I.
Riflessi di visioni.
Elysion.
Un
luogo capace d'incantare,che con la terra non aveva niente da
spartire. Non vi era una singola colata di cemento in essa,né
il caos che si poteva abitualmente trovare sulla Terra,di cui quel
luogo faceva comunque parte.
Vi
erano solo i suoni dei sogni dell'umanità,nel luogo che gli
umani ignari definivano "il mondo dei sogni",un mondo che
non aveva un aspetto preciso ma,anzi,cambiava e si plasmava a seconda
delle esperienze e dei pensieri del sognatore,adattandosi a lui e
assumendo la forma di luoghi e volti ad esso più o meno noti.
Il
compito del reggente,che un tempo era Helios,consisteva da sempre nel
vegliare sui sogni altrui per accertarsi che nessun male vi
penetrasse e creasse confusione. L'albino aveva ricoperto quella
carica per così tanto tempo,da aver dimenticato quanto spesso
avesse desiderato di poter vedere Elysion cambiare solo per
lui,divenendo il suo mondo dei sogni.
Inizialmente,quando
aveva iniziato a divenire un essere di ossa e carne come gli altri
esseri umani,non era affatto abituato a poter sognare,ma poi vi aveva
fatto l'abitudine,decretando che quel posto diventasse magnifico
appositamente per lui,come un ringraziamento per tutto ciò che
aveva fatto in passato.
Nel
mondo onirico,Elysion aveva assunto la forma di un parco a lui già
noto,ricolmo di alberi dai fiori più vari che creavano,attorno
a lui,l'idea di un enorme tavolozza di colori.
Sedute,insieme
a lui,nell'erba,c'erano la sua consorte Queen Lady Serenity e la loro
figlia,Natsumi,intenti ad organizzare un Picnic e vivere un momento
famigliare normale che,nel mondo reale,non avrebbero mai potuto
avere,a causa del loro ceto sociale. Un Re,una Regina e la
Principessa non potevano permettersi di girare liberamente per
Crystal Tokyo come una famiglia normale,senza essere trattati con
eccessiva reverenza o tartassati da curiosi che porgevano loro le
domande più disparate.
La
più gettonata,era da dove venisse realmente lui. Difficile
spiegare che non era davvero solo un semplice amico dei genitori di
ChibiUsa. Semplice evitare la domanda.
«Papà,»
Lo richiamò la piccola Natsumi onirica,facendolo girare verso
di lei. Sussultò. «Cosa sono questi fiori?»
Indicato dalla bambina,un albero di fiori di ciliegio faceva bella
mostra di sé,apparendo fuori stagione rispetto agli altri
alberi accanto.
Non
era un buon segno,lo sapeva. «Hanno lo stesso colore dei
capelli di mamma.» Riprese la bambina,sorridendo e ridestando
l'uomo dal suo torpore. Lui le rivolse un sorriso incrinato dalla
preoccupazione,annuendo alle sue parole. «Si chiama Fiore di
Ciliegio,o Sakura.» spiegò. Perché un fiore
simile avrebbe dovuto prendere forma nel suo sogno,se lui stesso non
ne aveva mai davvero visto uno dal vivo,poiché divenuti rari
dopo la creazione di Crystal Tokyo che aveva deformato la flora
terrestre?
I
fiori di ciliegio rappresentavano la morte.
Ma
di chi?
«Sono
molto belli.» Continuò lei,avvicinandosi quatta quatta
alla madre e prendendola per mano,esortandola ad alzarsi e seguirla.
«Nacchan-» Sussurrò lei,ridacchiando. Era un
immagine di felicità così bella che sperava di non
doversene mai separare. «Mamma,andiamo a vedere gli altri
alberi-» . . . E lui? Iniziò ad allarmarsi. Si alzò
di scatto,ma la Natsumi onirica lo ammonì,come se non volesse
che le seguisse anche lui. «No no,» Disse
infatti,iniziando a correre insieme a sua madre
che,intanto,ridacchiava. «Solo mamma.»
