La
Maledizione della Primula Nera
(Il
Kinjutsu di Nonna Yamanaka)
"Sposa
me!"
"No,
sposa me!"
"Io
non vivo senza di te!"
"Ti
prego, amami!"
Una
schiera di uomini aveva invaso il cortile antistante l'ospedale di
Konoha. Urlavano verso le finestre della struttura come dei Romeo in
preda a una crisi isterica, attendendo che la bella Giulietta si
affacciasse da una di esse. Ognuno di loro aveva portato seco
qualcosa: un mazzo di fiori, una scatola di cioccolatini o
semplicemente un cuore innamorato. Considerando che era il giorno di
San Valentino non era poi tanto strano che un gruppo di shinobi si
fosse ritrovato proprio in quel luogo dato che la maggior parte delle
donne di Konoha lavorava lì, ma la cosa straordinaria,
assurda, era che fossero lì per un'unica persona; per una
ragazza che fino a quel momento era sempre stata considerata
"intoccabile", una specie di vedova bianca, una suora di
clausura, in virtù delle persone che normalmente
frequentava.
Avvicinare la migliore amica di Naruto Uzumaki nonché
"compagna di Team" - solo
compagna di Team - di
Sasuke Uchiha, detto
il
nukenin,
non era mai
stata una delle aspirazioni degli uomini di Konoha, tranne di coloro
che presentavano patologie psichiatriche depressive o
autolesionistiche tendenti al suicidio. Naruto Uzumaki era molto
protettivo nei confronti della ragazza benché lei fosse
perfettamente in grado di provvedere da sola, mentre Sasuke Uchiha...
beh, Sasuke Uchiha incuteva timore solo a guardarlo con quel ciuffo
che mascherava il letale rinnegan e quell'espressione perennemente
incazzata stampata sul viso. Sakura Haruno era una outsider
da cui era meglio girare al largo, ma in quei giorni sembrava quasi
avere addosso un dolcissimo miele, un nettare irresistibile per
quelle piccole api affamate.
Tutto
aveva avuto inizio qualche giorno prima quando Sakura, Hinata, Ten
Ten e Temari erano state convocate d'urgenza da Ino Yamanaka.
Sakura
era accorsa immediatamente, da buona amica; Hinata aveva chiesto
prima il permesso a Naruto, abituata a portare rispetto al pater
familia nonostante il marito le avesse più volte ripetuto
che
non fosse necessario e le aveva raggiunte insieme a Ten Ten che aveva
obbligato Rock Lee a tenere aperto il negozio.
Temari
aveva sbuffato, sonoramente sbuffato: dover sopportare il Nara era di
per sé già abbastanza impegnativo, ma frequentare
anche
la sua compagna di Team, nonché migliore amica,
nonché
pseudo candidata per il posto di signora Nara tempo addietro, andava
oltre i normali obblighi matrimoniali e se ne fosse stata a
conoscenza a tempo debito probabilmente avrebbe preferito rimanere a
Suna e sposare una delle marionette di Kankuro. Almeno quelle non
rompevano costantemente.
Controvoglia,
si era presentata all'appuntamento e, appena capito il motivo di
quella convocazione urgente, ebbe quasi l'impulso di compiere una
strage. Niente più amiche del cuore, pseudo signore Nara e
soprattutto... niente più stupidi,
inutili, fiori! Nel
deserto di Suna cresceva appena qualche cactus e la sola vista la
nauseava. Come poteva , quindi, una piantina dimensioni bonsai con i
fiori neri come il carbone, suscitare in lei un minimo di interesse?
"É
rarissima" le informò Ino, guardinga, come se quel
piccolo vasetto con tre fiori spennacchiati fosse un ordigno bellico
letale "Non avete idea di quali incroci pazzeschi io abbia
dovuto fare per ottenere questo colore" continuò con una
certa soddisfazione.
"Cosa
c'è di tanto eccezionale in una pianta nera?" chiese
Temari, a braccia conserte, battendo nervosamente un piede. Non era
contrariata, nooo;
avrebbe
solo voluto incenerire quell'esemplare di stupida femmina e la sua
piantina, ma Shikamaru non ne sarebbe stato contento.
"Per
prima cosa è una primula nera e poi, Temari, hai mai visto
una
pianta di questo colore?" le chiese stizzita la Yamanaka,
assottigliando i suoi occhi viola in modo minaccioso. Shikamaru e il
suo pessimo gusto in fatto di donne: lei lo aveva avvertito che
quella donna della sabbia sarebbe stata una gran seccatura.
"Io
la trovo..." le interruppe Sakura per evitare l'imminente
conflitto "particolare, forse un po' macabra, ma unica nel suo
genere" concluse abbozzando un sorrisetto di circostanza. In
realtà quell'ecomostro non le piaceva affatto. I fiori erano
belli se colorati. Un fiore nero andava bene per un funerale forse,
era quasi certa che Sasuke lo avrebbe trovato affascinante, ma lei
tendenzialmente preferiva qualcosa di più tradizionale: una
rosa rossa, una margherita di campo. Peccato che nessuno si degnasse
di regalargliele.
"Parli
proprio tu che sei innamorata di uno che è nero anche
nell'anima?!" inveì la Yamanaka che sperava almeno nel
supporto della sua migliore amica.
Non
aveva poi tutti i torti.
"Io
la trovo carina" esclamò Ten Ten facendo spallucce. Il
suo pollice non era mai stato molto verde; in realtà l'unica
cosa verde in casa sua erano le tutine di Rock Lee, ma quella
piantina la incuriosiva.
"Finalmente
qualcuno con un po' di gusto" proclamò Ino, sbattendo le
mani sul pianale di legno della serra.
Hinata
fino a quel momento era rimasta in silenzio: trovava
quell'esperimento botanico davvero orrendo e sperava che Ino non la
chiamasse in causa perché non avrebbe saputo come dirglielo.
Confidò nel fatto che le amiche fossero abituate alla sua
timidezza e fece un passo indietro senza farsene accorgere,
nascondendosi dietro Temari che era più alta di lei: in
questo
modo Ino, forse, si sarebbe dimenticata della sua presenza.
"Ino!"
Temari era arrivata al limite di sopportazione "mi rifiuto di
credere che tu ci abbia fatte accorrere per questa... questa..."
indicando quella roba che lei non riusciva neanche a definire.
"In
realtà ho deciso di dare a una di voi l'onore di acquistarla
ed essere la prima in tutta Konoha ad averla" confessò la
bionda con malsano orgoglio, come se per loro potesse essere sul
serio un onore immenso essere state scelte dalla regina degli alleli
e dei gameti difettosi per essere le prime a possedere quell'errore
genetico.
"Io
me ne torno a casa" proclamò Temari. Il suo matrimonio la
costringeva a tollerare la Yamanaka, ma non c'era scritto da nessuna
parte che dovesse assecondare le sue follie, né che dovesse
spendere i suoi soldi nel suo negozio. Shikamaru avrebbe capito o in
caso contrario lo avrebbe pestato. L'estemporanea scomparsa di Temari
aveva però rivelato la Hyuga agli occhi della Yamanaka.
"Hinata!"
esclamò "Non ricordavo di averti vista prima"
Passare
inosservata aveva i suoi lati positivi.
"I-Ino"
balbettò la ragazza, arrossendo: aveva sempre provato un po'
di soggezione nei suoi confronti. Avevano due caratteri totalmente
opposti: lei timida e riservata, la Yamanaka estroversa e
chiacchierona. Da alcuni punti di vista la invidiava, per altri
preferiva essere se stessa che una mezza psicopatica.
"Vuoi
comprarla tu, dolce Hinata?" le chiese la Yamanaka, sbattendo le
lunghe ciglia con fare angelico.
Hinata
ricordò una favola che aveva letto da piccola di una strega
malefica che irretiva una povera ragazza, bianca come la neve, con
una mela avvelenata. Scappò via in preda al terrore.
A
quel punto Ino volse lo sguardo verso Ten Ten.
"Ino,
lo sai che io e le piante non abbiamo un buon rapporto" le
ricordò l'amica, sperando che bastasse per farla desistere.
"Dentro
uno di quei cocci dell'eremita ce la vedrei benissimo" le
suggerì, ma non ottenendo alcuna reazione pensò
bene di
aggiungere "Potresti sempre portarla sulla tomba di Neji, nh?"
Sakura
si portò una mano alla fronte: il tatto di Ino certe volte
era
pari a quello di un elefante. Ten Ten preferì non
risponderle
e andare via.
Rimaneva
Sakura...
"Fronte
spaziosa!" piagnucolò l'amica a mani giunte.
"Non
pensarci neanche!". Era forse impazzita?
"Cercherò
di essere più chiara. Se mia madre trova questa pianta qui
dentro, io..." indicandosi enfaticamente con un dito "sono
morta!"
