Note:
Se non vi
piacciono le ShikaShiho e preferite di gran lunga le ShikaTema o le
ShikaIno
siete liberissimi di leggere la fan fic, però preferirei
evitare di ricevere
commenti poco carini su questo paring che personalmente adoro e
soprattutto su
Shiho, che come pg stimo moltissimo.
Credo proprio
che questa sia la prima ShikaShiho del fandom. Che bello essere la
prima a
spostare una fan fic con questa ship adorabile *_* Probabilmente non
sarà
l'unica che scriverò su questi due insieme ^_^
Ora vi lascio
alla lettura^^
Lovely
bother
[Un'adorabile seccatura]
By Irene Adler
L’orologio ticchettava
insistentemente, rompendo il silenzio
di quel laboratorio asettico.
China sui libri, una figura dedicava
tutta la sua attenzione
ad una piccola fotografia in bianco e nero, che rimaneva posata sulla
superficie liscia e regolare del tavolo da lavoro.
Gli occhi della giovane seguivano
scattanti, sotto le spesse
lenti degli occhiali, la mano che disegnava formule e complessi calcoli
sul
taccuino davanti a sè.
Di quando in quando essi si
distoglievano da quelle scritte,
vergate con una calligrafia rapida e precisa, per poi soffermarsi su
grosse
pile di volumi posti ai suoi fianchi.
Mani sottili e affusolate prendevano
quei tomi con
delicatezza, per poi sfogliarne le pagine con rapidità, alla
ricerca di qualche
specifica informazione utile al suo lavoro, per poi richiuderli e
riporli con
ordine sulla pila.
La giovane si sistemò gli
occhiali, fissando con estrema
concentrazione quegli scritti tanto complessi, che a lei parevano tanto
ovvi.
-Dannazione!-
Nulla di tutto ciò che
aveva ipotizzato tornava o aveva un
senso logico e Shiho, se il risultato delle sue analisi non fosse stato
così
fondamentale per il villaggio, avrebbe accennato ad un sorriso per quel
codice
misterioso che sembrava apparentemente indecifrabile: fin da piccola
lei si era
distinta dalle bambine della sua età per intelligenza e
capacità analitiche,
che con il tempo aveva rafforzato sempre più, facendo di lei
il suo punto di
forza. A differenza delle sue coetanee aveva sempre preferito lo studio
anziché
i giochi infantili; amava leggere, studiare e soprattutto analizzare
ciò che la
circondava: amava capire ed imparare e la sua aspirazione
più grande era quella
di poterlo fare per tutta la vita, rendendosi utile al proprio
villaggio. In
tutti quegli anni però non era mai successo di potersi
rendere utile e a volte,
quando vedeva la Haruno o la Yamanaka, così belle e
così diverse, camminare per
le mie della città, in partenza per una nuova missione,
sentiva di provare un
poco d’invidia per il fatto che loro avevano la
possibilità di dimostrare le
loro doti e lei no.
Tuttavia mai si era vergognata o
aveva rimpianto la strada
che aveva intrapreso.
Sarebbe stato come rinnegare se
stessa, e questo Shiho non
l’avrebbe mai fatto.
La ragazza sospirò,
corrucciando il viso e avvicinandolo
inconsciamente al foglio ricolmo delle sue idee.
Non riusciva a venire a capo di quel
codice e il tempo a
disposizione si stringeva sempre più.
Era perfettamente cosciente che,
nonostante l’hokage non
l’avesse specificato, il tempo a disposizione per decifrare
il codice lasciato
dal sommo Jiraya in punto di morte era esiguo e, ora che finalmente le
si era
data una possibilità e una grande responsabilità,
non aveva intenzione di
tradire le aspettative di tutti.
Un ninja aveva dato la vita per far
si che quelle
informazioni criptate arrivassero al villaggio e lei avrebbe impedito
con tutte
le sue forze che quel sacrificio fosse divenuto vano.
Avrebbe dato tutta se stessa e anche
oltre se fosse stato
necessario.
Sbuffò e tornò
a concentrarsi su quei simboli, dandosi della
sciocca per quella breve distrazione dai propri compiti.
Erano ore che fissava quelle cifre,
senza mai darsi un
attimo di tregua e gli occhi le bruciavano dalla stanchezza.
Dopo un altro quarto d’ora
di ragionamento decise di
staccare per qualche minuto e si mise a stiracchiarsi su quella sedia
tanto
scomoda, sulla quale stava seduta da tutto il giorno. Il suo sguardo si
concesse un attimo di tregua e s’alzò verso la
finestra posta alla sua destra,
dalla quale si scorgevano abitazioni e negozi dalle inferriate chiuse;
fra
tetti e antenne s’intravedeva il cielo, una distesa
sconfinata di blu nel quale
si contraddistinguevano le lievi luminescenze delle stelle.
