“THE SELKIE WIFE” è stato scritto da Lissa
Bryan e tradotto in italiano da beate
A questo indirizzo potete trovare la
versione originale
https://www.fanfiction.net/s/7598322/1/The-Selkie-Wife
Capitolo 1
Inghilterra, 1553
Molti pensavano che Edward, Conte di Cullen, fosse diventato matto dopo
la morte di sua moglie. Di certo il suo comportamento aveva dato il via a una
marea di pettegolezzi. Aveva congedato la maggior parte dei suoi domestici e
chiuso le sue porte ai visitatori. Il suo maniero era rimasto praticamente
vuoto. La grande sala che risuonava un tempo di risate e della musica dei
menestrelli durante le feste notturne, echeggiava adesso solo dei suoi passi
solitari.
Particolarmente strana era la sua abitudine di camminare. I suoi
affittuari dicevano di vederlo per le sue terre, solo, a piedi. Che un membro
della nobiltà andasse in giro senza attendenti era già bizzarro, ma a piedi?
Non andava a caccia. Non controllava le sue terre. Vagava semplicemente senza
meta, gli occhi a terra, perso in qualunque pensiero lo tormentasse.
Edward non era matto, ma era costretto. Quando i ricordi piombavano su di
lui come uccelli rabbiosi che proteggevano il loro nido, tutto quello che
poteva fare era camminare.
Aveva perso sua moglie due anni prima, di parto. Erano stati sposati da
poco dopo il suo quindicesimo compleanno, un raro matrimonio d’amore. Aveva
saputo fin da giovanissimo di essere fidanzato con Mary e la prima volta che l’aveva
vista, al suo matrimonio, aveva saputo che avrebbe amato quella donna fino al
giorno della propria morte. Nei dieci anni felici che avevano passato insieme,
l’unica macchia era stata l’incapacità di Mary di dargli un erede. Si era
rassegnato a non avere figli, e al fatto che Emmett e i figli che avrebbe avuto
avrebbero ereditato il titolo. Mary aveva sofferto un aborto spontaneo dopo
l’altro. Vedendo come questi la indebolissero, aveva provato a stare lontano
dal suo letto, ma Mary era una donna affettuosa e molto … persuasiva a questo
riguardo. E miracolo dei miracoli, la sua ultima gravidanza aveva tenuto.
Stavano per essere benedetti, finalmente, da un erede. La sua gioia adesso era
una memoria amara. Non avrebbe mai dovuto toccarla.
Due giorni dopo la nascita di sua figlia, Mary era morta di febbre, e
così il suo cuore.
Il neonato era femmina. Edward fu destinatario di tanta pietà. Che sua
moglie fosse morta era triste, ma era peggio ancora che fosse morta per dare
alla luce una femmina. Una femmina non era niente altro che un salasso
in una famiglia, che doveva vestirla secondo il suo rango e provvedere a una
dote per farla sposare. L’unico modo in cui una femmina poteva beneficiare la
propria famiglia, era portando delle relazioni utili col matrimonio.
Edward aveva tenuto in braccio sua figlia per la prima volta dopo il
funerale e fu tentato di odiarla, di incolparla della morte di sua madre, ma
semplicemente non poteva. Elizabeth era così bella e dolce. Somigliava a Mary,
ma invece dei suoi capelli biondi o di quelli ramati di Edward, aveva capelli
ricci e scuri, probabilmente ereditati da sua nonna, come Emmett. Era stata
fasciata stretta, gli arti stretti in quelle strisce bianche per assicurarsi
che crescesse con gambe e braccia dritti, e tutto quello che poteva vedere era
la sua faccetta, una copia di quella di sua madre. Come poteva non amarla?
Il maggiordomo di Edward, James, aveva già assunto una balia per la
bambina. Anche se fosse vissuta, Mary non avrebbe allattato la bambina. Spesso
i bambini venivano mandati a vivere con la balia finché non erano abbastanza
grandi da essere svezzati, ma Edward si rifiutò di farlo.
Rosalie veniva da una buona famiglia, figlia minore di un signorotto che
aveva perso al gioco tutte le sue ricchezze, lasciando la sua famiglia in
povertà. Il marito e il bambino di Rosalie erano morti in un incendio,
lasciandola senza casa e indigente, ed era profondamente grata per il suo
lavoro di cura di Elizabeth. Edward aveva pensato che fosse una scelta
eccellente, soprattutto perché aveva avuto un maschio. Il latte di donne che
avevano partorito dei maschi si diceva che fosse più forte.
