“Cando penso que te fuches,
negra sombra que
me asombras,
ó pé dos meus cabezales
tornas facéndome mofa.
Cando maxino que
es ida,
no mesmo sol te me amostras,
i eres a estrela
que brila,
i eres o vento que zoa.
Si cantan, es ti que
cantas,
si choran, es ti que choras,
i es o marmurio do río
i es a noite i es a aurora.
En todo estás e ti
es todo,
pra min i en min mesma
moras,
nin me dexarás nunca,
sombra que sempre me asombras”
Negra Sombra-Rosalìa de
Castro
Quando penso che tu sia fuggito,
la tua ombra scura mi sorprende
e ritorni ai piedi del mio capezzale
cogliendomi di sorpresa.
Quando
immagino che tu te ne sia andato,
ti mostri nel sole stesso,
sei la stella che brilla,
il vento che fischia.
Se cantano
sei tu che canti,
se piangono sei tu che piangi,
sei il fremito del fiume,
sei la notte e l’aurora.
Tu sei in
tutto e sei tutto per me.
In me
dimori. Non lasciarmi mai,
ombra che sempre mi sorprendi.
A luci spente
È stata una giornata pesante, piena di emozioni, di fatiche e talvolta
anche di incomprensioni.
La mia prima avventura da episode director è volta al termine e con essa le
riprese che hanno concluso la puntata 16, siamo già a metà stagione.
Ho sempre saputo che siamo un gran cast con una troupe incredibile, ma
sedersi dietro la cinepresa, cambiare punto di vista e vedere loro, tutti loro
pronti a seguirmi e così immediatamente ricettivi è stato incredibile.
I miei ragazzi sono stati fantastici, Candice
cambia continuamente stati d'animo, per non parlare di Kat.
Anche simpatia Wood risponde in modo unico alla telecamera, devo
ammetterlo.
Mi stiro allungando le braccia e sorrido agli ultimi rimasti che mi
salutano complimentandosi per il lavoro svolto e dietro le loro teste individuo
una panchina del set della piazza cittadina, dove vado a sedermi un istante. Ho
bisogno di un momento per me beandomi del silenzio che si forma piano piano.
Penso a quello che mi attenderà stasera, a Nikki, a quello che mi avrà
preparato, al bagno caldo che faremo insieme e già sento i miei sensi attivarsi
all’idea di passare la notte a scaricare la tensione lavorativa con lei.
Mentre la mia mente fluttua verso il miele della mia relazione, una voce
spezza la realtà bloccando quello che si stava agitando nei miei pantaloni e mi
fa involontariamente contrarre i muscoli, alzare un sopracciglio e con esso
aprire appena un occhio per spiare lei.
Nina.
È ancora qui; le ho girate proprio con lei le ultime scene e non so definire
il potere che esercita sullo schermo.
L’ho sempre saputo e visto, sono sei anni che recitiamo insieme, ma
riprenderla, guidarla fino a scoprire che è lei senza volere che conduce la
telecamera è stato...beh Nina rende tutto più semplice
e allo stesso tempo lo colma di uno spessore e profondità unici.
Non è stato facile inquadrarla, entrare in lei e cogliere tutto quello che
può dare rimanendo distaccato, non sentendo le mie vene pizzicarmi sotto pelle,
non perdendomi tra le sfumature delle sue pozze nere, infinite come la notte.
Richiudo gli occhi ripercorrendo la giornata cercando di scacciare questo
effetto di confusione che ha su di me. La panchina di metallo accoglie tutta la
tensione in attesa di scivolarmi di dosso, ma il pensiero di
lei che gironzola nel mio spazio vitale irrigidisce i miei muscoli
indolenziti.
Sento che saluta qualcuno e regala una risata stanca; mi sono accorto che
la sua voce ultimamente è più roca forse per tutti i pianti che io e Damon le
abbiamo scatenato. Poi il tono cala
perdendosi nell’aria che si muove facendomi avvertire la sua presenza.
Ora si fa più vicina, ha un passo leggero e incerto.
E il mio maledetto corpo reagisce al pensiero che stia venendo qui.
Perché proprio non me lo aspetto, sarebbe una piacevole sorpresa.
Anche se sono a occhi chiusi, con le gambe allungate e la testa appena
reclinata all’indietro in un tentativo fallimentare di rilassarmi, il mio corpo
reagisce a lei che non ha ancora fatto nulla se non semplicemente esistere e
respirare in un raggio d'azione percepibile dai miei sensi.
Apro entrambi gli occhi per incontrare i suoi che si fanno liquidi, si
tortura l'orlo delle maniche e capisco che aspetta quasi un mio tacito invito.