Stava già calando la notte
e Shiho era l’unica rimasta nel
laboratorio, troppo cocciuta o semplicemente fin troppo conscia
dell’importanza
del lavoro che stava svolgendo per andare a casa a dormire.
Si sfilò il camice bianco
da lavoro e lo posò sulla sedia,
per poi gettare il foglio su cui stava scrivendo sul tavolo, lo sguardo
cupo.
Si dondolò appena sulla
sedia, portandosi alla bocca la
matita e rigirandosela fra pollice ed indice, mentre il pensiero le
ritornava a
quell’assurdo codice.
“Ahhh! Non ne vengo a
capo!” sbottò al vuoto che la
circondava, tirando un pestone al pavimento.
La sedia cigolò
sinistramente e un istante dopo Shiho si
rese conto di essersi sbilanciata all’indietro, la sedia in
precario equilibrio
sulle gambe inferiori.
Emise un verso strozzato
annaspò per qualche istante con le
braccia, urtando la pila di appunti sul tavolo davanti a se, e
serrò gli occhi,
avvertendo subito dopo il contatto con il pavimento freddo del
laboratorio e il
doloroso impatto alla schiena.
Riaprì quasi
immediatamente gli occhi e sedette a terra,
massaggiandosi il capo, dolorante all’altezza della nuca e
avvertendo un
bruciore diffuso fra le scapole.
Sospirò per la sua
sbadataggine scompigliandosi ancora di
più i capelli e sistemandosi gli occhiali, che le erano
caduti sul petto.
-Grazie al cielo non
c’è nessuno…-
“Shiho…?”
Sussultò spaventata e
trattenne a mala pena un’esclamazione
sorpresa al riconoscere la voce che aveva chiamato il suo nome;
alzò lo sguardo
sulla figura che, chissà come, le era scivolata al fianco
senza che se ne
rendesse conto, quasi come un’ombra, sistemandosi
nervosamente gli occhiali sul
naso.
“…che ci fai a
terra?”
Boccheggiò per qualche
istante, per poi scattare subito in
piedi e accorgersi di alcuni fogli caduti a terra poco prima.
“A-ah, nulla
Shikamaru-san!” rispose sbrigativamente,
distogliendo la sguardo da lui e chinandosi a raccogliere i suoi
appunti.
Li raccolse con delicatezza,
sistemandoli per ordine di
data, finché Shikamaru, che fino a quel momento era rimasto
a fissarla dubbioso,
non si chinò a raccogliere l’ultimo di questi, per
poi porgerglielo.
“Grazie” rispose
Shiho a quella gentilezza alla quale non
era un gran che abituata, manifestando questo suo imbarazzo nel gesto
nervoso e
involontariamente delicato del sistemarsi una ciocca di capelli dietro
l’orecchio, che stonava completamente con quel suo aspetto un
po’ trasandato.
Recuperò
l’ultimo foglio dalle mani del Nara, per poi
fissarlo finalmente in faccia.
“Che ci fai qui a
quest’ora? E’ tardi e il laboratorio è
chiuso…” disse superato l’imbarazzo
iniziale.
Il ragazzo abbozzò un
sorriso avanzando di qualche passo e
posando sul tavolo della ragazza tre volumi che poco prima portava
sotto
l’ascella.
“Sapevo che ti avrei
trovata ancora qui, quindi ti ho
portato questi…” disse tranquillamente, per poi
posare di fianco ai volumi due
bicchieri di plastica contenenti entrambi del caffè.
“…e
questo” aggiunse, porgendo uno dei due bicchieri alla
ragazza.
Shiho però aveva
già preso fra le mani uno dei tomi portati
dal giovane ninja e aveva iniziato a sfogliarli con interesse.
“Ma questi sono i libri di
Jiraya-sama!”disse dopo qualche
secondo, tornado a rivolgersi al ragazzo.
Il Nara annuì appena,
posando il bicchiere sul tavolo e
passandosi una mano dietro alla nuca.
“Potrebbero esserti utili
per risolvere il codice. Credo
che, con tutta probabilità, possano esserne la
chiave”
Shiho lo fissò per qualche
secondo annuendo, per poi posare
i suoi appunti sul tavolo, stipato da una quantità notevole
di carte e di
volumi.
Un breve silenzio scese sui due
shinobi.
“Sei molto brava nel tuo
lavoro, non è vero?” disse il
ragazzo cambiando argomento e prendendo posto su una sedia vicina.
