Gods and Monsters

di HateAtFirstSight
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Mors omnia solvit.
Giustiniano

Now everything you own is falling from the sky in pieces 
so watch them fall with you, in slow motion 
I pray that you will find peace of mind 

and I'll find you another time 
I'll love you, another time.
Explosions, Ellie Goulding 


Isobel uscì dalla caffetteria spazientita, ma soprattutto preoccupata: se fosse successo qualcosa in sua assenza non se lo sarebbe mai perdonato. Amelia e Stephan erano la sua famiglia e non li avrebbe mai abbandonati o lasciati in pericolo. Chiese fra i suoi conoscenti, controllò i loro appartementi nel pieno centro di New York, passò dal loro amico tatuatore per saperne di più. Ma nessuno li vedeva da un po'.
Scoppiò un terribile temporale e Isobel lasciò che la pioggia la inzuppasse da capo a piedi. Era una delle sue giornate peggiori. Preferiva l'avessero lasciata senza dire una parola che tollerare a stento il pensiero di loro due persi chissà dove. O peggio. Dopo un'intera giornata vagando senza meta, fece ritorno al Rifugio. Il Clan si era spaccato nettamente a metà al suo arrivo: Elijah rappresentava chi era felice di averla fra i piedi, Jude ovviamente chi non vedeva loro di farla fuori. E quella sera Isobel fu doppiamente irritata dai mormorii dei secondi.
Jude stava con un gruppetto di ragazzi, anche loro sotto la pioggia. Appena la videro attraversare il Confine presero a mugugnare e a fare battutacce. Jude le si avvicinò, ma Isobel fece finta di non vederlo e continuò a camminare. Sentì comunque la sua voce dire: 'Scappi esattamente come tuo padre.' 
Isobel si fermò, cercando di mantenere la calma. O almeno tentare di farlo. Ma la risata di lui le sembrò così odiosa che le parve impossibile non scattare.
Ritornò indietro e lo spinse via con tanta forza da farlo quasi scivolare sull'asfalto bagnato. 'Ricordati che qui non sei un Principe, qui sei idetico a me e devi startene al tuo posto. Non hai le tue care guardie a pararti il culo' 
Uno dei ragazzi dietro Jude fischiò: Gli sono piaciuta, pensò Isobel. Cosa che invece era andata tutt'altro che a genio a Jude, che le sembrò sul punto di esplodere. 
Ma quegli occhi non le facevano più paura ed era talmente arrabbiata..  
'Stai esagerando, ragazzina' Jude le si avvicinò ancora, con un sorriso misto a provocazione ed interesse.
Ma Isobel non arretrò di un solo passo e lo spinse di nuovo indietro, con sguardo serio. 
Elijah si parò in mezzo ai due, allontanandoli. Ma arrivò comunque troppo tardi: Isobel aveva già lanciato le sue Ombre e colpito Elijah, rivoltandogli contro ogni sua singola paura. Era questo il suo potere e lo aveva represso per troppo, troppo tempo. Elijah crollò sull'asfalto bagnato, col fiato corto e gli occhi spalancati.

Isobel aspettò Jude sull'usciò del loft, a braccia incrociate. Quando la vide, il Gancanagh tentò di cambiare strada, ma lei lo afferrò per un braccio. 'Chi è che sta scappando adesso?'
Jude alzò gli occhi al cielo, poi la guardò: 'Non dirmi che siamo già arrivati al punto in cui tu mi ritorci contro ogni singola cosa che dico.'
Isobel lo guardò stranita: 'Scusami?'
Jude la scansò con una spallata leggerissima ed entrò. Fece per salire le scale, ma Isobel continuò a seguirlo. Le loro camere erano una di fronte all'altra. Elijah li voleva davvero male per assegnargliele a quel modo. 
Isobel, imperterrita, fermò la sua porta con la punta della scarpa ed entrò. Jude la ignorò per un buon quarto d'ora: si tolse il giubbotto scuro, si mise una maglietta asciutta a mezze maniche; il tutto davanti a lei, senza farsi scrupoli ed Isobel notò un segno scuro sul torace, lì dove le sue Ombre lo avevano colpito. Le porse una delle sue magliette (solo in quel momento lei si ricordò di essere ancora zuppa). Quel gesto la frastornò e le fece perdere nuovamente le staffe: 'Soffri di doppia personalità o cos'altro? Arrivo a Corte e mi minacci! Supero il Confine ed è il peggior giorno della tua esistenza! Per non parlare del fatto che ogni giorno i tuoi amichetti non fanno altro che mettermi alla prova!' Sbottò lei, mentre lui si prendeva tranquillamente una birra dal frigorifero, porgendone un'altra a lei. Isobel lo guardò attonita, mentre beveva beato. Si rassegnò e si sedette su uno sgabello della cucina, prendendosi il viso tra le mani. Era matto, non c'era altra spiegazione. 
Lui le si sedette di fronte: Isobel sentì l'altro sgabello spostarsi. 'E' proprio per farli smettere che ti ho provocata prima.' 
'
Quindi vuoi farmi credere di aver finto tutto il tempo?'
'
Non quando ti ho minacciata. E neanche quando mi hai steso.. A proposito, vacci piano la prossima volta. E' stato terribile.'
Lo vide trastarsi il fianco con una smorfia pungente di dolore.
Quel 'terribile' la ferì a morte. Aveva fatto del male a chi voleva soltanto aiutarla. Soltanto allora prese la birra, ma se la rigirò soltanto fra le mani. 
Fu Jude a parlare di nuovo, lei non ne aveva più neanche le forze. 'E non penso che tuo padre sia un codardo.'
Isobel sentì i suoi occhi puntati addosso tutto il tempo e lo stress di tutta la giornata le piombò addosso, tutto in una volta e non voleva certo piangere davanti a lui. 'Buonanotte, Jude.' Disse soltanto, lasciando la camera velocemente e chiudendosi la sua porta alle spalle. 