Le
perse di vista in un tempo brevissimo. Le due sparirono nel viale di
alberi,favorite anche dalla nebbia che iniziò ad alzarsi
sempre più fitta. Capì che non era un semplice sogno,ma
un incubo.
L'urlo
improvviso di Lady Serenity,ovvero la sua ChibiUsa,lo costrinse a
correre come un forsennato verso la direzione dove le aveva viste
sparire,incurante della tovaglia da PicNic ancora a terra e su cui
inciampò come un perfetto idiota. Seccato,la scostò
malamente e continuò a correre,chiamandole a gran voce ma non
ottenendo risposte che non fossero le urla terrorizzate e sempre più
flebili di sua moglie e una risata isterica a farle da sfondo.
Era
un sogno,sì,e non si sarebbe fatto gabbare dal luogo di cui,un
tempo,era il reggente. Conosceva Elysion,sapeva come funzionavano i
sogni. Non si sarebbe modellato per vie casuali in uno scenario
simile.
Stavano
forse plagiando i suoi sogni per dirgli qualcosa,un messaggio
talmente importante da doverlo intimorire in quel modo per farlo
agire? Eppure lui non capiva che cosa-
Arrestò
la sua corsa. Capi d'improvviso il messaggio,nello stesso istante in
cui raggiunse un parco simile a quello dove lui e ChibiUsa,al tempo
ancora dall'aspetto di bambina,si salutarono con una richiesta di
rivedersi ancora a cui lui non aveva mai risposto.
Una
richiesta senza risposta.
Qualcuno
sarebbe morto,ormai ne era sempre più certo. La paura prese ad
attanagliarlo,si incurvò come un arbusto sentendo un freddo
pungente insinuarsi fra le fronde degli alberi. Tutto si congelò,ogni
forma di vita cessò di esistere e poi,una luce irradiò
ogni cosa.
La
luce del Ginzuishou.
Davanti
a lui,Crystal Tokyo venne alla luce così come la ricordava,con
il suo castello che risplendeva di luce propria,esattamente come il
cristallo che lo aveva generato.
Si
voltò di scatto,sentendo dei passi dietro di lui,passi leggeri
e rindondanti,forse di tacchi.
Davanti
a lui,una figura ammantata di viola si era fatta avanti,il capo chino
per non far vedere chi fosse,nonostante la gonna di una Sailor Fuku
fosse ben visibile sotto il pesante mantello.
«Chi
sei?» Le chiese,ma non rispose subito. Prese tempo,alzando il
capo a sufficienza da permettergli di vedere solo due paia di occhi
scarlatti che gli sembrava di conoscere già molto bene.
ChibiUsa?
-Pensò,confuso. «Hai creato tu,tutto questo?»
ancora
nessuna risposta. E se sì,come avrà. fatto? Solo il
reggente,e la Dead Moon,potevano plagiare a quel modo i sogni altrui.
«Rispondimi!» Esclamò iracondo. La figura
misteriosa indietreggiò,chinando nuovamente il capo. «Mi
dispiace che non mi sarà concesso reincontrarvi.»
Reincontrarvi? Era una persona che già conoscevano? Si chiese
chi fosse la Guerriera davanti a lui. Due paia di occhi non bastavano
ad identificarla. «Volevo provare almeno ad avvisarti. Spero
tu abbia colto il messaggio.»
Presagio
di morte. Sì,lo aveva colto in pieno.
«Chi
morirà?» Provò a chiedere,ma ancora,non ottenne
risposta. «. . . Mi dispiace.» Gli sussurrò
semplicemente,voltandogli le spalle.
Non
le avrebbe permesso di andare via senza dargli almeno una delle
risposte che voleva e di cui necessitava.
«Aspetta!»
La fermò,facendo qualche passo avanti. «Dimmi almeno
chi sei.» Lei voltò appena il capo,incurvando le labbra
in un abozzo di sorriso.
«Oh.
. . Non sono forse . . . La tua preferita?»
E
se ne andò. |