“Faccio il mio dovere, come
tutti d’altro canto…” rispose
lei vaga riportando in piedi la sua sedia e sedendosi nuovamente.
Afferrò la
matita e fissò con la coda dell’occhio la
fotografia del codice criptato,
riprendendo a scrivere.
“Mi spiace Shikamaru-san,
ma devo assolutamente rimettermi
al lavoro; ti ringrazio davvero per avermi portato questi libri, li
leggerò
immediatamente per verificare eventuali riscontri con il codice.
Sarebbe meglio
se tornassi a casa, ormai è notte fonda e sarai
stanco” disse fissando con
insistenza quelle pagine ricolme della sua calligrafia.
Odiava non fissare negli occhi le
persone, eppure con
Shikamaru Nara le accadeva spesso di evitarne lo sguardo, forse
perché questi,
con la sua sola presenza, riusciva ad agitarla più del
necessario.
Non sarebbe mai riuscita a
concentrarsi sul proprio lavoro
finche il Nara fosse stato così vicino, per questo riteneva
necessario cercare
di allontanarlo dal laboratorio.
Non che credesse che il giovane
chunin fosse venuto da lei
per restare a lungo, beninteso, ma prima lui se ne fosse andato, prima
il suo
cuore avrebbe smesso di batterle furiosamente nel petto e prima avrebbe
trovato
la soluzione di quel codice.
Il ragazzo la fissò con
attenzione con il suo solito sguardo
indagatore che, all’apparenza, poteva sembrare disinteresse,
mentre la ragazza
continuava a scrivere chissà quali formule ed ipotesi sul
rompicapo che aveva
fra le mani.
Dopo qualche istante in cui lei non
sembrava voler accennare
a continuare il discorso, anzi, sembrava intenzionata ad ignorarlo, o
almeno tentare
d’ignorare la sua presenza, e
lui se ne
rimaneva immobile, attento alle mosse della giovane, questi
spezzò il silenzio.
“Dev’essere dura,
non è vero?”
Shiho arrestò per un
attimo i movimenti frenetici della
matita sul foglio, per poi riprendere con più calma.
“Cosa intendi
dire?” sussurrò appena, fissando il foglio
davanti a se.
Shikamaru spostò lo
sguardo sulla scrivania carica di
materiale cartaceo, socchiudendo gli occhi.
“Intendo dire che deve
essere dura fare questo lavoro. Ogni
giorno lavori per il villaggio; decripti codici nemici, scrivi lettere
criptate
agli alleati della Foglia per conto dell’hokage, crei
alfabeti per i reparti di
spionaggio, ora il tuo lavoro potrebbe essere d’importanza
vitale ai ninja del
villaggio nella battaglia contro l’Akatsuki…eppure
nessuno o ben pochi ti
riconoscono questa importanza; il tuo lavoro rimane sempre
…nell’ombra”
Shiho emise un verso basso, che al
Nara parve uno sbuffo.
“Io non voglio
ringraziamenti; niente del genere. Lavorare e
contribuire al bene del mio villaggio…è questo
tutto ciò che voglio. Non ho
bisogno d’altro” disse lei a mò di
risposta, prendendo in mano la fotografia
del codice e corrucciando la fronte, le guance lievemente arrossate.
Si vergognava ad esprimere quelle sue
convinzioni così
profonde ad alta voce, in particolar modo al giovane ninja, eppure non
aveva
avuto tempo di fermarsi che le parole le erano uscite spontaneamente,
dettate
da un sottile orgoglio.
Shikamaru accennò un
sorriso.
“Bene…”disse
schiarendosi la voce, sporgendosi verso la giovane e levandole dalle
mani
l’istantanea.
“M-ma
cosa…?!”
Il ragazzo le mise fra le mani il
bicchiere del caffè,
diventato ormai tiepido.
“Fa una pausa ora, ne hai
bisogno. Dopo, quando ti sarai
riposata, riprendiamo
insieme e
risolviamo questo stramaledetto codice...”
“M-ma,
Shikamaru-san…?!” sbottò come protesta
Shiho,
cercando inutilmente di rimpossessarsi della fotografia, intenzionata
ad
ignorare il fatto che i suoi tentativi la portavano a superare la
‘distanza di
sicurezza’ dal Nara.
“Non ti dico di non
assolvere il tuo dovere, ma devi aver
più cura di te stessa. Non ha senso continuare a ragionare
su qualcosa quando
si è stanchi, dovresti saperlo; se ti riposerai sarai poi in
grado di
continuare per tutta la notte. Bevi quel caffè e rilassati
per qualche minuto,
appena torno si ricomincia”disse il giovane alzandosi in
piedi e dirigendosi
verso il bagno, fissando distrattamente la fotografia fra le sue mani.
