That
Love is All There is
Terre_del_Nord
Slytherin's Blood
Habarcat - I.008
- L'Aquila e il Cacciatore
Alshain
Sherton
Amesbury, Wiltshire - mart. 23 febbraio 1971
Camminavo
nel bosco, l’aria fresca del mattino mi accarezzava il viso:
non c'era altro luogo al mondo come quello, dove mi sentissi
altrettanto al sicuro e in pace con l'universo. Herrengton era la mia vita. Amavo quella sensazione di
libertà, lontano da tutte le pressioni e le passioni,
così indegne, così abbrutenti; mi arrampicai
lungo il crinale, guardai in basso, il fiume iniziava già a
ingrossare nel fondo valle dopo le ultime piogge. C’era
elettricità, nell’aria e tutto intorno a me. Il
cielo carico del mio Nord maturava la tempesta. Da ragazzo questa era
l'atmosfera perfetta per farmi sentire un dio, il padrone del cielo e
della terra, quasi ci fosse un collegamento viscerale tra le forze
della natura e il potere che stava crescendo in me, anche se spesso non
riuscivo a controllarlo appieno, mi soverchiava e mi lasciava esausto
quando cercavo di piegarlo al mio volere. Ormai erano passati anni, quel
potere adesso fluiva generoso in me, assecondandomi in ogni situazione,
poteva darmi tutto, in realtà, ed io per questo lo
rispettavo, attingendo al suo favore solo quando era davvero necessario.
Mi reimmersi nel bosco,
diretto di buon passo alla Radura della Sorgente, quella parte del
bosco tanto segreta e sacra che la sua esistenza da sempre era nota
solo ai membri della mia famiglia. E a Salazar. Non la raggiungevo quasi mai,
la Sorgente non era nostra, gli Sherton ne erano solo i custodi. Una
volta all'anno andavo a riempire alcune ampolle con le sue acque, per
celebrare i riti del Solstizio, o per mescolarci i colori e il mio
sangue fino a creare l'inchiostro indelebile delle rune. Inoltre era
l'acqua con cui andavano benedetti i "figli di Hifrig", secondo un rito
che si ripeteva identico a se stesso da circa dieci secoli. A breve
avrei bagnato con quell'acqua il mio quinto figlio, probabilmente
l'ultimo. Sorrisi: dopo secoli avari, la vita era stata davvero
generosa con me e con gli Sherton.
Quel giorno,
però, non mi sarei spinto fino alla Sorgente, dovevo solo
raccogliere delle radici e alcune piante di mola, che crescevano
rigogliose lungo quei crinali: era necessario preparare la Pozione
entro il prossimo novilunio, Mey stava diventando una donna e la scuola
sarebbe iniziata presto. Non potevo crederci, la vedevo e sentivo
ancora così piccola tra le mie braccia, invece era ormai
tempo di procedere con gli incanti, concessi da Salazar stesso, per
proteggere le figlie degli Sherton dagli occhi indegni.
Avanzai ancora, raggiungendo la parte più intricata e
selvaggia del bosco, mi attardavo ad accarezzare gli alberi, o a
cercare la presenza timida di un cervo o di uno scoiattolo. Ma non ce n'erano. Mi fermai di colpo:
c’era un innaturale silenzio attorno a me, l’aria
era ferma, cupa, opprimente. Morta. C’era la morte attorno
a me. Mi circondava. Era ovuque. Tutto era silenzio: non c'era
più il sospiro del vento, nè il canto degli
uccelli, nessun verso di animali nè la lontana risacca del
mare.
Misi mano alla cintola,
estrassi la bacchetta ed avanzai cauto, facendomi scudo con gli alberi,
leggendo le tracce sul terreno e assaggiando la rugiada che imperlava
le piante. Doveva
essere occorsa una disgrazia "naturale", nessuno poteva penetrare nella
foresta di Herrengton senza invito, e nessuno poteva arrivare vivo fin
lì, la Magia Oscura di quei luoghi avrebbe ucciso chiunque
non avesse avuto il marchio di Salazar. Ad una attenta analisi conclusi
che ero davvero solo, qualsiasi cosa fosse successa era passata, ma
qualcosa di turpe era accaduto e stava ancora accadendo, la Natura
aborriva quei luoghi, che solitamente erano un inno al suo potere e
alla sua bellezza.