"Portala
alla stele dei caduti" le consigliò " Chi vuoi che
se ne accorga"
"Non
posso"
"E
perché?" Non le aveva detto tutta la verità, se
lo
sentiva.
"Ho
speso molti soldi per questo esperimento" le confessò,
umettando gli occhi. Che attrice!
"Ok"
sospirò la rosa prima che l'amica cominciasse a piangere;
per
finta, ovviamente. "Quanto costa?"
"
Cento Ryo"
"Ma
sei impazzita?" Non solo era brutta, ma anche costosa.
"Va
bene, dai, per cinquanta Ryo è tua"
"Dieci
Ryo al massimo" rilanciò Sakura.
"Trenta"
"Quindici"
Ino
ci pensò un attimo. Meglio di niente.
"Venduta"
esclamò soddisfatta. Sakura un po' meno."Te ne
sarò
per sempre grata" aggiunse con le lacrime agli occhi.
"Guarda
che lo so che stai fingendo"
"Ok"
fece spallucce la bionda ritraendo a comando le lacrime – una
delle
tante capacità innate della Yamanaka – "Vado a
incartartela"
Sakura
uscì dalla serra di Ino con la sua nuova, orrenda, piantina
da
appartamento.
"Cosa
ci faccio con te adesso?" le chiese, guardandola con tenerezza:
non aveva tempo per se stessa, figuriamoci per accudire una pianta.
Nel giro di qualche giorno sarebbe sicuramente morta: i quindici Ryo
peggio spesi della sua vita, ma quantomeno Ino le doveva un favore.
Vide
in lontananza Naruto e Sasuke e non fece in tempo ad evaporare:
Naruto aveva già iniziato a sbracciare e urlare per attirare
la sua attenzione.
Solo
Naruto, ovviamente; Sasuke aveva continuato a
camminare con le
mani in tasca, guardando avanti a sé, apparentemente
disinteressato da quell'inaspettato incontro con la sua compagna di
Team che, in quanto tale, avrebbe dovuto rappresentare qualcosa per
lui, suscitare una qualche simpatia. E invece niente. Quelli erano
sentimenti da Naruto, sentimenti normali da persona
normale,
non da Sasuke Uchiha.
Per
lui, lei era un'entità metafisica, evanescente, per non dire
trasparente o peggio inesistente.
Dopo
avergli concesso il perdono per i peccati di sua competenza e dopo
che lui aveva espiato la restante parte in qualche modo, ancora non
chiaro, sicuramente poco ortodosso, il loro rapporto era tornato ad
essere come quello che avevano a dodici anni: pressoché
inesistente. Lui se ne stava sulle sue e lei passava nottate insonni
a chiedersi perché per lei non potesse essere semplice come
lo
era stato per Ino, per Temari, finanche per Hinata; perché
con
lui dovesse essere sempre così complicato rapportarsi;
perché
dovesse essere per forza così – in una parola
– stronzo.
"Sakura-chan,
che fai da queste parti?" le chiese Naruto, mentre il suddetto
stronzo, per essere sicuro che fosse chiaro il concetto che lei fosse
trasparente, aveva voltato lo sguardo dall'altra parte e guardava i
passanti, non lei; gli uccellini nel cielo e non
lei;
il cane che faceva la pipì all'angolo della strada con la
zampa alzata, ma non lei. Lei che avrebbe voluto
tanto essere
quel cane, quell'uccellino, quel passante, ma era solo Sakura,
qualunque cosa significasse – forse niente.
"Sto
andando a casa" gli rispose, abbozzando un sorriso fin troppo
sereno visto che si sentiva, come sempre, ignorata. Tuttavia da tempo
si era convinta a non dare peso agli atteggiamenti di Sasuke, a non
farsi intimidire – "che bollisse nel suo brodo" si era
detta.
"Cos'è
quella?" le domandò Naruto, indicando la piantina che
portava in grembo.
"Oh,
questa? Nulla, me l'ha regalata Ino" mentì. Confessare
che avesse addirittura pagato per quell'oscenità sarebbe
stato
troppo umiliante.
Qualche
istante dopo Naruto stava di nuovo sbracciando per attirare
l'attenzione di Sai.
Che
incredibile colpo di fortuna per l'Uchiha: lei e il sostituto in un
colpo solo.
"Stiamo
andando a mangiare da Ichiraku, venite anche voi?" chiese Naruto
una volta che Sai li ebbe raggiunti.
"É
cattiva educazione rifiutare un invito a pranzo" rispose Sai,
con il suo solito atteggiamento diplomatico che mandava in bestia
l'Uchiha.
Quantomeno
il ninja della radice era educato.
"Perché
no?" si accodò Sakura. Era il suo giorno libero e non
aveva di meglio da fare. E poi... c'era Sasuke: ogni occasione era
buona.
Si
diressero verso il chiosco di Teuchi, chiacchierando del più
e
del meno. Tranne Sasuke: lui non parlava, si limitava di tanto in
tanto ad annuire e a borbottare qualcosa di incomprensibile.
"Te
l'ha data Ino quella piantina?" le chiese Sai, indicando il
mostro.
Sakura
annuì sperando che lui non conoscesse la storia e non
decidesse di renderla pubblica – le gaffe erano parte
integrante
del carattere dell'amico.
"Alla
fine è riuscita ad appiop..."
Sai
non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò
spiaccicato
al suolo.
"Che
combinate voi due?" chiese Naruto che con Sasuke era qualche
passo avanti a loro.
"Niente.
Come sempre Sai parla a sproposito" rispose Sakura tra i denti,
lanciando uno sguardo eloquente al ninja della radice che recitava
pressappoco "Azzardati a proferire un'altra parola su questa
storia e ti riduco in poltiglia". Per quanto poco pratico in
fatto di relazioni sociali, chissà come, Sai capì
al
volo il messaggio archiviando l'argomento tra quelli da "non
toccare assolutamente" con Sakura insieme a "tavola piatta"
e "permalosa".
Giunti
da Ichiraku si erano accomodati al bancone. Ovviamente Sasuke si era
tenuto a debita distanza dai due mettendosi al fianco di Naruto.
Socievole come un leone della savana che non mangia da giorni.
Naruto
per portarsi avanti con il lavoro aveva ordinato ben due porzioni di
ramen, mentre gli altri tre comuni mortali solo una a testa. Sasuke
odiava il ramen perché essendo fondamentalmente una persona
impaziente detestava aspettare che si raffreddasse prima di poterlo
mangiare. I pomodori erano freddi, semplici e gustosi, ecco
perché
li adorava.
"Devo
farti una domanda, Sakura-chan" esordì Naruto a un certo
punto.
"Dimmi
pure" acconsentì la ragazza, ignara del tipo di domanda
che lui volesse porle.
"In
quei momenti..." il ragazzo sembrava un po' imbarazzato "quelli
d'intimità" sempre più imbarazzato, tanto che era
arrossito e congiungeva ritmicamente le punte degli indici delle mani
"sai, quando stai facendo..."
Sakura
iniziò a capire dove volesse andare a parare e
spontaneamente
il chakra iniziò a confluirle nella mano destra.
"Cosa
piace a voi donne quando fate sesso?" riuscì infine a
chiederle tutto d'un fiato. Se avesse continuato a girarci intorno un
altro po' probabilmente sarebbe esploso.
E
il pugno di Sakura si abbatté sulla sua testa.
"Ahia!
Brucia!" l'urlo di Naruto risuonò nelle strade di Konoha:
la sua faccia era finita dritta dritta nella ciotola di ramen
bollente.
"A
Ino piace che le dica cose sconce. Ma nell'orecchio sinistro. Le cose
che si dicono all'orecchio sinistro si ricordano." rispose Sai,
seduto composto sulla sedia a soffiare sul suo ramen come se niente
fosse accaduto.
Anche
Sasuke era rimasto impassibile. Era abituato ai continui pestaggi che
Sakura riservava a Naruto, ma era possibile che il discorso che
questa volta aveva motivato l'atto violento non lo avesse turbato in
alcun modo? Era forse fatto di pietra? Aveva vent'anni, per tutti i
Kami, possibile che non avesse alcun tipo di pulsione sessuale? Che
quei discorsi non lo mettessero neanche in imbarazzo?
Sakura,
dal canto suo, non aveva idea di cosa fossero "quei momenti".
Intimità:
questa sconosciuta. Sesso: non pervenuto e con esso altri termini
come orgasmo e petting se non nei suoi sogni; quei meravigliosi e
agitati sogni notturni in cui Sasuke le faceva cose che persino Ino
avrebbe reputato scandalose.
Arrossì
involontariamente al pensiero.
"E
comunque, Naruto" continuò Sai " non credo che
Sakura sia la persona adatta per darti consigli"
Sakura
si voltò verso di lui con sguardo minaccioso: ne stava per
sparare un'altra delle sue, ne era certa.