Ma qualcosa mancava. La povera piccola Elizabeth si aggrappava a suo
padre quando lui andava a farle visita nella nursery. Rosalie non era un tipo
materno ed Elizabeth era affamata di affetto.
Avrebbe dovuto risposarsi. Il suo giovane cugino, il re, aveva provato a
combinargli un matrimonio fino al giorno in cui era morto, un mese prima.
Edward era ricco, vicino al trono per linea di sangue, e non aveva un erede
maschio, una situazione che non poteva durare. Ma Elizabeth aveva bisogno di
una madre, e lui non voleva procurargliene una tramite un freddo e
calcolato accoppiamento dinastico.
Aveva sentito ieri che la giovane sorella del re, Maria, aveva deposto
Jane Grey. Era quello che Edward si aspettava che avvenisse. Jane era
sconosciuta al popolo e aveva poco sostegno. La maggior parte delle persone
vedeva Maria come l’erede legittima, e il giovane re non avrebbe dovuto provare
a togliere i diritti ereditari alle sorelle e lasciare il trono a sua cugina.
Il giovane re morente era preoccupato che Maria avrebbe disfatto tutte le sue
riforme protestanti, e aveva ragione. Ma non aveva diritti legali per nominare
Jane come sua erede, dato che suo padre Enrico VIII aveva stabilito la
successione attraverso un Atto del Parlamento che non poteva essere ribaltato
con la semplice volontà. Nonostante il fatto che il popolo fosse diffidente nei
confronti del fervente Cattolicesimo di Maria, sentiva che aveva il diritto
morale al trono ed era insorto alla sua chiamata quando lei aveva marciato su
Londra, un esercito di contadini armati di falci e forconi.
Edward sospirò. Gli piaceva Jane. Gli era stata proposta come moglie, ma
la madre di Jane aveva ambizioni più alte di un duca. Jane era quieta e
studiosa, con profonde convinzioni protestanti, che era il motivo per cui il
giovane re aveva provato a lasciare a lei il trono invece che a sua sorella.
Non aveva molto senso dell’umorismo, ma la vita le aveva dato molto poco di cui
ridere. I suoi genitori, sua madre specialmente, erano crudeli, ed Edward era
piuttosto sicuro che lo fosse anche il nuovo marito di Jane. Avevano costretto
la ragazza ad accettare la corona, ma non si aspettavano che Jane, una volta che
l’aveva presa, avrebbe asserito la propria indipendenza rifiutandosi di
incoronare re suo marito.
Ora era nella Torre, prigioniera di Maria. Maria aveva scritto a Edward
che non aveva intenzione di giustiziare Jane, perché capiva che il tradimento
della ragazza era stato involontario. L’avrebbe tenuta imprigionata nella Torre
finché le cose si fossero sistemate e poi silenziosamente l’avrebbe liberata
perché tornasse alla sua vita in campagna, con i suoi adorati libri.
Edward scendeva con attenzione il ripido sentiero che conduceva alla
spiaggia, uno dei posti che preferiva della tenuta. C’era qualcosa nella
costante, ingovernabile natura del mare che acquietava la sua anima. Gli uomini
si affannavano, preoccupati dei loro piccoli guai, e al mare non importava
nulla. Era stato lì per migliaia di anni prima di adesso e sarebbe stato lì
migliaia di anni in futuro, e le sue onde avrebbero ancora colpito la spiaggia.
Si immobilizzò quando sentì qualcosa. Inclinò la testa. Sì, eccolo
di nuovo. Il suono di una risata. Pirati? Si chiese. Pirati e
contrabbandieri erano sempre stati un problema da questa parte della costa.
Edward mise la mano sulla cintura e afferrò l’impugnatura ingioiellata del suo
coltello.
Seguì quel debole suono. C’era una piccola penisola che aggettava
sull’acqua, con alte rocce al centro. Edward scivolò sull’estremità e si guardò
intorno. Lo shock gli fece cadere la mascella, gelandolo al suo posto.
Due donne nude stavano prendendo il sole sulle rocce, la loro pelle
cremosa che brillava alla luce calda del sole. Edward non riusciva a staccare
lo sguardo da quella vista ipnotizzante. Non aveva mai visto neanche sua moglie
completamente svestita. La più piccola delle due aveva lunghi capelli bruni che
l’altra stava pettinando.
