Verità nascoste

di kbonny
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Ciao a tutti.
Chiedo scusa per il ritardo, visto che è da un bel po’ che non aggiorno questa storia. Tempo e ispirazione permettendo, confido di riuscire ad essere più puntuale con l’aggiornamento dei capitoli successivi.
Per chi non ricordasse lo svolgimento e non avesse voglia di leggere i capitoli precedenti, riassumo giusto in due righe quel che è successo finora:
Una ragazza, Emily, si presenta da Jim Beckett sostenendo di essere sua figlia. Kate lo viene a sapere e, a differenza del padre che non crede a tale fatto, comincia a venire incontro alle giovane, ascoltando la sua storia e la sua tesi. Da una lettera lasciata ad Emily si scoprirà che la ragazza è veramente figlia di Jim e Johanna . Kate invita quindi Emily a casa di Jim, per raccontarle la verità….o quasi.
 
Grazie a chi continua a seguire la storia e….buona lettura.
 
 
 
Jim continuava a rileggere quei risultati, come se sperasse che in quel modo tutte le sue domande potessero improvvisamente trovare risposta. Di fronte a lui, Kate gli esponeva i fatti, talvolta supportata da Castle.
-Le hai già parlato?-
-Non ancora, mi sembrava giusto che ci fossi anche tu.-
-Ok- iniziò, massaggiandosi le tempie e rivolgendosi a Kate  – Ma come la mettiamo con Johanna? Che gli diciamo?-
-Ecco…pensavo di dirle solo che si è trattato di un incidente, e che per quanto riguarda la lettera, non sappiamo cosa volesse dirci- propose la donna.
-Pensi che capirà?-
Kate sospirò –Lo spero-
-Scusatemi, se posso dire la mia- intervenne Castle dopo un lungo minuto di silenzio, indeciso se esporre la sua teoria o starsene zitto. Però,in fondo, era stata Kate ad invitarlo, quindi si sentì un po’più tranquillo su quell’aspetto. –Ci ho parlato solo qualche istante, ma Emily mi sembra una ragazza molto disponibile e alla mano. Concordo sulla vostra scelta di volerle raccontare solo il minimo indispensabile, ma dovete tenere comunque presente che prima o poi scoprirà cosa è effetti veramente successo a Johanna. Oltre a tutto l’insieme, non sappiamo come reagirà a questa notizia che, a mio avviso, è quella più delicata.-
-Quindi che proponi?- s’informò Kate.
Castle la guardò intensamente –Di dirle la verità,tutta la verità, ma in modo graduale-
 
Il mattino seguente, Kate fece recapitare ad Emily un messaggio in cui riferiva di recarsi all’appartamento del padre quella sera stessa, dopo cena. Alla fine con Jim aveva deciso di seguire il consiglio dello scrittore. Giusta o sbagliata che fosse quella decisione, l’unica cosa che voleva evitare era un crollo emotivo e psicologico di Emily. Sperava tanto di riuscirci.
Emily fissò nervosamente la porta. Sembrava che allo stesso modo fossero passati secoli o secondi da quando si era trovata davanti la prima volta. Stinse il pugno e bussò con cautela. Ad aprirle si presentò stranamente Kate.
-Ciao- la accolse con un sorriso teso –Vieni, ti stavamo aspettando-
Emily le passò affianco con ancora più ansia, e attese che la donna le fece strada per poi seguirla.
Pensava che quell’incontro si sarebbe svolto in maniera molto distaccata, e fu pertanto leggermente sorpresa di vedere Jim seduto sulla poltrona del soggiorno, a cui si aggiunse Kate che con un cenno di mano le indicò di fare altrettanto. Davanti a loro un tavolino di legno una bottiglia d’acqua e dei bicchieri,  una teiera di ceramica fumante e delle graziose tazze. E infine il calore del camino acceso all’angolo della stanza rendeva l’atmosfera così rassicurante e  familiare.
Emily abbassò lo sguardo, torturandosi le mani , per l’imbarazzante silenzio che aleggiava nell’aria.
-Mi dispiace per come mi sono comportato l’altro giorno- esordì all’improvviso Jim, facendo alzare immediatamente gli occhi della ragazza su di lui –Non avrei dovuto reagire così in malo modo, senza nemmeno darti la possibilità di spiegarmi il tutto come si deve- la sua voce e il suo volto erano la conferma di tutto il dispiacere che quelle parole stavano a significare.
-Non si preoccupi….la capisco…ormai è passato- lo rassicurò Emily.
-Ecco…noi ti abbiamo chiamato per via di quella lettera che mi avevi consegnato- continuò ora Kate.
-Quindi?-
– Avevi ragione tu…sono tuo padre- sputò fuori di getto Jim.
Kate vide gli occhi di Emily scurirsi in un millesimo di secondo.
-Perché…..-deglutì- Perché allora l’altro giorno mi ha cacciato via così?-domandò timidamente la ragazza.
-Perché non sapevo nulla di te- rispose semplicemente l’uomo –Johanna non mi aveva mai detto niente, ti ha sempre tenuto nascosta-
Emily ebbe un tuffo al cuore nel sentir pronunciare quel nome- Si…si chiama Johanna? Dove la posso trovare? Voglio conoscerla-
Kate e Jim si guardarono consapevoli di quanto le parole che avrebbero a breve pronunciato avrebbero avuto un impatto violento sulla ragazza.
-Emily- la richiamò Kate –Ora ti raccontiamo tutto. Però sarà difficile e doloroso-
Emily annuì, più per avere le informazioni che voleva che per ciò che aveva appena detto Kate.
- Ecco…Johanna è anche mia madre-cominciò Kate con cautela e un po’ di tensione. Emily spalancò gli occhi sorpresa.
-Tu..noi…..siamo sorelle?- bisbigliò.
Kate le fece un segno di assenso. –Purtroppo ….. lei non c’è più-
-No- disse Emily scuotendo la testa, improvvisamente colta dalla consapevolezza di ciò che significava.  –Lei….lei è…-si bloccò boccheggiando con gli occhi pieni di lacrime.
Questa volta fu Jim ad annuire tristemente- Mi dispiace-
-Ho…ho bisogno d’aria- si scusò Emily balzando in piedi ed uscendo a passo svelto fuori dalla porta.
-Papà- lo fermò Kate posandogli una mano sulla spalla, quando vide l’uomo intento ad imitare la figlia minore- Sta tranquillo, ci penso io-
-Grazie Kate. Vi aspetto-
-Certo. Lasciale il tempo di sfogarsi- e detto ciò uscì anche lei.
 