Spaziai con lo sguardo
fino alla Sorgente e alla fine vidi: mi dovetti sostenere a un tronco
per non cadere, le ginocchia erano burro, il sangue si era fatto
ghiaccio, le forze mi abbandonarono. Avrei voluto strapparmi gli occhi,
per non vedere, e il cuore per non dover più vivere: la
sciagura si era abbattuta su Herrengton. L'acqua sacra della Sorgente
era sparita, al suo posto s'innalzava un'orrida pozza, nera di sangue
putrido, che come una mano espandeva fuoco tutto intorno a
sè, venefica e mortale. Gli alberi e le piante inaridivano
al suo semplice passagio, morivano nelle sofferenze tutte le bestie che
semplicemente la guardavano. E urlai tutto il mio orrore
quando vidi che già si espandeva a est, scendendo in basso,
verso la mia casa, verso mia moglie e i miei figli.
Feci per correre,
impazzito dall'orrore e dalla consapevolezza di essere impotente di
fronte a tutto questo, ma mi ritrovai circondato: un'onda di sangue e
di fiamme si abbattè su d me e mi travolse, poi mi sentii
avvolgere in un mantello, buio come la notte. E occhi di fiamma e lunghe dita
bianche ghermirono il mio corpo...
Mi svegliai. Il corpo appiccicoso, madido di
tiepido sudore, i capelli appiccicati al viso, il respiro corto come
dopo una lunga corsa, il cuore ancora a mille. Uno strano sapore metallico
sulle labbra.
Con gli occhi sbarrati a poco a poco rimisi a fuoco, nella timida luce
lunare, il mio letto, la mia camera, la mia finestra, il dolce soffio
della brezza notturna, la morbida linea di mia moglie al mio fianco. Respirai a fondo, era stato
solo un orrendo incubo e dovevo calmarmi, o avrei svegliato Dei, e
Merlino solo sapeva se aveva bisogno di riposo e calma, non di un
marito che le causasse continue e inutili preoccupazioni. Mi alzai, lasciai che la brezza
che saliva dal mare accarezzasse il mio corpo nudo che lentamente
tornava a un respiro calmo e sereno, osservai le stelle del Triangolo
Estivo sopra di me, poi chiusi gli occhi e risi della mia paura.
Salazar, che grande mago! Ora mi lasciavo terrorizzare persino dai
sogni! Tornai
indietro, nella penombra, presi da terra una bottiglia e bevvi un lungo
sorso d’acqua magicamente fresca, mi sedetti sul letto e mi
voltai verso mia moglie, per un bacio lieve sulla sua spalla,
sfiorandola appena: era fresca come una rosa, nonostante il caldo. Sorrisi, feci scendere la mano
teneramente fino alla curva della pancia, nel giro di un paio di mesi
la nostra famiglia sarebbe stata allientata dalla nascita di un altro
bambino…
E il cuore si
fermò. Di colpo. Nemmeno io potevo riconoscere,
come mia, la voce che usciva dal mio corpo, cupa, violenta, simile
all'urlo agghiacciante di una bestia selvatica. Nella luce lunare, le mie mani
erano rosse di sangue, un sangue di cui non conoscevo la provenienza,
di cui non volevo riconoscere la provenienza. Guardai in basso, il materasso
era un lago di sangue, il mio corpo era rosso di sangue. Appiccicoso di
sanque.
Alla fine, con le lacrime agli occhi, guardai Dei, che non si svegliava
nonostante le mie urla.
E vidi il suo corpo esanime, pallido, uno strano tatuaggio nero a forma
di teschio a deturpargli il braccio sinistro... non l'aveva avuto mai.
Scivolai con lo sguardo
più giù: non c’era più un
bambino, ma solo una orrenda voragine d sangue….
