“Mia moglie prende un tè, possibilmente Twinings English breakfast,
con la bustina a parte. Io prendo un caffè macchiato con latte
scremato, per favore.”
Christian è autoritario come al solito.
“Oh, se fossi in te non lo farei, tesoro,” risponde la cameriera in
tono cordiale. “Il caffè qui è una vera schifezza. Io prenderei una
tazza di tè, visto che siamo in una sala da tè.”
Secondo la nostra guida da viaggio, la sala da tè di Betty, ad
Harrogate, è un posto pittoresco da non perdere se si visita il nord
dell'Inghilterra. Dei cestini pieni di fiori appesi al muro ci hanno
spinti a entrare in questo piccolo gioiello impregnato di tradizione
locale. L'arredamento è in scuro legno massiccio, i tavolini sono
piccoli, stretti e ricoperti da tovaglie bianche inamidate. Ogni tavolo
e dotato, inoltre, di una pinza da zucchero d'argento.
Abbiamo trascorso una mattinata stupenda visitando la canonica di
Haworth, dove le sorelle Brontë scrissero i libri che cambiarono il
destino della letteratura inglese: tutta quella passione, tutto
quell'amore tormentato. Non avrei mai immaginato di visitare questi
posti, ma Christian ha pensato a tutto, ovviamente. Questa è la luna di
miele dei sogni. Da Londra siamo partiti alla volta di Stonehenge, dove
Tess dei d'Urbeville si riappacificò con Angel prima di essere
giustiziata. Ora siamo nello Yorkshire e abbiamo visto i paesaggi che
ispirarono ‘Cime Tempestose’, ‘Jane Eyre’ e ‘Il segreto della signora
in nero’.
“Sul menù c'è scritto che servite anche del caffè.” Christian è
divertito, ma anche un po' irritato nei confronti della nostra
cameriera, una donna piccola, rassicurante e di un'età indefinita.
Potrebbe avere benissimo 50 anni come 70.
“Sì, serviamo anche del caffè, cucciolo,” risponde sorridendo
gentilmente a Christian, “ma è una brodaglia imbevibile. Perché non fai
come la tua giovane sposa e non ti prendi una buona tazza di tè?”
Non riesco a trattenermi.
“Come sa che ci siamo appena sposati?”
“Oh, che Dio vi benedica! Ce l'avete scritto in faccia! E il modo in
cui tuo marito ha detto ‘mia moglie’ esprime un tale orgoglio...mi
viene quasi un nodo in gola a vedervi insieme.”
Sorrido a Christian. Amo questo posto. È così...inglese! So che
questa donna, con un po' di incoraggiamento, inizierà a raccontarci la
storia della sua vita. E non sto più nella pelle – adoro le storie.
Suppongo che sia questo uno dei motivi per cui mi piace così tanto
lavorare nell'editoria. Christian coglie il mio sguardo e sul suo viso
compare un'espressione divertita. Sembra tollerare il mio
interrogatorio ma ho il sospetto che senta il forte bisogno di bere
qualcosa.
“La ringrazio. E ha ragione. Ci siamo appena sposati, siamo in luna
di miele.”
“Siete americani, giusto? Qui arrivano molti americani. Siete venuti
a visitare la canonica di Haworth?”
“Sì, sono una grande fan delle sorelle Brontë.”
“Amore, ovvio che tu lo sia. Lo sono tutte le giovani donne: cuori
scalpitanti e passioni selvagge. Anche a me piacciono i romanzi
d'amore, ma le eroine delle Brontë sono personaggi un po' troppo cupi,
per i miei gusti. Non mi stupisce, visto la vita che le sorelle Brontë
hanno condotto; sperdute in mezzo alla brughiera a impazzire
lentamente, sole in balìa dei loro pensieri e della loro oscurità.”
Christian è incuriosito. “Cosa intende? Non ho mai letto di casi di
follia in quella famiglia.”
“No, e non troverai mai alcun accenno nei libri,” afferma la loquace
cameriera. “Ovviamente si tratta di una mia teoria. Ho vissuto a lungo
nella brughiera e posso assicurare che è un posto strano e selvaggio,
soprattutto in inverno. Questa landa desolata sembra influenzare il
carattere di certe persone, che semplicemente non accettano la
solitudine e l'abbandono che comporta una vita in questi posti. E
secondo la mia modesta opinione, quelle ragazze erano confuse – con
qualche tarlo in testa, per intenderci. Altrimenti a chi verrebbe mai
in mente di descrivere quelle scene raccapriccianti?” La donna
rabbrividisce e si stringe il cardigan intorno al petto. “No, è palese
che ci fosse dell'oscurità in quella famiglia.”
