Hitokugutsu
Come Hiruko abbandonato dai suoi genitori alla sua
nascita, anche io ho perso i miei poco dopo essere nato.
Come avrei potuto chiamare la corazza dentro la
quale mi nascondo, il più bello dei miei capolavori dopo me stesso, se non con
il nome di un essere abbandonato da tutti per la sua diversità?
Perché io non appartengo alla massa.
Io sono migliore.
Un corpo che non prova fatica, non prova dolore,
così difficile da scalfire quanto facile da controllare.
Se solo non dovessi trascinarmi ancora dietro quello
stupido muscolo chiamato cuore, ricordandomi del mio passato, quando non ero
perfetto, quando ero ancora come gli altri.
Per tutta la vita, tutto quello che ho stretto nelle
mie mani sono state delle semplici stringhe di chakra. La mia famiglia mi è
stata strappata dall’inarrestabile creatura mangia anime comunemente chiamato
villaggio ninja.
Mio padre e mia madre si sono immolati per Suna, due
corpi da ammassare nella pila che rende così "grande" il villaggio, due
giocattoli che avevano finito di esser utili.
Sunagakure no Sato mi aveva tolto la vita, con le
sue trame. Avrei dovuto odiarla, lei e il suo kazekage che dall’alto della sua
torre dorata guida le sue pedine, mandandole verso l’ignoto, che spesso coincide
con la loro fine.
Probabilmente, se fossi stato un bambino normale
l’avrei fatto, ma io vedevo, ammirato, solo la maestria con la quale i fili
della politica guidavano tutto e tutti.
Avevo smesso di appartenere all’umanità, così come
viene comunemente ritenuta tale, nel momento in cui compresi che se non avessi
guidato col mio chakra le azioni dei burattini dei miei genitori, loro sarebbero
semplicemente caduti a terra.
Quando la mia illusione di bambino si schiantò
contro il fatto che il tocco caldo di una mano, la voce dolce che mi rassicurava
e la luce di orgoglio e speranza negli occhi che avevo sentito e visto negli
ultimi istanti di vita di coloro che mi misero al mondo si erano trasformati in
una mano fredda, in uno strangolato silenzio che non riusciva ad uscire da
quella trappola di legno e ferro e in occhi fissi e inespressivi, ecco che il
veccho Hiroki Sasori aveva smesso di essere.
Solo quando sentivo i morbidi fili che partivano
dalle mie mani, riuscivo a provare qualcosa. Un’inesauribile sete di controllo,
potere, la convinzione di poter sconfiggere anche il mio avversario più grande.
Decisi quindi di evolvere in qualcosa di superiore,
qualcosa di eterno, in sprezzo alla vita che tutto mi aveva tolto. Ora anche io
le avrei strappato qualcosa. Il gusto di vedere la fine.
Creai così l'Hitokugutsu, l'arte di togliere
dall'abbraccio del tempo ciò che è destinato a corrompersi.
Ma anche se volevo con tutte le mie forze negare
quello che ero in un passato ancora troppo vicino, fui costretto a portare
sempre con me il mio freddo cuore, che in ogni momento possibile mi pregava
flebilmente di tornare a provare, ricordandomi che non ero nato macchina ma uomo
tra gli uomini.
Negai la mia solitudine circondandomi dei nemici
sconfitti, trasformandoli con le mie mani in qualcosa di sublime, marchiando i
miei passi col loro sangue, testimoniando al mondo intero il mio passaggio, la
mia rivincita. Akasuna no Sasori, il killer, la spietata macchina.
Mi sono trasformato in eterno, un tributo alla
spietata bellezza della realtà, libero di tarpare, con le mie stringhe, le ali
della speranza a me troppo presto negata.
E per l’eternità vagherò per queste lande
dimostrando a tutto e tutti che la mia arte è superiore a tutto, anche al
fato.
Molto corta, quasi una flashfic, ma in questo periodo
questo è quello che riesco a spremere dal mio povero cervello.
Hitokugutsu: L’arte di ricavare burattini da cadaveri, mantenendo la loro
capacità di utilizzare jutsu e Kekkei Genkai (vedi il Sandaime Kazekage
utilizzato da Sasori)
Hiroki Sasori: Sinceramente non so se il vero nome di Sasori sia stato
rivelato da qualche parte, quindi me ne sono inventato uno. Akasuna no Sasori
(Sasori della sabbia rossa) è semplicemente il nome con il quale viene chiamato
nel bingo book.
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