*
"Alshain!Alshain!"
I miei occhi erano sigillati, le mani serrate sul lenzuolo, come se non
volessi far fuggire Merlino solo sapeva che cosa.
"Alshain, che ti succede?"
Spalancai gli occhi , Deidra era accanto a me, la sua mano sul mio
petto.
Le toccai il viso, e rapido scesi a guardare la pancia: era
lì, il bambino ancora nemmeno si vedeva, ma era
lì. E anche Dei era lì. E m guardava, e mi
sorrideva, ed era ancora viva. Anche io allora potevo dirmi vivo.
"Cosa hai visto stavolta Alshain?"
Aprii la bocca ma all'inizio non uscì suono, mentre gli
occhi spaziavano confusi all’intorno.
"La Sorgente era in fiamme, e un fuoco
di sangue correva fino al maniero e io non riuscivo a fermarlo,
nè ad avvertirvi."
Mi sfuggì una lacrima, ero ancora angosciato, sembrava tutto
talmente vero, che avrei pregato tutti gli dei per il miracolo di
averla lasciata ancora al mio fianco. Non potevo dirle altro, non
volevo spaventarla, anche perchè non capivo il significato
di quei sogni. Merlino, erano solo sogni! Sapevo però che
lei aveva capito: quella era solo una parte della verità.
"Nessuno può toccare la
Sorgente o la nostra famiglia, Al, non finchè ci
sarà il nostro amore a proteggerci".
Dei mi accarezzò di nuovo il viso e io baciai quella mano
che sapeva da anni riportare la pace nel mio cuore; ero stato un
giovane perverso e violento fino al giorno in cui non capii... Anzi,
all’inizio avevo creduto che anche lei sarebbe stata solo uno
sfizio come tanti. Ma poi… Quando i miei occhi si posarono
sui suoi, tutti i veli si squarciarono. Fu come vivere una seconda
nascita. Ruppi le catene, la brama di sangue, il potere e la violenza
non contarono più nulla. Divenni umile, baciai la terra su
cui si muoveva con leggiadria e grazia. Per molti, mi lasciai
addomesticare, mettere il giogo. Io però non ero servo,
né avevo il giogo, ero anzi finalmente libero da tutto
quello che non faceva librare in alto la mia anima.
Le mani di Dei scesero sul mio corpo, ormai ne conoscevano ogni
più intimo segreto, sapeva come rubarmi un sospiro, una
lacrima, o la gioia più piena; io affondai la mano su quei
capelli di rossa seta, saziando la mia fame e la mia sete in quelle
labbra che mi avevano stregato. Aprii gli occhi e lei mi rispose
subito, m lasciò indagare nel verde prato del suo sguardo,
in cui amavo perdermi e ritrovarmi. Scivolò al mio fianco,
trascinandomi con sé, il suo bel corpo diafano si tendeva al
tocco delle mie mani e delle mie labbra, raccoglievano i miei sospiri e
i miei baci, mentre le sue mani indugiavano tra i miei capelli,
liberando la mia mente da tutto quello che era inutile e malsano. Avrei
voluto tutto da lei, animato dalla mia consueta fame, ma mi sentivo
ancora impuro a causa di quei sogni e non potevo macchiarla,
così mi ritrassi, affamato e al tempo stesso sazio, mentre
lei mi guardava ironica, ben sapendo quanto m costasse tirarmi
indietro. E come il mio sguardo le stesse promettendo che presto m
sarei rifatto di quella momentanea tregua. Mi baciò a lungo,
con gratitudine, con la stessa passione che ci infiammava da
più di venti anni, provocandomi ogni genere di emozione e
guidando le mie mani su d sé.
Poi annebbiò la mia mente, come solo lei sapeva fare,
trascinando via preoccupazioni, terrore, morte, sangue, fino a
riaccogliermi sfinito e indifeso come un cucciolo al suo fianco.