“Lo pensa davvero?” Christian è sempre più attratto dalla storia.
“Certo che sì, che Dio ti abbia in gloria! Basti pensare a Branwell,
l'unico figlio sopravvissuto. Era un ragazzo molto talentuoso, un poeta
e un pittore. Ma era anche un gran bevitore, con una dipendenza da
laudano. Un'altra nota negativa che va ad aggiungersi al lato oscuro di
questa famiglia. Poi ci fu la relazione con quella donna sposata;
perlomeno questo era ciò che si vociferava all'epoca. La liaison con
Mrs Robinson gli costò caro.”
“Mrs Robinson!” lancio un'occhiata a Mr Cinquanta Sfumature. “Sta
scherzando?”
“No, amore, Lydia Robinson. Era la moglie del suo capo. Branwell
faceva da tutore al figlio del reverendo Robison: una donna più vecchia
e un uomo più giovane a stretto contatto per così tanto tempo – un
disastro assicurato.”
Christian mi fa l'occhiolino.
“Ma credo fu ben altro a condurlo alla morte.”
“E cioè?” chiede Christian a bassa voce, piegandosi in avanti in
attesa di sentire la risposta.
“Be', è difficile crescere in una famiglia perfetta quando non sei
perfetto, no?”
Ci fissiamo a vicenda, scioccati dalle parole usate dalla donna.
“No, suppongo di no,” risponde piano Christian. Lo guardo ma lui è
totalmente rapito dal racconto della cameriera.
“Le sorelle erano ragazze piene di talento, tutti si aspettavano che
anche lui seguisse le loro orme, diventando una stella nel firmamento
letterario. Al ragazzo fu dato il meglio di tutto, a partire da
un'ottima educazione. Tutti nutrivano enormi speranze nei suoi
confronti. Chi riuscirebbe a sopravvivere a tali aspettative? Nella sua
anima, man mano che la luce della speranza si affievoliva, crebbe il
buio della disperazione. L'unico lavoro che riuscì a ottenere fu quello
di impiegato alla stazione: perdeva un lavoro dopo l'altro. In seguito
allo scandalo di Mrs Robinson, non venne mai più assunto come tutore.
Ogni volta tornava a casa a leccarsi le ferite, ma la sua disperazione
stava crescendo a dismisura. Le opere delle sorelle erano state tutte
pubblicate, Charlotte non aveva tempo per lui. E anche il padre - il
centro di quella famiglia rigida e austera - provava pena ad alleviare
le sofferenze di quel figlio così disgraziato. Credo che il reverendo
sapesse bene cosa voleva dire avere il cuore infranto, visto che
anch'egli aveva perso l'adorata moglie, la madre dei suoi figli.” La
donna sospira. “Si accorsero tutti troppo tardi che Branwell stava
morendo di tubercolosi. Si spense come la fiamma di una candela. E
quando la sua luce se ne andò, l'oscurità inghiottì tutti quanti.”
La donna venne percorsa da un brivido. “Oh, mi viene la pelle d'oca
a pensarci. Ora, dimmi cosa ti posso portare, bocciolo di rosa.” chiede
a Christian. “Vorresti provare i miei pasticcini? Ci sono ai frutti di
bosco o semplici. O forse potresti assaggiare il dolce locale, la
nostra specialità.”
Christian scuote la testa. Siamo entrambi divertiti dal cambio di
rotta della donna. E credo che nessuno prima d'ora abbia mai chiamato
Christian ‘bocciolo di rosa’. “No, grazie.”
“Oh, insisto,” risponde fermamente. “Un giovanotto grande e grosso
come te avrà degli appetiti da soddisfare.” La cameriera mi fa
l'occhiolino. “Forse, caro, posso tentarti con una bella fetta di
focaccia dolce con marmellata di fragole fatta in casa?”
Christian cede, sapevo che l'avrebbe fatto. Optiamo entrambi per la
focaccia dolce con marmellata di fragole, anche se a dire il vero
sembra più gelatina. Christian desiste e prende una tazza di Earl Grey
con limone, direi una marca appropriata. La nostra cameriera si
acciglia: non credo che approvi il fatto che non mettiamo il latte nel
tè. Ma siccome siamo americani, tollera di buon animo questa stranezza.