Mentre guardava, una foca grigia spuntò dall’acqua, il suo corpo
impacciato cadde pesantemente vicino alle due donne. Con suo grande stupore, la
foca sembrò aprire un’invisibile cucitura e un’altra donna nuda apparve.
Selkie! Edward aveva sentito le storie, naturalmente, ma non avrebbe mai
immaginato di vederne una. Se fosse nato qualche centinaio di anni dopo, Edward
avrebbe questionato sulla propria salute mentale per quello che stava vedendo,
ma lui viveva in un tempo in cui l’esistenza di streghe, demoni, mostri marini,
fantasmi e popolazioni magiche era largamente accettata.
Il regno delle selkie doveva essere più a nord di lì, nei mari freddi a
largo delle coste dell’Irlanda e della Danimarca. Le selkie erano muta-forma,
qualcuno diceva fate del mare, altri dicevano fossero le anime degli annegati.
Erano immortali e non invecchiavano una volta raggiunta la maturità. La loro
pelliccia era quella che permetteva la trasformazione. Se la loro pelliccia si
perdeva o andava distrutta, la selkie sarebbe rimasta intrappolata nella forma
umana, e se veniva rubata, lei sarebbe appartenuta al rapitore finché questi
non gliela avesse ridata volontariamente. Bellissime in forma umana, si diceva
che avessero un grandissimo potere di seduzione sui mortali. Gli uomini si
diceva che fossero amanti incredibili, la risposta alle preghiere di tante
mogli insoddisfatte e zitelle solitarie, e venivano chiamati versando sette
lacrime nel mare. Le donne si diceva fossero eccellenti mogli e madri, per via
della loro natura gentile, ma sia per i maschi che per le femmine, il primo
amore sarebbe sempre stato il mare e potevano languire a morte se restavano
intrappolati sulla terra per troppo tempo.
Strano, pensò, che esseri che possono vivere per sempre, possano morire
di dolore. Il tempo e la malattia non potevano abbatterli, ma le loro emozioni
sì.
La nuova arrivata aveva capelli grigi screziati di nero, come la pelle
che aveva come foca. Teneva quella pelle in una mano mentre con l’altra
salutava le altre donne. La guardò mentre la piegava con attenzione e la
infilava in una fessura tra le rocce.
Le donne si abbracciarono e chiacchierarono eccitate. Quella con i
capelli bruni riappoggiò indietro la testa, un’espressione sognante sul viso.
Edward era catturato dalla sua bellezza, dalla sua forma rotonda e rigogliosa e
quei capelli scuri che fluttuavano sulla roccia sotto di lei. Una delle donne
indicò la spiaggia e fece un gesto alle altre, che saltarono in piedi e corsero
con lei a giocare sulla battigia, così innocenti e spensierate nella loro
nudità come dovevano essere stati Adamo ed Eva prima della Caduta.
Un pensiero riecheggiò nella mente di Edward. Eccellenti mogli e madri.
Gli si fermò il respiro. Questa poteva essere la soluzione. Poteva catturare
una sposa selkie per curare Elizabeth e non avrebbe più dovuto pensare a come
rifiutare educatamente le offerte di matrimonio. Quando Elizabeth fosse stata
grande abbastanza, avrebbe liberato la donna selkie dichiarando che era morta,
lasciandolo di nuovo vedovo disponibile. Il cuore gli martellò di eccitazione.
Strisciò più vicino a dove aveva visto la donna con i capelli grigi
nascondere la sua pelliccia, tenendo d’occhio le donne saltellanti sulla
spiaggia per paura che lo prendessero con le mani nel sacco. Trovò la fessura e
tirò fuori la pelliccia grigia. Una piccola parte di sé sperava di trovare
quella che apparteneva alla donna con i capelli bruni e in fondo al mucchio,
ne vide una che si accoppiava con i suoi capelli. Era sorprendentemente leggera
e piccola, e calda come una cosa vivente. Non resistette alla tentazione di
accarezzare con le dita quel pelo di seta. Che cosa piccola, non più grande di
un tovagliolo. Come ci entrava dentro? Magia, immaginò, la magia del popolo
delle fate.
Rimise a posto le altre, e mise la pelliccia scura nel suo farsetto.
Strisciò giù dalle rocce con attenzione e si mise seduto sulla sabbia a
guardarle giocare. Le invidiava. Avevano l’innocenza spensierata dei bambini
giocando al sole del pomeriggio. Quando era stata l’ultima volta che si era
goduto veramente qualcosa? Non ricordava di aver mai giocato come loro, e
anche da bambino aveva sentito il peso delle sue responsabilità.
