Contesto: Future arch, dopo la sconfitta di Yamamoto e Gokudera da
parte di Gamma.
Even in this time?
Ancora una volta Yamamoto si allungò sul letto, tentando,
con la mano sana, di afferrare Shigure Kintoki, la spada donatagli da
suo padre.
Ancora una volta, ricadde sul letto, la mano destra, fasciata
strettamente, che tremava per lo sforzo.
Il guardiano della pioggia strinse i denti. La sconfitta contro Gamma
bruciava moltissimo. Così come, gli tornò in
mente all’improvviso, aveva bruciato la sconfitta contro
Squalo. Allora c’era stato suo padre, che con la sua profonda
passione per il kendo, l’aveva aiutato. Ma ora il suo vecchio
era morto e lui era solo.
La porta scorrevole della stanza si aprì, ma lui quasi non
ci fece caso. Aveva di nuovo allungato il braccio per afferrare la
spada.
Una mano lo precedette. Afferrò l’arma e gliela
tese.
Ancora con il braccio per aria, Yamamoto sollevò gli occhi.
Rimase sorpreso.
Gokudera, con le bende che gli fasciavano il petto nudo, era in piedi
accanto al suo letto. Aveva in viso la sua migliore espressione
imbronciata, come se lo stesse silenziosamente rimproverando per
qualcosa.
A Yamamoto scappò un sorriso.
- Hayato, sei sicuro di stare abbastanza bene da poterti alzare?- lo
interrogò, afferrando Shiguren Kintoki e risistemandosi
supino.
Il volto di Gokudera si tinse di rosso.
- Ehi, yakyu-baka, chi ti ha dato il permesso di chiamarmi in quel
modo?- ringhiò il guardiano della tempesta, afferrando
l’altro per un braccio e strattonandolo.
- Ouch, ouch, ouch.- si lamentò Yamamoto, ma il sorriso,
anche se un po’ sofferente, rimase sulle sue labbra.
Gokudera lo lasciò andare di scatto, ma continuò
a fissarlo con occhi di fuoco.
- Accidenti se sei violento, Hayato. Sono ancora ferito, se non te ne
sei accorto.- lo punzecchiò ancora Yamamoto, tenendosi il
braccio dolorante con la mano fasciata. Aveva un enorme sorriso, di
quelli che il compagno definiva precisamente “da idiota del
baseball”, stampato in volto.
- Di nuovo??- gridò Gokudera, sporgendosi sul letto, tenendo
però le mani dietro la schiena. Yamamoto poteva essere un
idiota, ma era uno dei guardiani, e il Decimo non sarebbe stato per
niente contento se lui l’avesse picchiato a sangue.
Strinse i pugni e prese a imprecare contro il baka.
Era troppo rabbioso e occupato per accorgersi che, con una mano,
Yamamoto gli aveva afferrato la spalla. Il guardiano della pioggia non
fece troppa pressione, ma, un po’ per la foga e un
po’ per la posizione precaria, Gokudera si ritrovò
mezzo sdraiato sul letto, sopra l’altro guardiano.
Le labbra di Yamamoto erano posate sulle sue.
Nessuno dei due si mosse, e Yamamoto non fece nulla per approfondire il
bacio. Rimasero semplicemente a fissarsi negli occhi, improvvisamente
seri di uno e sgrananti dell’altro, con le bocche ancora
incollate.
Fu una leggera spinta dello spadaccino a separarli.
Gokudera, dopo un momento di smarrimento, si raddrizzò di
scatto. Prese a strofinarsi le labbra con il braccio, nel tentativo di
cancellare ogni traccia.
Yamamoto non disse nulla, rimase semplicemente seduto a fissarlo.
Furioso e imbarazzato, troppo seccato dalla tranquillità
dell’altro, ci volle poco perché la Tempesta
esplodesse.
- Cosa diavolo pensavi di fare?? Yakyuu baka!! Che cos’era
questo,eh?- gridò, afferrando le lenzuola e stracciandole.
- Un bacio.- rispose pacificamente Yamamoto.
- Questo mi sembra ovvio!!- ringhiò ancora
l’altro, stringendo un pugno che avrebbe volentieri sbattuto
in faccia all’idiota. Ma il Decimo non avrebbe approvato.
