88 giorni

di Juuri
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#Primo giorno

Tana sentì i tremiti nelle mani aumentare, diventare irrefrenabili rami succubi del vento. Come lei era succube di se stessa. Si chiese come sarebbe peggiorata, cosa avesse visto sua madre quando si trovava in quella cantina.
Affamata. Disorientata. Dimenticata.
Sola.
Ma lei non era sola, ricordò. E quando si girò e trovò gli occhi rossi di Gavriel nei suoi - il colore dei rubini -, fu un sorriso involontario a decorarle il volto.
«Su cosa rimugini, Tana?» le domandò.
Scosse la testa, Tana.
«Sono contenta di averti qui».
Vide il sorriso di Gavriel allargarsi, raggiungere gli occhi, addolcirgli i lineamenti, incurvargli le labbra carnose. I ricci gli ricadevano sulla fronte.
«È per la mia voce, vero?» ironizzò. «Ho sempre saputo di avere una bella voce. Oserei dire, mostruosamente bella».
E a discapito di tutto, Tana rise.





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