***
Alshain
Sherton
Amesbury, Wiltshire - giov. 25 febbraio 1971
Avevamo fissato la nostra
“base” ad Amesbury fin da ragazzi:
l’avevo comprata con i soldi che avevo ereditato alla
maggiore età dal fratello della mamma, Tobias Meyer.Mio
padre aveva fatto fuoco e fiamme: dopo la morte di nostra madre voleva
tenere me e mio fratello accanto a sé ancora più
strettamente, perciò sosteneva che almeno fino alla fine
della scuola io non dovessi muovermi da Herrengton. Anche
perché sapeva benissimo che appena avesse mollato un
po’ le redini, io mi sarei preso ben altro.
Deidra Llywelyn. La mia Dei...
Era già da un po’ che quegli occhi verdi mi
turbavano il sonno e che lasciavo da parte tutto il resto, persino il
Quidditch. Inoltre mi comportavo come un pazzo ogni volta che cercavano
di riportarmi alla ragione, ogni volta che provavano a farmi riflettere
sul “dovere”: dovevo accettare il matrimonio con
Elladora Lestrange. Mi ribellavo, gli chiedevo perché
dovessi subirla io, visto che anche mio fratello, che tra
l’altro era il maggiore, era ancora libero da vincoli, ma
soprattutto volevo sapere perché proprio lui, mio padre, che
aveva vissuto la sua vita e il suo amore in piena libertà,
costringesse me a un’esistenza di dolore e di rinunce.A
volte, ancora, ripensavo al giorno in cui avevo offeso a morte Elli
dicendole che mai e poi mai avrei avuto una vita con lei, che mi sarei
ucciso piuttosto, dopodiché lei aveva urlato e pianto a tal
punto che suo fratello me l’aveva giurata. Mio padre, invece,
per far capire che la mancanza di rispetto partiva solo da me, non da
tutta la nostra famiglia, mi prese a cinghiate alla presenza d tutti
quanti: a ricordo di quella giornata surreale, avevo un paio cicatrici
ancora visibili sui polpacci. Due giorni dopo mio fratello
annunciò il suo matrimonio con Elladora e mio padre mi
cacciò di casa. Con la mente di allora, quello era stato il
più bel giorno della mia vita, ero finalmente libero;
l’unico dispiacere per me era non poter più
mettere piede a Herrengton, ma verso la mia famiglia non avevo mai
avuto dubbi o ripensamenti… Almeno fino alla nascita d
Mirzam.
Tirai una profonda boccata, di tutti i vezzi babbani, quello del
tabacco era l’unico - insieme all’arte e alla
musica, e, d’accordo, anche alle auto veloci - che su di me
avesse un certo fascino, o almeno l’unico che potessi
rivelare in pubblico senza rischiare di essere guardato con sospetto.
Merlino, Herrengton era il baluardo di Serpeverde nelle terre del Nord,
era disdicevole, e di questi tempi, persino pericoloso, che io,
l’attuale Custode mi concedessi piaceri così poco
ortodossi, anzi, chiaramente filo babbani, ma a me piacvevano solo
quelle cose, non i babbani che le avevano create, era difficile
però da spiegare. A casa mia, comunque, non avevo problemi a
concedermi quei sigari provenienti da Cuba, quell’ottimo vino
italiano, quella musica celestiale, di cui godevo ampiamente allungato
di fronte al caminetto, davanti al fuoco schioppettate, sdraiato sopra
al divano, con i piedi poggiati in alto, a occhi chiusi …
L’unica variante altrettanto intrigante era starsene nudo tra
le coperte con Dei. Sorrisi.
“Prima o poi ti accorgerai che
non hai più l’età per fare queste cose
da ragazzino! Come ti salta in mente di venire in questa catapecchia in
pieno inverno? Ci saranno 150 cm di neve là fuori, questa
è una ghiacciaia, non una casa!”
“Smettila di rompere, Orion,
questo è uno dei pochi momenti di piacere che riesco a
concedermi ormai”
“Lo so da tempo che sei un
pazzo, ma, Merlino, pensavo di averti insegnato almeno il concetto di
piacere: allora a cosa son servito fino adesso? Il piacere lo puoi
ricavare dall’alcool, dal cibo, da una sana scopata, se
vogliamo rimanere nelle cose elementari, non passando il tempo in una
catapecchia come questa, dimenticata da dio, da solo, in mezzo alla
neve. E Salazar, conciato così, ti beccherai un colpo, come
minimo!”
