L'anello del drago

di LonelyWriter
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Qualche gallo squillò la sveglia alle prime luci dell’alba. Nonostante avessero dormito pesantemente Erik e Julia vennero svegliati bruscamente dal suono penetrante del volatile.
Furono quasi allarmati dal silenzio e la tranquillità che caratterizzava Odorata, abituati alla frenetica preparazione che invece era la quotidianità della loro perduta casa.
 
Scesero nella piazza dirigendosi alla torre del comandante per ricevere informazioni. Ancora prima di aprire la porta della torre udirono le voci agitate che discutevano all’interno,
che si interruppero al loro arrivo. La guardia della notte precedente li invitò a farsi avanti introducendoli al capitano ed all’esploratore, che ancora sudava per la cavalcata ininterrotta
che aveva intrapreso.
 
Ci fu un attimo di silenzio prima che il capitano si schiarisse la voce.
 
-“Ragazzi non so come definire questo tipo di notizie, quindi andrò diretto al punto. Il vostro villaggio è intatto e popolato, non so di quale allucinazione voi abbiate sofferto,
ma di certo non vi è alcun ammasso di macerie, su al passo.”-
 
Erik dovette prendersi qualche secondo prima di sbottare incredulo.
 
-“Cosa!? Non è possibile io...noi! Noi due abbiamo visto e evissuto chiaramente quello che è successo lassù!”-
 
Il capitano e la guardia si scambiarono un occhiata preoccupata.
 
-“Dico sul serio, tutto è come dovrebbe essere. Penso che dobbiate abusare meno del malto che viene da Toran. O qualsiasi altra cosa avete messo le mani.”-
 
Terminò facendo finta di mordere qualcosa, alludendo ai cristalli Kaji, una droga molto pesante.
 
I due erano sconcertati. Vennero congedati prima che riuscissero a trovare una risposta convincente. Mentre tornavano verso la locanda vennero raggiunti dall’esploratore.
 
-“Hei voi due! Aspettate.”-
 
Erik si girò guardando l’uomo sudato con gli occhi colmi di speranza.
 
-“Voi...Il vostro villaggio costruisce un muro sul passo?”-
 
Erik storse il naso a quelle parole.
 
-“Sarebbe una follia. Nessun mercante negherebbe la strada al cliente.”-
 
L’uomo si guardò in torno circospetto, prima di proseguire.
-“Eppure è così vi dico. Forse intendono mettere un pedaggio.”-
 
Erik perse quasi la poca pazienza rimastagli.
 
-“Hai detto del muro al capitano?! Hai osservato le uniformi delle guardie?”-
 
-“Abbassa la voce ragazzo! Il capitano non mi crederebbe per queste piccolezze, io conosco quell’uomo! Un politico mancato, a dir poco. Senti, io non voglio problemi.
Forse, e dico forse! La tua storia potrebbe...”-
 
-“Ma certo che è così!”- Erik divenne collerico, e Julia lo trattenne per un braccio.
 
-“Va bene, va bene! Dovete riferire ad un generale ancora in carica, non a questo ipocrita, se volete la verità! Ascolta ti ho fatto un rapporto. Prendilo e sparisci.”-
 
Guardando verso la guardiola del capitano, passò ad Erik un foglio ceralaccato, nascondendoglielo sotto la maglia. Gli puntò un dito addosso.
 
-“Tu non mi hai mai visto. Non perderò il mio posto per te.”-
 
Detto questo trasse un sospiro e si allontanò in tutta fretta.
 
Erik non riusciva ad assimilare tutto quello che stava succedendo. Julia si era barricata in uno stato di indifferenza e gli teneva il braccio guardando per terra.
Non avevano ricevuto alcun aiuto. Il villaggio era lì, immutato, diceva. Ricostruito semmai, ed in così poco tempo! La loro ultima, fioca, speranza era riposta nel foglio sigillato,
che l’esploratore aveva deciso di dargli. Tornarono nella stanza della locanda. Julia tornò a dormire senza proferire parola, mentre Erik cominciò a camminare avanti e indietro
per la stanza, incredulo e rabbioso per la situazione. Dopo un paio d’ore si calmò e decise di riordinare i pensieri. Dovevano andare a Laforge, come previsto.
Dovevano trovare un sovrintendente capace e dal pugno di ferro. Non era finita, non finchè lui poteva ancora fare qualcosa.
 
Il mattino dopo partirono con una carovana. Un carro mercantile doveva trasportare un carico d’orzo alle birrerie dei villaggi a est, dove veniva prodotta la birra di Sich,
che veniva spedita all’omonimo fortino, ed alla città mineraria di Laforge. Da lì avrebbero proseguito a nord per la città. Il viaggio sarebbe stato lungo, ed aveva dovuto sborsare
ben venti monete d’argento per garantirsi un passaggio con un minimo di vitto, un terzo delle sue finanze liquide. Avrebbe forse dovuto vendere un paio di anelli a prezzo 
stracciato per poter arrivare a Laforge, ma non era preoccupato.
 
La carovana però era il modo più sicuro per lasciare indisturbati il nord. I colobodi non erano intressati all’orzo, anche se fossero stati attaccati, li avrebbero lasciati andare.
Inoltre con loro viaggiava un robusto uomo d’armi, un inviato di un nobile proveniente da Toran, che avrebbe fatto metà del tragitto con loro, scoraggiando forse un attacco diretto
dai briganti delle foreste. Erik non poteva chiedere di meglio. Era un po’ preoccupato per Julia però. La sua amata si stava barricando in uno stato catatonico,
in risposta alle tragedie che si ammassavano come sacchi di grano sulle spalle di uno schiavo.
La strinse a sè, mentre sedevano sui sacchi d’orzo in uno dei quattro carri.
 
Costeggiarono il deserto delle spezie diretti ad est, per poi scendere leggermente verso sud, quando la comparsa della foresta lo permise. Dopo poco più di una settimana di viaggio
giunsero alle birrerie. Da lì avrebbero dovuto proseguire da soli, tornando indietro verso nord, superando però la foresta e raggiungendo il limitare delle montagne.
 
Erik osservò curioso le strutture che rappresentavano il più importante produttore di spirito di Labryn. A pochi chilometri dalla foresta, il terreno collinoso offriva ben poco riparo
dalle intemperie. Così i mastri birrai avevano fondato la propria attività scavando gli edifici nelle colline, spesso piccole ma alte. Passarono davanti a diverse colline molto ovali,
la cui erba verde era interrotta da una massiccia porta di legno, proprio al limitare della strada. Il tortuoso sentiero si districava in mezzo alle piccole dunette di erba,
fino a raggiungre una collina più larga, il magazzino. Scesero a rimirare quel paesaggio del tutto nuovo per loro. 
Si fecero distrarre per diverse ore, vagando per il piccolo villaggio/birreria, scoprendo i locali dove veniva prodotta la forte birra scura e osservando le case dalle finestre scavate
nella terra. Pareva un disegno di un vero artista, una fusione unica, dove le case erano nella natura e la natura era una casa. Per un po’ riuscirono a dimenticare i loro problemi.
 
Dopo aver speso un po’ d’argento per provviste e degli stivali nuovi, per lui e Julia, i due ripresero il viaggio verso Laforge.
Sarebbero potuti scendere dalla carovana molto prima, ma non avrebbero potuto comprare provviste o altro da lì a Laforge, a meno che non avessero avuto la fortuna di incappare
in un villaggetto od una carovana di mercanti. Pertanto Erik aveva ritenuto più saggio scendere fino alle birrerie, conscio che tuttavia avrebbero allungato il tragitto.
Non se ne era pentito.




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