"P-perché?"
gli chiese Naruto con una manciata di spaghetti di soia tra le
labbra.
"Perché
è ancora vergine" gli spiegò il ninja.
Ma
era invisibile? Forse Sai si era dimenticato che lei fosse presente.
"A
vent'anni non è una cosa molto normale visto che quasi tutte
le sue amiche hanno già provato i piaceri del sesso"
continuò imperterrito il ninja della radice non subdorando
il
rischio che stava correndo.
Il
sopracciglio di Sakura aveva iniziato a vibrare, le labbra le si
erano incurvate da un lato e aveva chiuso gli occhi per riuscire a
trovare una ragione, una piccola, assurda, ragione dentro di
sé
per non eliminare Sai dalla faccia della terra.
Non
la trovò, nonostante gli sforzi, e dopo averlo acchiappato
per
la striminzita magliettina che indossava lo aveva lanciato fuori dal
chiosco di Ichiraku con tale forza da spedirlo nel negozio di fronte.
"Io
me ne vado!" urlò, inviperita, riprendendo la maledetta
piantina nera e dirigendosi verso casa con la speranza di riuscire a
dimenticare prima o poi nella sua vita quel momento imbarazzante e
che ci riuscisse anche Sasuke che, come sempre, non aveva battuto
ciglio, come se non fosse stata colpa sua la verginità che
lei
si era imposta. Lei si era "conservata" solo ed
esclusivamente per lui: per un uomo che non se la filava di striscio
e che non aveva reazioni a sentir parlare di sesso.
Cos'era?
Un asceta? Un santone buddhista? O peggio... lo sharingan lo aveva
forse reso imp...?
L'ultima
ipotesi non riuscì neanche a pronunciarla mentalmente:
sarebbe
stato davvero uno spreco, un delitto contro l'umanità.
Entrò
in camera sua, posò la piantina sul davanzale della finestra
e
si buttò a peso morto sul letto.
"Perché?
Perché per me le cose devono essere sempre così
difficili? Perché mi sono innamorata di lui? " si chiese,
sprofondando in una delle sue paranoie che avevano sempre e solo
un'unica causa: Sasuke Uchiha.
Continuò
a piangersi addosso fino a che non si addormentò.
Dormì
a lungo, fino a sera inoltrata. Erano quasi le dieci quando nella
stanza cominciò a sentirsi uno strano odore. Un ottimo odore
in verità; una fragranza dolce e acre allo stesso tempo,
talmente intensa da stuzzicare l'olfatto della ragazza che
subitaneamente spalancò gli occhi.
"É
davvero brutta, ma almeno profuma" pensò, guardando la
piantina. Si riempì i polmoni di quell'essenza
così
gradevole e si sentì improvvisamente meglio. In
realtà
non si era mai sentita così bene. Aveva voglia di uscire
anche
se era tardi; sentiva come una specie di smania incontrollabile.
Si
alzò dal letto e scelse dall'armadio dei vestiti che
solitamente non usava, che considerava troppo audaci per una "acqua
e sapone" come lei ma che stranamente quella sera trovò
assolutamente adatti. Prese la trousse del trucco e si mise davanti
allo specchio: anche quella era una pratica che non amava molto; le
dava fastidio il trucco sul viso ma su quei due occhi verdi, non
più tanto ingenui,
un po' di matita e un mano di mascara le sembrarono quasi
indispensabili.
Prima
di uscire, istintivamente, si era diretta verso la primula e dopo
averne staccato un fiore lo aveva appuntato sul top con una spilla.
Adesso
era perfetta.
Sgattaiolò
fuori dalla porta finestra facendo ben attenzione a non far rumore
per non svegliare i suoi: anche se aveva vent'anni e aveva combattuto
una guerra rimaneva la loro "bambina".
Camminò
a lungo per le strade di Konoha alla ricerca di qualcosa di non ben
definito fino a che non giunse davanti a un locale malfamato dove
solitamente Tsunade-sama passava le sue notti a giocare d'azzardo e a
ubriacarsi.
Quel
posto faceva proprio al caso suo.
Tsunade
era lì, circondata da una quantità industriale di
testosterone pulsante. Teneva banco come se fosse stata lei l'unico
vero uomo in quel locale, mettendo in mostra le sue prorompenti
grazie che il kimono non riusciva a contenere.
Gli
uomini intorno a lei la guardavano estasiati mentre lei li invitava a
puntare su una delle lumache poste in fila sul tavolo.
"Punto
anch'io!" esclamò Sakura, sbattendo dei Ryo sul tavolo,
provocando un innaturale silenzio nel locale.
"Sakura"
Tsunade
la guardò quasi con una tenerezza materna.
"Cosa
ci fai qui?" le chiese, contando i soldi che aveva davanti.
"Questa
sera voglio divertirmi" le rispose con voce ferma che non
ammetteva repliche.
"Finalmente"
sibilò la sennin, assottigliando lo sguardo. Aveva sempre
trovato bizzarro il fatto che la sua migliore allieva non fosse
incline verso alcun vizio.
"E
su quale vorresti puntare?" continuò, mentre gli uomini
intorno a loro assistevano alla scena in religioso silenzio.
Un
ghigno diabolico comparì sul viso della ragazza.
"Su
questa!"
Si
morse il pollice evocando una lumaca che, come lei, sembrava
abbastanza bellicosa.
"Molto
bene. Se gli altri scommettitori non hanno nulla in contrario..."
disse Tsunade, guardandosi intorno.
Nessuno
ebbe il coraggio di obiettare.
"Possiamo
cominciare allora" proclamò, rivolgendo uno sguardo
d'intesa all'allieva.
Sakura
si accomodò al tavolo e presto gli uomini si accalcarono
intorno a lei. Lei che era bella, giovane e... intraprendente.
"Cosa
si beve in questo posto, Tsunade?" domandò, senza
-sama.
La
sennin la scrutò per un attimo, incerta che lei fosse sul
serio la sua allieva; la Sakura che era solita sbuffare la mattina
quando lei si presentava al lavoro con un doposbornia fotonico, non
sarebbe mai entrata in un posto del genere, né avrebbe mai
bevuto qualcosa di diverso da un succo di mirtillo.
Era
meglio di quanto avesse mai auspicato. Orochimaru, da buon
psicopatico, aveva allevato uno psicopatico, Jiraya era Jiraya e non
avrebbe potuto aver altro allievo che Naruto, ma lei? Lei aveva
riposto la sua totale fiducia in una piatta astemiotta
che per
quanto potente non aveva minimamente capito quale fosse il reale
scopo degli insegnamenti che lei le aveva impartito. Ma aveva sempre
confidato nella sua intelligenza e finalmente i suoi sforzi erano
stati ripagati: Sakura era l'allieva perfetta, la sua degna erede.
"Portate
da bere a questa ragazza!" ordinò a gran voce.
-§-
L'indomani
Sakura si svegliò nel suo letto con l'impressione di aver
fatto uno strano sogno quando la nausea la mise di fronte alla
certezza che non lo fosse stato. Corse in bagno e abbracciò
la
tazza del gabinetto come una vecchia amica, cercando nel contempo di
capire perché stesse così male. Forse non aveva
digerito. L'ultima cosa che aveva mangiato era stato un dango a
colazione dato che il ramen, a pranzo, non lo aveva neanche toccato.
Già... doveva essere stato il dango.
Dopo
una buona mezzora in cui ogni volta che aveva provato a rialzarsi un
altro attacco di nausea l'aveva costretta a rituffarsi di testa nel
wc, riuscì ad uscire dal bagno, un po' traballante e con un
mal di testa da guinnes dei primati.
Si
passò un po' di chakra sulla fronte e sullo stomaco e dopo
essersi resa appena presentabile si diresse al lavoro. Una volta
lì,
avrebbe chiesto a Ino di sostituirla nel giro visite perché
a
occhio e croce stava sicuramente covando un'influenza.
"Fronte
spaziosa!" esclamò la bionda appena la vide "Caspita,
stai da schifo!"
Sempre
molto gentile.
"Credo
che mi stia per venire l'influenza" ribatté, portandosi
una mano alla fronte.
"Tsunade-sama
ti vuole parlare. Ti aspetta nel suo studio"
Sakura
si chiese cosa volesse. Kakashi aveva chiesto a Tsunade di gestire
l'ospedale di Konoha fino a che lei non fosse stata in grado di farlo
da sola e con tutti quei feriti, dopo la guerra, era stata davvero
un'ottima idea. Poi Tsunade si era dedicata a ricostruire gli arti
dei due eroi
e
le aveva lasciato carta bianca, trovando gli esperimenti molto
più
appaganti rispetto alle pratiche mediche.