La donna ritorna con un grande vassoio stretto tra le mani, sul
quale ha disposto due minuscole teiere, dotate ciascuna di un proprio
colino, tazze e piattini, appoggiati su centrini bianchi fatti a mano,
due porzioni di dolce, due ciotoline grandi quanto un uovo, con dentro
la marmellata di fragole, e due cucchiaini di argento.
“Ecco a voi, miei cari,” dice appoggiando l'enorme vassoio sul
nostro tavolo. “Al pomeriggio non c'è niente di meglio che un buon tè
per fortificare lo spirito.”
La cameriera sorride di nuovo e marcia spedita, pronta per andare a
servire un altro tavolo.
“Donna interessante,” dico a Christian.
“Sei tu,” mi sorride lui. “Tu riesci a cavar fuori le informazioni
dalle persone stregandole, Mrs Grey. Proprio come hai fatto con me. Ma
hai ragione, non sapevo nulla di Branwell Brontë.” Si acciglia, posso
immaginare a cosa stia pensando, ma non permetterò allo spettro di Mrs
Robinson di frapporsi nuovamente tra di noi. È storia passata, per
quanto mi riguarda.
“Avrei potuto fare la stessa fine di Branwell,” prosegue pensieroso,
“avrei potuto essere inghiottito dall'oscurità.”
“No, Christian,” rispondo dolcemente, prendendo la sua mano e
tenendola forte.
Si stringe nelle spalle. “Ma tu mi hai condotto nella luce.” Solleva
la mia mano e mi bacia le nocche.
“E poi tu mi hai sposato, Mr Grey,” esclamo cercando di
risollevargli l'umore.
“Anche tu, Mrs Grey. Mi piace essere sposato con te.”
“Quanto ti piace?” chiedo sollevando un sopracciglio.
“Te lo farò vedere più tardi, quando saremo soli,” risponde con una
luce strana negli occhi. Il suo sguardo e le sue parole sono carichi di
promesse e i miei muscoli si contraggono deliziosamente.
Christian lascia andare la mia mano e mi concede un sorriso lascivo.
Iniziamo a farci strada nel nostro spuntino pomeridiano.
Quando abbiamo finito e siamo pronti per rituffarci nell'aria umida
del grigio pomeriggio inglese, Christian lascia sul tavolo un paio di
banconote rosse da venti sterline.
Usciamo e passeggiamo lungo la strada ciottolata, ma all'improvviso
siamo richiamati da una voce famigliare.
“Scusatemi, miei cari!”
La cameriera ci sta rincorrendo, accaldata e senza fiato. Agita
verso di noi le banconote da venti sterline.
“Vi sono cadute queste,” ansima.
Christian nasconde un sorriso. “La sua mancia,” risponde gentilmente.
La donna lo guarda a bocca aperta. Sembra ancora più piccola accanto
a Mr Cinquanta Sfumature. Lo osserva perplessa.
“Quaranta sterline? Una mancia di quaranta sterline! No, mio caro, è
troppo!”
Christian piega la testa di lato. “Lo consideri un ringraziamento,
per averci intrattenuto con una storia così interessante.”
La donna scuote la testa con enfasi. “No, non posso accettare questi
soldi.” Poi si ferma e vediamo che un pensiero si fa strada nella sua
mente. “Be', forse potrei donarli in beneficenza, bocciolo di rosa.”
“Certo,” risponde Christian, salutandola con gratitudine.
“Vi ringrazio, miei cari,” dice, tutta contenta. “Donerò il denaro
alla NSPCC.”
“Di che ente benefico si tratta?” chiedo per curiosità.
“Oh, è l'associazione nazionale per la prevenzione degli abusi sui
bambini.” Mi fa un sorriso a trentadue denti. “Arrivederci, dolcezza!”
“Ottima scelta,” dico piano, alzando gli occhi verso Christian.
La donna ci saluta con la mano e torna nel locale a passo spedito.
Christian mi sorride. “Andiamo, dolcezza,” esclama.
“Okay, bocciolo di rosa,” ridacchio.
Solleva un sopracciglio. “Buon Dio, sei una donna impegnativa, Mrs
Grey.”
“Lo so, Mr Grey. Cosa possiamo farci?”
“Ho in mente qualcosa, Mrs Grey.”
“Non vedo l'ora, Mr Grey.”
Si abbassa e mi bacia dolcemente.
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