1
ATTENZIONE: Per capire chi sono i personaggi di questa storia, dovrete
prima leggere
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2537988&i=1
Grazie e buona lettura :)
Corinne era in camera sua, seduta sopra il materasso privo di
copriletto. La valigia era sulla porta. La fissava incredula.
Quel giorno sarebbe dovuta partire per la Francia, ma il volo era stato
cancellato all'ultimo momento.
Sentiva la voce dei suoi genitori al piano di sotto, che sbraitavano al
telefono con l'agenzia di viaggi.
La ragazza sciolse i capelli rossi, e slacciò il giubbotto
chiaro.
Prese la sua borsa e tirò fuori il blocco da disegno che
avrebbe usato sull'aereo e iniziò a scarabocchiare qualcosa,
cercando di far passare più velocemente il tempo.
Quando sua madre entrò in camera, la guardò con
occhi stanchi.
<< Come stai, tesoro? Mi dispiace così
tanto... >> le disse, raggiungendola sul letto.
La donna era alta e snella, come la figlia, anche se aveva molte
più curve. I capelli erano scuri e con qualche striatura di
grigio, mentre gli occhi erano della stessa tonalità di
azzurro della ragazza.
<< Cosa disegni? >>
<< Nulla... cercavo solo di far passare il tempo
>> rispose, mostrandole il foglio con sopra bozzetti di
occhi e labbra, << quando ripartiremo? >>
domandò con una certa speranza nel cuore.
Anche se non era stata contraria al trasloco, voleva rimanere:
lì c'era tutta la sua vita, i suoi amici... aver dovuto dire
addio a tutti era stato difficile, e sapere che avrebbe dovuto farlo
un'altra volta...
<< Non lo so... sembra che dobbiamo organizzare tutto
un'altra volta: giuro che farò in modo di vendicarmi di
quell'agenzia >> spiegò, accarezzandole una
guancia.
Poi rise, << sarai contenta, no? >>
Corinne divenne rossa, e abbassò lo sguardo.
<< Mi dispiace... >>
<< E di cosa? Io e tuo padre sapevamo di chiederti molto.
Entrambi siamo rimasti stupiti dalla tua reazione: non avevi
protestato. Ti eri limitata ad annuire >> fece una pausa,
abbracciandola, << ma quando ti ho seguita in camera, ti
ho sentita piangere >>.
La ragazza rispose all'abbraccio, trattenendo le lacrime.
<< Spero che potrai perdonarmi un giorno, ma devi capire
che vivremo meglio, là, in Francia. Abbiamo la casa dei
nonni e potrai rifarti una nuova vita, con nuovi amici...
>> seguì un breve silenzio. Madre e figlia si
guardarono, entrambe tristi. << Pessimo discorso, non
è vero? >>
Corinne rise e si strofinò gli occhi.
<< Quindi, dovrò tornare a scuola domani?
>> chiese.
Sua madre scosse la testa, << Ti abbiamo già
ritirato >> rispose, << In alternativa,
senti i tuoi amici e esci. Non resteremo ancora a lungo, ti conviene
sfruttare tutto il tempo possibile >> concluse.
Le baciò la fronte e uscì, dicendo che le avrebbe
portato un sacco a pelo più tardi.
Quando la porta si richiuse, Corinne tirò fuori il biglietto
dall'album.
Per tutta la giornata, non aveva fatto altro che rileggerlo e
rileggerlo, cercando di capire il significato di quel simbolo
nell'angolo della pagina.
Ti amo Corinne. Tuo per
sempre, M.
Ogni volta che leggeva quella frase, il cuore le accelerava e le guance
le si tingevano di rosso. Nessuno le aveva mai detto che l'amava. E non
aveva mai ricevuto una dichiarazione d'amore.
Si sdraiò completamente, stringendo il biglietto al petto.
<< Dove sei, M? >>
<< Sono qui >> disse il ragazzo, con la
voce piena di tristezza. << Sono qui >>
ripeté, << e darei qualsiasi cosa per far
sì che tu potessi vederm i>>.
Matthew era in piedi nella stanza della ragazza, dove una volta c'era
la scrivania.
Aveva seguito Corinne fino all'aeroporto e quando scoprì che
il suo volo era stato cancellato, fu come se il mondo gli avesse dato
una seconda possibilità.
Le aveva lasciato il biglietto la sera precedente, e poi era tornato
all'Istituto, con un po' di amarezza nel cuore.
Si avvicinò, notando come i suoi lineamenti fossero resi
ancora più belli dalle ombre.