Sakura
bussò alla porta, attendendo il permesso di entrare.
"Avanti"
tuonò la sennin.
Doveva
essere di cattivo umore.
"Tsunade-sama
mi voleva vedere?" le chiese la ragazza un po' titubante.
"Oh,
Sakura! Sei tu? Vieni pure avanti, cara"
Cara?
Era
insolito che Tsunade fosse così contenta di vedere qualcuno.
"Volevo
solo dirti che ti aspetto stasera verso le undici al solito posto.
Sei stata molto in gamba. Non avrei mai immaginato che potessi essere
incline a certe cose."
Ma
di che cosa stava parlando?
"Tsunade-sama,
io... veramente..."
"Capisco"
la interruppe "Vuoi mantenere l'anonimato. Hai paura che
qualcuno ci senta, vero?"
Era
ancora ubriaca dalla sera prima o aveva anche iniziato ad assumere
droghe? Che cosa stava dicendo?
"Adesso
torna al lavoro, ma mi raccomando non fare tardi stasera" la
liquidò, facendole un cenno con la mano che la invitava a
sparire dalla sua vista.
Sakura
uscì dalla stanza un po' perplessa. Non aveva capito molto
di
quello che aveva detto la sua maestra. Dove dovevano incontrarsi? E a
fare cosa?
Ritornò
pensierosa al suo ufficio e sentì, finalmente, il suo
stomaco
dare segni di vita. Aveva fame.
Ino
aveva iniziato il giro visite quindi lei aveva un po' di tempo per
uscire e andare a fare colazione.
Evitò
il chiosco dei dango: non voleva correre il rischio di stare male di
nuovo. Si fermò in un take away e prese un uovo al tegamino
e
del bacon con del pane tostato. La
colazione del campione.
Appena
fuori dal chiosco, pregustando già la sua colazione con il
pensiero, si sentì afferrare per un braccio.
"Hey,
bambolina." la chiamò un uomo, afferrandole il polso.
"Mi
lasci immediatamente" gli ordinò, liberandosi dalla sua
presa.
"Che
caratterino!" esclamò lui di rimando "Che ne diresti
di uscire con me questa sera?" le chiese, avvicinandosi
pericolosamente con le labbra al suo orecchio.
"Ma
che diavolo sta dicendo?" sbraitò Sakura, cercando di
divincolarsi.
"Che
sta succedendo qui?"
La
voce di Naruto e con lui... l'immancabile, silenzioso, Sasuke.
Ma
quei due andavano sempre in giro insieme?
"Stavo
solo chiedendo alla tua amica di uscire con me" gli spiegò
l'uomo con strafottenza. Possibile che non sapesse chi avesse
davanti?
Naruto
era diventato viola, pronto a scatenare Kurama, mentre Sasuke... lui,
come sempre, non dava segni di attività cerebrale.
"Ti
sta infastidendo, Sakura-chan?" le chiese Naruto in apprensione,
guardando in cagnesco l'uomo.
"N-no,
Naruto, va tutto bene" gli rispose, un po' incerta. Era confusa:
solitamente gli uomini non le si avvicinavano così
facilmente
e in modo così diretto. Inoltre quel ninja non era poi
niente
male, anche se il gufo impagliato davanti a lei era indubbiamente
meglio.
"Pensaci,
bambolina" le sussurrò l'uomo prima di allontanarsi.
"Ma
come ti permetti?" sbraitò Naruto, stringendo i pugni.
Sakura
era rimasta in silenzio, a testa bassa, completamente incapace di
dire o fare qualsiasi cosa.
"Sakura-chan,
se ti dovesse ancora infastidire, dimmelo immediatamente che gli
faccio passare io la voglia di fare il cascamorto" si
raccomandò
l'amico, ergendosi a protettore delle povere fanciulle indifese
–
vergini.
"Non
sono più una bambina" mormorò lei, superandoli.
"Che
ha detto?" chiese Naruto a Sasuke che fino a quel momento si era
limitato a osservare in silenzio quello strano accadimento.
"Mh"
tagliò corto l'Uchiha, fingendo di non aver compreso anche
lui
le parole della ragazza.
Il
comportamento anomalo di Sakura gli aveva creato un certo disagio.
Realizzò che Sakura non era più una bambina e che
fosse
normale che gli uomini provassero interesse nei suoi confronti.
-§-
Sakura
si rinchiuse nel suo ufficio fino alla fine del turno, cercando di
non pensare a quanto accaduto.
Tornò
a casa e dopo una lunga doccia, pensò bene di andare a
dormire: si sentiva più stanca del solito, come se avesse
passato una notte insonne.
Ma
non riuscì a dormire a lungo. Scoccate le ventidue si
alzò
dal letto, si vestì e uscì di casa: aveva un
appuntamento.
"Sei
in ritardo" le fece presente Tsunade mentre contava i Ryo della
scommessa precedente.
"Adesso
sono qui" ribatté Sakura con tono piatto, volto a far
capire alla Sennin di non tirarla tanto per le lunghe.
"Bambolina,
sei arrivata finalmente!" esclamò un uomo alle sue
spalle.
"Se
ci tieni alla vita non chiamarmi bambolina, io ho un nome"
ringhiò la ragazza, lanciandogli uno sguardo minaccioso.
L'uomo
rimase per un attimo interdetto: non sembrava la stessa ragazza di
quella mattina.
"Hai
pensato alla mia proposta?" le chiese, avvicinandosi a lei.
"Quando
avrò finito qui potrai riaccompagnarmi a casa" gli
comunicò, accomodandosi al tavolo delle scommesse.
Non
era proprio quello a cui l'uomo aveva pensato, ma era pur sempre un
inizio.
-§-
"Ah!
Adesso sì che sono soddisfatto!" esclamò Naruto,
massaggiandosi la pancia mentre camminava in compagnia di Hinata e
Sasuke. Dopo che la madre di Sakura gli aveva riferito che la figlia
stava già dormendo, erano andati a cena loro tre. Sasuke si
era sentito un po' di troppo e appena finita la cena, aveva cercato
di defilarsi, ma Naruto aveva tanto insistito nel fare un tratto di
strada insieme.
"Hai
mangiato come un maiale" gli fece notare Sasuke, mentre la Hyuga
sorrideva felice, tenendo la mano al biondo.
"Ho
bisogno di nutrirmi, io!" sbraitò Naruto "Non sono
come te che vivi di aria"
Hinata
ridacchiò sommessamente: trovava molto divertenti i
siparietti
di quei due.
"Usurantonkachi."
Sasuke non vedeva l'ora di tornarsene a casa: camminare per Konoha
con i due piccioncini era alquanto imbarazzante.
"M-ma
quella non è Sakura-chan?" esclamò Hinata a un
certo punto.
"Hinata-chan,
ma che dici? Sakura è a casa"
E
invece Sakura era proprio davanti ai loro occhi con dei vestiti
strani, audaci, che non le avevano mai visto indosso e per di
più
era in compagnia del ninja che l'aveva importunata quella stessa
mattina.
"Ma
non è possibile!" disse il biondo "Che diavolo ci fa
con quello?"
Sasuke
era rimasto in silenzio; cercava di metabolizzare sia il fatto che
Sakura fosse vestita in quel modo, sia che fosse con "quello".
Iniziò a sentirsi più insofferente del solito,
infastidito e confuso. L'unica cosa che non desiderava era che Naruto
potesse in qualche modo attirare la sua attenzione e costringerli ad
incontrarsi: non era preparato a tale evenienza.
"Sakura-chan?!"
urlò a gran voce, usando un tono simile a quello di un padre
arrabbiato.
"Ci
sono i tuoi amichetti" le fece notare il ninja, costringendola a
voltarsi verso di loro.
"Sakura-chan,
tua madre ci ha detto che stavi dormendo" continuò
Naruto, mentre Sasuke sembrava, apparentemente,
in modalità "pronto a uccidere".
"Avevo
voglia di uscire. Mi è per caso vietato?" gli rispose con
insolita freddezza.
"No,
ma avresti potuto raggiungerci da Ichiraku" le spiegò, un
po' spaesato da quel comportamento strano.
"Non
devo darvi alcuna spiegazione" chiosò la ragazza, mentre
il ninja dietro di lei le posava una mano sul fianco con aria
soddisfatta. Rispetto a quella mattina le parti si erano leggermente
invertite.
"Ma
che stai dicendo?" la rimproverò Naruto, sempre
più
confuso e basito.
"Non
ho bisogno della vostra protezione, anzi se non vi ho tra i piedi
è
meglio. Mi rovinate la piazza." gli rispose, sorpassandolo.
Naruto
spalancò gli occhi talmente tanto da rendere la pupilla un
puntino blu in un'immensa macchia bianca. Sasuke, invece , aveva
ascoltato in silenzio, non mostrando – sempre
apparentemente –
alcuna emozione.