Le donne si rincorsero e si schizzarono tra loro, ridendo, tuffandosi e
rotolando nelle onde grigie, lampi di pelle come crema nell’acqua grigia. I
gabbiani giravano in cerchio e gridavano sulle loro teste, scendendo in
picchiata per unirsi ai loro giochi. La donna dai capelli scuri saltò e ne
prese uno, rilasciandolo con una risata quando ciondolò tra le sue braccia.
L’uccello risalì librandosi in aria per poi voltarsi e tuffarsi di nuovo verso
di lei. Lei scomparve sotto le onde e poi balzò verso di lui in un esplosione
d’acqua. Lui virò all’ultimo secondo e lei ricadde nell’acqua ridendo. Che
bellissimo suono.
Il sole cominciava ad abbassarsi in cielo quando stanche, alla fine,
ritornarono alle rocce per prendere le loro pellicce. Una delle donne lo vide e
boccheggiò, indicandolo. In un lampo, le pellicce furono riprese dal
nascondiglio e infilate. Due foche scivolarono in acqua, ma la donna dai
capelli scuri rimase indietro. Cercava freneticamente la sua pelliccia,
cercando con la mano nella fessura e nelle rocce sottostanti, i suoi enormi
occhi scuri che lo guardavano circospetti mentre si avvicinava. La testa di una
foca spuntò dall’acqua poco lontano e lanciò un grido che spezzava il cuore,
vedendo la sua amica ancora sulle rocce, uno sguardo di panico che contorceva i
suoi tratti.
Edward si avvicinò lentamente, le mani lungo i fianchi. «Non aver paura,
Selkie. Non ti farò del male.»
Lei emise un piagnucolio e raddoppiò gli sforzi per trovare la sua
pelliccia, le mani che grattavano le rocce, come potessero aprirsi per darle la
salvezza.
«Ho io la tua pelliccia», annunciò lui.
Lei si sedette, come se le avessero ceduto le ginocchia. «Ti prego»,
sussurrò. «Ti prego, ridammela.» I suoi enormi occhi scuri lo imploravano.
«No, non credo.» Lui la studiò per un momento.
«Farò qualunque cosa mi chiederai. Ti prego, però, ridammela.»
Lui scosse la testa e gli occhi di lei si riempirono di lacrime. «Ho
bisogno di te», disse lui.
Lei guardò il suo farsetto come se potesse vedere la pelliccia nascosta
sotto, ma anche lui sapeva che non avrebbe potuto riprendersela. Una volta
rubata da un mortale, la pelliccia doveva essere ridata volontariamente da
colui che l’aveva presa.
«Qual è il tuo nome?» chiese lui.
Lei sembrò confusa per un momento. «Io non ho una parola-nome.»
Come potevano comunicare senza avere dei nomi, si chiese lui. «Ti
chiamerò Bella», dichiarò lui, perché lei era bellissima, come il mare
indomabile da cui veniva. Isabella era stato il nome della madre della regina
Caterina, ricordò. Avrebbe detto semplicemente che era italiana o spagnola.
«Seguimi», ordinò. La condusse alla base della scogliera sotto la sua
casa e si tolse il farsetto, rivelando la larga camicia bianca che indossava
sotto. Lei emise un piccolo grido quando vide la sua pelliccia, ma lui se la
tenne stretta. Lui le passò il farsetto. «Metti questo, Bella.» Non poteva
portare una donna nuda in casa. Lei lo guardò confusa, così lui lo riprese e
glielo mise sulle spalle, facendo passare le braccia nelle maniche e
allacciando gli alamari dorati sul davanti. Il farsetto le arrivava solo alle
cosce, e in qualche modo sembrava perfino più nuda indossando quello piuttosto
che solo la propria pelle. Le sue braccia erano ingoiate dalle maniche e il
colletto alto le arrivava sopra il mento. Sembrava una bambina spaventata e lui
sentì una strana stilettata di senso di colpa, che allontanò in fretta.
Fece il viaggio di ritorno verso casa a tappe, nascondendo la sua nuova
sposa selkie dietro gli alberi, dietro un cancello, un carro fermo, cercando di
evitare di essere visto dalla casa. Aprì la porta laterale della servitù e la
spinse dentro dopo aver controllato che la strada fosse libera. La fece salire
per gli stretti scalini, tirandola per la mano ogni volta che rallentava per
osservare oggetti a lei non familiari. Non era mai stata in una casa prima? Si
chiese Edward.