Fuori era buio e la strada pressoché deserta. Kate giunse al marciapiede in tempo per vedere Emily dal lato opposto della strada correre verso il piccolo parco del quartiere. Allungò la falcata per raggiungerla, fin quando la vide crollare in ginocchio in mezzo all’erba umida, mettendosi le mani fra i capelli e scuotendo il busto avanti e indietro. Kate si avvicinò con calma, si piegò sulle gambe per essere alla sua altezza e senza dire nulla, dolcemente le accarezzò la schiena. A quel gesto Emily singhiozzò più forte tentando invano di trattenere le lacrime.
-Vieni qui- la invitò Kate accogliendola fra le sue braccia, stringendola forte a se. Avvertì la rigidità di Emily sciogliersi dopo qualche secondo, quando con un forte sospiro si lasciò andare ad un pianto disperato. Kate continuò a cullarla e consolarla, non smettendo un attimo di massaggiarle le spalle, il capo e la schiena, tentando di essere il più forte possibile, nonostante quel groppo in gola che pure lei sentiva.
Passò quasi mezz’ora prima che Emily si calmasse. Kate frugò nelle tasche estraendo un fazzolettino che porse poi alla sorella, in modo che si asciugasse il viso madido di lacrime. Emily si ripulì un po’ e, come una bambina in braccio alla madre, si sistemò meglio contro di Kate, posando il capo fra la spalla e il collo e avvinghiandole il bacino con maggio decisione.
-Kate? Com’è se ne andata?- riuscì a chiederle con voce roca e il naso tappato.
Kate deglutì. Non poteva mentirle completamente, non su quello.- E’…è stato un incidente….era nel posto sbagliato al momento sbagliato-
-Oddio…è stata uccisa?- Emily si staccò di colpo fissandola. Kate si sentì morire davanti a quegli occhi rossi e gonfi, le guance ancora un po’ impastate di lacrime e i capelli spettinati. –Come?-
-Un…un proiettile vagante, in un rissa fra gang- Emily la guardava quasi a capire se stesse mentendo, e Kate sperò vivamente che, non essendo una grande attrice, i consigli che aveva captato dell’esuberante Martha Rogers avessero portato i suoi frutti. Allungò una mano e con delicatezza le sistemò una ciocca di capelli che era rimasta appiccicata alla fronte- Mi dispiace per come sono andate le cose, e che tu l’abbia saputo così-
-Kate, perché mi ha abbandonato?-
-Non lo sappiamo. Quando sei nata lei e papà avevano dei problemi fra loro, hanno vissuto separati per un po’. Forse non voleva farti soffrire per un’eventuale separazione, ma non potremmo mai saperlo-  “Mezza verità” pensò fra se’ Kate.
-E la storia che ero in pericolo? Tutto quello che mi ha raccontato suor Agnes? Era tutta una farsa per potersi liberare di me?-
-No Emily. Questo sicuramente no. Mamma era una persona molto buona.-
Emily sospirò, spossata, tornando alla posizione precedente.
-Ehi- la richiamò Kate scompigliandole i capelli.-Ti prometto che scopriremo cosa c’è dietro. Ricordati però che io e papà siamo qui, e qualunque cosa l’affronteremo insieme.-
-Kate….mi porti da lei?- domandò alzando appena gli occhi per guardarla.
Altra domanda bomba, pensò la donna –Certo. Ma non stasera. Per oggi è abbastanza così-
Emily annuì senza ribattere e Kate tirò in modo impercettibile un respiro di sollievo.
-Ora, che ne dici di una tazza di the dal nostro vecchio?- propose Kate -Siamo via da un po’ e francamente con quest’erba umida il mio di dietro si sta congelando ed è a sensibilità zero.-
Emily sorrise. Si alzarono e tenendosi strette l’una all’altra tornarono insieme a casa del padre.
 




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