Orion era seduto sulla poltrona dietro di me, si era sollevato appena
per ravvivare il fuoco con la bacchetta, era sempre stato dannatamente
freddoloso e ultimamente la cosa stava peggiorando, così
vedermi in quel capanno gli mandava letteralmente il sangue al
cervello. Eppure era necessario.
“Non sono solo, mi pare, o hai
una così bassa considerazione di te? Sarebbe una
novità non da poco, signor Black! E poi, sentitelo, parla di
scopate, lui, che si sente nudo e si vergogna come un ladro, se sta due
secondi senza giacca e panciotto!”
Ghignai.
“Certo, lo ammetto, a me non
piace andare in giro mezzo nudo come fai tu, io ci tengo a essere
sempre impeccabile, le vesti rivelano le condizioni del
mago… dovresti averlo ben chiaro anche tu ormai! E almeno,
io, non mi sono consacrato ad una sola donna per tutta la vita come hai
fatto tu, a che età? un anno?”
Risi sul serio, stavolta aveva detto una sciocchezza dietro
l’altra!
“Non posso crederci! Tu credi
davvero a questa stupidaggine dell’aspetto? Salazar, ma sei
davvero Orion, o piuttosto Walburga, Black? E quanto
all’essersi consacrati, m spiace, ma la tua è
tutta invidia…. Tanto più che te la sei cercata!
Ti ricordi chi me l’ha presentata? Sei tu che sei stato tanto
stolto da fartela soffiare da sotto il naso!”
Risi d nuovo.
“Vero! Sei sempre stato un
bastardo immorale, ma pensavo che almeno l’amicizia per te
fosse sacra!”
“E lo è, Orion, te
lo giuro, sei più di un fratello per me, ma mi conosci, non
c’è nulla che conti per me, se il prezzo
è rinunciare a Dei!”
Mi voltai verso di lui e gli sorrisi, Black fece altrettanto: erano
quasi trent’anni che ci conoscevamo, per me era davvero
più di un fratello, erano poche le cose che non sapeva di
me, ed io avevo l’intima presunzione di sapere tutto di lui.
Prese il foglio d carta che aveva scarabocchiato fino a quel momento,
lo appallottolò e me lo tirò in piena faccia.
“’Fanculo
Sherton!”
Si versò altro whisky e si allungò meglio sulla
sua poltrona, con il sigaro in bocca e gli occhi persi nel fuoco del
caminetto. Avevamo deciso di passare due giorni lì, lontano
da tutto e tutti, per parlare dei più recenti eventi in
pace, ufficialmente eravamo andati a Glasgow per affari, non avevo
detto la verità nemmeno a mia moglie, anche se forse visto
il livello di agitazione che mi era rimasto dopo quella notte,
sospettava che non era per affari se ero sparito con Black. Quella
piccola casa da guardiacaccia, al margine settentrionale della tenuta
di Amesbury, era ignota pressoché a tutti, io stesso ne
avevo scoperto l’esistenza solo diversi anni dopo
l’acquisto, per caso: mi ero perso nel bosco, a caccia di un
boccino. Non l’avevo raccontato mai, non ci avrei fatto una
bella figura, e soprattutto quel segreto mi serviva.
L’assoluta discrezione, unita all’insieme di
sortilegi e magia oscura che avevo intessuto tra quegli alberi e quelle
pietre, ne faceva una specie di fortino a prova di nemici,
l’ultima ancora di salvezza cui aggrapparsi se fossimo stati
attaccati. Avevo persino creato delle “passaporta”
apposite, da usare solo in caso d necessità, che collegavano
quella piccola casa alle mie dimore abituali, così da
riuscire a mettere al sicuro la mia famiglia in tutta fretta.