- Cos’è che non ti è chiaro, allora,
Hayato?- lo sfidò Yamamoto, tra il serio e il divertito.
- PERCHE’ DIAVOLO MI HAI BACIATO??- strillò
Gokudera, sbattendo i pugni sul letto.
- Perché… volevo scusarmi per quello che ti ho
detto. E’ stato ingiusto da parte mia attaccarti in quel
modo. So quanto è difficile per te riuscire a fidarti degli
altri, dopo aver passato così tanto tempo da solo. E le mie
parole sono state troppo dure. Quindi l’ho fatto
perché volevo scusarmi e
perché…… beh, solo per quello.- ammise
lo spadaccino, distogliendo lo sguardo alla fine, incerto.
Non gli aveva detto tutto, ma c’era ancora tempo.
Gokudera rimase in silenzio. Anche lui aveva desiderato scusarsi,
piuttosto controvoglia in realtà, ma sapeva di doverlo fare.
Se c’era qualcuno nel torto, quello era lui. Per
questo era entrato in quella stanza. E sempre per questo la rabbia era
in parte scomparsa, dopo le parole di Yamamoto.
Ma che bisogno c’era di baciarmi??? Pensò,
stringendo i denti. Sentiva di avere ancora il viso arrossato.
- Va bene. Ma la prossima volta non baciarmi per dirmelo.-
borbottò, abbassando lo sguardo sulle lenzuola strappate ai
piedi del letto. Avrebbe dovuto procurarsene di nuove, per farsi
perdonare.
- Okay.- acconsentì Yamamoto, sollevato.
Gokudera alzò lo sguardo solo per scontrarsi nuovamente con
quell’irritante, enorme, sorriso.
- Tsk.- sbottò, infilando le mani nelle tasche dei
pantaloni, impacciato.
Il guardiano della Pioggia strinse gli occhi. Afferrò il
braccio dell’altro e lo attrasse sul letto.
- Cos…?- sibilò Gokudera.
Per la seconda volta, Yamamoto posò le labbra sulle sue.
Hayato si dibatté seccato, all’inizio. Poi si rese
conto di essere ridicolo, perché l’altro gli aveva
semplicemente poggiato una mano sul braccio, senza fare pressione, e
nelle condizioni in cui era, Gokudera avrebbe potuto liberarsi
tranquillamente.
Realizzandolo, arrossì violentemente.
Poi la Tempesta prese il sopravvento, Gokudera costrinse Yamamoto a
distendersi sul letto, spingendolo con una mano sul petto. Gli si
sedette sopra a cavalcioni e, prendendo la sua testa tra le mani, gli
aprì le labbra e approfondì il bacio.
Che non si dicesse che Gokudera Hayato si tirava indietro davanti alle
sfide. Era il braccio destro del Boss, dopotutto!
Tsuna chiuse più silenziosamente che poté la
porta scorrevole. Sperò che la sua goffaggine non lo facesse
scoprire.
Aveva il viso in fiamme e la bocca spalancata.
Dire che non si aspettava una scena del genere tra i suoi due migliori
amici era poco.
Era entrato nella stanza di Gokudera per controllare le sue condizioni,
e frenare la sua sicura irrequietezza, ma l’aveva trovata
vuota.
Era andato in panico, all’inizio. Conoscendo il suo
guardiano, poteva anche darsi che si fosse precipitato in superficie, a
vendicarsi dell’umiliazione subita.
C’era voluto un calcio in faccia di Reborn e la minaccia di
morderlo a morte di Hibari perché riuscisse a calmarsi,
più per paura che per altro, in realtà.
Allora si era precipitato fuori dalla stanza di Gokudera, alla ricerca
dell’amico scomparso.
Era stato attratto alla porta della camera in cui riposava Yamamoto
dalle urla. Aveva riconosciuto immediatamente la voce del guardiano
della tempesta.
Preoccupato che lui e Yamamoto riprendessero a litigare, magari
riaprendo anche le ferite, era corso a controllare. Non aveva
spalancato la porta, fortunatamente. Si era detto che, se si stavano
ammazzando a vicenda, preferiva non essere preso violentemente in
mezzo.
