo per perseguire un folle ideale. Si
sentì morire dentro.
“Ivan,
hai
capito bene. Siamo stati chiamati a combattere, ma non da soli: i
gruppi delle altre regioni ci aiuteranno...”
Ada poggiò una
mando sulla spalla
destra di Ivan, per fargli sentire il suo appoggio. Ivan aveva perso
la sua famiglia a causa delle Ombre, le aveva viste mentre bruciavano
la sua casa, mentre uccidevano i suoi genitori e suo fratello quando
lui aveva solo quattro anni. Le reclute assistevano in silenzio. Alan
lo osservava con curiosità, Ada con tristezza. Aspettavano
una
risposta da lui. Ivan sapeva di non aver scelta, anche se
più avanti
se ne sarebbe pentito.
“Aiutiamo
Raqalis. Questa è anche la nostra guerra. Partiamo”
mormorò.
Le reclute esultavano,
ansiose di
rendersi utili.
“E'
quello che
mi aspettavo, Capo” gli disse Alan, dandogli una
manata
sulla spalla.
“Partiremo
tra
tre giorni, Ivan” lo informò Ada “Una
piccola parte del Team resterà qui ad Hoenn, mentre il resto
s'imbarcherà sulle nostre navi. Noi li guideremo, come al
solito”.
Ada sorrise per tirar su di morale il suo Capo, ma con scarso
successo. Anche se cercava di non darlo a vedere, Ivan si sentiva
morire. Prima gli incubi su Max, poi questo...
Con gran sorpresa di tutti,
il Team
Idro era già pronto dopo due giorni, così Ivan
pensò di dare il
terzo giorno libero alle sue reclute. La mattina della partenza una
folla si era riunita a Porto Selcepoli: da Iridopoli a Ferrugipoli,
da Bluruvia a Forestopoli, tutta Hoenn era venuta a dare il suo
sostegno. I tre Okeanos erano eccitati, non riuscivano a star fermi.
Le persone riunite intonavano canti e suonavano: la tradizione voleva
che le partenze per lunghi viaggi fossero accompagnate da feste
gioiose.
Da sopra Thuban, Ivan
poteva osservare
le navi ormeggiate e allo stesso tempo il Porto.
Dopo un po', i canti si
smorzarono e la
gente si divise per far passare il Campione Rocco, che si
avvicinò
al Corsaro.
“Ivan”
gli gridò, per farsi capire anche dalla folla dietro di lui.
“Il
Team Magma
è già partito, ma noi auguriamo anche al Team
Idro buona fortuna.
Che Kyogre e Reminas sostengano le tue navi e Sira i tuoi Dragoni,
Ivan”.
Ivan sorrise. Gli auguri
dei Corsari.
Tipico di Rocco.
“Altrettanto,
Campione” gli rispose.
“Avanti,
andiamo” gridò Ivan al suo Team, e si
collegò a Thuban. Il
Dragone ruggì e si sollevò in aria seguito a
ruota da Eltanin e
Rasta. Le navi tirarono le ancore, issarono le vele e partirono con
loro. Il viaggio sarebbe durato tutto giorno: Raqalis era
più a nord
di Sereal, e le navi non erano veloci come gli Okeanos. Ivan
liberò
la sua Crobat, ripresa due giorni fa. Ada e Alan liberarono i loro
pokemon volanti, e lo stesso fecero le reclute sulle navi. Ben presto
l'aria si riempì di versi di pokemon alati, e le
imbarcazioni di
quelli terrestri. Il mare intorno a loro si popolò dei
pokemon
acquatici, come lo Sharpedo di Ivan.
Quei suoni familiari
rilassarono un
poco il Corsaro, ma non gli tolsero il peso che si portava in cuore.
Il viaggio durò
come previsto, ma non
fu noioso. Era raro che il Team viaggiasse compatto, e questo
permetteva di scambiarsi informazioni più o meno recenti da
ogni
angolo del mondo conosciuto. Alan riuscì a scoprire che cosa
ne
fosse di Elisio, grande amico d'infanzia dei tre: dopo il crollo
della sua arma (“ma perché deve
crollarci
tutto in testa?” borbottò Ivan)
Elisio era riuscito a
salvarsi cadendo in una trappola che aveva costruito tempo fa e che
si era dimenticato.
Il Team Flare era
già arrivato a
Raqalis, insieme al Plasma.
Ivan sorrise: si ricordava
del piccolo
N, affezionato ai pokemon quanto lui. In un certo senso gli ricordava
suo fratello. Sapeva che il ragazzo per un periodo si era fermato a
Raqalis insieme a un bambino chiamato Lino, che pareva essere il
fratellino.