"Sakura-chan,
noi siamo un Team, te lo ricordi? Perché ti comporti
così?"
insistette Naruto che non riusciva davvero a credere alle sue
orecchie e pensava che sicuramente anche Sasuke la pensasse come lui,
ma che per ovvi motivi stesse zitto.
Sakura
si voltò verso gli amici, nello stesso modo in cui molto
tempo
fa Sasuke si era voltato verso di lei in una notte di luna piena, con
lo stesso ghigno, lo stesso sguardo.
"Te
lo ripeto, Naruto, non vi devo alcuna spiegazione" . Lo
stesso tono.
Un
dejavù che Sasuke non poté far a meno di notare.
"Ma
Sakura-chan..." piagnucolò Naruto, atterrito, vedendola
allontanarsi con quel tizio.
"Tsk"
sibilò Sasuke, prendendo la strada opposta.
"É
l'unica cosa che sai dire?" gli chiese retoricamente l'amico.
"Ha
ragione lei" gli rispose, senza voltarsi.
"Ma
che stai dicendo, Teme?" urlò il biondo in preda a un
attacco di ira da distruzione immediata di tutto il circondario
"Tu..."
"Non
importa" lo zittì l'Uchiha, continuando a camminare con
le mani in tasca e la testa all'insù. Ironia della sorte:
anche quella sera c'era la luna piena.
-§-
Sasuke
si era disteso sul divano con la testa piena di pensieri e sentimenti
contrastanti. Da un lato trovava più che giusto che Sakura
uscisse con dei ragazzi, aveva vent'anni ed era una bella ragazza, ma
dall'altro non riusciva ad accettarlo perché da quando era
ritornato a Konoha aveva iniziato seriamente a pensare a lei in
maniera molto diversa rispetto al passato. Non aveva esperienza in
quel campo e quindi non sapeva come approcciarsi a lei in quel modo;
aveva sperato che, frequentandosi, Sakura prima o poi tirasse fuori
il discorso, facesse il primo passo e a quel punto lui avrebbe
lavorato di fantasia. Ma non era avvenuto, lei non aveva più
toccato l'argomento, non una volta, neanche per sbaglio, forse per
rispetto nei suoi confronti o per paura di essere rifiutata ancora.
Sicuramente il suo comportamento non era stato proprio normale, ma le
conseguenze di una profonda sofferenza spesso portavano a mutamenti
della personalità - lui ne sapeva qualcosa.
Qualcuno
bussò alla porta e lui controvoglia si alzò per
andare
ad aprire, preparandosi mentalmente a spedire il Dobe con un pugno a
casa Hyuga.
Riuscì
a stento a mascherare lo stupore quando al posto dell'Usurantonkachi
si ritrovò di fronte Sakura.
"Posso
entrare?" gli chiese con una voce stranamente calda, poggiata
allo stipite della porta con le braccia conserte.
Lui
aveva annuito con la testa e l'aveva lasciata entrare, chiedendosi
cosa ci facesse a quell'ora di notte ancora in giro.
"Volevo
scusarmi per il mio comportamento" esordì lei, rimanendo
in piedi, di spalle.
Lui
avrebbe voluto dirle di accomodarsi, ma l'atteggiamento di Sakura
sembrava ancora ostile e quindi preferì evitare, rimanendo
in
piedi a sua volta, a debita distanza.
"Mh"
mugulò, con comprensione.
"Già,
dimenticavo, a te non importa" ricordò, scuotendo la
testa.
Aveva
frainteso come nella migliore delle tradizioni. Per quanto Sakura
conoscesse Sasuke da tempo, alcune sue espressioni non riusciva a
capirle e spesso le interpretava male.
A
quel punto Sasuke avrebbe dovuto rassicurarla, dirle che "non
c'era alcun problema", ma preferì rimanere zitto a
guardare le spalle di Sakura che si irrigidivano e iniziavano a
tremare. Era sicuro che stesse per piangere e rimase quindi
sbigottito quando la sentì ridere, ridere di gusto, in un
modo
un po' isterico a dire il vero.
Si
era poi voltata verso di lui e aveva iniziato ad avvicinarsi. Ebbe
quasi l'impulso di fare qualche passo indietro: c'era qualcosa di
strano in lei, qualcosa che gli faceva paura. Rimase invece immobile,
come una statua, mentre lei ormai era a un passo da lui.
"Ma
come fai?" gli aveva chiesto con un sorrisetto malizioso e lo
sguardo furbo "Come fai a essere sempre così distaccato
da tutto e tutti? Sul serio, è una domanda che mi sono posta
molte volte"
Lui
l'aveva guardata dritta negli occhi, cercando di capire che cosa si
nascondesse dietro quel verde che sembrava sempre lo stesso, ma non
lo era.
"L'algido
Sasuke Uchiha" sussurrò a un centimetro dalle sue labbra,
infilando la mano tra i suoi capelli troppo in fretta perché
potesse fermarla.
Si
era intrufolata tra i fili neri, tirandoli appena e poi si era
fermata sulla nuca. Sasuke sentì un brivido scuotere ogni
singola cellula del suo corpo.
Era
così una carezza? Non ricordava neanche più come
fosse.
"I
tuoi capelli sono sottili e morbidi, proprio come immaginavo"
constatò lei "chissà se anche il resto" e
così dicendo la mano era scesa lungo il collo fino alla
scollatura del Kimono di cotone nero dove la linea dei suoi pettorali
era talmente nitida da essere una strada terribilmente invitante da
percorrere.
Sasuke
lasciò che si facesse strada sotto la stoffa, come incapace
di
muovere anche solo un muscolo. Sakura lo aveva preso alla sprovvista
non dandogli il tempo per escogitare una contromossa. Era immobile,
stentava persino a respirare, in balia di piccole scosse non meglio
identificate che gli partivano dallo stomaco e arrivavano al
cervello, negandogli ogni possibile reazione.
La
mano di Sakura si spostò lentamente, sfiorando la pelle
nivea,
segnata da cicatrici più o meno visibili fino a fermarsi
proprio in direzione del cuore dove aveva iniziato a picchiettare con
i polpastrelli come per seguirne il ritmo, decisamente accelerato.
"Allora...
hai anche tu un cuore" sussurrò lei " E se adesso
io..." continuò avvicinandosi ulteriormente alle sue
labbra, mettendosi sulle punte.
Era
chiaro: stava per baciarlo. Ricambiare un eventuale bacio avrebbe
cambiato tutto eppure Sasuke non riuscì a spiegarsi
perché
il suo corpo si fosse mosso da solo inclinando leggermente la testa
in avanti, verso di lei.
Lo
baciò lentamente, afferrando con delicatezza il labbro
inferiore per costringerlo a socchiudere la bocca e averne libero
accesso.
Fu
un bacio breve.
Sasuke
non riuscì neanche a chiudere gli occhi, troppo scioccato e
impreparato; ed era tutto così straordinariamente giusto per
una volta che ebbe quasi il timore che non fosse vero. Era il suo
primo bacio non tenendo conto di quello dato a Naruto.
"Hai
un buon sapore" constatò lei, passandosi la lingua sul
labbro superiore.
Anche
lei, dannazione,
aveva un buon sapore.
La
mano, dal cuore, riprese il suo percorso, scendendo sugli addominali
fino all'obi, l'ultimo baluardo della dignità di Sasuke.
Entrambi l'avevano seguita con lo sguardo fino a che non aveva
afferrato la cinta e aveva iniziato a tirarla delicatamente verso il
basso. Una volta sciolto quel nodo lei si sarebbe accorta che, nel
mentre, tutto il sangue che lui aveva in corpo era confluito in un
unico posto; una cosa del tutto normale per un uomo in quella
situazione. Sasuke ripensò al ninja con il quale l'aveva
vista
e provò rabbia, gelosia, perché quel pezzente non
meritava affatto di uscire con lei. Lei
era sempre stata sua.
Lei
però non sembrava intenzionata a scioglierlo, al contrario,
sembrava come se divertisse a giocherellarci, mandando in tilt anche
l'ultimo barlume di lucidità dell'Uchiha che, nonostante
tutto, continuava a mostrare una stoica indifferenza.
Improvvisamente
Sakura si fermò, mollando la presa.
"Devo
proprio andare adesso" gli aveva comunicato, alzandosi di nuovo
sulle punte per baciarlo sulla guancia "É stato
interessante" aggiunse con voce suadente e un sorrisetto
malizioso sul viso.
Sasuke
a quel punto avrebbe voluto dirle qualcosa, ma proprio non
riuscì
a trovare le parole.
"Tornerò
a trovarti, Sasuke" lo avvertì la ragazza prima di uscire
dalla porta d'ingresso.
Sasuke
si chiese se fosse una promessa o una minaccia.