È ferma in piedi che mi guarda, ha il volto provato dalle ore di lavoro, come
tutti, ma è tutto sommato allegra cosa strana quando è
con me ultimamente.
Mi limito a farmi accarezzare dal velluto marrone dei suoi occhi che
scivola sul mio volto, adesso improvvisamente rilassato sotto il tocco del suo
sguardo.
-Ottimo lavoro Smolder-
Si tiene quelle parole tra le labbra da una
settimana almeno, non abbiamo mai parlato extra lavoro, ma riconosco quando mi
cerca con gli occhi e devia lo sguardo, l’esitazione trattenuta coi denti che
mordono la bocca, le mani che scostano i capelli.
Aveva bisogno di trovar il momento per dirmelo e l’ho lasciata fare,
limitandomi a guardarla. Come si fa coi bambini quando
devono trovare il coraggio di confessarti una cosa.
E mi scappa un piccolo sorriso se penso a quanta dolcezza
mi trasmette con il suo essere impacciata e i miei occhi si dilatano per
accoglierla tutta, prima che mi sfugga come un’ombra al calar del sole.
Si avvicina e si sedie, svegliandomi dal torpore in cui mi stavo cullando.
Sento quell’ansia familiare avvolgermi lo stomaco quando il suo corpo mi
sfiora e il suo odore punge le narici.
Che fai Nina?
Non glielo chiedo.
Averla intorno tutto il giorno, tutti i giorni non mi ha mai fatto abituate
a lei, non l’ha resa quotidiana ne prevedibile.
Gli occhi cerchiati vagano su di lei e la stanchezza abbatte tutto l’astio
e il disagio che costantemente innalziamo tra noi, forse questo è uno dei pochi
istanti di verità quando non ne puoi più di lottare contro l'altro e ti lasci
andare all'indefinibile bene che c'è, sommerso da tutta la sporcizia e le
ferite infette.
È tesa, ma appena fa aderire la schiena contro la panchina si rilassa scaricando
la fatica sul metallo e, in un gesto che mi sorprende e mi strozza un po’ il
fiato in gola, appoggia la testa sulla mia spalla mentre le sue palpebre si
chiudono.
E sento il peso del suo corpo contro il mio, abbandonata a me in un barlume
di fiducia.
Ancora quella domanda
Nina che stai facendo? Cosa
vuoi farne di me e della mia scarsa dignità?
Ancora le parole che mi muoiono in gola.
Non sono sicuro che sia il mio cuore o il suo, un battito incessante prende
vita e rimbomba nella mia testa, i suoi capelli solleticano la mia gota
sinistra mandando impulsi a ogni cellula del mio corpo estremamente
ricettiva al contatto con lei, mentre il calore della pelle della sua
fronte si irradia sul mio collo che scotta.
Trattengo l’impulso di avvolgerla in un abbraccio, di sfiorarla più di
quanto già non faccia per copione e lavoro.
E non posso rilassarmi più con lei incastrata perfettamente in me, nell’incavo
del mio collo, sotto la carne che mi accende arrivandomi fino
dentro.
Non è questione del suo odore, del suo calore, non sono tanto i piccoli
respiri che si fanno più lenti o il fatto che basterebbe voltare la testa quanto basta per raggiungerla.
È il dannato problema che è Nina.
Ed è il problema dell’effetto che ha su di me, del fatto che mi manca lei,
come colma i miei spazi con piccoli frammenti di sé.
Non ci curiamo di nessuno, del buio che scende su di noi, di sguardi
curiosi e confusi, del freddo di gennaio che ci punge il naso addensando i
respiri mentre un umido che profuma di neve carica l’aria attorno.
Tutto, d’improvviso, sembra nuovo.
Un cielo che non ho mai visto, un’aria che non ho mai respirato, un profumo
che non ho mai sentito. Perché era davvero troppo tempo che non sentivo la vita
infiammarmi il cuore e lo stomaco e mi trovo a distendere i nervi del collo
consentendo alla mia guancia di aderire contro i suoi capelli soffici, al mio
cuore di aprirsi a lei e agli occhi di chiudersi di nuovo, cullato da qualcosa
di molto più concreto di ogni mio pensiero.
Restiamo così e per ora ci basta.
Ho solo bisogno della certezza che nella mia vita, anche per un solo
istante, potrò respirare lei.
Ciao a tutti.
Breve one shot nata dai recenti rumors che
millantavano di un momento di tenerezza tra Ian e Nina durante una pausa dalle
riprese, dunque a luci spente.
A presto
Eli