Cyrus e il suo Team non si
erano ancora
decisi a partire. Con lui Ivan non aveva legato molto, forse
perché
troppo simile a Max, mentre Giovanni e il Team Rocket sembravano
letteralmente spariti dalla faccia del pianeta.
Il resto delle notizie non
interessavano al Corsaro, riguardavano le Leghe delle varie regioni e
a Ivan non interessavano, in quel momento.
Il sole
tramontò, inondando il cielo
con la sua luce rossa, e le stelle s'accesero pian piano. Un quarto
della luna risplendeva già. Scese la sera, e sulle navi le
lucette
delle lanterne ricordavano tanti Lampent. Dopo due ore dal tramonto,
Ada riuscì a vedere le primi luci delle città
costiere di Raqalis.
Dato che lei ed Eltanin erano avanti alla flotta, la notizia ci mise
un po' a circolare. Il porto fissato per l'arrivo è quello
di March
Brume, una città divisa in due: la parte alta su un
promontorio e
quella bassa, dove si trovava il porto, davanti alla baia. Le due
parti erano collegate da una seggiovia.
Eltanin cominciò
a compiere dei giri
sopra la città, in attesa del resto della flotta. Intanto
molti
abitanti della città uscirono dalle loro abitazioni: dopo i
primi
attimi di sgomento, riuscirono a riconoscere la creatura e la
acclamarono. Eltanin ruggì festoso. Ai suoi ruggiti si
unirono
quelli di Thuban e Rasta, e finalmente il resto del Team Idro
entrò
a March Brume.
Eltanin e gli altri due
Okeanos
atterrarono appena fuori dalla città, poco prima dei campi.
I tre capi del Team
entrarono
velocemente in città, lasciando i loro destrieri liberi per
i cieli.
Nonostante le acclamazioni
della folla,
Ivan riuscì a sussurrare ai suoi due Tenenti
il luogo dove verranno
accolti.
“Ci
vediamo con
la Campionessa Damson al Museo Navale domani” e
indicò un
edificio imponente.
“Dormiamo
li?”
disse eccitato Alan. Tutti e tre erano appassionati di
mare,
ma il gigante più di tutti.
“Certo
Alan!
Hanno preparato tutto”.
I tre si avviarono verso il
museo,
mentre la gente si disperdeva, sicura che la guerra finisse presto.
Anche Ivan lo sperava, ma non si sentiva affatto rassicurato.
“Ivan,
Capo,
svegliati” disse una voce allegra, mentre
qualcuno lo
scuoteva. Ivan brontolò e si girò dall'altra
parte. L'altro
sospirò.
“Uh
guarda, il
Team Magma”.
“Cosa?
Dove?”
esclamò Ivan, alzandosi di scatto. L' idrofilo si
guardò intorno.
Erano ancora al museo, e le reclute del Team Idro erano già
uscite
dai loro sacchi a pelo e stavano finendo di prepararsi. A svegliarlo
era proprio una recluta, che ridacchiava.
“Be, finalmente
ti sei svegliato.
Comunque, sono Hana, una delle ultime arrivate”
“Piacere
di
conoscerti, Hana” rispose assonnato Ivan.
“Partiremo
fra
poco per Asan, la capitale. Le navi resteranno qui a March Brume, gli
Okeanos ci seguiranno volando. Raggiungeremo la capitale con il
treno.” continuò Hana.
“La
capitale
non era Rilian?” disse Ivan, massaggiandosi la
testa,
confuso.
“E' un capoluogo,
una seconda
capitale. Asan è la città maggiore di Raqalis e
di Felimath,
l'isola più grande. Rilian è la città
principale di Doorn, la
seconda isola più importante. Ora però
preparati”. E Hana se ne
andò lasciandolo solo.
Ivan si preparò
in fretta, raccattando
le poche cose fuori dal suo bagaglio. Già mezz'ora dopo
erano tutti
sul treno verso Asan.
Alan, Ada e Ivan erano
nello stesso
vagone, insieme a qualche altra recluta. Scherzavano e ridevano come
al solito, ma Alan percepiva una sottile tensione. Ivan era nervoso,
e questo lo aveva capito da tempo, ma l' Idrotenente non poteva farci
niente. Anche se erano stati educati a combattere, a nessuno dei tre
piacevano i conflitti. Ada, come al solito, si era portata dietro le
sue due falci d'acciaio, che ogni tanto tintinnavano. Sembravano le
falci di alcuni dipinti che raffiguravano la Morte.
Arrivarono ad Asan prima
del previsto.