Era passata solo una mezz'ora da quando Isobel si era chiusa in camera sua, si era seduta sull'uscio e aveva preso a fissare il vuoto. Odiava usare il suo potere, odiava sentire quelle paure, il terrore addosso. Lo odiava perchè..provava piacere nel far soffrire gli altri. Quello non era potere, era una maledizione. Ne era certa. Ma le dava anche la possibilità di conoscere a fondo le persone. Ed era stato così con Jude. Le sue paure erano sincere, lo aveva sentito. Come sincero era il dolore provocatogli da un padre indifferente, o da una madre morta quando lui era ancora troppo giovane. Aveva persino paura che altri, oltre lui, potessero controllare Paluc e portarglielo via. Questo spiegava ad Isobel l'astio provato nei suoi confronti a Corte, ma non le spiegava il perchè lei riuscisse ad entrare così in sintonia con quell'enorme felino. 
Il lungo filo dei suoi pensieri fu interrotto da un urlo di una ragazza. Isobel si precipitò fuori, seguita da Jude. Anche Elijah e i ragazzi della Caccia erano accorsi immediatamente fuori. 
'AIUTO!' A quel punto tutti la riconobbero: era Violet, la figlia di Elektra e qualcuno la stava portando via, lontano dal Confine. Jude rimase di sasso quando vide che a portarla via erano alcune delle guardie di suo padre. Tutti si lanciarono in quello che divenne un vero e proprio scontro ed Isobel rimase sorpresa nel vedersi spalleggiata da Jude. Riuscirono a fare breccia tra il piccolo 'esercito' e a raggiungere Violet, sul tetto di un enorme palazzo. Isobel si trovò di fronte una scena surreale: la guardia minacciava di gettare la ragazza giù dal grattacielo. 
'Violet, sta tranquilla, andrà tutto bene.' La piccola ragazza annuì fra le lacrime, cercando di convincersi della veridicità delle parole di Jude.

Poi accadde tutto in un attimo.
Altre due guardie li raggiunsero e bloccarono Jude. Isobel scattò in avanti per riuscire a liberare Violet, ma fu agguantata dalla guardia, che la guardò dritta negli occhi e che poi la costrinse a guardare Jude. 'Violet, scappa!' Isobel le urlò, cercando di liberarsi da quella stretta. 
'Potremmo far cadere lui dal palazzo ed incolpare lei. La Corte la condannerebbe a morte in un attimo.'
Ridacchiò una delle guardie che immobilizzava Jude.
'Nha. Meglio il contrario. E il Principe non potrà più aver accesso al trono. Che sfortuna.. O forse sarà premiato per il gesto eroico. Ma come la mettiamo coi sensi di colpa?' La Guardia che stringeva Isobel la sporse ancora di più sul parapetto. Non aveva mai avuto paura dell'altezza, ma il solo pensiero di poter cadere giù le fece girare la testa.
'NO!' Urlò Jude, 'Prentede me, uccidete me, ma lasciatela stare. Farò tutto ciò che volete.' Isobel cercò di liberare le sue Ombre, ma qualcosa glielo impediva. 
La Guardia sorrise a Jude e la buttò giù, con un gesto sicuro.
Isobel cercò di afferrare il parapetto in tempo, ma sentì scivolare la presa. 
Poi ci fu soltanto il vuoto e Jude che gridava il suo nome.



Erano passati due giorni da quando Isobel era caduta da quel grattacielo e due giorni che Jude trascorreva lì. Lì dove lei sarebbe dovuta atterrare.
Ma di lei non avevano trovato nessuna traccia: era come scomparsa nel nulla.
Suo padre, James, non tardò ad arrivare, subito dopo lo socntro, quella stessa sera. Era stato solo un brutto incidente, aveva detto e avrebbe provveduto lui stesso ad impartire una giusta punizione al figlio.
Una ragazza era morta e a lui era sembrato un incidente. Una bravata del figlio. 
Jude ricordava esattamente il disgusto con cui Elektra ed altri lo avevano guardato. Adesso non era una sua scelta: Jude avrebbe dovuto vivere lontano dalla Corte.
E ricordava vivamente come Elijah lo avesse costretto a calmarsi e a raccontargli ogni cosa e di come quel racconto sembrava far letteralmente acqua da tutte le parti.
'Non mi credi? Elijah?! Non le avrei mai potuto fare del male! Poi..dev'esserle successo qualcosa. Dev'essere così. Devo..' Aveva urlato, sconvolto. Ogni volta che chiudeva gli occhi, vedeva Isobel cadere giù. Venti piani, diciannove, diciotto..

'Non..so cosa pensare, Jude. Avevate litigato poche ore prima. Lei ti aveva attaccato e..' Diciassette, sedici..
Per non parlare degli incubi che aveva avuto ogni notte da allora.

Jude si appoggiò al muro e lo colpì forte. Chiuse gli occhi e li fece bruciare contro la luce del sole. Quando li riaprì gli sembrò di esser diventato matto. Isobel era proprio lì davanti a lui: il viso sconvolto, la pelle che tramutava in Ombra. Le si avvicinò, convinto di star sognando. Ma la ragazza che prese fra le braccia prima che cadesse senza sensi era proprio lei. Le spostò i capelli dal viso e appoggiò la fronte sulla sua: era certo fosse riuscita a scamparla. La caricò in braccio e attraversò il Confine.




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