Cap.3
Cerco di
essere allegra, mentre rivesto Trunks dopo avergli fatto il bagnetto.
Ma le mie
facce buffe non convincono totalmente il mio bambino, che mi guarda
corrucciato.
Ha lo stesso
cipiglio del padre.
Di nuovo, lo
sapevo.
Non
c’è ora che io non pensi a lui...
A come si
è comportato, prima, dopo e durante il torneo.
Inoltre, a
quanto pare, ha deciso di non fare rientro a casa.
E non so se
devo essere sollevata o dispiacermi.
Appena Trunks
è tornato, mi sono disperata.
Poi alla
disperazione si è sostituita la rabbia.
Una rabbia
tremenda nei suoi confronti.
Ma anche nei
miei.
Per essermi
disperata; dopo essersi comportato così male, non potevo
addirittura sperare nel suo ritorno.
Non devo
farlo, per il mio orgoglio.
Intanto che
faccio queste riflessioni, Trunks è pronto per il riposino.
Allora lo
prendo in braccio e lo porto al suo lettino.
Ma, mentre
faccio tutto questo, mi sento osservata.
Sono chinata
nel lettino, a sistemare la copertina al mio piccolo, quando sento uno
spiraglio di freddo, rimango sorpresa.
Avevo
lasciato uno spiraglio della portafinestra aperta, ma non
c’è vento e quindi non può essersi
aperta da sola.
Mi alzo e lo
vedo.
E’
lì, davanti a me, in silenzio.
E sento la
rabbia salirmi dentro a velocità inimmaginabili.
Non la
passerà liscia.
**Volevo
aggiungere una nota. Questi tre capitoli, mi sono serviti a
mò di introduzione. Dal prossimo capitolo, la narrazione
avverrà in terza persona e al passato. Ma non mancheranno i
pensieri dei vari personaggi. **
**Lu88**
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