Mosse una mano verso di lei, voleva toccarla. La ritrasse velocemente,
lasciandosi cadere a terra, disperato. Sarebbe bastato togliere la runa
che lo rendeva invisibile per farsi scoprire: ma cosa sarebbe successo
dopo?
Rimase in quella posizione a lungo, aspettando che la ragazza si
addormentasse. Continuava a rileggere il biglietto, e ad arrossire ogni
volta che lo finiva.
Dopo un'infinità di tempo, la madre di Corinne
entrò nella stanza e le diede un sacco a pelo. Le
augurò la buonanotte e sparì di nuovo.
Matthew si passò una mano tra i capelli corvini e
andò a sedersi vicino al muro, appoggiando la schiena.
Quando capì che la ragazza stava per cambiarsi chiuse gli
occhi, sentendosi in imbarazzo.
Dopo qualche minuto, sentì il rumore di una cerniera.
Decise di guardare.
Corinne era inginocchiata davanti alla valigia aperta e stava
trafficando con un logoro pezzo di stoffa di un viola spento.
L'oggetto che copriva, era un bellissimo ciondolo dorato, con
incastonata una grossa pietra ovale blu scuro.
La vide legarlo al collo e poi tenerci sopra una mano.
Quanto vorrei sentire i
suoi pensieri...
Il cellulare di Matthew vibrò, segno che gli era arrivato un
messaggio.
Era da parte di Vincent: il suo parabatai era abbastanza scocciato.
“Hai
intenzione di dirmi che fine hai fatto, oppure preferisci che ti scovi
e uccida di persona?”
Sorrise, sbuffando poco dopo. Doveva tornare all'Istituto: era fuori da
tutto il giorno e non aveva detto a nessuno dove era diretto.
<< Ciao Corinne, buona notte >> le disse,
senza che lei lo sentisse.
Uscì dalla finestra da cui era entrato, e si si diresse a
passo spedito verso l'Istituto.
<< Per l'Angelo, Matthew! Vincent è furibondo!
Per non parlare di Gavriel! >>
Sylvia lo aveva raggiunto all'entrata dell'Istituto. Sylvia era della
famiglia dei Fairchild. Aveva un caschetto di capelli castani, occhi
verdi e un fisico asciutto e muscoloso, da guerriera.
Lo guardò torva, anche se poteva notare il sollievo nei suoi
occhi. Strinse le braccia al petto e alzò le sopracciglia.
<< Hai intenzione di rispondermi? No,
aspetta... >> si bloccò, mentre le
guance le diventavano rosse, << Sei andato di nuovo da
quella mondana?!
>>
Il ragazzo socchiuse gli occhi, cercando di sembrare arrabbiato,
inutilmente: neanche un Demone Superiore avrebbe intimorito la
Cacciatrice.
<< Allora? >>
<< Perchè ti importa tanto?! Perchè
importa tanto a tutti! >> sbraitò Matthew,
ormai stufo di quella situazione.
<< Sì, mi sono innamorato di una mondana, e allora?
Dov'è il problema?! Sono io a starci male, non voi!
>>
<< Beh, su questo ti sbagli >>
Vincent era apparso dalle scale laterali, scuro in volto. I capelli
biondi erano legati in una morbida coda, che gli ricadeva sulla
schiena. Portava un paio di pantaloni della tuta e una maglietta a
maniche corte, che lasciava scoperte le braccia piene di marchi e
vecchie cicatrici.
<< Ah davvero? >> domandò in
tono di sfida.
<< Credi che noi troviamo piacere nel vederti distruggere
per quella mondana? >>
Matthew guardò Sylvia che annuì. <<
Devi fare qualcosa >> gli disse, << O te la
dimentichi, oppure cerchi un pretesto per conoscerla. Sono stufa di
vederti così >> concluse.
Sylvia era sempre stata una sua grande amica: in passato, avevano
pensato di diventare parabatai, ma rinunciarono all'idea dopo il bacio
che ci fu tra loro.
Così, Vincent l'aveva proposto al ragazzo che
accettò: era come un fratello per lui.
Le loro famiglie, i Blackwater quella di Matthew e i Whitegold, quella
di Vincent, si conoscevano da tempi immemori.
I due ragazzi erano cresciuti e si erano addestrati insieme.
Conoscevano uno ogni debolezza, difetto, pregio e reazione dell'altro:
molti dicevano che avevano l'intesa di due gemelli.
<< Concordo con lei >> proseguì
Vincent, << Gavriel vuole vederti: nessuno di noi
è riuscito a spiegargli la tua assenza, quindi dovrai
sbrigartela da solo >>.
Sylvia fece un verso e poi si diresse verso la sua stanza.