Ancora
immobile, con la testa piegata in avanti e qualcos'altro che gli
stava dando il tormento, Sasuke Uchiha ricominciò a
respirare.
Da
quando Sakura era diventata così intraprendente? Da quando
aveva il permesso di toccarlo liberamente e soprattutto in quel modo?
Forse lui, inconsapevolmente, le aveva lanciato qualche segnale?
No,
quello era fuori discussione. Con Sakura cercava sempre di scegliere le
parole più adatte oppure non parlava affatto. Era
impossibile che lei avesse intuito che da un po' lui avesse iniziato
a pensare a loro due, cercando di capire se ne fosse innamorato o
meno. L'unica possibilità era che il Dobe avesse spifferato
qualcosa. Non che lui gli avesse confidato niente di che, ma dopo
l'ennesima volta che l'amico gli aveva chiesto "Che intenzioni
hai con Sakura-chan?" , lui non aveva risposto con uno dei suoi
soliti versi incomprensibili, ma un sincero "Ci sto pensando".
E Naruto aveva sorriso perché sapeva che quel "Ci sto
pensando" significasse "Ho già preso la mia
decisione ma non ho la più pallida idea di come fare".
Da
un certo punto di vista, Sakura, quella sera, gli aveva tolto le
castagne dal fuoco – o forse aveva solo alimentato il
suo di fuoco – ma da
adesso in poi come si sarebbe dovuto comportare?
Sbuffò,
ridando aria ai poveri polmoni che fino a quel momento avevano
respirato a stento.
-§-
L'indomani,
Sasuke Uchiha, si alzò dal letto dopo una nottata insonne in
cui il pensiero di quanto accaduto non aveva fatto altro che
alimentare quel maledettissimo
sopracitato fuoco.
Era
passato diverse volte, casualmente, davanti all'ospedale, guardando
con la coda dell'occhio le finestre. Quando finalmente si era reso
conto che un incontro casuale sarebbe stato impossibile, si era
deciso ad entrare.
Sakura
era nel suo studio, intenta a visitare un paziente. Lo aveva visto e
gli aveva sorriso dolcemente. Terminata la visita gli aveva fatto
cenno di entrare e lui, per
privacy,
si era chiuso
la porta alle spalle.
"Sasuke-kun,
sei per caso ferito?" gli aveva chiesto un po' allarmata,
allungando una mano verso di lui che istintivamente aveva fatto un
passo indietro. Il
suo
fuoco al momento era spento.
Sakura
aveva ritirato la mano, l'aveva chiusa a pugno e portata sul petto,
ferita – come sempre.
"A
che ora termini il turno?" le aveva chiesto, scandendo bene le
parole. Era un Uchiha e non sarebbe certo stata una richiesta di
appuntamento a metterlo in difficoltà. O almeno era questo
che
si era ripetuto durante il suo andirivieni mattutino nei pressi
dell'ospedale.
"Naruto
vuole andare da Ichiraku?" gli aveva domandato lei di rimando,
muovendosi verso il lettino delle visite per cambiare il telo e
rimettere apposto gli attrezzi. Giusto per fare qualcosa: essere da
sola in una stanza con Sasuke le creava una certa ansia.
"No.
Noi due, da soli." dichiarò l'Uchiha con lo stesso tono
con cui aveva lanciato la sfida a Naruto. Non
conosceva altro tono,
quindi
sembrò
più una dichiarazione di guerra che un invito a cena.
Sakura
aveva sbarrato gli occhi e iniziato a sentire le gambe diventare
molli.
Sasuke
le aveva appena proposto di cenare con lui? Da soli per giunta?
Probabilmente
quella strana influenza che aveva preso le dava anche le
allucinazioni o forse aveva colpito anche lui.
"Scusa"
tentennò "Puoi ripetere?" gli chiese, incrociando
mentalmente le dita perché non la tramortisse.
"Tsk"
Ecco
appunto. Questa volta se l'era meritato.
"Il
mio turno finisce alle otto" si decise a rispondergli.
Sasuke
la guardò con perplessità: sembrava diversa, di
nuovo.
La ragazza che
la sera prima, per poco, non lo aveva denudato, era di nuovo insicura
e impacciata. Come facesse a cambiare dalla sera alla mattina non
riusciva proprio a capirlo.
Annuì
con la testa, uscendo dallo studio e Sakura, ancora un po' scioccata,
lo rincorse.
"Non
mi hai detto dove?" gli chiese, urlando un po', visto che lui
era già arrivato in fondo al corridoio.
"Da
me" le rispose, sparendo poi dietro l'angolo con un ghigno
stampato sulla faccia.
-§-
Sakura
tornò a casa volando su una nuvola di cuoricini. Sasuke
l'aveva invitata a cena a casa sua, da
soli.
Doveva essere un
sogno, un sogno bellissimo!
Si
fece una doccia veloce e poi iniziò a cercare nell'armadio
qualcosa di decente da mettere. Per l'occasione decise anche di
indossare un completo intimo in pizzo bianco che aveva comprato
molti, ma molti anni prima e che a dire la verità le stava
anche un po' stretto sul seno ormai.
"Meglio
così" pensò "Sembrano più grandi"
Indossò
un vestitino celeste a portafoglio, legato in vita da un nastro. Non
diceva proprio "Fai
di me quello che vuoi",
ma "Sono
vergine e
pura, ho vent'anni ed è ora che ti dia una svegliata".
Si
sistemò i capelli, appuntandosi un fermaglio con un
fiorellino
celeste dal lato della riga. Forse la fretta, forse l'emozione o la
mano tremante, il fiorellino si staccò dal fermaglio.
"No!"
esclamò la ragazza "Adesso come faccio?"
Il
suo sguardo cadde casualmente sulla piantina di Ino.
Prese
uno dei fiori neri e avvolse il gambo intorno al fermaglio,
appuntandolo nuovamente sui capelli.
"Così
va meglio!" esclamò, soddisfatta del risultato.
-§-
Sasuke
era steso sul divano del salotto. Era rimasto per due ore seduto al
tavolo della cucina in attesa dell'arrivo della sua ospite che per
assurdo non si era presentata. Forse aveva avuto un contrattempo
oppure aveva semplicemente deciso di non presentarsi; o forse non
aveva capito anche se lui era certo di essere stato abbastanza
chiaro. Fatto sta che non si era presentata e lui... ci era rimasto
male.
Non
riusciva a capirla: la sera prima aveva quasi approfittato di lui
contro la sua volontà e adesso che era lui a voler
approfittare di lei in
modo consensuale, lei
si negava. Le donne erano davvero un mistero.
"Ciao,
Sasuke."
Il
ragazzo alzò appena la testa, voltandosi verso la finestra
aperta.
"É
inutile tenere acceso il camino se lasci la finestra aperta" gli
fece notare, chiudendola.
"Sei
in ritardo" la rimproverò con tono piatto. Non voleva
farle capire di essere risentito.
"Mi
aspettavi?" gli chiese, avvicinandosi al divano.
Lo
stava prendendo in giro?
"Hai
fame?" le domandò per gentilezza, anche se il fatto che
non si fosse mosso dalla sua posizione lasciava a intendere che non
avesse alcuna intenzione di riservarle quella cortesia dato che lei
era arrivata in ritardo. Inaccettabile.
"Un
certo appetito lo avrei" gli rispose con malizia, slacciandosi
la cinta del vestito per poi lasciarlo cadere in terra.
Lui
le lanciò una breve occhiata, ritornando subito a guardare
il
soffitto.
Si
era comportata da maleducata e pensava che bastasse quello per farsi
perdonare? Non ricordava chi avesse di fronte?
Nonostante
quel qualcosa che l'aveva tenuto sveglio la notte precedente avesse
già reagito a quella visione, Sasuke decise di dare adito a
tutto il suo - immenso
- amor proprio. Gli venne la brillante idea di pensare a qualcosa di
ripugnante che gli facesse cancellare temporaneamente dalla mente il
fatto di aver visto Sakura in lingerie bianca, assolutamente ben
disposta a fare sesso con lui. Pensò
a Orochimaru e
straordinariamente sembrò funzionare.
"E
perché mai io dovrei..." tentò di ribattere, ma
non ebbe il tempo di finire la frase che Sakura era già a
cavalcioni sopra di lui.
"Perché
lo vuoi anche tu" lo zittì, guardandolo dritto negli
occhi mentre la sua mano scivolava sotto il kimono fino agli slip.
Sasuke
con un colpo di reni la fece cadere dal divano, capovolgendo la
situazione. Si mise sopra di lei e le bloccò i polsi.
"Non
sai quello che dici" le disse, cercando di mantenere il
controllo anche se la posizione non aiutava molto.
"Ne
sei sicuro?"