La portò nelle stanze della signora, le camere che aveva occupato sua
moglie. Scure, polverose, in disuso, le stanze avevano un’aria sinistra e
trascurata. Andò alla cassapanca nell’angolo e usò la chiave alla sua cintura
per aprirla. Dovette prendere un profondo respiro e chiudere gli occhi per un momento
quando vide uno degli abiti di Mary, il suo preferito, piegato sopra tutti gli
altri. Era di velluto verde muschio, il corpetto dal taglio più basso di come
andava di moda adesso, ma doveva andare finché non avesse potuto vestire Bella
in modo appropriato. Ripiegò le maniche separate e le rimise nel baule. Non
aveva una donna che potesse cucirle adesso e non gli passò neanche per la testa
di farlo lui stesso.
«Metti questo», ordinò spingendo il vestito nelle sue mani. Aprì la
seconda cassapanca che conteneva delle camicie da donna, corsetti e calze, con
le spalle a Bella per concederle il suo pudore. Sarebbe stata impropriamente
nuda sotto il vestito, ma non la voleva subissare, né giocare a fare la
domestica assistendola.
Si voltò dopo qualche minuto e vide che aveva messo il vestito alla
rovescia e stava tirando con una smorfia la stoffa che le tirava sul petto. Lui
sospirò. «Tira dentro le braccia», disse, e fece girare il vestito intorno al
suo corpo finché fu messo alla giusta maniera. Mary era un po’ più grande di
Bella ed il vestito pendeva floscio, ammucchiandosi ai suoi piedi.
«Stai qui», ordinò. «Non toccare niente.»
Lei annuì, e le lacrime riapparvero in quegli occhi scuri e limpidi.
Sentì salire di nuovo un irrazionale senso di colpa che gli fece sbattere la
porta dietro di sé quando uscì. Andò in cerca del suo fratello più giovane,
Emmett, sperando, ma non aspettandosi, di trovarlo a casa. Normalmente Emmett
era fuori a bere e a cercare puttane a quest’ora del giorno. Edward sospirò.
Era qualcosa di cui doveva veramente occuparsi, ma semplicemente non ne aveva
l’energia. Emmett aveva sempre avuto una vena selvaggia, ma da quando era morta
Mary, e di conseguenza era stato trascurato da suo fratello, il comportamento
di Emmett era molto peggiorato.
Fu compiaciuto quando Emmett aprì la sua camera da letto dopo che aveva
bussato, ma non altrettanto compiaciuto di trovare Emmett barcollante in una
nuvola di vapori alcolici. «Ho qualcosa da farti vedere», disse Edward.
«Sì?» replicò Emmett, senza molto interesse. Chiuse la porta dietro di
lui mentre scendeva nel salone.
«Ho trovato qualcos… qualcuno», disse Edward correggendosi a metà frase. «Una
ragazza.»
Ora, Emmett era interessato. «Felice di vederti tornare al tuo vecchio te
stesso», commentò. «Ero preoccupato per te.»
«Non si tratta di quello», disse Edward con impazienza. «Ho
intenzione di farne la mia nuova moglie.»
Emmett sbatté gli occhi. «Congratulazioni. Chi è? La figlia del Conte di
Hale? So che insisteva perché tu accettassi.»
«No, lei è …» Edward esitò. «Lei è una fanciulla selkie.»
Emmett scoppiò a ridere. «Per un attimo ci avevo creduto. È bello
sentirti di nuovo scherzare. Cominciavo a pensare che avessi seppellito il tuo
senso dell’umorismo insieme a tua moglie.»
«Dico sul serio.»
Emmett sbatté gli occhi. «Forse dovresti cominciare dall’inizio.»
Edward gli disse delle donne nude sulla spiaggia. «Non mi meraviglia che
ti piaccia passeggiare là», disse Emmett, con l’aria di uno che ha risolto un
fastidioso mistero.
«Era la prima volta che le vedevo», replicò Edward. Tirò fuori la
pelliccia dal suo farsetto e la diede a suo fratello. Emmett la accarezzò,
girandola e rigirandola tra le mani e Edward sentì una bizzarra fitta di gelosia
che scacciò rudemente. «Sembra una pelliccia normale», disse Emmett.
«Già, e anche molto piccola», concordò Edward. «Eppure l’ho visto con i
miei occhi. Le altre donne hanno messo la loro pelliccia e si sono trasformate
in foche proprio di fronte a me. Quella che ho preso appartiene a Bella.»