“Io non avrei mai avuto le @@
che hai dimostrato tu, non sarei mai riuscito a rispondere picche a mio
padre, perciò, se proprio doveva averla qualcuno, era meglio
fossi stato tu…”
“Sì, certo,
raccontatela così, come se fosse stata una tua
concessione….”
“Uff…. Almeno
concedimi un’illusione, no? Cosa ti costa!”
Risi e mi tirai su a sedere sul divano, quel dannato damerino non aveva
poi tutti i torti, in effetti l’ultima volta la schiena mi si
era bloccata per un paio d giorni, e non era stato molto piacevole.
"Insomma vuoi smetterla di fare il
gradasso e vestirti come Merlino comanda?"
Mi diedi un’occhiata addosso, il sigaro in bocca e il
bicchiere in mano, non avevo come lui giacca, panciotto, cravatta e
tutto il resto, solo una camicia e dei pantaloni, mi pareva fin troppo
nell’intimità della mia casa."
“Salazar, Orion, ma chi sei?
Dico davvero! Va bene gli scherzi, ma ormai sembri tua madre o Malfoy
…“
“No ti prego, non offendermi
così, puoi dirmi tutto ma non che ti ricordo tuo cugino!
Salazar, se assomigliassi a lui ti concederei di uccidermi
all’istante!"
“Possiamo metterlo per
iscritto?”
Ci guardammo e ridemmo ancora più sonoramente, mi andai a
sedere sulla poltrona accanto a lui, mi diede una pacca entusiasta
sulle spalle, come suo solito, e continuammo a ridere come due
adolescenti, fino ad avere le lacrime agli occhi.
“Salazar, ti ricordi quando
alla fine di un pomeriggio come questo…"
“Finimmo con il riempire di
"rane schioppiette" gli schedari del custode?! Salazar, mai viste delle
fiamme così belle, e che faccia quando ritrovò
tutte le cartelle bruciacchiate!"
“Non le nostre, le ho rubate,
prima, e le ho conservate da allora, stanno a Zennor, protette da vari
incanti."
"Ahahahah! Merlino, ma tu seiun pazzo,
Orion! Immagina se Walby scoprisse per caso che sei stato tu,
all’epoca, a farle….."
“Shh….”
Mi guardò complice, Merlino se c’eravamo divertiti
a Hogwarts! In un certo senso mi rattristavo un po’, pensando
a quanto dovesse fingere nella vita di tutti i giorni. Salazar, se
avessi sposato Elli, probabilmente anch’io avrei dovuto
fingere così. Gli versai un altro generoso bicchiere e feci
altrettanto per me, poi mi rimisi tranquillo e buono davanti al
caminetto, ignorando per l’ennesima volta la corrispondenza
con scritto “URGENTE” che mi era arrivata da
qualche giorno.
“Non dovresti
rispondergli?”
“Malfoy deve smettere di
pensare che se mi dice "SALTA", io salterò.”
“Davvero ancora
s’illude di questo? Allora è anche più
ottuso di quanto immaginassi!”
“Sai
com’è fatto: è sempre stato prepotente
con me, e non t’illudere che suo figlio sia diverso. Ha
già iniziato, sia con Rigel che con Mey”
“Mia nipote Cissa è
completamente cotta di lui? Per carità è un
ottimo partito, ma io sinceramente speravo in una scelta
più… diciamo saggia, ecco.”
“Beh, se le interessa il
discorso puramente economico e di prestigio, in effetti, non credo
possa trovare di meglio. In Inghilterra almeno…. Se pensa di
trovarci anche la felicità, però, mi spiace per
lei, perché si sbaglia di grosso! È una ragazzina
ingenua, sicuramente presa dal bell’aspetto di quel damerino,
ma se riuscisse a guardare dentro quell’anima, son sicuro che
anche lei scapperebbe a gambe levate!”
“Se pensi questo di lui per
mia nipote, immagino quanto tu sia contento di quel famoso accordo di
tuo nonno: Abraxas lo ricorda a tutti ogni volta che non sei
presente!”