Sbadigliò vistosamente,
stiracchiando le braccia.
“Dovresti andare a casa a
dormire…” tentò debolmente Shiho,
mentre il profumo del caffè le annebbiava piacevolmente i
sensi e colorava le
sue guance pallide.
Shikamaru si voltò verso
di lei, alzando un sopracciglio.
“Non sei l’unica
che non riesce a dormire senza aver risolto
quel dannato codice…” sbottò, per poi
sparire dietro la porta del bagno.
“Ho solamente pensato che,
dopotutto, due cervelli sono
meglio che uno in queste situazioni” continuò da
dietro la porta fra se e sé.
Shiho fissò per qualche
istante nella sua direzione, poi
abbassò lo sguardo sul bicchiere di caffè,
socchiudendo gli occhi e
appoggiandosi alla sedia, diventata d’un tratto insolitamente
comoda e
accogliente.
-Shikamaru-san ha
ragione…- disse fra sé e sé,
togliendosi
gli occhiali e sfregandosi gli occhi.
-Mi prenderò un paio di
minuti di riposo-
Appoggiò il
caffè sul tavolo, per poi socchiudere gli occhi.
-…solo
qualche…minuto…-
Chiuse gli occhi.
-Qualche…
minuto…-
Quando Shikamaru tornò da
lei, trovò la ragazza alla
scrivania, immobile e coricata sulla sedia, il capo chino.
Non ebbe bisogno di chiamarla per
capire che s’era
addormentata; abbozzò un sorriso e si sedette al suo fianco
a gambe incrociate,
posando la foto del codice sul piano da lavoro e prendendo la matita
che lei,
poco prima, utilizzava per prendere appunti.
Con sguardo concentrato prese uno dei
libri scritti da
Jiraya e lo aprì posandoselo in grembo, assieme al codice.
-Vediamo di risolverlo una volta per
tutte…-
“Shika…maru…san”
Il ninja spostò lo sguardo
alla ragazza addormentata al suo
fianco: I capelli arruffati, le cadevano sulla fronte e sulle spalle,
legati
dietro alla nuca in una pratica coda bassa; le guance erano appena
arrossate ed
un leggero sorriso le increspava le labbra.
Sospirò.
“Donne…”
In quel momento si rese conto di
fissarla da troppo tempo e
di essersi appoggiato inconsciamente la matita alle labbra, medesimo
gesto che,
poco prima, aveva fatto la ragazza.
Assunse un’espressione
corrucciata e posò sul tavolo la
matita.
“…che
seccatura”
Sbuffò di nuovo e quel
lieve rumore sembrò ridestare la
ragazza al suo fianco, che socchiuse gli occhi.
“Shi…?”
Shiho si tirò bruscamente
a sedere, resasi conto di aver
ceduto al dormi-veglia.
“Shi-Shikamaru-san! M-mi
sono addormentata! Kami! Che ore
sono?! Quanto ho dormito?! Come…?!”
La risata del Nara interruppe le
frasi sconnesse della
giovane, che arrossì di vergogna.
“M-mi dispiace!
E’ stato ben poco professionale da parte
mia!” balbettò la ragazza, sistemandosi
nervosamente gli occhiali sul naso, che
nascondevano le occhiaie.
Il giovane chunin soffocò
le ultime tracce di riso, per poi
porgere la matita e gli appunti alla ragazza.
“Coraggio. Decifriamo
questo codice…Shiho”
La ragazza esitò per poi
annuire.
Passarono la notte intera su quel
codice.
Shikamaru inizialmente avrebbe voluto
che la ragazza si
concedesse un po’ di riposo, ma infine aveva capito che
sarebbe stato inutile
tentare di dissuaderla dai suoi intenti.
Quella notte si rese conto che loro
due erano davvero molto
simili: il ragionamento e il raziocinio erano essenziali nelle loro
vite tanto
quanto lo erano i nobili scopi per i quali li utilizzavano.
Per questo quando, più
volte in quella notte, vide la
ragazza dimostrare segni di cedimento, si trovò ad escludere
a priori l’idea di
costringerla a farsi qualche ora di sonno.
Quella notte più e
più volte il suo sguardo scivolò su di
lei.
Quella notte più e
più volte si ritrovò a ribadire che le
donne erano davvero una seccatura.
Avere a che fare con loro, per lui,
era davvero
una
seccatura.
Una gran seccatura.
Peccato che, da tempo, Shikamaru Nara
le seccature aveva iniziato
ad amarle.
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