«Bella?»
«È così che l’ho chiamata. Non ha un altro nome, o comunque lei dice
così.»
Emmett considerò. «Ho sentito che alla gente magica non piace dire agli
altri il loro nome, perché dicono che gli dà un grande potere su di loro.»
Questo aveva più senso che non averne uno. La povera ragazza era già in
suo potere, forse temeva di dargli ancora più controllo su di lei. «Cosa sai
sulle selkie?» chiese a suo fratello. Si stavano dirigendo verso le camere
delle signore, Emmett che ondeggiava ancora un po’ per la sua eccessiva
compiacenza verso la birra.
«Dicono che siano di buon cuore e delle mogli eccellenti», recitò Emmett.
«Ed hanno grandi poteri per tentare la carne di un uomo.»
Edward considerò. Di certo si era sentito attratto da lei da prima che
lei sapesse che la stava guardando. Se avesse concentrato quel potere
intenzionalmente su di lui … trovò che non si opponeva esattamente all’idea e
questo lo sorprese leggermente. Non aveva più avuto gli appetiti di un uomo da
quando Mary era morta.
Aprì la porta della camera delle signore e trovò Bella esattamente dove
l’aveva lasciata, le mani strette alle braccia. Stava rabbrividendo, anche se
nella stanza non era affatto freddo. Guardò lui e poi Emmett e i suoi occhi si
sgranarono quando vide suo fratello. Edward sapeva che la vista di Emmett
poteva essere a volte sconcertante. La sua stazza da sola bastava a intimidire,
anche senza la cicatrice che gli attraversava la guancia. Emmett guardò
attentamente altrove. Aveva imparato a non osservare la reazione iniziale delle
persone alla sua apparizione.
«Bella, questo è Emmett, mio fratello», le disse Edward. «Se non ci sono
io, devi obbedire a lui come obbediresti a me.»
«Non puoi lasciarla qui», disse Emmett, gli occhi che vagavano sulla
lugubre stanza. «Devi pulire e arieggiare questa stanza.»
Edward si sentì irritato. Questo significava che sarebbe dovuta stare
nella sua stanza, perché nessuna delle altre era pronta per ricevere ospiti. La
cosa si stava rivelando già più problematica di quanto si aspettasse. «Vieni», disse
a Bella e si diresse verso la sua camera. Lei gelò sulla porta, gli occhi
spalancati. «Vieni», comandò facendole il gesto di entrare.
Lei scosse la testa, una mano alla gola.
«Ha paura», disse Emmett.
«Non ti farò del male.» Edward le prese il braccio (la sua pelle era
così morbida!) e provò a tirarla all’interno. Bella si afferrò con le mani
alla cornice della porta rifiutando di muoversi, e i suoi occhi avevano lo
stesso sguardo del cervo che aveva abbattuto nella sua ultima caccia. «Che c’è
che non va?» chiese.
Lei fissava il camino. Provò a vedere cosa l’allarmasse tanto, ma nulla
gli sembrava fuori dall’ordinario.
«Il fuoco!» disse Emmett battendo le mani quando gli venne in mente la
risposta. «Le selkie hanno paura del fuoco. L’avevo dimenticato.»
«È contenuto», disse Edward con impazienza. «Non ti farà male.» Le mise
attorno le braccia e la trascinò dentro. Il corpo morbido e caldo di Bella si
dimenò contro il suo, svegliando una fame che non aveva sentito per anni,
quindi la liberò prima possibile. Lei si precipitò verso la porta. «Per i denti
di Dio!» brontolò Edward. Cosa doveva fare adesso? Legarla al letto? Questa era
una possibilità interessante che non aveva mai considerato prima.
«Non ti agitare, piccola selkie», disse Emmett allegramente, e afferrò la
brocca dell’acqua tirando il contenuto sulle fiamme. La stanza divenne scura e
Bella si rilassò visibilmente.
«Dovrai abituarti ad avere a che fare col fuoco», la avvertì Edward. «Queste
vecchie pietre sono fredde la notte, e io non voglio vivere al buio solo per assecondarti.»
«Potrebbe essere necessario», disse Emmett abbassando la voce perché solo
Edward potesse sentire. «Più stress sente nella sua nuova vita, più è probabile
che languisca per il mare. Potrebbe morire.»
«Vostra Grazia?» Rosalie, la balia di Elizabeth, bussò alla porta. «La
cena è …» si interruppe vedendo la nuova arrivata.