Non si era certamente aspettato che fossero occupati a fare altro.
Richiusa la porta e preso un bel respiro, si voltò, pronto
ad andarsene e lasciare quei due a qualunque cosa stessero facendo.
Non riuscì a trattenere un urletto ben poco virile,
trovandosi davanti Hibari.
C’era da dire, a sua discolpa, che se Hibari nel passato era
spaventoso, quello del futuro era terrificante. E non importava che
avesse imparato a parlare quasi come una persona normale. Il modo in
cui lo guardava, come se volesse morderlo a morte, era la
cosa che gli metteva più ansia. Si sentiva costantemente
scrutato e giudicato e quella sensazione non gli piaceva.
Sentimento che, guarda caso, stava provando anche adesso. Ancora rosso
in volto e con gli occhi sgranati, Tsuna non poté far altro
che schiacciarsi il più possibile contro il muro, sperando
di poter scomparire.
Non si accorse nemmeno, ingenuo com’era, di essersi precluso
da solo ogni via di fuga.
Tenendo lo sguardo su di lui, Hibari gli si avvicinò
talmente tanto da sfiorargli i capelli con il petto. Tsuna si
ritrovò a fissare i bottoni del completo nero, ipnotizzato.
Non aveva il coraggio di sollevare lo sguardo. Sentiva che, questa
volta, Hibari l’avrebbe morso a morte sul serio.
- Sei sempre stato così basso, Sawada Tsunayoshi?-
domandò l’uomo, tenendo la voce bassa.
- Ehhh?- strillò il Decimo, per poi premersi le mani sulla
bocca, lanciando un’occhiata preoccupata alla porta accanto a
lui.
Le labbra di Hibari si piegarono sardonicamente
all’insù.
- Dubito che possano sentirti, in questo momento.-
Tsuna sbatté le palpebre, perplesso, mentre un soffuso
rossore sulle guance si sostituiva alla tinta pallida che aveva assunto
quando aveva visto Hibari.
- Li- li hai visti anche tu?- s’informò stridulo,
arrischiandosi a guardarlo.
Arretrò di scatto, tornando a schiacciarsi al muro, notando
come l’altro lo stesse ancora fissando.
- Come sei ingenuo, erbivoro. Lo sapevo da tempo.- replicò
Hibari, prendendogli il volto con la mano e sollevandoglielo.
Tsuna si ritrovò a guardarlo negli occhi, senza via di
scampo.
Deglutì, mentre nella sua testa, sorprendentemente, ogni
cosa andava al suo posto.
- Vu-vuoi dire che anche in questo tempo Gokudera e
Yamamoto… ?- realizzò il ragazzino, mentre il
volto virava ad un intenso color peperone.
Hibari sollevò un angolo della bocca, ma non rispose.
Invece, si chinò su di lui.
- Non sai molte più cose di quanto credi su quest'epoca,
Tsunayoshi.- soffiò la Nuvola al suo orecchio. Poi,
prendendogli le mani e bloccandogliele sopra la testa, lo spinse contro
il muro e lo baciò.
Non fu un bacio timido e leggero, come quello tra Yamamoto e Gokudera.
Hibari si impossessò della sua bocca, vi affondò
la lingua e lo lasciò senza respiro.
Tsuna spalancò gli occhi e rimase inerme sotto
l’assalto del guardiano. Quello era il suo primo
bacio.
Quando Hibari si allontanò, si ritrovò tremante e
senza fiato. Sarebbe scivolato per terra, se l’uomo non
avesse mantenuto salda la presa sulle sue mani.
Hibari sbuffò piano.
- Probabilmente non avrei dovuto farlo. Pare che sia ancora troppo
presto per te, Tsunayoshi.- decretò. Gli lasciò
le mani e, senza degnarlo di un’ulteriore occhiata, si
allontanò lungo il corridoio.
Tsuna scivolò a terra. Si portò una mano alle
labbra, mentre il battito accelerato del cuore gli rimbombava nelle
orecchie.
- Oh mio dio!- gemette, sconvolto.
Significa che anche io e Hibari in questo tempo…. ?
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