Era
una sfida e Sasuke Uchiha non si era mai tirato indietro di fronte a
una sfida.
La
baciò con foga, togliendo a entrambi il respiro.
Assaporò
la sua lingua con avidità, non come la sera precedente
quando
lei gli aveva consentito solo di assaggiarla e quando si ritenne
soddisfatto, si staccò da lei.
"E
questo che vuoi?" le chiese, guardandola in quei due occhi verdi
in cui si rifletteva la sua immagine non più tanto fredda e
distaccata.
Lei
non gli rispose a parole, ma a fatti, mettendo una mano sulla sua
nuca e tirandolo a sé con la stessa foga con cui l'aveva
fatto
lui poco prima.
Sasuke
si liberò del kimono, mantenendo il contatto con le sue
labbra
calde, lasciando che le mani di lei esplorassero il suo corpo nudo ed
eccitato.
Sembrò
come se lo avessero privato della vista, dell'udito e dell'olfatto
perché l'unica cosa che era in grado di vedere era lei;
sentiva solo il suo respiro e i suoi gemiti; il profumo dei suoi
capelli e della sua pelle. Non aveva mai provato nulla del genere in
tutta la sua vita. Aveva perso se stesso in quei baci infuocati e
quelle carezze proibite e non desiderava altro che perdersi ancora, e
ancora.
Le
passò una mano nei capelli, trovando un impedimento. Per la
foga lo strappò via, facendolo cadere per terra.
"Ahi!"
aveva esclamato la ragazza e Sasuke si era fermato pensando di aver
fatto qualcosa di sbagliato.
"Non
importa" lo aveva rassicurato, guardando il fermaglio per terra,
di nuovo rotto "Buttalo nel fuoco"
E
lui ubbidì, gettandolo nel camino alle sue spalle. Aveva ben
altro a cui pensare che a uno sciocco fermaglio, gliene avrebbe
regalato un altro.
Ripresero
a baciarsi e Sakura chiuse gli occhi, mentre Sasuke percorreva con la
lingua la sua pancia ed entrambi ardevano di desiderio come quel
fuoco che intanto stava incenerendo il fermaglio.
Quando
la ragazza riaprì gli occhi, ciò che vide la
lasciò
alquanto perplessa. Pensò che stesse sognando che non
fossero
i capelli di Sasuke quelli che stringeva tra le dita mentre lui
faceva amicizia con il suo ombelico.
Solo
quando la mano di Sasuke era scesa ad accarezzarla laddove nessuno si
era mai spinto, realizzò che fosse tutto vero. Era mezza
nuda, sul pavimento di casa Uchiha, con Sasuke sopra di lei.
Oh
Kami!
"Sasuke-kun"
mugolò, ottenendo un "Mh!" distratto.
"Sasuke-kun"
ripeté, con tono più deciso, difficilmente
confondibile
con un'invocazione dovuta all'inequivocabile piacere che le stava
procurando.
A
quel punto Sasuke aveva alzato controvoglia la testa e aveva
incontrato i suoi occhi che adesso erano carichi di imbarazzo e
paura, molto diversi da quelli che poco prima lo avevano
letteralmente mangiato.
"Che
stiamo facendo?" gli chiese, titubante " Come siamo finiti
sul pavimento?"
Sasuke
l'aveva guardata, alzando un sopracciglio – stava
parlando sul
serio? – e lei aveva approfittato del momento per
divincolarsi.
"Scusa,
ma sono un po' confusa" gli confessò imbarazzata,
appoggiando la schiena al divano e portandosi le mani davanti al
petto.
Lei?
Confusa?
E
lui che era nudo come un verme, visibilmente eccitato, come avrebbe
dovuto sentirsi?
"P-potresti..."
balbettò, indicandogli il vestito con il dito.
Sasuke,
più spettinato del solito, nonostante il suo nuovo look, non
seppe bene per quale motivo, ma l'accontentò, chiedendosi se
il suo comportamento non fosse una sorta di vendetta per come lui
l'aveva trattata in passato.
Lei
si rivestì in fretta e lui fece lo stesso con la speranza di
ottenere una spiegazione un po' più logica di "Scusa, mi
sento un po' confusa". Era stata lei a cominciare. Lui ci aveva
pensato, molte volte da un po' di tempo, ma se il proverbio dice "non
stuzzicare il cane che dorme" , lei non solo l'aveva stuzzicato,
ma risvegliato, tormentato e in ultimo bastonato. Perché
sì,
si sentiva un cane bastonato.
Attese
che lei dicesse qualcosa, seduto sul divano a braccia incrociate
–
giusto perché non era già abbastanza chiaro che
fosse
alterato, contrariato, incazzato... sedotto
e poi abbandonato.
"Sasuke-kun"
cominciò lei – quasi,
quasi preferiva che lo chiamasse senza onorifico; le volte che lo
aveva fatto era risultato tutto molto più sexy –
"Io... io non so cosa mi succede" ed era scoppiata in
lacrime - decisamente
molto più sexy.
La
buona vecchia Sakura era riuscita a spegnere ogni tipo di bollore.
Lo stava facendo sentire una specie di approfittatore di povere
donzelle incapaci di comprendere e volere e Sasuke ne aveva fin sopra
i capelli di sentirsi in colpa - soprattutto per una cosa che era
stata lei a indurlo a fare. Non che lui non lo volesse, ma se lei non
avesse iniziato a comportarsi da mangiatrice di uomini probabilmente
sarebbero passati altri mesi, forse anni, prima che lui prendesse una
decisione definitiva e la mettesse in pratica.
"Mi
dispiace" aveva continuato a singhiozzare, scappando via.
Sasuke
non aveva proferito verbo e si ripromise di mantenere quel mutismo
indotto per molto, moltissimo tempo.
-§-
"Si
può sapere che cosa ci fanno tutti quegli uomini qui sotto?"
chiese una sconcertata Ino Yamanaka a un altrettanto basita Sakura
Haruno, nascosta dietro la tenda di una delle stanze dell'ospedale in
preda a una crisi di nervi.
"Non
lo so" le rispose lei, martoriandosi le mani.
"No,
perché se fossero stati qui per me sarebbe stata anche una
cosa normale" ci tenne a sottolineare l'amica "Ma sono qui
per te!"
"Lo
so, Ino. Lo so" convenne, sorvolando sulla scarsa delicatezza
dell'amica. Tutto avrebbe creduto fuorché che nella sua vita
le capitasse qualcosa di simile.
"Tsunade-sama
ti sta cercando"
"Ma
cosa vuole da me?" le chiese esasperata, con le mani nei
capelli.
"Dice
in giro che siete socie ormai e che il mese prossimo andrete a Kumo a
sbancare il Raikage" le riferì con una sottile vena
sarcastica.
"Cosa?"
Sakura
valutò l'ipotesi di fuggire su un altro pianeta, in un'altra
galassia magari.
"Ino"
le si avvicinò, prendendole le mani "Tu mi devi aiutare.
Io non so che cosa mi prende. Mi sveglio stanca la mattina come se la
notte non avessi dormito. Ieri notte mi sono ritrovata mezza nuda sul
pavimento di casa Uchiha con Sasuke sopra di me" le spiegò;
pupille dilatate e mani tremanti.
"Allora
funziona!" esclamò la bionda, con un sorriso trionfante
anche se decisamente fuori luogo.
"Cosa,
funziona?" le chiese Sakura , scandendo bene le parole e temendo
il peggio.
-§-
"Un
Kinjutsu?"
Un
urlo disumano riuscì per un attimo ad ammutolire la schiera
di
uomini appostati sotto l'ospedale.
"Come
pensavi che lo avessi ottenuto quel colore?" ribatté la
bionda "Per chi mi hai presa? Per Mendel? Ho usato una vecchia
tecnica di nonna Yamanaka. Lei ci colorava le rose."
No,
Ino non era Mendel. Ino era il Frankenstain della botanica,
l'Orochimaru dei gameti, il Kabuto delle impollinazioni.
"Però,
ha funzionato!" ci tenne a precisare.
"Sei
una brutta persona. Una brutta, brutta persona" le fece notare
Sakura, sperando che si sentisse almeno un po' in colpa.
"Lo
so. Ma senza di me Sasuke Uchiha non si sarebbe mai spiaggiato sopra
di te. Penso che sia tu a dovermi un favore adesso."
Appunto.
Ino non sapeva cosa fosse il senso di colpa quando si trattava di
lei.
Sakura
chiuse il pugno, intenzionata a stenderla una volta per tutte, ma
proprio quando il suo destro era in procinto di abbattersi sul viso
dell'amica che prontamente aveva già messo le mani avanti,
la
porta si era spalancata.
"Dobbiamo
parlare"
Sasuke
Uchiha in tutto il suo splendore.
"Vi
lascio" Ino colse al volo l'occasione per evaporare.