«Questa è Lady Cullen», disse Edward. «La mia nuova moglie.»
Rose sbatté gli occhi.
«Sì, ci siamo sposati all’improvviso», farfugliò Edward, provando ad
inventarsi una bugia al volo. «Ho aspettato che arrivasse dalla sua madre
patria per annunciare il nostro matrimonio.»
«Vostra Grazia», disse Rosalie facendo un inchino.
Bella la guardava.
«Lei … ah, lei ha costumi diversi dai nostri», spiegò Edward.
Rosalie non disse niente.
«Lei è, um, è del Nuovo Mondo», disse Edward, mentre un’idea si formava
rapidamente nella sua testa, «riportata qui da una delle navi spagnole. Nella
sua terra, è una principessa.» Quest’ultima fu un’ispirazione fulminea. Non
voleva che la sua nuova moglie fosse oggetto di derisione e se il popolo avesse
capito che il suo rango era abbastanza alto, almeno in parte ne sarebbe stata
risparmiata. In un tempo in cui una lettera poteva impiegare mesi per arrivare
alla sua destinazione, sarebbe stato difficile, se non impossibile, poter
verificare la sua storia. C’erano stati casi in cui persone avevano finto per
anni di essere dei reali prima di essere smascherati, e Edward intendeva tenere
la sua moglie selkie nascosta agli occhi del pubblico il più possibile.
«Andiamo a cena, volete?» disse Edward porgendo il braccio a Bella. Lei
lo prese, guardando timidamente Rosalie da sotto le ciglia. Stranamente,
Rosalie sembrava spaventarla più di Emmett.
«Vostra Grazia?»
Edward guardò Rosalie che guardava con intenzione le braccia nude di
Bella.
«Oh! Certo, forse dovrebbe assistere Sua Grazia.»
Rosalie non ne fu felice, ma prese le maniche quando Edward le tirò fuori
di nuovo e velocemente le attaccò, borbottando per tutto il tempo sulla
scandalosa assenza di biancheria di Bella. Era al di sotto della dignità di un
duca tener conto dei borbottii di un servitore e Rosalie di frequente usava
questo metodo per esprimere le sue opinioni. Bella era immobile come una
statua. Edward pensò che non respirasse nemmeno. Non appena Rosalie ebbe
finito, si lanciò verso Edward, come se questo le desse una sorta di sicurezza.
Il tavolo della sala grande era stato apparecchiato come ogni sera,
ospiti o no, con l’argenteria più fine di Edward. A fianco del piatto stava la
coppa d’oro che era stato regalo di matrimonio di suo zio, Enrico VIII. Il
posto alla sua sinistra era preparato con la coppa preferita di Emmett, che
Edward scambiò in fretta con una alla sua destra, il posto che Emmett avrebbe
occupato ora che Edward aveva una nuova moglie cui spettava quella posizione
d’onore.
Tirò indietro la sedia per Bella e le fece cenno di sedere. Lei obbedì,
ma sembrava molto a disagio, come se non fosse abituata ad usare quegli strani
utensili. Guardò a bocca aperta il centrotavola, una montagna di fiori in cima
alla quale era appoggiata una gabbietta dorata con dentro due uccelli vivi.
Bella sembrò simpatizzare con la loro difficile situazione.
I servitori portarono il primo piatto, un coscio di vitello che era stato
marinato tutta la notte in sale e spezie. Era ricoperto da una salsa zuccherina
di melegrane con prugne succose. Uno dei piatti preferiti di Edward. Ad
accompagnarlo c’era un focaccia di anguilla, pavone arrosto, tutto dorato, con
le sue piume artisticamente riposizionate, e un pollo arrosto che era stato
farcito con un piccione, che a sua volta era stato farcito con un’allodola.
Edward era un tagliatore di talento, che riusciva a fare una fetta che
conteneva carne di tutti e tre gli uccelli.
«Mmm, stufato!» disse Emmett mentre veniva presentato un piatto di carne
tagliata a fette sottili caramellata con la cannella. «È meglio che tu ti serva
subito», Edward avvisò Bella. «Emmett è famoso per mangiarsi tutto il piatto da
solo.»
In mezzo alle tre portate principali, furono serviti oltre venti piatti.
I nobili avrebbero preso un pezzettino dei propri preferiti; alcuni piatti
rimanevano intatti. Dopo che la famiglia aveva finito di mangiare, i servitori
di rango più alto avrebbero cenato con quelli, poi gli avanzi venivano via via
passati finché tutta la casa aveva mangiato, e i rimasugli venivano dati ai
poveri che facevano la fila fuori della cucina nella speranza di un pasto.