I due parabatai percorsero il corridoio che portava alla biblioteca in
silenzio. Arrivati, Vincent stava per bussare ma Matthew gli
bloccò il polso.
<< Credi che dovrei dirgli di Corinne? >>
domandò, lasciando intravedere tutta la sua
vulnerabilità. Aveva paura: erano mesi che si sentiva
così. E doveva trovare un rimedio, perché non
poteva saltare ulteiori lezioni o distrarsi nelle missioni, pensando
alla ragazza.
Vincent fece spallette. << Lui potrebbe darti ottimi
consigli... >>
Detto questo, Matthew bussò due volte e aspettò
che la voce dall'interno gli dicesse di entrare.
La biblioteca era illuminata da lampade di stregaluce.
Gavriel era seduto dietro alla sua scrivania, in fondo all'immensa
stanza.
<< Matthew. Pensavo che non ti avrei rivisto
>> disse, senza alzare lo sguardo dal libro che stava
leggendo.
Gavriel era il loro insegnante, nonché capo dell'Istituto:
aveva cinquant'anni, anche se non ne dimostrava più di
quaranta. I capelli erano ancora scuri, anche se vicino alle tempie si
iniziavano ad intravedere riflessi argentati. Aveva gli occhi color
ambra, caldi, che stonavano completamenti con il resto dei lineamenti,
spigolosi e severi. Era alto e ben messo. Portava la tenuta da
cacciatore, anche se non aveva armi con sé.
Matthew si fermò davanti alla grande scrivania in mogano
scuro e incrociò le mani dietro la schiena. Nonostante
cercasse di sembrare tranquillo, aveva l'ansia che gli bloccava la
bocca dello stomaco.
<< Oggi ho chiesto a Sylvia, a Jèrome, pure a
Jonathan e Heater dove fossi ma nessuno dei tuoi compagni ha saputo
darmi una risposta >> iniziò, chiudendo
lentamente il libro e spostandolo a un lato del ripiano.
Poi posò i suoi occhi su quelli del ragazzo, che ebbe un
brivido lungo la schiena.
<< Mi sono detto che forse non ti avevano visto,
perché tre di loro erano in missione e l'altra ha dormito
per tutto il giorno. Così ho chiamato Vincent, ma nemmeno
lui mi ha dato una risposta >> proseguì,
spostandosi lungo il perimetro del tavolo.
Quando fu dallo stesso lato di Matthew, si appoggiò,
stendendo le gambe davanti a sé e incrociando le braccia sul
petto.
<< Mi sembra di avervi sempre lasciato una grande
libertà, a patto che mi fosse dato un valido motivo per
riceverla, giusto? >> gli disse l'uomo.
Il giovane Cacciatore annuì in silenzio, incapace di
sostenere il suo sguardo.
<< E' da qualche mese che sei strano, Matthew. Hai forse
dimenticato di dirmi qualcosa? Magari che ti sei preso una cotta per una mondana?
>>
Il ragazzo lo guardò sbalordito, arrossendo violentemente.
<< Chi te l'ha detto? >> domandò
con un filo di voce.
<< E io che speravo di sbagliarmi... >>
sbuffò Gavriel.
Iniziò a camminare verso il centro della biblioteca.
<< Gavriel, chi te l'ha detto! >>
insistette Matthew, seguendolo.
<< Beh, ho molti amici nel Mondo Invisibile... e si da il
caso, che una mia cara amica Fata, ti abbia visto spesso nel parco dove
è solita andare >>
<< Questo non significa nulla >>
provò a dire il giovane, << mi piace quel
posto, tutto qui >>
<< Non mentirmi ancora, Matthew, te ne prego
>> gli disse l'uomo, girandosi a guardarlo con fare di
rimprovero. << Perchè non me ne hai parlato?
Pensavi ti avrei impedito di vederla? >>
Matthew dischiuse le labbra, ma non emise alcun suono. Le richiuse,
mordendosi l'interno della guancia.
<< Vorrei solo trovare una soluzione: non voglio che uno
dei migliori Cacciatori di questo Istituto perda il nume della ragione
>>.
I loro sguardi si incrociarono. Ci fu un lungo silenzio, poi Matthew si
scusò.
<< La prossima volta, almeno avverti che seguirai la
mondana per tutto il giorno >> gli disse,
<< erano tutti in pensiero. Non è stato carino
il tuo comportamento >> concluse. << Puoi
andare >>.
Il ragazzo fece un piccolo inchino e si diresse all'uscita della
biblioteca.
Richiuse la porta e si bloccò di colpo: i suoi compagni
erano tutti davanti a lui, e lo stavano fissando incuriositi.
|