La stazione era proprio davanti uno dei tanti ponti della metropoli,
il Paxbird Bridge, in onore dell'omonimo pokemon. Era bianco e
aerodinamico, proprio come il Pokemon Pace. Alla fine del ponte c'era
uno strano edificio rosso che sembrava un ristorante. Aveva ampie
vetrate, e all'interno si scorgevano tavoli e piattaforme su cui gli
allenatori combattevano. Due bracieri accesi decoravano l'ingresso.
Doveva essere la Palestra di Asan di tipo Fuoco, pensò il
gigante.
“Alan,
di qua”
lo richiamò Ivan. Alan si mise vicino tra Ada e Ivan, e il
Team li
seguiva nel loro modo chiassoso ma ordinato. Le persone si fermavano
ad osservarli, curiosi ed ammirati, per poi riprendere le loro
faccende.
Dopo una breve camminata
tra le vie
della città, arrivarono alla Sede della Coalizione: un
edificio
bianco ed immenso, assomigliava a quello che si trovava nella
capitale di Altyerre, di Teyrnas e di Sereal. Tre elementi simili a
vele erano
accostati insieme per formare un'unica cosa.
L' entrata era ampia,
così il team
poté entrare senza fatica e senza scomporsi.
L' interno sembrava
più piccolo a
causa della gente che lo riempiva.
“Ivan!
Ragazzi!”. Alan riconobbe subito il Capo Flare.
“Elisio,
da
quanto tempo” esclamò Ivan felice. I
due si abbracciarono
calorosamente, per poi cominciare a parlare.
“Guarda,
c'è
Cyrus” mormorò Ada. Alan
guardò nella direzione da lei
indicata: il Capo del Team Galassia parlava con i suoi Tenenti.
Alan sentì
qualcuno toccarlo
timidamente. Si girò e si accorse che era N, il figlio di
Ghecis.
“Ehi,
ciao”.
Il gigante era costretto ad abbassarsi per farsi sentire dal ragazzo.
“Da quanto
siete qui?” chiese curioso N.
“Siamo
arrivati
oggi. Vuoi andare a salutare Ivan?”
“Certo!”
rispose entusiasta il ragazzo. Alan gli indicò dov'era, e N
lo
raggiunse di corsa.
Ivan aveva accolto per un
po' di tempo
N quando questo era partito con i suoi pokemon da Unima,
insegnandogli molte cose.
Alan, da quando N se n'era
andato da Hoenn, non aveva più avuto sue notizie, tranne che
si fosse recato a Raqalis.
E infatti eccolo
lì.
All'improvviso Ada diede
una gomitata
ad Alan, che sussultò per la sorpresa.
“Ahia,
Ada! Che
succede?”
La Corsara gli
indicò un punto vicino
alla parete di destra. Alan rimase come pietrificato.
Rossella e Ottavio erano
lì in
disparte, soli, senza parlare con nessuno se non con tra loro.
Ottavio si voltò e li vide.
“No,
no...”
il gigante indietreggiò di qualche passo, mentre i due
Magmatenenti
li raggiungevano. Max era morto, e non volevano parlarne, soprattutto
con i due Tenenti. Non voleva che la colpa venisse addossata ancora
al Team Idro.
Ma i due li raggiunsero in
fretta.
“Ciao”
disse allegramente Ottavio. Alan e Ada si guardarono.
“Ehm...
“
cominciò il Magmatenente. Era ben diverso dall'Ottavio che
Alan ricordava, ma non cambiava molto per il gigante.
“Ci
dispiace
per Ivan, ma noi non c'entriamo niente. Ve lo assicuriamo”
completò timidamente Rossella.
“Ma
di cosa
state parlando?” disse confusa Ada.
“Bhe, Ivan...
è morto” rispose
pazientemente Ottavio. Forse pensava che, per il dolore, i due
idrofili fossero impazziti.
“Morto?”
risposero insieme i due Idrotenenti. La situazione stava diventando
surreale: era Max quello morto, non Ivan.
Ottavio e Rossella ne erano
certi: Alan
e Ada erano pazzi.
“Si, certo, e
io cosa sono? Uno zombie, forse?” urlò
Ivan, che si sistemò
tra i suoi Tenenti.
I due magmosi erano
profondamente
sorpresi, ma Ivan cambiò discorso.
“Bene,
Ottavio,
immagino che dovrei congratularmi con te”
“Per
cosa?”
chiese cauto Ottavio.
“Ovvio.
Max è
ormai passato all'altro mondo, quindi tu sei il Capo Magma, al posto
suo” insisté Ivan.
“Veramente
io...” ma Ottavio venne interrotto da una voce
fredda e familiare.
“Vedo che la
Morte ci ha risparmiati entrambi” e
Max comparve a fianco
dei suoi collaboratori.
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