Un grosso pesce venne portato a tavola, posto artisticamente in un aspic
blu, le squame dorate e la bocca farcita di fichi. Il servitore lo mise sul
tavolo di fronte a Bella, sul cui viso si faceva strada lentamente l’orrore.
Lanciò un grido soffocato, premendosi le mani sulla bocca. Le si riempirono gli
occhi di lacrime. Balzò in piedi, afferrò il pesce dal piatto e corse verso la
porta. I servitori la guardarono allontanarsi, poi chinarono le teste a
sussurrare. Edward strinse i denti. Questo era il motivo per cui aveva ridotto
il numero dei domestici.
Emmett scoppiò a ridere. «Forse era un suo amico», boccheggiò tra le
risate.
«Non è divertente, Emmett», disse Edward, alzandosi per raggiungere la
sua strana piccola sposa. Il senso di colpa ritornò, e con esso un altrettanto
strano desiderio di proteggere quella povera creatura dall’angoscia. Le aveva
fatto già abbastanza male, rubandola alla sua vita, alla sua famiglia. Un
pensiero terribile lo colpì: e se avesse avuto un marito selkie? Dei figli? Non
glielo aveva chiesto.
Ma perché preoccuparsi? Non era una persona. Probabilmente non aveva
neanche un’anima. Di certo non era cristiana, perché nessuna donna cristiana
giocherebbe nuda sulla spiaggia. Questo era qualcosa che doveva correggere, e
in fretta. La regina Maria avrebbe riportato l’Inghilterra alla chiesa
cattolica, ed era impaziente di soffocare ogni eresia.
Seguì Bella giù per il ripido sentiero che portava alla spiaggia. La
trovò in ginocchio, singhiozzante, che seppelliva il pesce arrosto nella
sabbia. Lui si accucciò accanto a lei mentre lei compattava il mucchietto di
sabbia sopra la piccola tomba. «Bella, puoi spiegarmi perché sei così
sconvolta?»
«Tutte cose morte», sussurrò. «Cose morte ovunque. Decorate. E voi
le avreste mangiate.»
«Tu non mangi carne?»
Lei scosse la testa.
«Di sicuro nel mare vedi creature che ne mangiano altre.»
Lei guardò la vastità del mare con il desiderio negli occhi. «Sì, quello
è il ciclo della vita, ma loro non … vestono e mandano in parata quelle povere
cose.»
Lui vedeva che si sforzava di trovare le parole giuste per esprimere ciò
che la turbava. Era la macabra, festosa presentazione dei piatti, gli uccelli
riadornati con le loro piume, la frutta infilata nelle loro bocche.
«Devo dire al mio cuoco di preparare più piatti di verdure per te», disse
Edward. «Mi dispiace che questo ti disturbi, ma è qualcosa a cui dovrai
semplicemente abituarti. Io sono un duca. Capisci cosa significa?»
«Un poco.»
«Be’, questo comporta una quantità di sfarzo, anche quando mangio solo
con la mia famiglia. E inoltre, essere un nobile significa che molta gente
guarda ogni mossa che fai. Non puoi fare di nuovo una cosa del genere, Bella.
Il popolo perdonerà un po’ di eccentricità perché crederà che tu venga da terre
lontane con costumi diversi, ma tu devi provare ad adattarti alla vita di qui.»
«Tu non mi lascerai andare», disse con voce piccola, gli occhi ancora
fissi sul mare.
«No. Ho bisogno di te. Ho una figlia, Elizabeth, che ha tanto bisogno di
una madre. È per questo che ti ho preso per moglie.» Il senso di colpa era
tornato e lo rendeva impacciato. «Io … io proverò ad essere un buon marito per
te, proverò a farti felice. Io non farò … cioè, non ti costringerò … ah …. a
subire le mie attenzioni.»
«Ma mi lascerai andare?» insisté lei.
«Quando Elizabeth sarà abbastanza grande da non aver più bisogno di una
madre», concordò lui.
«Lo giuri?» chiese lei. I suoi occhi si spostarono dal mare a quelli di
lui e lui ebbe l’impressione che quella non fosse una promessa come tutte le
altre. Lo stava legando con un voto. La sua spina dorsale formicolò, in
allarme. Una promessa fatta al popolo magico non va presa alla leggera.
«Lo giuro», disse, e sentì una raffica di vento arruffargli i capelli.