"Che
sta succedendo, Sakura?" le chiese l'Uchiha, sforzandosi di far
assumere alla sua voce un tono che celasse almeno un po' quanto fosse
contrariato.
"Da
dove vuoi che cominci? Dal Kinjutsu che Ino ha applicato su una
stupida pianta che poi mi ha costretta a comprare? O dal fatto che ci
sono una trentina di uomini qui sotto che mi acclamano?" gli
rispose ironica, ormai totalmente fuori di testa.
Sasuke
pensò che per una volta potesse concederle un momento di
follia – lui ne aveva avuto tanti – e le fece
capire di essere
stranamente disposto ad ascoltare tutta la storia.
-§-
"Adesso
sai tutto" terminò Sakura, appoggiandosi di schiena
contro il muro dopo aver camminato avanti e indietro per la stanza
per tutta la durata del racconto.
"In
pratica quella pianta aveva il potere di far uscire il peggio di te"
sintetizzò lui - aveva sempre avuto il dono della sintesi.
"Esatto"
confermò lei.
"Quindi...
" e fece uno sforzo sovrumano per continuare la frase" Tu
non avevi davvero intenzione di fare quello che hai fatto."
Era
una domanda o un'affermazione?
"Io,
beh, io..." non era certa che stessero parlando della stessa
cosa e per sicurezza decise di appurare anche se era quasi
impossibile che lui si riferisse proprio a quello.
"Scusa,
ma di cosa stiamo parlando adesso?"
Straordinariamente
venne fuori che lui si riferisse proprio a quello
e gli era bastato un semplice sguardo per farglielo capire.
"Ma
figurati!" sdrammatizzò lei, in totale imbarazzo,
sventolando una mano davanti alla faccia.
"Mh"
Forse,
anzi sicuramente, l'immaginazione doveva averle fatto un brutto
scherzo perché le sembrò quasi che Sasuke non
fosse
contento della risposta.
"Non
ero in me, Sasuke-kun" lo rassicurò "devo averti
messo in una situazione davvero molto imbarazzante" aggiunse,
fingendosi dispiaciuta e per essere sicura che lui non notasse il
rossore sulle sue guance, si era voltata di spalle, aggrappandosi
alla tenda della finestra in attesa che lui confermasse.
Perché
lui avrebbe confermato. Ne era certa. Era andato li per mettere in
chiaro che quello che era successo la sera prima non sarebbe mai
più
accaduto neanche nelle prossime dieci vite.
"Ti
sbagli"
Mi
sbaglio?
"C-cosa?"
balbettò, ritrovandosi tra le mani la tenda che a causa
dell'inaspettata risposta di Sasuke aveva tirato con un colpo secco.
"Quello
che ho detto. Ti sbagli." e non aveva intenzione di ripeterlo
ancora.
Sakura
pensò che se in quel preciso momento non avesse detto o
fatto
una qualsiasi cosa se ne sarebbe pentita per il resto dei suoi giorni
perché sicuramente Sasuke era già in procinto di
ripensarci. E come avrebbe potuto dargli torto visto che era rimasta
impalata, a bocca aperta e con una stupida tenda tra le mani mentre
lui le aveva fatto una sottospecie di dichiarazione. Perché
era una dichiarazione, vero? Non le aveva detto "Tsk. Meglio
così" e non aveva usato termini come "noiosa",
"insopportabile" e via dicendo. Le aveva detto "Ti
sbagli" e aveva rafforzato il concetto con un "Quello che
ho detto. Ti sbagli". Non
poteva quindi sbagliarsi perché aveva già
sbagliato e
se si era sbagliata prima non poteva sbagliarsi di nuovo. Giusto?
Sakura
fece cadere la tenda a terra, ma non riuscì per il momento a
chiudere la bocca che rappresentava l'unica via aerea non occlusa
dall'emozione e quindi necessaria per respirare.
"Vorresti
dire che tu..." tentò di approfondire il discorso per
essere sicura di aver capito bene, ma lo sguardo severo di Sasuke la
stroncò sul nascere.
L'Uchiha
non era uno da zero a dieci in un secondo. Aveva i suoi tempi, di
solito molto lunghi e lei non poteva pretendere che dopo lo sforzo
immane che aveva appena fatto ne compiesse un altro di eguale, se non
superiore, portata.
Si
accontentò. Dopotutto era solo da una vita che si
accontentava. Ma la sorte quella volta era stata un po' più
benevola del solito.
"Come
facciamo con quelli lì?"gli chiese. E già usare
il
plurale, "io
e
te",
"noi",
le sembrò incredibile.
"Tu
non sei andata..." era da quando era arrivato davanti
all'ospedale e aveva visto tutti quegli uomini che desiderava
chiederglielo, temendo la risposta.
"No!"
negò con convinzione, senza dargli la possibilità
di
porgerle fino in fondo quell'assurdo quesito. Tuttavia non ne era
proprio certa: non ricordava nulla delle sue notti brave e per
onestà
sentì di dover aggiungere " Non penso."
"C'è
solo un modo per scoprirlo" le sussurrò l'Uchiha con una
insolita nota di malizia nella voce, avvicinandosi a lei e
accarezzandole con un po' di titubanza il viso con il dorso della
mano destra. Perché anche se la sera prima aveva avuto modo
di
toccarla in parti del suo corpo molto meno esposte e sicuramente
più
imbarazzanti, quel semplice gesto, alla luce del sole, di fronte alla
vera Sakura, sapeva che avrebbe cambiato davvero tutto.
E
lei gli sorrise, con gli occhi appena lucidi, felice come non lo era
mai stata in vita sua, se non per il piccolissimo particolare che di
sotto vi era ancora una mandria di uomini assatanati che la
richiedevano a gran voce.
Era
già tanto che Sasuke le avesse detto quelle cose, che quel
momento potesse anche essere perfetto sarebbe stato troppo bello per
essere vero e la sorte le aveva sorriso già abbastanza
rispetto alla norma.
"Ho
un'idea" la rassicurò lui, prima di appoggiare le labbra
sulle sue e scoprire che almeno il loro sapore non fosse cambiato.
-§-
"Signori,
non c'è niente da vedere qui. Circolare! Sakura-chan
é
appena andata via con Sasuke Uchiha e sapete quanto lui sia
tendenzialmente psicotico quindi se non volete incorrere in
ripercussioni sanguinolente, tornate a casa!" urlò Naruto
a pieni polmoni dalla parte destra del cortile dell'ospedale.
"Sasuke
Uchiha in questo momento sta cogliendo "la
fresca e matutina rosa"*
della vostra amata, a patto che qualcuno di voi non l'abbia
già
fatto, quindi potete tornare a casa" recitò Sai
dall'altro lato.
Il
piano di Sasuke aveva funzionato alla perfezione. Mentre lui e Sakura
se l'erano svignata, a Naruto, come migliore amico, e a Sai, come
sventurato compagno della Yamanaka, aveva affidato il compito di
comunicare alla folla che la ragazza non fosse più
disponibile
e liberare così la zona antistante l'ospedale.
-
§ -
"Oh
Kami! É stato... fantastico!" esclamò Sakura, con
il fiato corto e la pelle madida di sudore.
"É
la terza volta che te lo sento dire" le fece notare Sasuke,
altrettanto provato, ma estremamente soddisfatto.
"
Potrei dirlo ancora una volta" gli sussurrò sul collo.
"Sakura"
la riprese, ma con scarsa convinzione.
"Sì,
lo so." cantilenò lei, tracciando la linea dei suoi
pettorali con piccoli baci "Sono noiosa" Era certa che lui
stesse per ricordarglielo.
"No"
e con uno scatto l'aveva portata sotto di sé e l'aveva
guardata negli occhi " sei insaziabile"
...........§..........
Angolo
Autrice
Ormai
la maggior parte dei miei lettori abituali è abituata ai
miei
sbrocchi. Questa os era nata per San Valentino, ma a causa di impegni
di lavoro non ce l'ho fatta a pubblicarla. Ho dovuto fare una specie
di collage perché alcune parti erano su un block notes sul
quale scrivo durante le pause caffè, altre sul cellulare e
altre ancora sul pc e spero che il risultato alla fine sia decente.
La settimana scorsa ho saltato il nostro appuntamento domenicale
perché non sono riuscita a terminare il capitolo di "Mr
Brightside" e ho pensato di farmi perdonare con questa os. Il
capitolo di Mr è quasi ultimato e cercherò di
rispettare l'appuntamento di domenica. In ogni caso vi terrò
aggiornati tramite la mia pagina fb.
Un
bacione
Blueorchid31
*"la
fresca e matutina rosa"*
è una citazione dell'Orlando Innamorato di Matteo Maria
Boiardo * ammazzatemi,
lo so che è quasi sacrilega in questo contesto
*
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