“Il giorno fatale era finalmente arrivato. Tra due ore sarei riuscita a realizzare il mio sogno. Sarei riuscita ad incontrarli.”
Era il 6 luglio 2014. Io e la mia migliore amica Giulia eravamo in camera mia per finire di vestirci e truccarci. Quel giorno sarebbe stato molto speciale, lo aspettavamo da più di quattro mesi. Finalmente saremmo riuscite a incontrare i nostri idoli, gli One Direction. Infatti grazie a non so quale miracolo, mia mamma conosceva un ragazzo che lavorava nell’hotel dove alloggiavano gli One Direction, perciò quel giorno avremmo avuto un appuntamento con loro nell’hotel. Io e Giulia eravamo veramente agitate, non avevamo dormito quella notte. Ella indossava un paio di leggins , una maglietta bianca che aveva fatto da sola con sopra scritto :” bitch, I’m punk rock” a caratteri cubitali neri, abbinata a un paio di Vans nere e ai sui soliti braccialetti portafortuna. Io, dopo svariati cambi d’abito cercando il look giusto per un giorno come quello, avevo optato per un paio di pantaloncini corti e la mia maglietta preferita, quella dei Rolling Stones, abbinata a delle converse blu sformate e sbiadite. Mentre cercavo di sistemarmi la mia bionda chioma ribelle di capelli lisci, quasi sempre elettrici, Giulia dall’entrata mi urla:
<< Erica, muoviti oppure arriveremo in ritardo!! Non voglio fare tardi proprio oggi! >>
Come se fosse una novità per noi arrivare in ritardo, cosa che io odio profondamente, ma dato la testardaggine e la pigrizia di Giulia, purtroppo ho dovuto abituarmi alla situazione.
Così ci dirigemmo all’hotel Golden Palace di Torino per il nostro appuntamento. Arrivammo davanti e ci stupimmo del numero di ragazze che presidiavano le entrate. Papà ci fece passare per l’ingresso secondario e appena entrate trovammo ad aspettarci un cameriere che ci guidò nella sala conferenze; ci disse gentilmente di aspettare lì. Mentre eravamo sedute impazienti, io ebbi una certa urgenza di usare i servizi, per cui mi diressi verso la porta, e poi verso il corridoio alla ricerca della toilette. Quell’hotel era davvero grande e come al solito, con il mio immancabile senso dell’orientamento, sbagliai strada e finii in un corridoio che portava alla home. Inquadrai subito la ragazza alla reception e iniziai ad avvicinarmi intenzionata a chiedere informazioni quando mi bloccai di colpo perché ero andata a scontrarmi con qualcuno. Era un ragazzo dai capelli verdi, che era inciampato nella sua chitarra e mi era venuto addosso. Subito si scostò da me e cercò di parlare ma non disse nulla. Non capivo. Poi in modo molto imbarazzato disse : << Oh. Sorry. >>
In quel momento scattò in me non so quale molla e mi guardai intorno. Vicino a noi c’erano altri tre ragazzi: uno biondo e con un percing al labbro, un altro con una bandana in testa e delle bacchette per la batteria infilate nelle tasche dei pantaloni e infine un ragazzo un po’ più scuro di pelle con i capelli neri. Tutti mi stavano fissando.
Allora non sapevo ancora quale fortuna avessi avuto ad incontrare di persona i 5 Seconds of Summer. |