WELCOME TO LIFE
WELCOME TO LIFE
*
Tutte le volte che esci da
quella stanza vieni assalito dalla rabbia. Cammini a testa alta, non vuoi
chinare il capo di fronte a nulla; soprattutto a lui.
Ti umilia doverti prostrare
davanti a quel mostro. Lui ti chiama alleato, ma sei uno schiavo e constatarlo
ti fa male. Fai finta di nulla, tieni alto l’onore e aspetti il giorno in cui a
piegarsi sarà lui. Non vuoi abbassarti, è la tua legge. Attendi paziente e
stringi i denti.
Sei nato per essere il
numero uno e quando Freezer si distrarrà lo diventerai. È la sola cosa che
conta.
Incamminandoti per i
corridoi di metallo osservi gli altri soldati che lo onorano per paura. Sono
solo spazzatura, non sei come loro.
Lui non merita la tua
stima.
Nascondendoti dietro una
maschera di obbedienza coltivi il tuo orgoglio che continua a cresce. Sei il
Principe dei Saiyan, non puoi dimenticarlo.
La fronte aggrottata e i
pugni serrati, un giorno non troppo lontano il Principe schiavo avrà ciò che
brama.
*
Giaccio al suolo, coperto del mio stesso sangue
e dalle mie lacrime. Imploro una vendetta che non potrò mai realizzare
personalmente.
Tutto ciò che volevo era solo la
mia vita.
*
Il tuo pugno sferza l’aria
circostante con forza. Freezer è morto, ma non è ciò che volevi; non a causa di
un altro.
Sentire le sue ossa
scrocchiare sotto le tue dita, le sue urla di pietà che invocavano il tuo
perdono. Non è stato possibile e ti brucia.
Hai atteso tanto per
poterlo affrontare e quando è giunta l’occasione hai scoperto di non essere
pronto. I tuo corpo non ha emanato sufficiente luce. D’altra parte tu sei sempre
vissuto nelle tenebre.
Qualcosa è andato storto e
non riesci a perdonartelo. Sei libero, ma non dalle tue frustrazioni. Ora
combatti contro avversari immaginari, vivi nella mente di un guerriero afflitto
che lotta contro l’aria rarefatta di una stanza.
Per placare il tuo
risentimento devi distruggere colui che ti ha portato via l’unica possibilità di
rivalsa. Il tuo odio e il tuo rancore si identificano con un solo nome:
Kakaroth.
*
Il sangue sgocciola dalla ferita sul mio
braccio. Sento gli occhi azzurri di un bambino puntati su di me. Lo abbraccio.
È un addio, questa volta per sempre.
*
Sei seduto su una poltrona,
nel tuo salotto. Lo sguardo scocciato nella quale è impressa la falsa speranza
di essere altrove. Fissi la televisione perché non hai altro da fare; la trovi
noiosa. Eppure stai lì, senza muovere un dito, senza scomodarti.
Osservi la persona che ti
sta seduta accanto. Lei guarda lo schermo; anche se con la coda dell’occhio ti
scruta per assicurarsi che non te ne vada. Mentre tu, per qualche strana
ragione, non intendi realmente spostarti dalla tua sedia. Sei troppo comodo.
Scosti lo sguardo poco più
in là, esamini i tuoi figli discutere di cose effimere. Ti fai incantare dai
loro gesti; per un solo istante. Infine appoggi la testa sullo schienale della
poltrona; sbuffi.
Finalmente sai cosa vuol
dire… vivere.
*
FINE
*
*
Storia scritta per il primo
turno del torneo/contest indetto su Writers Arena
|