“Vigliacco! Bastardo
maledetto! Fa così perché lo sa: se lo dicesse
davanti a me lo crucierei sul posto! Preferirei finire i miei giorni ad
Azkaban per averli sterminati tutti, uno ad uno, che rispettare
quell’accordo! Mia figlia non si chiamerà Malfoy!
Tu mi sei testimone, Orion, M-A-I!”
“Dai calmati adesso, credo
anche sia meglio far sparire quest’alcool!"
Cercai di bere un altro sorso, ma Orion si allungò verso di
me e mi portò via il bicchiere, prese la bacchetta e
allontanò tutto quello che di alcolico c'era nelle
vicinanze. Guardai deluso il whisky che spariva, e sospirai, sotto gli
occhi preoccupati di Black. Tirai l’ultima boccata, poi
schiacciai il sigaro su un posacenere a forma d serpe, al centro del
tavolino, quindi ne accesi un altro e mi alzai, avvicinandomi al
caminetto, posando una mano sulla mensola e guardando con
più attenzione nel fuoco: c’era qualcosa di
davvero attraente ora, in quelle fiamme. Anche Orion si alzò
e andò alla finestra: nevicava di nuovo, immaginavo che a
Herrengton non sarei potuto andare con Meissa da nessuna parte per
giorni, tanto valeva restare qui, ma, ormai non era più
possibile.
"Ora basta con le buffonate, Sherton,
c’è un motivo serio se siamo venuti a parlare qui.
Tu sei proprio sicuro?"
Mi voltai, iniziai a slacciare la camicia e la gettai sul divano; Orion
si era girato a guardarmi, si avvicinò e mi mise la pesante
mano ingioiellata sulla spalla, mi osservò con attenzione,
sfiorò la pelle con timore reverenziale, poi si
staccò come percorso dalla corrente e mi guardò
con occhi allarmati.
“Salazar. Erano
trent’anni che non lo vedevo più…. Il
marchio è tornato... allora Lui è davvero tra
noi, l’Erede di Salazar è tornato?”
Annuii, con occhi turbati.
“Mi fido di te, Orion, questa
storia non deve uscire da qui, lo sapete solo tu e Dei. Non l'ho detto
nemmeno a mio figlio!”
“Nessun altro sa cosa vuol
dire questo marchio, vero?”
“La leggenda la conoscono in
molti, ma solo i membri più anziani della Confraternita
sanno distinguere questo marchio dalle altre rune.”
"Merlino… lo sai che non ci
pensavo più da anni? È stato il più
grande spavento della mia vita: ti conoscevo di nome, ma non ti avevo
parlato mai, eri sempre con i ragazzi del Nord, non legavi con gli
altri. Poi, quel pomeriggio, dovevo lavarmi le mani, ero stato a
erbologia, entrai e sentii l’acqua aperta nelle docce, ed era
strano, vista l’ora... Mi accorsi di tutto quel rosso, per
terra, sembrava, anzi era sangue; sono entrato e, Salazar, ho temuto
che fosse come l’anno precedente, quando era morta quella
Mirtilla. Quando ti ho riconosciuto, ho urlato, ti ho preso in braccio
e mi sono messo a correre per i corridoi, fino dal professore, da
Dumbledore. Ero sotto shock, credevo fossi morto…"
“E così mi hai
salvato la vita, Orion, e sei diventato il mio amico più
caro.”
Ci guardammo, non servivano altre parole, tra noi.
“Non ho mai capito cosa fosse
quel sangue, non ho mai avuto il coraggio di chiedertelo….
Se non eri ferito, perché diavolo c’era tutto quel
sangue?”
“Perché io non
avevo mai avuto il marchio fino a quel momento, Orion: qualcosa o
meglio, qualcuno, in quella scuola, l’ha, come dire, acceso,
incidendolo in qualche modo nella mia carne. È sparito due
anni più tardi, quindi secondo me, ad accenderlo
è stato qualcuno che si è diplomato
l’anno di Walby.”
"Ed ora, dopo anni di silenzio,
è riapparso, insieme a quello strano sogno?"
“Già.”
“Hai idea di chi possa
essere?”
“Più che
un’idea, è una certezza, Orion, ma non ho le
prove! Per averle, dovrei accettare le lusinghe di Abraxas.”
“Perché mai Malfoy
dovrebbe saperlo? Io non credo si tratti di lui! È
impossibile, non sono legati in nessun modo ai Gaunt. Tu credi soltanto
che lui sappia, pensi che lui conosca la sua identità,
giusto?”
“Orion, pensaci. Ti ricordi
quanto erano amici, con quel mezzosangue? Malfoy è un
purosangue, di quelli tosti, tra l’altro, senza dubbi
né indugi, l’ho visto con i miei occhi, quanto
è radicata in lui la fede di Salazar: per lui la caccia al
babbano è sacra quanto per me lo è mia moglie.
Allora come mai si è associato a quel mezzosangue? Riddle
doveva per forza avere qualcosa di importante, di molto importante, per
riuscire ad avvicinare Abraxas ed entrargli così
profondamente nell’anima. E non solo a lui. Orion, secondo me
in questi anni ha agito nell’ombra, si è
preparato, si è rafforzato, ed ora è qui. Di
nuovo.”
“Io non ho mai visto Riddle da
nessuna parte, è sparito dopo Hogwarts, dicevano addirittura
che era andato a fare il garzone da Sinister! Suvvia, come puoi pensare
che si tratti proprio di lui?”
“Può essersi
cambiato nome, Orion, e io credo anche di sapere che nome sta usando
adesso!”
“Parli di Lui? Davvero credi
che Lui abbia il sangue di Salazar nelle vene? Cosa farai?”
“Tu cosa pensi di fare Orion?
Perché ti assicuro che verrà a bussare anche alla
tua porta! Il tuo nome ha troppo peso al Ministero per non cercare di
coinvolgerti…”
“Sì, è
vero, ma sei tu ad avere per le mani Herrengton, Alshain, non io. Se
quello che immagini si avvererà, se le tue supposizioni sono
giuste, si creerà una spaccatura tra gli Slytherins se non
lo sosterrai, se non ti unirai a lui. E Merlino solo sa cosa potrebbe
accadere a quel punto…. Un bagno di sangue! sarebbero
travolti tutti, anche i purosangue! E la tua famiglia si ritroverebbe
in mezzo!”
“Non m piegherò mai
a un mezzosangue, Orion!”
“Salazar! Sappiamo entrambi la
verità, e anche Abraxas, purtroppo, la conosce molto bene:
tu hai un prezzo, come tutti... Non ti concederanno altre scelte, ti
colpiranno in quello che hai di più caro per averti dalla
loro, è così che va letto quel dannato
sogno.”
“Lo so, ed è per
questo che ho bisogno del tuo aiuto.”
Lo guardai, Orion aveva capito cosa stavo per chiedergli, e mi
implorava che non facessi sul serio, con occhi carichi di terrore.
*continua*
NdA:
Ringrazio quanti hanno letto, hanno aggiunto a preferiti/seguiti/ecc,
hanno recensito e/o hanno proposto/votato questa FF per il concorso sui
migliori personaggi originali indetto da Erika di EFP (maggio 2010).
1. Il titolo parla di Alshain e Orion: Alshain è infatti una
stella della costellazione dell'Aquila, mentre Orion è il
nome di un'altra costellazione.
2. Il Marchio che Orion vede sul corpo dell'amico non è il
Marchio Nero dei Mangiamorte, ma un segno che, nel corso dei secoli,
permette agli eredi di Salazar di riconoscere l'unico e solo erede di
Hifrig (di questo si parlerà a lungo a tempo debito).
3. Il sogno iniziale di Alshain termina con il braccio di Deidra
deturpato dal Marchio del Signore Oscuro. Questo non significa che sul
braccio della Strega ci sia veramente quel segno o che ci
sarà in futuro.
Valeria
Scheda
Immagine: non
ho ancora ritrovato la fonte di questa foto.
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